JESTERS OF THE MOON
Ho speso la mia vita al fine di rendere felice mia sorella, ho sempre ubbidito ad ogni suo singolo capriccio... ma non oggi. Oggi sarò io a scegliere...
CAPITOLO 1: THE FIRST TIME WE MET...
Te
lo ricordi? Quanti anni sono passati? Forse sono troppi anche per me.
Ero così giovane, avevo paura di tutto. Strano che sia io a dirlo,
non è vero?
Eppure
mi sentivo costantemente sola e abbandonata, la mia ultima ancora di
salvezza era mia sorella. Quanto avrei voluto essere come lei, forte
e saggia. Era diventata quasi il mio idolo, non so come avrei mai
potuto tirare avanti senza di lei.
Lei
era così intraprendente, otteneva sempre quello che voleva, e
soprattutto, sapeva benissimo come ottenerlo. Una forza così quando
viene scatenata è inarrestabile, quando si punta su di un
obbiettivo niente e nessuno la può fermare.
Sono
passati ormai sette anni dall'ultima volta che abbiamo visto
nostro padre, ormai sono arrivata a pensare che i pochi ricordi che
ho di lui, siano solo immagini create dalla mia fantasia del padre
che tanto avrei voluto. Sono invece già passati tre anni dalla morte
di nostra madre, di lei vorrei tanto perdere ogni ricordo.
Sono
tre anni che noi continuiamo a scappare. Da cosa?
Sarebbe
più giusto chiedere da chi. Diciamo che non a tutti piacciono le
persone come me...
Quella
notte ci eravamo fermate a riposare in una foresta.
Durante
il nostro ultimo furto, oltre all'attenzione dei nostri soliti
“cacciatori” abbiamo, sfortunatamente attirato l'attenzione di
qualcun altro...
E'
da quasi una settimana ormai che cerchiamo di sfuggire al nostro
nuovo “cacciatore”, i maghi, se non sbaglio lo chiamano Auror...
Di
certo non è niente paragonato ai nostri, questo sembra perfino
amichevole. Purtroppo ci sta dando grandi problemi, è da giorni che
non riesco più a cacciare. Spero solo di riuscire a resistere
abbastanza da non perdere il controllo con mia sorella...
“Sherry!”
ero su un ramo abbastanza alto di un albero, per scrutare i dintorni,
da lì potevo vedere tutta la foresta innevata. Speravo tanto che
quell'Auror non si facesse più vedere.
Appena
sentì il mio nome, mi voltai verso mia sorella, ai piedi
dell'albero. Senza pensarci due volte saltai giù dall'albero ed
atterrare ad una certa distanza da lei, era troppo pericoloso starmi
vicino in questo momento.
“Viktoria!
Dovresti riposarti!” le dissi appena arrivata a terra.
“Sì,
certo, e tu invece dovresti andare a caccia!” disse incrociando le
braccia, non ammetteva in alcun modo, alcuna obiezione.
“Touché
...” le risposi sbuffando.
Eravamo
davvero molto simili, tranne per qualche piccolo particolare. Beh,
dopotutto siamo gemelle!
Siamo
entrambe abbastanza alte per la nostra età, slanciate, i capelli
dorati lunghi, vanno oltre le spalle, molto mossi, siamo entrambe
molto pallide, anche se io lo sono più di lei.
Abbiamo
entrambe gli occhi azzurri, ma i miei sono leggermente diversi dai
sui, infatti attorno alla pupilla, io ho una specie di corona dorata.
Costrette
ad una continua fuga, siamo obbligate a sopravvivere grazie ai nostri
furti. Io con le mie abilità e lei con la magia.
Per
non farci riconoscere, spesso ci capita di travestirci per i nostri
furti. Io indosso un costume rosso e bianco, mente lei ne indossa uno
blu e bianco. Gli rubammo durante un piccolo furto in un teatro. Ci
saltarono subito all'occhio, non potevamo non prenderli! E poi erano
comunque destinati a dei gemelli, per essere precisi due giullari, che gli indossassimo noi o loro,
che differenza poteva mai fare?
Inoltre
ognuna di noi indossava mezza maschera, mezza con sfondo bianco
perlaceo coi ricami blu e argento con la smorfia triste di mia
sorella, e l'altra con lo stesso sfondo con ricami rossi e argento,
con un sorriso che andò a me. L'altra metà della nostra faccia era
truccata, coi colori dei nostri costumi, in particolare attorno
all'occhio e alla bocca.
“Sei
sicura di potercela fare Viktoria?” le domandai preoccupata, non
potevamo assolutamente sottovalutare questo Auror.
“Non
ti devi preoccupare” estrasse la sua bacchetta “sarò anche
giovane, ma so bene come difendermi!”
Le
sorrisi, lei non aveva mai paura di niente, l'ammiravo tanto per
questo...
“Bene,
dove...” un rumore improvviso proveniente dalla foresta attirò la
mia attenzione.
“Presto,
da quella parte!” gridò indicando la via contraria da dove
proveniva il suono.
Senza
rifletterci, iniziamo a correre.
“Sherry,
riesci a sentire chi è?”
Mi
concentrai un momento per sentire tutti gli odori trasportati dal
vento.
“Diavolo,
è lui!”
All'improvviso
dal fogliame della foresta sbucò il nostro Auror a cavallo di una
scopa.
“Eccovi
finalmente, non mi potete sfuggire!” un lampo rosso uscì dalla sua
bacchetta e tentò di colpirmi, io lo schivai senza fatica.
“Ma
non ce l'ha una vita questo!?” corsi in diagonale per afferrare mia
sorella e caricarmela sulla schiena “tieniti forte, dovrò andare
parecchio veloce!”
Lei
fece cenno di sì e si afferrò più forte che poté al mio collo.
Inizia
a correre più velocemente che potevo, anche se riuscì a
creare una
certa distanza tra me e l'Auror, non riuscivo a raggiungere la
velocità che desideravo, la stanchezza per la fame iniziò
a farti
sentire...
“Attenta!”
Viktoria mi fece notare che ormai la distanza che avevo appena
guadagnato si era ridotta drasticamente.
Un
secondo lampo rosso tentò di colpirmi, lo schivai saltando sui rami
degli alberi.
“Dobbiamo
fare qualcosa, non so quanto ancora potrò continuare!”
Dissi
tutto di un fiato saltando da un ramo all'altro per schivare i suoi
incantesimi.
“Non
ti preoccupare, quando salterai e io ti dirò ora, te girati!”
“Va
bene!”
“Siete
finite!” tre lampi rossi usciti dalla bacchetta dell'Auror
puntarono su di noi.
Il
salto che feci per evitarlo fu di gran lunga più grande degli altri.
“Ora!”
Mi
girai a mezz'aria, trovandomi faccia a faccia con l'Auror, sembrò
sorpreso anche se solo per un attimo. Approfittando della sua
distrazione, diedi un calcio alla scopa che si inclinò e lo fece
sbandare, e come se non bastasse...
“Stupeficium!”
un lampo rosso evocato da Viktoria colpì in pieno la scopa
dell'Auror facendolo precipitare.
“Sì,
siamo libere!” gridai entusiasta, ma forse era ancora troppo presto
per cantare vittoria...
Camminammo
a lungo, fino ad arrivare nei pressi di un castello. Era ormai notte
fonda e tutte le luci erano spente.
Stavamo
camminando lungo il lago, io mantenevo una certa distanza
da mia sorella, quando a un certo punto la vidi inginocchiarsi
stremata sul terreno innevato.
“Viktoria!”
spaventata corsi immediatamente da lei.
“Sto
bene, non ti preoccupare, sono solo un po' stanca...”
L'ennesimo
raggio rosso ci mancò di poco.
“Eccovi
finalmente!” ci urlò contro l'Auror buttando a terra i resti della sua
vecchia scopa.
In
un attimo mi misi in mezzo tra mia sorella e l'Auror.
“Viktoria,
scappa!” dissi sottovoce mentre mi preparavo ad attaccarlo, le
unghie mi si allungarono e lo stesso fecero i canini.
Lei
fece cenno di sì e con le ultime forze rimaste corse a nascondersi
nella foresta.
“Non
importa, la recupererò più tardi!”
Corsi
a tutta velocità verso di lui, gli saltai addosso, con gli artigli che puntavano alla sua testa.
Ma
un lampo verde deviò il mio colpo. L'avevo preso, anche se solo di
striscio, ero riuscita a strappargli l'occhio destro.
Ma
la neve era bagnata anche da altro sangue...
La
mia mano destra era macchiata del sangue dell'Auror, mentre la
sinistra che mi stringeva il fianco era impregnata del mio.
Non
ressi più per la stanchezza e mi lasciai cadere a terra, persi i
sensi tra le grida di dolore dell'Auror.
Non
potevo fare a meno di sorridere per questo...
Non
so quanto tempo passò, mi risvegliai su un letto morbido e caloroso.
Ancora un po' assonnata tentai lentamente di rialzarmi.
Quel
posto non mi ricordava niente, guardai fuori dalla finestra e vidi
che era ancora notte.
“Bene,
non credo di aver dormito troppo, Viktoria dovrebbe essere qui
vicino, meglio che vada!”
Quando
mi girai per saltare giù dal letto, notai una figura nella penombra.
“Ma
come, ci lascia già?”
Sobbalzai
e mi appiattì alla parete, come avevo fatto a non accorgermi della
sua presenza lì?
Sono
davvero presa così male?
“Non
aver paura, non mordo mica!” disse sorridendo.
“Lei
forse no, ma io potrei...” dissi mostrando i denti.
“Oh,
è vero, stavo per dimenticarmene...”
L'uomo
si alzò e si diresse ad un tavolo per afferrare qualcosa, accese la
luce e tornò verso di me.
Io
dovetti sgranare gli occhi che non erano ancora abituati alla luce.
Quando lo vidi, sembrava davvero una persona buona, come la sua voce
suggeriva. Aveva capelli bianchi, una lunga barba altrettanto candida
e indossava un paio di occhiali a mezzaluna che coprivano occhi
celesti.
“Credo
che ti possa servire...” disse porgendomi un calice pieno di
sangue.
La
fame non si fece attendere, in un attimo gli strappai di mano il
calice e iniziai a berne il contenuto tutto di un fiato.
Appena
ripresi fiato gli risposi: “Grazie...”
“Va
meglio, non è vero?”
“Sì...
ma te come fai a sapere cosa sono? Di certo non sei uno dei
nostri...”
Mentre
parlavo con l'indice raccoglievo le gocce di sangue rimaste e le
portavo alla bocca. E' incredibile quanto mi fosse mancato quel
gusto!
“No,
non sono un vampiro, ma so riconoscerli... Come ti chiami?”
“Sherry!
Sherry Vanhorn, lei?”
“Io
sono Albus Silente, il preside di Hogwarts.”
“Hogwarts...”
mi persi per un attimo nei miei pensieri.
“L'hai
già sentita prima?” chiese richiamando la mia attenzione.
“Mia
madre ha studiato qui...”gli risposi tornando a setacciare il
calice.
“Era
un vampiro?”
“No,
mio padre lo era...”
“E
adesso dove sono?”
“Mamma
è morta, l'altro... mah, chi lo sa...” dissi facendo spallucce.
“E
adesso con chi vivi?”
“Con
mia sorella, non ho nessun altro oltre a lei... Sa, non tutti si
fiderebbero a stare tutto il giorno con un vampiro...”
“Però
ho visto che sai trattenerti abbastanza bene!”
Gli
sorrisi, non ero abituata a parlare con gli umani. O, per meglio
dire, non ne avevo la possibilità... quelli che incontravo finivano
per diventare la mia cena ed è difficile parlare con uno che grida
di terrore perché cerchi di ucciderlo.
Mai
provato? Sai, è una strana sensazione, dovresti provare!
“Devo
sapermi controllare, se voglio stare vicino a mia sorella.”
“Quanti
anni ha?”
“Dodici”
“E
te?”
“Dodici,
siamo gemelle!”
“Lei
è umana, non è vero?”
“Sì,
ma è un ottima strega! Dovevi vedere come ha ridotto la scopa
dell'Auror che ci inseguiva!” gli dissi senza trattenere
l'entusiasmo, ero così felice che fosse tutto finito...
“Ci
hai pensato te a sfregiarli il viso, vero?” era come se cercasse di
scrutarmi dentro.
“E'
inutile che provi a leggermi la mente, su di me non ha effetto...
comunque se proprio vuoi saperlo, sì! Quel bel lavoretto è stato
opera dei miei artiglietti!” gli sorrisi divertita al ricordo “Era
un tuo amico?”
“Lo
è ancora!”
Sentì
un urlo familiare proveniente dall'altra stanza, se fosse possibile
impallidì ancora più del normale.
“Povero
Alastor” disse con un tono di tristezza “sai, finora sei quella
che è riuscita a ridurlo peggio in assoluto, non l'ho mai visto
dimenarsi tanto...”
Si
girò verso di me è notò la mia espressione, non potevo ancora
crederci, non era ancora finita, tutto quello che avevamo fatto non
era servito assolutamente a niente.
“Non
ti preoccupare, lo convincerò a non darvi più la caccia, so che può
essere davvero orribile avercelo come Auror...”
“G-grazie...”
mi rilassai, non so perché, ma sapevo di potermi fidare di
quell'uomo.
“Te
non sei ancora un vampiro completo, vero?”
“In
che senso?” gli chiesi ancora sovrappensiero per lo spavento.
“Stai
continuando ad invecchiare, vero? Non sei stata trasformata?”
“No,
ci sono nata”
“Molto
bene. Ah, un ultima cosa! Come va il fianco?”
“Il
fianco?”
“Sì,
Alastor mi ha detto di averla colpita al fianco”
In
un attimo ricordai “Ah, è vero!” alzai un po' la maglietta per
scoprire la ferita “beh, non c'è male... un paio di giorni e anche
la cicatrice sarà scomparsa!”
“Ah...
i vantaggi della rigenerazione!”
Uscì
dalla porta per raggiungere il suo amico lasciandomi da sola nella
stanza.
Non
avevo il coraggio di incontrarlo, chissà come avrebbe reagito...
Mi
nascosi per poter assistere alla scena.
Non
mi dispiacevano gli umani, qualche volta riuscivo a vederli da
lontano, seguire le loro conversazioni... mi incuriosivano.
< Gli
umani sono solo un branco di bastardi, non ti capiranno mai! Hanno
paura di te! Nessuno di loro ti accetterà mai! Sei solo spazzatura
per loro, non esiteranno mai ad ucciderti! E' per questo che devi
ucciderli... uccidili tutti... >
Mia
sorella mi ripeteva sempre queste parole, ma a dire il vero, non mi toccavano
minimamente. Certo, ho ucciso, uccido e di certo ucciderò ancora...
ma solo per necessità.
Non
posso farci niente, mi piacciono troppo gli umani, non vorrei mai ucciderli per divertimento!
< I
vampiri come te sono nati per purificare la terra e lasciare solo chi
è degno! >
< Ma,
sorellina, anche te sei un umana! >
< Capita,
che a volte, un vampiro sia un umano... ma quelli come te hanno la
possibilità di dare anche a noi il vostro potere, anche a noi che
abbiamo smarrito la via! Quando sarai un vampiro completo, il compito
di trovarci spetterà a te! E allora un mondo perfetto potrà
rinascere dalle ceneri del vecchio! Io e te, sorellina, noi insieme
cambieremo il mondo! Sarà perfetto senza gli umani! >
Non
so se ha ragione, ma per adesso non sono intenzionata ad ascoltarla!
Se davvero dovesse succedere, voglio che sia per una mia scelta! Se
devo essere io a giudicare gli uomini, lo farò seguendo solo le mie
convinzioni.
“Come
va Alastor?” chiese pacifico Silente.
“Come
crede che vada, Albus!?” gli sbraitò contro l'amico. Era seduto su
una poltrona, il sangue ancora fresco gli colava lungo il collo fino
ad imbrattare la camicia bianca. Accanto a lui c'era un infermiera
che cercava di rattoppare quel che poteva della parte destra del
viso, ma non è facile guarire le ferite provocate da un vampiro!
“Ho
appena perso l'occhio per quel mostro bastardo!” gli rispose
gridando sempre più forte.
“Alastor,
non ti preoccupare, Madama Chips ti rimetterà a posto!”
“Spero
di riuscirci,” si intromise l'infermiera “non ho mai visto una
ferita del genere...”
“Dannazione
Albus, visto? Non dirmi che non mi devo preoccupare!”
Qualcuno
bussò alla porta.
“Entra
pure Severus!” disse Silente quasi sollevato per il tempismo.
Dalla
porta entrò un uomo abbastanza alto, i capelli corvini gli
arrivavano fino alle spalle e gli incorniciavano il viso estremamente
pallido, i suoi vestiti erano neri e portava un mantello nero lungo e
pesante.
Ma
la cosa che mi piacque di più di quell'uomo furono gli occhi, non ne
avevo mai visti così...
Aveva
un paio di occhi neri, grandi e profondi, ma al contempo freddi e
taglienti come il ghiaccio. Non potevi fare a meno di perderti in
essi.
“Abbiamo
chiesto a tutti gli studenti, fortuna che durante le vacanze quasi
nessuno è rimasto qui. Comunque nessuno ha visto Moody preso a calci
da una bambina.”
L'Auror
gli ringhiò e lui gli rispose con un sorrisetto compiaciuto, come se fosse stato lui a sfregiarlo. Non so
perché ma ero quasi divertita da quella scenetta.
“Bene,
grazie Severus...” disse Silente come se non fosse successo niente.
Poi
l'uomo in nero tornò a stuzzicare l'Auror. Gli fissava
incessantemente la ferita.
“Che
diavolo vuoi Piton!?”
“Niente...”
si allontanò un po' da lui “che ti è successo Moody? Un moscerino
nell'occhio?”
Lo
guardò con un sorriso sprezzante.
Io
non riuscii a trattenermi e inizia a ridere.
Purtroppo
tutti si accorsero di me.
“Ehm,
Preside, perché c'era un bambina in camera sua?”
Ero
nei guai, ma trovavo davvero simpatico quello strano signore... mi
faceva davvero divertire. A quanto pare, lui lo notò. Non ho mai
capito se tutto questo gli facesse piacere o meno...
“Sherry,
vieni, non ti preoccupare!” mi richiamò Silente.
Senza
aggiungere altro, distolsi lo sguardo dall'uomo in nero e andai a
mettermi dietro a Silente.
“Ora
mi ricordo! Sei te quella bastarda che mi ha fatto questo!” l'Auror
provò ad alzarsi, ma l'infermiera lo trattenne.
“Vuole
stare fermo un attimo!? E poi come può essere stata lei a farle
tutto questo? E' una bambina!”
“Alastor,
adesso basta! Madama Chips ha ragione, è una bambina! Il ministero
non dovrebbe prendersela anche con i minorenni!” intervenne Silente
per fargli cambiare idea.
“Quella
non è una bambina, è un mostro!” gridò indicandomi.
Non
lo sopportavo, mia sorella aveva ragione! Non mi posso fidare degli
umani. Iniziai a digrignare i denti per poi assalirlo. Ma mi fermai
quando Severus gli parlò...
“Beh,
certo Alastor, non vedo l'ora di scoprire che credibilità avrai come
Auror quando tutti sapranno che una bambina è riuscita a metterti
K.O.!?”
“Grr...
forse hai ragione...”
“Alastor,
te riposati, vedrai che Sherry non ti darà più problemi. Ma non
andare più a cercarla! Dirai che un mago oscuro l'aveva sotto il suo
controllo e che lui ti ha procurato quella ferita.”
“E
va bene...”
L'infermiera
si intromise nella conversazione.
“Moody,
è meglio che venga in infermeria perché finisca di medicarla!”
“Va
bene...” a fatica si alzò e l'infermiera lo accompagno alla porta.
“Ho
paura che non appena si riprenderà si vendicherà su di me...”
disse Severus leggermente divertito e a coltempo preoccupato a quell'idea.
Lentamente
mi avvicinai a Severus. Non dissi niente, lo guardavo semplicemente.
“E
così sei te il piccolo disastro che ha fatto tutto questo, eh?”
“Severus,
non la istigare!”
Non
stavo ascoltando nessuno dei due in quel momento, continuavo semplicemente a guardarlo negli
occhi. Finalmente riuscì a dirgli: “Grazie...”
“Ehm...
di niente...” rispose un po' perplesso.
Gli
feci cenno di abbassarsi, lui mi guardò un po' stranito, ma poi
decise di ascoltarmi.
Afferrai
la sua faccia e ricomincia a fissarlo negli occhi.
“Cosa
stai facendo?” chiese un po' annoiato.
“Niente,
mi piacciono i tuoi occhi” dissi sorridendogli.
Ormai
tutti se ne erano andati a vedere come procedesse la medicazione dell' Auror, lasciandomi sola. Mi affacciai alla
finestra e notai che ormai stava già sorgendo il sole.
“Devo
andare...”
Mi
diressi verso la porta quando sul tavolo notai la mia maschera e
accanto un biglietto.
Sherry,
so di non poterti trattenere qui e so che presto te ne andrai...
Alastor
ha deciso di non darti più fastidio, ci penserà lui al Ministero.
Non
ti preoccupare per il tuo segreto, ne Severus ne Alastor hanno capito
cosa sei.
Se
ti dovessi trovare in difficoltà, non esitare a tornare da noi,
prendila pure come una seconda casa!
Albus
Silente
“Casa...”
sorrisi malinconica, afferrai la maschera e mi diressi verso la porta
“io non ho un casa...”