scoperte
mi fece entrare
-che è successo?- non
sapevo cosa raccontargli -mi rispondi?!- la sua voce era gentile, come sempre
-lo dovevo immaginare che non saresti andata a palazzo- non mi chiesi come
faceva a saperlo
-sono stata sul monte
roccioso- sussurrai. entrammo entrambi in camera, dove mi fece svestire e mi
diede una sua maglietta, azzurra a maniche lunghe. mi stava decisamente male.
-ho fatto un incubo e non riuscivo ad addormentarmi-
-lo stesso che hai
fatto quando ci siamo stati insieme?-
mentii -no...- si
sdraiò vicino a me, abbracciandomi. mi chiesi se forse quei sogni li avevo
poiché c'erano stati i malefici -tu... sei sempre stato bene in quel
castello?!-
-sì... non ho mai
avuto problemi di nessun genere- lo vidi mettere un braccio dietro la testa
-perchè ci sei voluta tornare?- non risposi, non sapevo che inventarmi, non
volevo si preoccupasse per le brutte notti che, mio malgrado, passavo -che hai
stasera?! non rispondi a nessuna delle mie domande-
-te l'avevo detto,
volevo tornarci- mi giustificai con la voce titubante
-dimmi la verità, tu
volevi tornarci con me. sei stata tu a dirlo, è il nostro posto- mi irrigidii
-non è detto che ci
dovevo stare con te-
si alzò mettendosi
seduto, facendo alzare poi anche me -si può sapere che hai in questi giorni?!
mi fai una scenata davanti alla tua scuola senza neanche un preciso motivo, te
ne vai raccontando a tutti una bugia, per poi presentarti qui a notte fonda e
neanche mi vuoi dare spiegazioni, se non altre bugie! che ti succede?- era
infuriato con me, non capivo perchè se la prendesse tanto
-non ti devo
raccontare tutto ciò che mi succede nella vita! volevo andare di nuovo sul
monte roccioso, che c'è di strano?!-
-c'è di strano che
non hai mai fatto così. e vederti a notte fonda che vieni a casa mia perchè non
riesci a dormire per un sogno non è da te, tu non sei il tipo da spaventarti
tanto per un incubo, mi fai preoccupare. ho bisogno di sapere che sta
succedendo- mi parlò con voce ferma e decisa
-non succede niente
Pierre... mi dispiace di averti fatto preoccupare, ma non c'è niente che non
va- gli risposi in un sussurro. mi strinse forte a se
-non
ci credo. ma non ti posso costringere- si appoggiò alla testata del letto, mi
addormentai tra le sue braccia. la mattina dopo mi ritrovai sola, guardandomi
attorno vidi Pierre di fronte a letto che portava la colazione su un vassoio.
si avvicinò lentamente a me posandomi la portata sulle gambe -buongiorno- mi
sorrise
-ciao- mi avvicinai
al suo viso sfiorandogli le labbra
-ti ho portato una
cioccolata e biscotti vari- presi un sorso di cioccolata e mangiai qualche
biscotto, niente di più. -non hai fame oggi?- mi chiese serio, era poggiato con
le spalle alla grande finestra, le braccia incrociate
-non molta...- vidi
entrare uno dei domestici che portò via il vassoio, mi appoggiai allo schienale
-posso passare la giornata da te e dormire qui anche stasera?- lo vidi annuire
con un sorriso felice, anche se faceva di tutto per non mostrarlo
-vado ad avvetire
Robin, vieni con me?- feci un cenno di dissenzo. quando uscì mi alzai e
constatai la mia posizione in fatto di abbigliamento, non ne rimasi toppo
contenta. andai nel bagno, della camera di Pierre, aprii i rubinetti della
vasca mettendoci dentro il bagno schiuma, mi spogliai per poi immergermi, feci
un incantesimo così che la schiuma aumentasse. ripensai alla sera precedente,
quando stavo con Pierre, per quanto tragica potesse essere la situazione, io mi
sentivo bene quando ero con lui. dopo qualche secondo, o forse minuto, vidi la
porta aprirsi. di istinto mi immersi ancora di più nella grande vasca. lo vidi
sulla soglia con dei vestiti in mano -Vanilla mi ha dato qualcosa che ti puoi
mettere- mise i capi su uno sgabellino accanto al lavandino in marmo
-va bene- sorrisi
rilassata chiudendo gli occhi, lo sentii avvicinarsi, lo guardai sorpresa
-che...che stai facendo?-
mi accarezzò una
guancia con due dita -volevo darti un bacio- si avvicinò baciandomi dolcemente
la fronte, arrossii -ti va di uscire dopo?-
-sì- rimasi ancora,
per una buona mezz'ora,immerasa. finito di lavarmi uscii per poi vestirmi con
ciò che mi aveva dato Vanilla, un paio di pantaloni neri, degli anfibi e un
maglione leggero verde scuro. asciugai i capelli con la magia, finito iniziai a
pettinarli, notando che erano ribelli e che non si lisciavano, tornai nella
stanza con i capelli mossi. lo vidi avvicinarsi a me mettendomi una mano sulla
testa, arruffando le mie ciocche rosse - smettila!- lagnai scostandolo da me.
fuori la neve non
sembrava intenzionata a smettere di cadere, nonostante fosse leggera. mi
strinsi a Pierre che mi cingeva la vita con un braccio. passeggiammo
allegramente finché non vidi in lontananza una figura familiare. non me ne
preoccupai finché non fu vicina, la
vidi sorridere a Pierre,
lui ricambiò. sinceramente, in quel momentl, non capii cosa stesse succedendo
-buongiorno, come
stai?- lo sguardo di Pierre era gentile, e anche lui sembrava mostrare
interesse come me
-ciao Pierre, è da un
po' che non ci vediamo- osservò la figura con un tono dolce. notai le gambe
slanciate, i capelli lunghi e i boccoli castani, gli occhi che mostravano una
grande forza e del carattere, la sua voce mi colpì come un fulmine a ciel
sereno, non poteva essere altri che Yurika, si voltò e mi guardò anche lei
-ciao Chocola, non sei cresciuta molto- i suoi riferimenti all'altezza e
all'età non mi erano troppo indifferenti, chiusi le mani a pugno
-a Pierre vado bene
così...- risposi irritata. mi pentii immediatamente di quella frase, io non ero
di certo una bambola, che se non ti piace la cambi. Pierre mi amava per come
ero io, non per il mio aspetto. li vidi parlare come se fossero due vecchi
amici che si rincontravano. una fitta di dolore mi colpì al petto, non capivo
cosa mi succedesse. mi veniva da piangere, la mia reazione era stupida e
insensata, in cuor mio lo sapevo, ma allora perchè reagivo in quel modo, cosa
c'era che non andava?! conoscevo entrambi, sapevo che erano semplicemente
amici. forse neanche quello, ma allora perchè? sentii Pierre darmi una leggera
pacca al fianco, dove aveva posato la mano, circondandomi la vita -eh?-
-andiamo?- notai che
Yurika si stava allontanando
-sì- risposi
distrattamente guardando quella figura andarsene, era decisamente bella, lo era
sempre stata, anche se non era uguale a quando l'avevo conosciuta. i capelli
erano sciolti, non più fermati dal nastro azzurro che tanto mi era familiare,
era più alta e il suo viso più... adulto, anche se era sempre stata una piccola
donna.
-tutto a posto?- mi
chiese il ragazzo che mi era di fianco con un tono sull'ovvio
-sì, perchè me lo
chiedi?!- domandai brusca
-sembravi scioccata
quando l'hai vista- sorrise divertito
-mi lascia del tutto
indifferente la sua presenza- mi diede un bacio sulla guancia
riprendemmo a
camminare -mi ha sorpreso quella risposta-
-quale?-
-quella che hai dato
a Yurika-
ero infastidita e non
sapevo il perchè -era la verità no?! io ti vado bene così come sono. e se mi
sbaglio, puoi anche andartene da lei-
-comincia a irritarmi
questo tuo comportamento- mi disse serio
-e allora perchè non
torni da lei?! magari il suo modo di fare tutto zucchero ti piace di più- mi
diedi mentalmente dell'idiota. continuammo a camminare in silenzio, sentii
Pierre togliere il braccio che cingeva i miei fianchi, ne rimasi delusa
-vuoi tornare a
casa?- il senso di colpa prese possesso di me, non facevo altro che trattarlo
male, e tutto per quei sogni che mi rendevano nervosa e quell'insicurezza su di
noi ogni volta che lo vedevo con qualcun altra, che complicava il nostro
rapporto in modo tremendo. si fermò, bloccando anche me -mi rispondi?- abbassai
lo sguardo
-no, voglio passare
un po' di tempo fuori con te- lo sentii baciarmi dolcemente, gli avvolsi le
braccia intorno al collo alzandomi in punta di piedi -ti amo, mi dispiace se
reagisco così in questi giorni-
sorrise -dove la
trovo un'altra come te?!- risi divertita
-perderesti solo
tempo- mi cinse nuovamente la vita ricominciando a passeggiare -mi compri una
crep alla cioccolata?- gli chiesi innocente
-certo- mi comprò ciò
che gli avevo chiesto -buona?-
lo guardai
porgendogli ciò che avevo in mano -vuoi?- mi sorrise
-no, grazie-
continuai a mangiare serena -dopo prenderò un té-
annuii -quand'è che
hai visto Yurika l'ultima volta?-
-qualche settimana
fa- rispose distrattamente
-perchè non me l'hai
detto?-
-credevo non ti
interessasse- mi guardò, diedi un altro morso alla mia crep
-è diventata molto
bella- sussurrai mentre sentivo la sua mano avvicinarmi di più a lui
-già... lo è sempre
stata- rimasi stizzita dall'ultima frase, ma cercai di fare l'indifferente,
infondo aveva ragione -non è niente a paragone con te-
mi girai verso di lui
sorpresa -che vuoi dire?!- chiesi impaziente, non so perchè lo fossi
-voglio dire che per
me tu lo sei molto di più- il modo in
cui lo disse era naturale
-lo so, lo so!- mi
vantai ma, per quanto non lo dimostrassi, ero felice di quel complimento. mi
diede un buffetto sul fianco facendomi il solletico. passammo la giornata a
bazzicare in giro per la città. di sera mi venne in mente l'idea più assurda
del mondo per farmi perdonare, ma per quanto fosse assurda, volevo provarci. lo
costrinsi ad andare nel suo studio. entrati si sedette sul grande divano
attirandomi a sé, baciandomi con dolcezza -no, no, fermo!- mi rialzai, lui mi
guardò stupito
-che ti prende?-
-voglio che resti qui
finché la cena non è pronta- alzò un sopracciglio
-e perchè?-
-lo scoprirai. tu
resta qui, io vado in cucina- chiusi la porta alle mie spalle, senza
preoccuparmi se ci fosse rimasto male. arrivata nella grande sala della cucina
parlai -attenzione!- li richiamai con la mia voce squillante e un sorriso
allegro sulle labbra -stasera preparo io la cena per il principe Pierre- mi
guardarono stupiti, ormai mi conoscevano tutti da anni, sfociarono in una
grande risata. misi il broncio. sotto molte suppliche accettarono di farmi
cucinare sotto la supervisione di qualcuno, qualche impavido che aveva del
coraggio. combinai molteplici disastri, ma riuscii comunque a fare qualcosa di
semplice e commestibile. arrivata l'ora di cena uscii dalla porta che dava
sulla sala da pranzo con un grembiule a quadretti rossi e bianchi. a ripensarci
forse ero un po' ridicola. lo vidi seduto a capo tavola. mi avvicinai con una
portata in mano
-che hai combinato?-
mi chiese divertito
-la cena- in risposta
ovvia. lo servii sorridente
-e perchè l'hai
preparata tu?- domandò una volta che ero seduta
-oggi sono stata
cattiva con te, mi volevo far perdonare-
sorrise divertito -è
commestibile?-
lo guardai irritata
-è ovvio che lo è! e poi i tuoi domestici non si fidano, quindi mi hanno fatto
cucinare sotto la supervisione di qualcuno- sbiascicai l'ultima frase
-sagge persone-
borbottò, non gli risposi.
durante il pasto lo
vidi mangiare serenamente, non fece smorfie di disgusto grazie a dio. di certo
non avrei più preparato la cena per lui, e se lo avessi fatto allora sarebbe
stata una rarissima occasione. non ero il tipo che aspettava il marito a casa e
che gli preparava la cena solo per compiacerlo.
-ti è piaciuta?-
chiesi impaziente
lo vidi fare un
sorriso -sì, molto-
mi avvicinai a lui,
che era ancora seduto -davvero?- annuì, mi sedetti sulle sue gambe, fiera della
sua risposta muta -bhe, non ti aspettare succeda ancora- mi strinse a se
attirandomi con una mano
-tranquilla, non
voglio una ragazza che mi prepari ogni giorno la cena- mi baciò con dolcezza
-meglio...- gli
sussurrai sulle labbra. intrecciai le mani ai suoi capelli, per poi riprendere.
lo sentii sollevarmi, distaccandomi da lui constatai che mi aveva presa in
braccio, cominciò a camminare -dove mi porti?- domandai titubante
-in camera- rispose
impassibile, mi chiesi come facesse a sostenere il mio peso in modo così
naturale, come se fossi una piuma. mi sorrise -spero non ti dispiaccia-
arrossii vistosamente ma mantenni le sopracciglia aggrottate
-no...- dissi
indifferente, anche se, ovviamente, non lo ero. appena arrivati mi poggiò sul
letto delicatamente. ero a disagio, non mi ero mai trovata in una situazione
del genere, o meglio, sì mi ci ero trovata, ma non ne ero consapevole, ne ero
vittima. mi sorrise
-che hai?- mi
allontanai da lui mettendomi al centro del grande letto
-niente- si sedette
accarezzandomi con lo sguardo
-vieni- mi avvicinai
a lui con estrema lentezza -hai paura?-
mi ritrovai
imprigionata tra le sue braccia -e...di che cosa?-
-non lo so... dimmelo
tu- aveva un tono di voce gentile, dolce. lo guardai negli occhi con nuovo
coraggio che mi naque dal cuore.
-non potrei mai avere
paura di te, neanche se dovessi farmi del male- sussurrai passando le labbra
sulle sue. mi strinse portandomi sulle sue gambe, senza lasciarmi un attimo.
sentivo le sue mani sulla schiena, che mi accarezzavano. mi tolsi il
maglioncino in modo impacciato arrossii nel vedere che stava osservenado i
miei, poco aggrazziati, movimenti, mi guardò ridendo per poi riprendere a
baciarmi. mi tolse anche i pantaloni e il grambiule che ancora indossavo, mi
sentii imbarazzata per non averlo tolto prima. gli tolsi la maglietta
lentamente, lo sentii spingermi sotto di lui, ero di nuovo impotente, ma, in
qualche modo, che ancora non comprendevo, quel senso di impotenza, il sentirmi
sempre e comunque parte di lui, come se dipendessi da un qualche suo particolare
gesto, mi piaceva, mi piaceva e mi spaventava. gli tolsi gli ultimi vestiti
rimasti. mi baciò con delicatezza le gambe, per poi passare all'interno coscia.
rabbrividivo a ogni sua carezza, ogni suo tocco. tolse anche la biancheria. mi
strinse a se portandomi sopra di lui. lo abbracciai intrecciandogli le braccia
al collo. mi sentii una completa incapace, mi feci guidare dalle sue mani che
mi tenevano per i fianchi, che facevano sì che io stessi stretta a lui, come in
una morsa, ma più piacevole. mi sfuggì un gemito quando entrò in me. mi
distaccai guardandolo negli occhi cristallini per poi riabbracciarlo,
sentendomi protetta, amata. capii che con nessun altro avrei mai potuto
rivivere le stesse forti emozioni che provavo con Pierre. perchè io avevo bisogno
di lui, dipendevo da lui.
commenti dell'autore:
in questo capitolo ci
tengo davvero molto alla vostra opinione. non prendetemi per una matta, anche
se ne avreste tutte le ragioni. l'idea della cena mi è venuta in mente con una
puntata di una mamma per amica, in cui Rory prepara per il suo fidanzato una
cena anni 30, non ho copiato l'idea, mi sono solo ispirata. il carattere di
Chocola e Pierre non è assolutamente cambiato.
chocola continua ad
essere la pazza scatenata che fa quello che vuole, volevo solo evidenziare come
sia cambiata (quando si arrabbia) dopo i sogni. lo so che sembra che sia
incinta con i continui sbalzi di umore, ma non vi allarmate, non lo è, non sono
così fuori di testa. Pierre non ha cattive intenzioni quando la porta in camera
con se. l'ho scritto solo per spostare la scena da qualche altra parte, e la
camera mi sembrava la più adatta, e per far prendere l'iniziativa a Pierre,
decide sempre tutto Chocola!!
mi raccomando voglio
sapere che ne pensate! un ultima cosa, quando Chocola dice "dipendevo da
lui" non è il significato letterale, volevo dire che lei è talmente presa
da questo amore che pur di tenerselo combatterebbe con le unghie e con i denti
e non ce la farebbe senza, si sentirebbe vuota, poichè Pierre le da tutto ciò
di cui ha bisogno.
bacio Marmelade