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Autore: Sciarpata di verde    24/01/2011    1 recensioni
- Buona sera, Anya – mi salutò cordialmente.
Mi conosceva? L’avevo conosciuto? Non mi ricordavo di lui! Forse era un mio vecchio compagno di scuola?
- lei chi è? E come fa a sapere come mi chiamo? – mi insospettii.
- io, Anya – mi si avvicinò muovendo avanti e indietro il suo lungo bastone – sono uno stregone. Per la precisione sono lo stregone Peter, che ha il potere di levarti il tuo senso di tristezza e di farti dimenticare tutto ciò che vorresti non fosse mai successo. –
Oh, si certo! Come no! Uno stregone! Ed io sono la regina d’Inghilterra…
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Proemio

 

Io e George. Come sempre abbiamo litigato… di solito facciamo pace. Questa volta la questione è più complicata.

Lui mi aveva invitato a una cena a casa sua per presentarmi ai suoi genitori. Niente di male fino ad ora. Mi sono preparata: avevo un vestito blu notte, stupendo e brillante, lungo e vellutato; dei guanti bianchi che mi arrivavano alle spalle; la pettinatura alzata e con dei fiori tra i capelli. Insomma ero vestita meglio del nostro primo appuntamento. E fino a qui la serata andava bene. Sono arrivata a casa sua in perfetto orario.

- Sei in ritardo! Di 5 minuti! – mi aveva sgridato la madre di George, appena entrata in casa.

Va beh… sopporterò la madre precisina. Questo ed altro per il mio George!

Saluto i due fratelli e la sorella e… diciamo che non è stata una delle migliori presentazioni…

- Salve! Io sono Anya. Voi siete… -

- Carl –

- Frank –

- Jane – mi risposero tutti freddamente.

- p-piacere… - porsi la mano. Gesto che non ricambiarono. Ok… che figuraccia…

Ci sedemmo tutti a mangiare. Io ovviamente presi posto vicino a George. Bene… non hanno commentato! Questo è bene!

La cena procedette abbastaza tranquillamente… a parte per quei piccoli commentini acidi che la mamma non dimenticava mai di fare su di me.

Verso la fine della serata la sorella minore di George cominciò ad insultarmi per il modo in cui mi ero vestita e pettinata.

- Quei guanti bianchi cosa centrano col vestito blu? È un pugno in faccia! – non so bene se era un modo per farsi notare o perché era gelosa, ma disse parecchie cose offensive. A quel punto io mi stufai. Mi girai verso il mio fidanzato in attesa di una sua protesta ma lo trovai che ridacchiava alle mie spalle.

- ridacchi pure? – dissi inizialmente tranquilla.

- si, beh… onestamente… io te l’avevo detto di scegliere bene il vestito da mettere oggi… potevi scegliere di meglio! – esclamò come fosse una cosa normale.

- ah è così? – cominciai ad irritarmi.

- cioè… non che tu fossi brutta però… - non riuscì a finire la frase perché la sorella lo interruppe.

- però sembri proprio un pagliaccio! Scusami, ma come ti sei truccata?! – cominciò a ridere. Risata che fu seguita subito da quelle degli altri fratelli, incluso George, e la madre.

Ok, questo era troppo! Avevo sopportato fino a quel momento, ma essere insultate così non era per niente educato né tanto meno gentile! Lo dissi a George sperando che ritirasse tutto con un “stavo scherzando, tesoro! Dai non te la prendere… lei fa così, ma poi le stai simpatica.” E magari con un bel sorriso dolce stampato in faccia.

Non avvenne… cominciammo a litigare io e lui sempre più forte. E mentre litigavamo lui invece di preoccuparsi per noi, si occupava di dirmi “abbassa la voce che i vicini dormono!”. Onestamente non me ne fregava un cavolo dei vicini! Alla fine mi sono stufata e me ne sono andata piantandolo, mollandolo, lasciandolo così sulla soglia della sua reggia di casa.

Mi allontanai velocemente. Avevo solo un leggero soprabito e quindi… stavo morendo di freddo! Non volevo più sentorlo, non volevo più vederlo, non volevo più sentir parlare di lui. Ma le lacrime mi scesero veloci quanto camminavo.

 

Passarono i giorni. Io ormai mi ero trasferita da mia madre per cercare di stare il più lontano possibile da quel quartiere che mi ricordava troppo George.

- tesoro, so che stai male, ma potresti per favore uscire un attimo a comprare una cosa che ho scordato? – mi chiese mia madre.

- mamma, lo sai che anche se sto male la spesa ti aiuto comunque a farla… tu sei ridotta peggio di me. Sei così vecchia ormai… -

- hai la delicatezza di un elefante, amore – rispose lei con un debole sorriso.

Le risposi con un altro sorriso.

Uscii. Faceva ancora più freddo di quella sera. Eppure ero vestita con un bel maglione pesante più altri 5 strati sotto e il cappotto sopra! Sembravo una palla! Camminavo e pensavo sempre alle stesse cose che non mi si volevano levare dalla testa.

- maledetta la famiglia di George! – cominciai a parlare da sola – non capisce niente di stile! Quel vestito l’avevo anche pagato un sacco di soldi! ... come mi piacerebbe non provare più questa sensazione di … tristezza. È come se mi sentissi in colpa per ciò che è successo… è un orrore! Vorrei dimenticare tutto e ricominciare a sorridere… ma tanto, finchè non mi dimentico di George, non sarò così allegra come lo ero prima… - mi fermai a pensare, guardavo il cielo che pian piano si stava annuvolando, presto avrebbe cominciato a piovere o addirittura a nevicare.

Ad un tratto un uomo vestito elegantemente, alto e snello mi si fermò davanti guardandomi con un certo sorriso furbetto sulle labbra.

- Buona sera, Anya – mi salutò cordialmente.

Mi conosceva? L’avevo conosciuto? Non mi ricordavo di lui! Forse era un mio vecchio compagno di scuola?

- lei chi è? E come fa a sapere come mi chiamo? – mi insospettii.

- io, Anya – mi si avvicinò muovendo avanti e indietro il suo lungo bastone – sono uno stregone. Per la precisione sono lo stregone Peter, che ha il potere di levarti il tuo senso di tristezza e di farti dimenticare tutto ciò che vorresti non fosse mai successo. – sembrava serio…

- che sei? un maniaco? – chiesi preoccupata.

Lui rise. – No, no… certo che no! Ve lo assicuro, sono bravo nel mio lavoro di stregone. –

Oh, si certo! Come no! Uno stregone! Ed io sono la regina d’Inghilterra…

- senti un po’… non so tu cosa voglia da me, ma io non ho tempo da perdere con un ciarlatano! – lo superai incurante del suo sguardo.

- Baby baby qui siamo tutti matti
Non ti devi preoccupare

Allora seguimi
Fuori di questa città
Ragazza ti stai muovendo troppo lentamente
Allora seguimi, ti mostrerò il posto
C’è un posto in cui dobbiamo andare –

Sentii canticchiare. Mi fermai. Mi girai. Lo guardai. Lui non si voltò verso di me, ma schioccò le dita. Un fascio di luce ci travolse. E dopo poco ci ritrovammo in una specie di bosco tutti innevato.

- Cosa mi hai fatto? – chiesi un po’ arrabbiata. Credevo mi avesse drogata!

- io, niente… è tutta realtà! – mi rispose ghignando.

 

Non è molto lunga questa storia… anzi dovrebbe durare tipo 3 capitoli o qualcosa del genere. Comunque spero vi piaccia lo stesso, ho preso spunto da una canzone… e non so cosa ne sia uscito XD. Lo lasciate un commentino? =D thanks you!


   
 
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