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Autore: Il vecchio Totosai    26/12/2005    21 recensioni
Rieccomi qui... Scusate se in alcuni punti appare forse un po’ troppo introspettiva, ma questa ff è tratta da un’ esperienza reale. Commentate numerosi! ciau
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Buon Natale, Signore

Solo due parole

 

“Buon Natale, Signore!” un piccolo bambino mostrò un ampio sorriso.

“Buon.. ehm.. Natale!” rispose lui in tono vago, guardando da un’altra parte.

Ancora non si era completamente abituato a quella novità del Natale, la moda del momento per festeggiare il buonenkai*, e da qualche anno si stava considerando sempre di più . Da quanto aveva capito era una tradizione arrivata dal vecchio continente, e consisteva nel essere sempre allegri, fare regali dispendiosi ai conoscenti, e mangiare così tanto da star male.

Era una fredda sera di dicembre, più precisamente la cosiddetta Vigilia,  e camminava frettolosamente per le vie commerciali di Tokyo, avvolto da una soffice e calda sciarpa bordeaux, per trovare dei regali adatti ai suoi amici. Avrebbe dovuto comprare qualcosa anche per i suoi parenti, ma l’unico ancora in vita era suo fratello, che detestava cordialmente. Notò una vetrina interessante, e così decise di entrare in una gioielleria. Nello stesso momento in cui stava varcando la porta, un’altra persona uscì, finendogli inevitabilmente contro.

“E guarda dove vai!” Disse chi era uscito, a voce alta.

“Che cazzo urli?” Lui gli rispose a tono.

“Sta zitto, mezzosangue che non sei altro…” Il suo interlocutore se ne andò, e solo ora lui lo guardò meglio: capelli argentei, e sul capo due spigolose orecchie canine, nere come la pece. Uno youkai-inu, quasi come lui. Quasi… Perché non aveva replicato alle sue parole? Perché dicevano la verità… Lui, Inuyasha, era solo uno sporco mezzosangue, un hanyou-inu. Lo confermava il suo aspetto: i capelli erano sì, argentei e lunghi, ma in alto facevano capolino due soffici orecchie bianche e rosa, che lui disgustava con tutto il cuore, considerandole il simbolo della sua vergogna. Gli artigli che aveva su entrambe le mani erano molto meno taglienti e affilati di quelli di uno youkai, e i suoi occhi non erano freddi e inespressivi, al contrario, ma in quel momento sapevano solo descrivere un ambrata malinconia…

“Mi scusi, ma sta facendo entrare freddo…” A parlare fu il commesso, lievemente accigliato.

“Si.” Inuyasha entrò nel negozio chiudendosi la porta dietro, ma essendo indeciso sulla scelta, si fece aiutare.

“Dovrei comprare un regalo per la mia ragazza…” Disse rivolgendosi al commesso di poco prima.

“Non si preoccupi, ci penso io.” Il commesso portava una targhetta con il nome, Taro Susaki.

“Allora…che tipo è?” chiese poi, avvicinandosi.

“Nani?” Inuyasha si chiedeva perché un gioielliere volesse sapere che tipo era la sua ragazza… lo guardò sospettoso.

“Ho chiesto che tipo è la sua ragazza perché così posso farmi un idea sui suoi gusti, non pensi male.” Ridacchiò il commesso, avendo correttamente interpretato i pensieri del cliente.

“Non so da dove cominciare…” disse Inuyasha, riflettendo. Possibile che non fosse capace a descrivere una cosa tanto semplice?

Il commesso gli venne in aiuto. “E’ bella?”

Ancora una volta incontrò lo sguardo gelido di Inuyasha, che però rispose: “Sì.”

“Bene… Allegra? Solare?” Ormai era diventato una specie di interrogatorio.

“Direi… Direi proprio di no.” Disse Inuyasha grattandosi il mento, pensieroso.

“Mmm… Gentile? Dolce?” il commesso aveva iniziato a tirare fuori dagli scaffali qualcosa.

“Ancora no.” Inuyasha era lievemente imbarazzato, possibile che non ne azzeccasse una?

“Beh… Leale? Sincera?” Taro, il commesso, poggiò la testa sulle mani, puntellando i gomiti sul bancone del negozio, curioso della risposta del suo cliente.

“Ehm… no, non ci siamo…” Inuyasha evitò lo sguardo desolato del commesso Taro, che invece  lo fissava.

“Benissimo. Ho qui il regalo perfetto per la sua ragazza.” Il gioielliere cominciò ad incartare… un bel niente. Porse ad Inuyasha il pacchetto vuoto. “Offre la casa.”

“Ma cos’è, uno scherzo?” Chiese Inuyasha sbigottito.

“Mi creda, per come l’ha descritta, una così è meglio perderla che trovarla.” Disse il commesso con un sorriso sarcastico.

Inuyasha si trattenne da tirargli un pugno sul naso e uscì da quella stupida gioielleria, imprecando contro i perditempo. Guardò l’ora: erano le otto passate… i negozi stavano chiudendo rapidamente.

Ormai non aveva altra scelta: si fermò davanti ad un banco che vendeva bigiotteria di ogni genere, palesemente non originale. Scelse una collana in simil-argento, con al centro una piccola pietra verde, che faceva da smeraldo. ‘Non è molto ma… quel che conta è il pensiero, giusto?’ si disse, sperando ardentemente che la sua ragazza non lo avrebbe guardato storto tutta la sera. Ripensò alle parole del gioielliere. ‘Ma avrà detto sul serio? cioè… Kikyou non sarà allegra, dolce e sincera ma… lei è…’ Non riuscì a trovare le giuste parole per descrivere le qualità della sua fidanzata, ma era solo un vuoto mentale temporaneo, perché Kikyou ha moltissime qualità…

‘Davvero?’ Disse una vocina in fondo al cervello, che alcuni avrebbero pigramente chiamato pulce nell’orecchio.

Immerso dai suoi pensieri, non si era accorto di dove stava andando, e si ritrovò in una strada abbastanza affollata, davanti ad un bel ristorante italiano. ‘Devo ricordarmelo questo posto ’ Pensò, prendendo mentalmente nota del nome del locale, con l’intento di andarci qualche volta, magari con Kikyou. Proprio in quel momento il suo cellulare prese a squillare, sulle note di profondo rosso. Infilò la mano in tasca e lo estrasse, controllando il numero: Kikyou.

‘Ma guarda, parli del diavolo…’ Ridacchiò tra sé e sé, aprendo il telefonino per rispondere.

“Ciao tesoro.” Disse in un tono che avrebbe dovuto essere dolce, ma non lo era. Lui non era mai riuscito ad aprirsi completamente nei confronti di Kikyou, ma gli parlava così perché le faceva piacere.

“Ciao…” il tono di lei era sempre uguale, qualunque cosa dicesse: freddo e distaccato.

“Allora siamo d’accordo per le nove?” Inuyasha ricordò l’appuntamento che si erano dati quella mattina, con l’intento di passare insieme la cena della vigilia.

“Volevo parlarti proprio di questo, purtroppo ho un impegno improrogabile e devo trattenermi a lavoro, sarà per domani.” Disse lei tutto d’un fiato.

Inuyasha ci rimase male. “Ma come, mi dai buca il ventiquattro dicembre?” pronunciò l’hanyou, più arrabbiato che deluso.

“Non posso farci niente…” Disse lei, come se fosse stufa della conversazione e volesse attaccare in fretta.

“…” Inuyasha alzò gli occhi al cielo, deluso. Poi abbassò di nuovo lo sguardo, fermandosi un momento ad osservare la vetrina di quel ristorante. C’era veramente il pienone quella sera, e notò che i presenti erano quasi tutte coppie, che nell’attesa tra un piatto e un altro, si scambiavano tenerezze. La sua attenzione venne catturata da una coppia che sedeva vicino al camino. Lui l’aveva riconosciuto subito, era uno youkai, più precisamente il tizio che gli andò a sbattere contro, all’entrata della gioielleria dove era stato. La ragazza davanti allo youkai era molto bella, chioma corvina e raccolta alla fine con un elegante nastro bianco, e sfoggiava un abito tendente sul violetto, che le donava molto. Non riuscì a vederla in faccia, perché aveva il gomito alzato e parlava al telefono.

“Pronto Inu, sei ancora lì?” Domandò Kikyou dal cellulare, non sentendo più la voce del suo ragazzo.

“Sì…allora… ci vediamo…” Ad Inuyasha stava venendo uno strano dubbio, assurdo, impossibile…

“Un bacio.”  Kikyou riattaccò… E così fece la ragazza dentro il ristorante, rivelando il suo viso.

Inuyasha sbiancò. Quella che parlava animosamente con lo yuko nel ristorante, ringraziandolo per la collana d’oro ricevuta come dono, era la sua Kikyou…

‘Sta calmo, forse è solo una cena di lavoro…’ Si disse, cercando di non perdere il lume della ragione. Ma in quell’ istante lo yuko pronunciò qualcosa all’orecchio di Kikyou, e lei rispose con un bacio, un bacio passionale, che non accennava a spegnersi anche dopo un minuto…due… alla fine Kikyou si staccò, soddisfatta. Mormorò qualcosa all’uomo davanti a sé, ma girando gli occhi per chiamare un cameriere, notò che qualcuno la fissava dal vetro del locale, visibilmente sconvolto.

“Inuyasha!” Urlò Kikyou, alzandosi dal tavolo.

Inuyasha non resistette un secondo di più, entrò nel ristorante accecato dall’ ira, marciando verso la coppia. Assestò un diretto destro sulla faccia dello youkai seduto vicino Kikyo, che cadde dalla sedia, quasi tramortito. Poi fece per andarsene, rivolgendo le sue ultime parole a colei che aveva amato per quasi due anni.

“Non farti vedere mai più.” Disse ferocemente, a denti stretti. Lei era rimasta comunque quasi impassibile, guardandolo gelidamente. Inuyasha aveva visto abbastanza, uscì di fretta dal locale, zigzagando fra le persone che incredule avevano assistito alla scena. Una volta fuori prese a correre verso la fine della via… che ingenuo che era stato. A nulla servirono le grida di Kikyou alla porta del ristorante, i “Non è come credi!” e i “Posso spiegarti tutto!” a lui non interessavano.

Si ritrovò in uno squallido parco, e si abbandonò su una panchina.

Nonostante tutto non riusciva ad essere triste. Beh, almeno non più del solito. Eppure Kikyou era stata l’unica che aveva saputo capirlo, che aveva saputo amarlo, che aveva saputo accettarlo per quello che era…un misero e insignificante hanyou…

‘Allora… anche lei alla fine… ha preferito la compagnia di uno yuko…’ Fin da quando era piccolo aveva sofferto per la sua natura; da bambino viveva all’ombra di suo fratello, un purosangue…tuttora veniva continuamente battuto, umiliato, deriso dai quei maledetti youkai…

Perché si era illuso che con Kikyou sarebbe stato diverso? Lei era uguale a tutti gli altri…

Una lacrima solcò il viso del giovane hanyou, riportando alla memoria dopo parecchio tempo quell’ amaro sapore, il sapore della solitudine, e della malinconia…  avrebbe voluto morire. Tanto, a nessuno importava della sua patetica vita… essendo né uno ne l’altro veniva disprezzato sia dai ningen che dagli youkai…non aveva senso continuare a soffrire…‘Kamisama…’

Abbassò la testa, poggiandola tra le ginocchia, piangendo silenziosamente nel buio.

Due mani afferrarono ad un tratto le sue morbidi orecchie canine, strofinandole delicatamente.

“Hey…!” Disse Inuyasha, alzando la testa. Ci pensò solo un attimo, per via del tremendo dolore che provava in quel momento, ma quel tenero contatto… gli era piaciuto.

“Scusa, ma sono irresistibili… dovevo toccarle!”  Una ragazza gli si parò davanti. Era la creatura più splendida che avesse mai visto. Dei soffici capelli color dell’ebano gli ricadevano sulle spalle e sul collo, esaltando ancora di più quel volto dolcissimo, e quegli occhi neri meravigliosi, che rapivano i sensi. “Ma tu… stai piangendo?” aggiunse la ragazza, avvicinandosi agli occhi dell’hanyou, e notando in essi uno splendido riflesso ambrato, che in qualche modo però suggeriva un moto di profonda tristezza.

“Ma…Ma… Chi sei tu?” balbettò Inuyasha ritraendo leggermente la testa indietro. Fu colpito dalla spontaneità di quella ragazza, che, stranamente, lo metteva in agitazione.

“Sono Kagome Higurashi, piacere!” Disse lei radiosa, sedendosi vicino all’hanyou. Tirò fuori un fazzoletto minuto dalla borsa, e prese ad asciugare le lacrime sulle guance di Inuyasha, sbalordito da quel gesto così semplice, ma al contempo così dolce.

“Perché lo stai facendo? Dopotutto sono solo…”

“…Un hanyou? Lo so. E allora?” Disse lei in anticipo, sorridendo benevolmente.

Le ultime due parole pronunciate da quella…Kagome… rimbombarono nella testa di Inuyasha. ‘E allora?’ Erano solo due stupide parole; perchè per lui erano come… come un soffio di vita? Perché improvvisamente si sentiva meglio? L’hanyou si voltò, ammirando lo splendido sorriso rassicurante di lei. “E…Allora…?”

 

 

 

 

* Letteralmente: ‘la festa per dimenticare l’anno’.

  
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