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Autore: psychoKath    24/01/2011    2 recensioni
DEMONI,ANGELI E PREDATORI. IL BENE COMBATTERA' SEMPRE CONTRO IL MALE.
Annely era rimasta sola e il vuoto la stava pian piano risucchiando.
Gocce di rugiada scandivano i lineamenti del suo viso. Troppo duro per una bambina, troppo cresciuto per una piccola creatura. Troppo dolore nel suoi occhi ferini. La sua gola era bloccata da gemiti e parole di rabbia.
“Ti vendicherò, Mama.”
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Correva spensierata tutta vestita di nero. I lacci di raso tra i capelli svolazzavano alla brezza notturna. I corridoi bui non le facevano paura, d’altronde lei era nata nell’ombra. Era stata cresciuta nelle tenebre del suo regno, tra fuochi fatui e riti stravaganti. La bionda chioma oscillava tenendo il passo del suo trotto. Il leggero fuocherello delle torce appese alle pareti del corridoio fatto di pietre, accentuavano il bizzarro riflesso rosso dei suoi candidi capelli. Il tulle e il velluto del suo abitino in stile gothic lolita si adagiava perfettamente al suo corpo snello.
La luna splendeva nel cielo. Un cielo nero, scuro come la pece. Eppure Annely si chiedeva sempre come fosse possibile che laggiù nel regno delle tenebre riuscisse a brillare la splendida luna. I suoi raggi argentei toccavano gli occhi della bambina, creando giochi di luce e ombre. Occhi ferini e furbi. Occhi che non si fanno scappare niente.
La piccola bimba entrò nella stanza del consiglio, mentre i capi dei demoni erano in riunione.
Mam, Amel sta male.”, disse con voce flebile ma decisa. I suoi occhi perlustravano la stanza notando quanto fosse affollata e quasi febbrile.
“Annely Aleksandrovna Romanov, ti avevo detto di stare in camera tua!” le urlò la madre.
Le persone nelle stanza si erano bloccate, come se fossero statuine di bronzo. Erano strane, di vari colori e forme. Bassi, alti, grossi, magri. C’era una moltitudine di specie di demoni. Il silenzio pesava come piombo. L’unico rumore era il respiro della bambina e lo struscio delle sue scarpette contro la pietra. Agitava i piedini in preda all’ansia. Sua madre non l’aveva mai guardata con quegli occhi tristi e pieni di amarezza. Anche se aveva solamente otto anni, Annely era una bambina vispa e intelligente. Coglieva le cose profonde delle cose. Sentiva che nell’aria c’era tensione.
“Perdonami, Mama. Ma.. Amel sta veramente male.” sussurrò.
Dei rumori in fondo alla stanza distolsero l’attenzione dalla principessa, per concentrarsi sui demoni Krimliot.
La stanza creata apposta per contenere un ingente quantità di persone, sembrava così piccola per Annely, così stretta e chiusa. Poteva sentire l’umidità condensarsi sulle pareti di pietra chiara e gocciolare piano piano lungo i muri. Le candele nere davano luce alla stanza, così da distinguere le spade e i pugnali sguainati dai Krimliot.
Il tempo sembrava scorrere a rallentatore, in modo da guardare ogni minimo particolare della scena. Icarus, capo dei Krimliot, demoni superiori era a comando del colpo di stato.
Un alto uomo robusto sulla trentina sguainò la spada demoniaca Sethenium per proteggere la sua bambina. Leksandr ordinò alle sue guardie di portare in salvo sua moglie e sua figlia. Forse non erano pronte per un attacco di smile portata, o forse erano solamente colpite dalla quantità di demoni infiltrati nel consiglio. Forse erano solamente paralizzati dalla paura di quei mostri feroci. Forse, forse, forse.. chi lo sa?
Di sicuro fu troppo tempo. Troppo tempo per mettere in salvo Milena, troppo poco per proteggerla. Troppo tempo per vedere dagli occhi ferini di Annely, la freccia piantata dritta nel cuore di sua madre.
La bambina sfuggì dalle braccia delle guardie, per tornare a prendere la sua mamma. Con le lacrime agli occhi, invocava il suo nome.. invano.
Mam, mam, mam.. Mama rispondimi. Mam!!”
La donna dai lunghi capelli biondi, quasi argentei, sussultò dal dolore. Le flebili mani accarezzarono il viso della bambina.
“Figlia mia, scappa ti prego. Scappa. Mettiti in salvo. Ci rincontreremo un giorno, bambina mia. Ya tybyà lyublyu.”
Le mani bianche si accasciarono a terra, con il viso contratto dal dolore. Il sangue sgorgava dalla sua camicia, creando una macchia scura.
Una vecchietta strappò la bimba dalle braccia della donna. La balia, intrufolata nella stanza del consiglio, prese Annely e la portò via.
Tra le lacrime e i singhiozzi, fu l’ultimo sguardo tra le due. L’ultimo abbraccio. L’ultimo bacio. Probabilmente anche il padre era morto in battaglia.
Annely era rimasta sola e il vuoto la stava pian piano risucchiando.
Gocce di rugiada scandivano i  lineamenti del suo viso. Troppo duro per una bambina, troppo cresciuto per una piccola creatura. Troppo dolore nel suoi occhi ferini. La sua gola era bloccata da gemiti e parole di rabbia.
“Ti vendicherò, Mama.”





* Le scritte in corsivo sono in lingua russa.
** 'Ya tybyà lyublyu.' significa 'Ti amo'.
 
 
   
 
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