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Autore: Kicca    25/01/2011    3 recensioni
Un Orchetto rovinò a terra ai piedi di Monica che osservò disgustata il ventre lacerato. Alzò lo sguardo e quello che vide la pietrificò. Il cuore iniziò a batterle ancora più velocemente. Non riusciva a credere ai suoi occhi. “Sto sognando! E’ l’unica spiegazione plausibile!” pensò non staccando gli occhi di dosso all’individuo davanti a lei. Nonostante l’oscurità riusciva benissimo a vedere due orecchie a punta che spuntavano tra la lunga e folta chioma nera.
Spero che la storia vi piaccia! Mi raccomando recensite! :D
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J. R. R. Tolkien, mentre Monica e gli amici sono di mia proprietà, quindi se li volete usare o prendere come spunto, prima siete pregati di chiedermelo. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

                                                                                  ERINTI

CAPITOLO 12: TEMPO DI ALLENAMENTI E DI RIVELAZIONI.

Stava dormendo beatamente aggrovigliata fra le coperte quando un rumore insistente la svegliò. Le ci volle un po' prima di capire che qualcuno stava bussando alla porta. Mugugnò qualcosa di incomprensibile e sbuffando si alzò dal letto. Aprì la porta mentre si sfregava l'occhio con la mano trattenendo a stento uno sbadiglio. Una figura esile sconosciuta accennò un piccolo inchino.
- Perdonatemi se vi ho svegliata, ma Glorfindel mi ha ordinato di venirvi a chiamare e di ricordarvi che vi aspetta al campo di allenamento! - proferì con tono basso, ma melodioso.
Monica stava osservando l'Elfa mora confusa quando le balenò in mente l'incontro della sera precedente - Oh... sì! - farfugliò.
- Avete bisogno che vi accompagni? - domandò l'altra.
- No, non c'è bisogno. Ricordo la strada, grazie! - mormorò sorridendole e quando quella la salutò richiuse la porta. Sbadigliò di nuovo mentre raggiungeva l'armadio strascinando i piedi a terra. Stava dormendo così bene. Cercò di concentrarsi su quello che stava facendo, ma la sua mente era in completo black out.
 
Solo quando l'aria del mattino si fece pungente sul corpo, il suo cervello iniziò a lavorare. Sebbene fosse quasi la fine di aprile, la mattina il clima era fresco, ma piacevole. Il sole era sorto da poco, forse erano appena le sei, constatò osservando il cielo di un azzurro chiaro e limpido. Almeno quella mattina non avrebbe piovuto. Non sapeva però se doveva considerarla fortuna o sfortuna. Aveva una strana sensazione. Scese i gradini che dal porticato davano sul campo di allenamento e si guardò in giro alla ricerca dell'Elfo biondo. Ma in quella vasta radura non riuscì a scorgere nessuno. Si portò una mano al collo massaggiandoselo "Dove sarà finito?" si chiese sospirando "E se se ne fosse andato? Infondo ho impiegato un bel po' di tempo per prepararmi e venire fin qua..." rimuginò "Però non è colpa mia se la mattina non sono molto reattiva e mi ci vuole un sacco per svernare!" . Socchiuse gli occhi e iniziò a perlustrare la zona più lontana del campo "Potrebbe anche aver organizzato tutto ciò per puro divertimento: giusto per farmi alzare presto questa mattina... per farmi un torto..." pensò avvicinandosi a un masso lì vicino e con una spinta delle braccia ci si sedette sopra "Ma che vado pensando? E' Glorfindel... è un tipo serio..." il ricordo del ghigno divertito che gli si era formato la sera prima quando si erano incontrati le ritornò in mente, inclinò la bocca di lato in una smorfia "Forse ha avuto un contrattempo e tarda... o probabilmente non viene per niente... però se così fosse mi avrebbe avvisata!" rifletté iniziando a giocherellare con una ciocca dei capelli "Se mi ha fatta alzare così presto per niente mi incavolo!" si disse crucciata, aggrottando la fronte "Se fra dieci minuti non spunta fuori me ne vado!" decise.
- Siete davvero una ragazza strana! - esclamò una voce melodiosa alle sue spalle che la fece saltare dalla paura.
Un suono indecifrato le uscì dalla bocca, simile ad uno squittio. Si voltò con gli occhi nocciola sgranati ad osservare la figura che era appena comparsa.
- Avreste dovuto osservare più attentamente fra gli alberi... se fossi stato un Orchetto o un Uruk-hai a quest'ora sareste già morta! - sentenziò sorridendo.
E lei ci poteva giurare, l'aveva detto con un'aria alquanto divertita "Alla faccia del tipo serio!" una smorfia di disappunto le di dipinse sul viso - Fortuna che non lo siete, allora! - replicò con un velo d'ironia nella voce, guardandolo male alcuno secondi, ma distolse subito lo sguardo, imbarazzata - Dovreste smetterla di spaventarmi... rischierò un infarto prima o poi... - mormorò. Per tutta risposta l'altro ridacchiò sommessamente. Lei alzò gli occhi al cielo e scese dal masso con un piccolo salto - Mi avete fatto perdere mezz'ora in più di sonno. - decretò imbronciata.
- Oh, mi dispiace, vogliate perdonarmi! - proferì facendo un piccolo inchino ricevendo di rimando un'occhiataccia. Forse avrebbe dovuto dirlo smettendo di sorridere per essere più convincente - Bene, vedo che avete seguito il mio suggerimento... - le disse riferito al suo abbigliamento - Direi che possiamo iniziare subito gli allenamenti! - dichiarò tornando serio.
La castana strabuzzò gli occhi credendo di non aver capito bene - Come? Allenamenti? - chiese stralunata - Quali allenamenti? - forse si era persa qualcosa. Ma non ricordava che la sera precedente avesse parlato di allenamenti.
- I vostri allenamenti... sennò perché vi avrei chiesto di venire qui, vestita in quel modo? - lo sguardo smarrito con cui lo stava guardando lo fece sorridere: quella ragazza era davvero divertente.
Provò anche a replicare, ma l'unica cosa che le riuscì fu aprire e chiudere la bocca più volte senza che un suono ne uscisse.
- Seguitemi, qui fra poco sarà affollato, ci sposteremo in un posto più appartato. - spiegò incamminandosi dalla parte opposta del porticato, verso gli alberi che ne segnavano il perimetro. Lei lo seguì senza fiatare.
 
Dopo essersi inoltrati fra i pini raggiunsero una radura decisamente più piccola. Al contrario dell'altra che era sterrata, questa era ricoperta di erba verde. Si era soffermata a guardarsi intorno quando nella sua visuale comparve una mano che reggeva un bastone. Lo afferrò incerta corrugando la fronte.
- Vi avviso... non ci andrò piano con voi solo perché siete una ragazza! - esclamò.
La castana, che continuava ad osservare il lungo legno confusa, non fece in tempo ad aprir bocca che vide con la coda dell'occhio l'Elfo attaccarla con il bastone che anche lui aveva in mano. Fu un attimo: si voltò e bloccò il colpo dall'alto.
- Ottimi riflessi! - si complimentò, sorridendole compiaciuto.
- Ma... ma... siete impazzito?! - gridò sconvolta - Potevate farmi male! - protestò pallida in viso.
- Ve l'ho detto che non sarò magnanimo! - ripeté mentre l'altra indietreggiava di alcuni passi.
- Un momento... - provò a replicare, ma l'altro le fu di nuovo addosso, questa volta provò a colpirle il fianco, ma lei parò di nuovo - Aspettate! - gridò con il cuore che le batteva a mille. Aveva una paura tremenda. Aveva letto chiaramente nello sguardo dell'Elfo che stava facendo sul serio. "Ma che cavolo..."
- Vi consiglio di concentrarvi! - le suggerì attaccando sull'altro fianco.
Monica parò di nuovo, ma una fitta ai polsi le fece allentare la presa sul legno. Vi aveva impresso molta più forza. "Accidenti!" imprecò fra sé e sé "Ma io non ho mai detto che volevo allenarmi e non ho mai acconsentito a sottopormi a tutto ciò, perché sta facendo tutto questo?" pensò sulla difensiva, indietreggiando di alcuni passi per creare una certa distanza fra i due – Almeno datemi il tempo di... - provò a replicare.
L'altro le fu addosso in due falcate – Tempo? - chiese serio sferrando un colpo veloce in direzione della sua gamba destra – E' una delle cose che in un combattimento non vi verrà mai data! - informò.
Lei provò a bloccarlo di nuovo, ma il suo tentativo non andò a buon fine e si ritrovò subito dopo lunga a terra, dolorante – Porcaccia! - imprecò, trattenendosi a stento dall'usare un linguaggio più colorito. Aveva le lacrime agli occhi. Il colpo le stava facendo vedere le stelle.
- Vi consiglio di rialzarvi immediatamente... se fossi un vostro nemico ne avrei già approfittato per continuare a massacrarvi! - proferì per nulla impietosito.
- Ma voi non siete un mio nemico... no? - domandò con una smorfia, il tono seccato, massaggiandosi la parte lesa – O ce l'avete ancora con me per il piccolo diverbio che abbiamo avuto la sera che sono arrivata? - aggiunse guardandolo negli occhi.
- Assolutamente no! Sto solo cercando di spiegarvi come funziona un combattimento e quanto può essere micidiale distrarsi anche solo un secondo! - spiegò puntandole fulmineo il bastone alla gola.
- Capisco! - mormorò deglutendo impensierita, quindi posò le dita sul legno per scansarlo – Posso però farvi notare che state cercando di insegnare queste cose ad una ragazza che è alla sua prima esperienza combattiva? - dichiarò mettendosi a sedere – A meno che non valga come pratica l'azzuffarsi con il proprio fratello... - aggiunse sarcastica – qui posso garantire di avere abbastanza competenza! - rivelò abbozzando un sorriso.
- No, quello non è valido! - negò l'Elfo divertito – Vi azzuffate con vostro fratello? - chiese poi incuriosito.
- Ci azzuffavamo! Quando eravamo più piccoli non andavamo molto d'accordo... - iniziò sollevandosi da terra – non che ora le cose siano migliorate... - precisò – così ogni scusa era buona per attaccar briga e metterci le mani addosso... e avevo quasi sempre io la meglio. Almeno fino a quando non mi ha superata in altezza, poi ho iniziato io a prenderle! Da quel momento ho cominciato ad essere più tranquilla e meno dispettosa, non mi conveniva farlo arrabbiare! - raccontò ritornando con la mente indietro di alcuni anni, sorridendo malinconicamente.
- Bene! Siete anche astuta! - esclamò quello compiaciuto – L'astuzia è un pregio che deve avere ogni buon guerriero! -
Lei lo guardò perplessa - Più che astuzia la chiamerei “tenere alla propria incolumità”! - precisò – Quali sono gli altri pregi? - domandò cercando di guadagnare qualche minuto di tregua.
Lui le sorrise ed iniziò ad elencarglieli - Rapidità: cercare sempre di essere più veloce del vostro nemico; imprevedibilità: se quello riesce ad intuire i vostri movimenti e ad anticiparvi, siete spacciata; intuito: siete voi che dovete capire le sue mosse, prevederle e contrattaccare prima che possa muovere un dito; originalità e fantasia: mai fare gli stessi movimenti, se proprio non avete scelta, almeno non fateli di seguito; saggezza: un guerriero deve capire quando si sta per invischiare in qualcosa più grande delle sue possibilità, ad esempio: se avete la possibilità di scegliere se affrontare un nemico decisamente più forte di voi, oppure scappare, il saggio opterà per quest'ultima... -
- E se non si ha la possibilità di scegliere? Se si deve per forza affrontare un nemico più forte? - lo interruppe.
- Non potete far altro che affidare la vostra anima ai Valar e pregare per una morte veloce e indolore! - commentò notando l'irrigidirsi di lei, poi riprese da dove era stato interrotto  – E ovviamente serve anche una buona dose di fortuna; serve agilità; bisogna possedere calma e sangue freddo: mai farsi prendere dal panico; prudenza: non è mai troppa; per ultimo, ma non per questo meno importante, avere una mente ferrea: per evitare di cadere nei tranelli del nemico. -
- Capisco! Bé... mi dispiace deludervi, ma io non possiedo tutte queste qualità... - riferì facendo qualche passo verso la direzione da cui erano arrivati – quindi risparmiate pure la fatica di allenarmi, è tutto tempo sprecato... - disse prima di venire arpionata per la casacca e riportata indietro.
- Questo non lo si può mai dire... nei momenti di pericolo si è soliti tirar fuori un tratto del nostro carattere di cui non si era a conoscenza! - ribatté mollando poi la presa, sorridendole – Oltre ad essere astuta siete anche saggia! Ma vi trovate nella situazione in cui non avete scelta che affrontare il nemico più forte di voi! - riferì, le raccolse il legno da terra e glielo porse – Vi ho concesso un po' di tempo... spero che vi sia bastato... - lei l'afferrò demoralizzata – perché fino all'ora di pranzo non vi darò più tregua! - annunciò serio – Si inizia a fare sul serio! -
Un brivido le percorse la schiena e l'espressione si fece preoccupata, più di quanto già fosse – Mi state forse intimando di “affidare la mia anima ai Valar e pregare per una morte veloce e indolore”? - ripeté con tono divertito e un sorrisetto tirato quello che le aveva detto poco prima, provando a sdrammatizzare. Ma tutto questo non ebbe l'effetto desiderato: l'Elfo la continuò a fissare serio. Forse si sbagliava, e se lo stava augurando con tutto il cuore, ma le era sembrato che il tono con cui aveva pronunciato l'ultima frase fosse vagamente minaccioso, solo un pochino. “Forse mi conviene davvero pregare i Valar!” rifletté con una smorfia.

Glorfindel le aveva detto che l'avrebbe spremuta fino a pranzo, ma gli allenamenti, o più precisamente la sua tortura, terminarono prima, quando era crollata a terra e non si era più rialzata. Dopo quasi tre ore in cui le aveva prese di santa ragione.
Aprì gli occhi frastornata e si guardò intorno. Notò che si trovava in camera sua. Provò a muoversi, ma una fitta fortissima la investì ad un fianco facendole scappare un lamento.
- Finalmente vi siete svegliata! - constatò una voce allegra proveniente dalla finestra. Appoggiato alla parete vi era l'Elfo biondo che la osservava divertito, le braccia incrociate al petto.
- Cosa è successo? - domandò confusa.
- Siete svenuta! - dichiarò l'altro.
Un'esclamazione sorpresa le uscì dalla bocca, poi corrugò la fronte interdetta – Come ci sono finita fin qui? -
- Vi ci ho portato io! - riferì avvicinandosi – Comunque devo complimentarvi con voi... non avrei mai pensato che avreste resistito per tutto quel tempo! Avrei scommesso che sareste crollata prima! - rivelò.
- Oh, vi ringrazio! Noto con piacere che avete una grande considerazione di me! - esclamò ironica, poi le tornò in mente qualcosa – Ma non avevate detto che mi avreste spremuto fino all'ora di pranzo?! -
- Stavo fingendo... sapevo che non ci sareste mai arrivata! - ammise sorridendole, lei lo guardò storto – Ve l'avevo detto che bisogna avere una mente ferrea per non cadere nei tranelli del nemico! - le ricordò.
L'altra sbuffò contrariata voltando il capo dall'altra parte, lamentandosi di nuovo a causa della fitta al collo. Provò a portarcisi una mano, ma anche le braccia erano doloranti. Constatò quindi che l'unica parte del corpo che non le faceva male era la testa – Siete sicuro di non avere più rancore nei miei confronti? No perché da come mi avete ridotta si direbbe il contrario! - sbottò crucciata.
- Vi lamentate troppo! Sono solo due lividi... -
- Due lividi? - lo interruppe allibita – State scherzando? Mi avete pestata a sangue! - replicò sgomenta – Guardate... - disse alzando di scatto il braccio destro, maledicendosi subito dopo per aver avuto quella pessima idea – le bende... sono sporche di sangue! - terminò mostrandogli il dorso della mano che era fasciata e macchiata di rosso.
- Dovreste essere contenta... se avessi usato una spada a quest'ora non avreste avuto più la vostra mano! - Il silenzio calò nella stanza per alcuni istanti, poi riprese – State per avere visite! - la informò lanciando un'occhiata alla porta.
- Visite? - chiese non capendo, poi la sua espressione si fece preoccupata – Oh no! E adesso come faccio? Non posso farmi vedere ridotta in questo modo! - si agitò.
- Tranquilla... i vostri amici stanno venendo qui proprio perché sono stati informati del vostro piccolo incidente e vogliono vedere come state! - dichiarò.
- Ah, va bene! - poi però qualcosa non le quadrò – Un momento... quale incidente? - chiese confusa.
- Bé... dovevo pur inventarmi una scusa... non potevo certo riferire che sono stato io! - si giustificò sorridendole.
Lei rimase a fissarlo stupefatta a bocca aperta per un po', senza riuscire a trovare delle parole sensate – Che... che tipo di scusa? - domandò, ma non ebbe risposta perché la porta venne spalancata improvvisamente.
Gli amici le si precipitarono accanto tempestandola di domande. Questa li guardava allucinata non sapendo a chi rispondere per prima.
- Come hai fatto a cadere dalle scale? - le chiese poi suo fratello, guardandola divertito.
Due occhi nocciola lo guardarono interdetti – Come, scusa? -
I ragazzi scoppiarono a ridere – Ti ho chiesto come hai fatto! Hai battuto la testa quando sei caduta? - la prese in giro quello.
Monica li fissò sconcertata, poi spostò lo sguardo su Glorfindel che la stava fissando con un sorrisetto divertito sul bel viso. In quel momento capì tutto e l'occhiata che gli lanciò non fu per niente amichevole. - Come ho fatto? - ripeté con un sorriso tirato stringendo convulsamente le coperte, rimaledicendosi immediatamente – Bé... ecco... io... - farfugliò cercando di pensare a una scusa credibile – Sono inciampata nell'orlo del vestito! - dichiarò concludendo la frase con una risata forzata che cercò di rendere più naturale possibile “Caduta dalle scale... ma una cavolata migliore non la poteva trovare? Dopo mi sente!” pensò infuriata.
- Come ti senti? - si informò Elisa, impensierita.
- Come se mi si fosse seduto sopra un Olifante! - piagnucolò.
Dopo essere rimasti al suo capezzale per un bel po', essersi accertati che non aveva riportato danni gravi e aver spiegato a chi non lo sapesse, cosa fosse un Olifante, il gruppetto se ne andò.
Naturalmente Monica non perse tempo a redarguire l'Elfo biondo che, però, non dava l'impressione di essere toccato dalle sue parole. Anzi, sembrava che la cosa lo allietasse molto.

Passò due giorni distesa sul letto a lamentarsi ogni qual volta faceva un movimento avventato, tra le visite, oltre che degli amici, anche di Elladan, colui che l'aveva medicata, Melime e del piccolo Elveon. I primi due erano a conoscenza del reale motivo per cui si trovava in quelle condizioni: era impossibile pensare di dire la fandonia delle scale all'Elfo moro, dato che, vedendo il tipo di ferite, non ci avrebbe mai creduto. Riguardo ad Elveon, era l'unico in grado di tirarle su il morale e che con la sua presenza riusciva ad alleviarle momentaneamente il dolore.
Il terzo giorno venne buttata giù dal letto da Glorfindel che, per nulla appagato da come l'aveva conciata, volle a tutti i costi riprendere ad impartirle lezioni.
Inutili furono le obiezioni della ragazza, che era già un miracolo che si riuscisse a reggere in piedi: oltre al dolore delle legnate, si era aggiunto anche quello ai muscoli provocato dall'acido lattico. Era da un po' che non faceva del buon movimento. Venne trascinata all'alba, quasi di peso, al campo. Essendosi immaginata, durante il tragitto, la sua fine imminente, restò alquanto sorpresa nel constatare che l'altro non aveva intenzioni di infierire ancora di più sulle sue condizioni fisiche malandate. Fu più che altro un allenamento teorico basato sul movimento dei piedi e del corpo. E se doveva essere sincera, in fondo quella lezione non le dispiacque.
Quando arrivò l'ora di pranzo era stanchissima, si trascinò fino al grande salone dove si rimpinzò di cibo: era affamatissima. Dopodiché si diresse nella sua stanza e crollò sul letto.

Gli allenamenti andarono avanti per altri quattro giorni e si erano tenuti sia la mattina, che il pomeriggio. Tutto sempre di nascosto.
- E' impressionante quanto migliori di giorno in giorno! Dovresti vederla, mellon nin! - rivelò Glorfindel, seduto su una sedia nello studio di Elrond, la sera del quarto giorno.
Il proprietario della stanza lo scrutò attentamente con gli occhi grigi – A quanto pare vi state divertendo molto! - constatò compiaciuto – Era da tempo che non vi vedevo così preso da qualcosa! - aggiunse – E sopratutto così entusiasta! -
- Sono entusiasta perché ho un'allieva in gamba! - dichiarò l'altro sorridendogli prima di farsi improvvisamente serio – Ho anche appurato che non solo l'aspetto, ma anche le espressioni e i movimenti che fa sono identici... quando combattiamo ho la sensazione che al suo posto ci sia “lei”... è come se fossi tornato indietro di dieci anni - ammise rattristandosi – Ogni giorno che passa scopro nuove cose che hanno in comune, come lo stesso sguardo determinato... e parla anche con stesso tono ironico. - mormorò sospirando.
- Temevo che sarebbe successo! - proferì l'altro con tono grave - Piano piano ci stiamo affezionando a lei... e questa non è una cosa positiva... potrebbe andarsene da un momento all'altro! - ricordò.
L'Elfo biondo dovette confermare amaramente – Piuttosto... quando si deciderà tuo figlio a parlarle? - domandò serio – Oggi pomeriggio, durante la pausa, mi ha chiesto chi fosse Erdie... io ho fatto finta di non sapere niente, ma dallo sguardo che mi ha lanciato si capiva benissimo che non mi ha creduto! -
Elrond sospirò – Gliel'ho rifatto presente questa mattina... e gli ho anche detto che se entrò domani sera non lo farà, sarò costretto a farlo io, o chi per me! - riferì con tono deciso.

Elrohir si trovava su una terrazza dell'Ultima Casa Accogliente, immerso nei suoi pensieri. Era seduto su una panchina in pietra e osservava il cielo stellato. Ormai era giugno e la temperatura si era alzata si qualche grado. Era piacevole starsene fuori, la sera. Stava ripensando all'ultimatum che gli aveva dato quel giorno suo padre. Chiuse gli occhi e sospirò. A quanto pare non poteva più tergiversare, era arrivato il momento. L'indomani mattina le avrebbe parlato.

Monica era stata svegliata da poco, come ogni mattina. Solo che quel giorno non era l'alba, bensì decisamente più tardi. Si diresse di corsa verso i campi mentre si domandava il perché Glorfindel l'avesse mandata a chiamare a quell'ora. Fortunatamente durante il tragitto non incontrò nessuno. Era da poco suonata la campana che annunciava la colazione. Scese le scale si diresse con passo deciso verso la radura, ma dopo pochi passi una voce familiare la richiamò. Sgranò gli occhi nocciola per la sorpresa prima di voltarsi di scatto verso colui che stava seduto sul masso alle sue spalle.
L'Elfo dai capelli corvini la stava osservando confuso. Poco prima aveva creduto di avere un'allucinazione quando l'aveva vista comparire davanti ai suoi occhi. Vestita in quel modo le assomigliava in modo sconvolgente. Perfino il modo in cui aveva legato i lunghi capelli, raccolti in una crocchia ad altezza del collo, era identico.
La ragazza aveva iniziato ad agitarsi mentre cercava di farsi venire in mente una scusa plausibile da dirgli per giustificare il suo vestiario e non si era accorta del turbamento dell'altro.
Elrohir si alzò in piedi e le si avvicinò – Vi stavo aspettando! - dichiarò con il tono leggermente incrinato.
Lei si riscosse dai suoi pensieri e corrugò la fronte – Sapevate di potermi trovare qui? - ora era lei quella confusa.
- Sì! Ho incontrato Glorfindel questa mattina e mi ha detto che sareste venuta qui, anche se non mi ha rivelato il motivo... - riferì mentre lei lo guardava a dir poco allibita – Ma in questo momento non mi interessa... devo parlarvi! - si sbrigò a concludere, l'espressione seria.
Ora era sorpresa e intuì che doveva trattarsi di qualcosa di importante. Il respiro le si mozzò in gola appena un pensiero le balenò in mente “Gli Orchetti se ne sono andati e noi torneremo a casa!”. Fu incredibile quanto quella considerazione l'avesse fatta sprofondare nello sconforto, in pochi istanti. Solo in quel momento si ricordò che c'era un posto in cui sarebbero dovuti ritornare, che loro non facevano parte di quel mondo. Deglutì con difficoltà affermando con il capo che aveva abbassato.
- C'è una cosa di cui dovete essere a conoscenza! - proferì sospirando – E di cui avrei dovuto parlarvi non appena foste giunta qui ad Imladris! -
A quelle parole Monica alzò di scatto la testa. Per alcuni istanti si sentì sollevata avendo capito che quello che aveva pensato fosse sbagliato. Anche se ora era di nuovo consapevole che prima o poi se ne sarebbe dovuta andare. Scosse leggermente il capo scacciando via quell'idea, rivolgendo completamente l'attenzione all'Elfo e a quello che aveva da dirle.
- Spero mi perdoniate per non avervelo fatto presente subito. Ma non è facile per me dirvi quello che vi sto per rivelare... - fece una pausa, gli occhi grigi puntati in quelli di lei – C'è una domanda che so' vi sta affliggendo da diversi giorni. -
Il cuore della ragazza cominciò a palpitare più velocemente – Esatto! Pensavo che nessuno mi avrebbe mai spiegato qualcosa, che non avrei mai avuto risposta! - si fermò ed attese che l'altro riprendesse a parlare, ma vedendo che non accennava ad aprir bocca, continuò – Aveva ragione Romenwen... da quando sono arrivata, tutti non fanno che fissarmi increduli e parlarmi alle spalle. E poi sia lei che Glorfindel mi hanno chiamata Erdie. Perché? Chi è? Che cosa ha a che fare con me? -
Elrohir chinò il capo e quando lo rialzò poco dopo aveva un'espressione triste e malinconica – Erdie era una cara amica! - iniziò con il cuore stretto in una morsa di dolore – Una fanciulla splendida, di cui ve ne sono poche al mondo e anche un'abilissima guerriera. Era leale, affidabile, sincera, altruista, ma anche testarda e spesso incosciente. - un sorriso nostalgico gli illuminò il viso.
- Perché ne parlate al passato? - gli domandò, ma in cuor suo già sapeva la risposta.
- Ricordate cosa vi disse Glorfindel, la prima sera che siete giunta qui? - quella affermò con il capo – Bene, lei è stata una di coloro che si sono sacrificati per sconfiggere il Male! - dichiarò spostando lo sguardo in un punto indefinito – E' morta sei anni fa! -
Monica abbassò lo sguardo dispiaciuta, ora capiva perché l'Elfo biondo se l'era presa tanto quella sera, come lui, del resto: le sue parole dovevano aver riaperto le ferite che avevano nel cuore – Mi dispiace! - sussurrò.
- Non vi sto raccontando questo per avere le vostre scuse per quello che avete detto quella sera! - rivelò serio – So' che questo vi suonerà incredibilmente strano, ma avevate pienamente ragione, credetemi! Se c'è qualcuno che deve scusarsi, quello sono io! - aggiunse amareggiato – Spero possiate perdonarmi anche per questo, ma in quel momento ero talmente scosso... - le parole gli morirono in bocca, fece un sospiro – Non potete nemmeno immaginare quanti problemi mi avete causato con la vostra presenza... non ve ne sto facendo una colpa, sia inteso! - riferì velocemente – Il problema è... che voi, Dama Monica, siete praticamente identica! - sussurrò – La stanza che Elladan vi ha assegnato e quei vestiti... appartenevano a lei. -
La ragazza abbassò lo sguardo sul suo petto, portò una mano alla camicia tirando leggermente la stoffa. Aveva capito. Ora le era tutto chiaro. Finalmente sapeva il motivo del comportamento di tutti e cosa volevano dire le parole di Romenwen – Perché non me lo avete spiegato prima? - domandò leggermente adirata – Avete idea di quello che ho passato in questi giorni? Di come mi sono sentita? -
- Ecco perché vi ho chiesto di perdonarmi, ho sbagliato! Ma non sono riuscito a parlarvene fino ad oggi! Un po' per colpa dei sentimenti che sono riaffiorati e un po' per la mia stupidità! - rispose dispiaciuto – Erdie per me ed Elladan era come una sorella... aveva preso il posto di Arwen che ci aveva lasciati quando si trasferì a Minas Tirith. Aveva colmato quel posto imprevedibilmente, in pochissimo tempo. -
- Non è stata importante solo per voi! - li interruppe una voce proveniente dal porticato.
Elrohir, che gli dava le spalle si voltò, mentre Monica alzò lo sguardo. Davanti a loro vi era Glorfindel che, dopo averli salutati, li raggiunse.
- Cosa ci fai qui? - gli domandò l'Elfo moro sorpreso.
- Ho da fare alcune cose con lei! - dichiarò sorridendo – Siete pronta per gli allenamenti mattutini? - le domandò, poi.
Lei lo guardò allarmata “Perché l'ha detto davanti a lui?”.
- Allenamenti? - proruppe l'altro – Quali allenamenti? -
- Quelli a cui la sottopongo da una settimana! - gli rispose tranquillo, quindi si rivolse di nuovo alla ragazza – Che ne dite di un incontro serio? -
- Cosa?! - esclamarono all'unisono gli altri due, allibiti.
- Ma... ma non è troppo presto? Non dovreste continuare a darmi lezioni? - chiese lei, agitandosi.
Glorfindel ridacchiò divertito – Non ho più nulla da insegnarvi! Vi ho spiegato tutto quello che dovevate sapere! - la informò – Allora, accettate? -
- Ma qui? Dove tutti possono vederci? - ribatté lei ancora più scossa – Cosa dirò ai miei amici e a  mio fratello? Volete che ci litighi di nuovo? -
- Gli diremo la verità! - rispose convinto – Cosa decidete? -
- Glorfindel, no! Come può soltanto saltarti in mente una cosa del genere? - intervenne Elrohir arrabbiato – Tu sei uno dei migliori guerrieri in tutta la Terra di Mezzo... lei è solo una ragazzina! - sbottò irritato.
- Una ragazzina? Senz'altro! Ma in lei c'è molto di più di quello che tu credi! Stai a vedere e capirai! Se non fossi sicuro delle sue capacità non glielo avrei mai proposto! - spiegò con tono pacato.
Monica li stava osservando perplessa. I due avevano appena parlato in Elfico e lei non ci aveva capito niente, ovviamente. Rifletté sulla proposta dell'Elfo biondo e sospirò “E chi lo sente dopo ad Ale!” si disse mentre le labbra si contraevano in una smorfia – Va bene! - approvò.
I due si voltarono a guardarla: uno compiaciuto della risposta affermativa; l'altro le lanciò un'occhiata preoccupata, ma non disse niente.
Il primo salì le scale, afferrò qualcosa da terra che subito dopo le lanciò.
Lei afferrò prontamente al volo l'oggetto lungo e, solo dopo che lo guardò meglio, notò cosa fosse – Che ci faccio con questa? - chiese iniziando a preoccuparsi seriamente.
- Semplice... la sfoderate e la usate! - suggerì prima di atterrare davanti a lei con un salto.
- Glorfindel... - lo richiamò l'altro anche lui impensierito.
L'Elfo biondo sfoderò la spada lucente lasciando cadere il fodero a terra non badandogli – Spero che vi ricordiate degli insegnamenti che vi ho dato! - esclamò.
Monica spostò lo sguardo sull'arma che aveva tra le mani. E fu sorpresa nel constatare che l'aveva già vista: era la spada che aveva trovato nel baule una settimana prima – Anche questa era di Erdie? - domandò portando la mano destra sull'elsa. L'altro affermò e lei la sfoderò. Rimase a contemplarla alcuni istanti, prima di ritornare a guardarlo. Gettò anche lei il fodero a terra - Cominciamo! - lo esortò. Era preoccupata, ma lo sguardo che gli lanciò era determinato.

Il gruppetto di ragazzi sedeva come al solito nel loro tavolo. Ma da alcuni giorni si erano uniti alla tavolata anche Alyon, Nolon, Turion e Varnohtar: i quattro Elfi che li avevano aiutati giorni prima negli allenamenti e con cui era nato un bel rapporto.
Alessandro sospirò. Era da giorni che sua sorella non si presentava a colazione. E si comportava anche in modo strano. Sembrava sempre spossata ogni volta che li raggiungeva a pranzo o a cena. Per non parlare del fatto che non aveva più tempo di parlarle dato che la sera, appena finiva di mangiare, si fiondava a dormire. Le conversazioni che aveva con lei si limitavano a quelle durante i pasti, se poteva chiamare conversazioni quelle quattro parole che si scambiavano.
- C'è qualcosa che vi tormenta? - gli domandò Nolon, seduto accanto a lui.
Il ragazzo si soffermò ad osservarlo negli occhi grigi, poi abbassò lo sguardo nel suo piatto – Niente di importante! - farfugliò.
- Se vi fa sospirare in quel modo deve essere per forza qualcosa di serio! - replicò quello sorridendogli.
- Starà sicuramente pensando a sua sorella! - intervenne Leonardo addentando un altro pezzo di torta di mele – Non fa altro da giorni! -
L'altro lo guardò male – Sono preoccupato per lei! - spiegò seccato.
- Preoccupato? - ripeté Nolon lanciandogli un'occhiata interrogativa.
- Sì, si comporta in modo strano da quando è caduta per le scale! - riferì con aria mogia “Veramente lo fa da quando siamo arrivati!” pensò subito dopo.
- Ale, te l'ho detto... Monica non ha niente e sa' benissimo badare a se stessa! - proruppe Diana.
- Quello che mi preoccupa è la sua inclinazione a cacciarsi nei guai! - le fece presente.
- State tranquillo! E' difficile cacciarsi nei guai qui a Imladris! - esclamò divertito Turion.
In quell'istante un Elfo fece irruzione nel salone, trafelato – Correte! Glorfindel ha sfidato Dama Monica ad un duello con le spade e lei ha accettato! - annunciò.
Il salone cadde nel silenzio più assoluto per alcuni istanti. Melime sgranò gli occhi verdi incredula. Si voltò quindi preoccupata verso Elladan, anche lui allibito.
Poi improvvisamente vi fu il caos. Tutti si alzarono dalle loro postazioni e si precipitarono ai campi.
I ragazzi chiesero spiegazioni agli amici Elfi non avendo capito niente perché l'informatore aveva parlato nella loro lingua.
- Ecco... si tratta della vostra amica... - cominciò Varnohtar, ma quelli non gli diedero la possibilità di proseguire perché anche loro si alzarono da tavola e seguirono la folla.
Una volta raggiunti i campi di allenamento si affacciarono dalla balaustra e rimasero impietriti. Alessandro fissò per un lungo momento la sorella battersi a colpi di spada con Glorfindel – Qualcuno li fermi! - gridò allarmato.
- Non serve preoccuparsi, ragazzo... - proferì Elrond alle sue spalle posandogli una mano sulla spalla – Vostra sorella se la sta cavando egregiamente! -
Effettivamente aveva notato fin da subito l'abilità con cui colpiva e parava i colpi; per non parlare dell'eleganza con cui si muoveva. Un pensiero gli balenò in testa “Dove diavolo ha imparato a combattere?” si chiese stupito.
- E' da una settimana che Glorfindel le sta dando delle lezioni... - riferì l'Elfo moro come se gli avesse letto nella mente – La storia della caduta dalle scale non era vera... vi abbiamo mentito per non farvi preoccupare. -
- E come ha fatto a ridursi in quel modo, allora? - chiese Sabrina interdetta.
- Glorfindel non ci è andato molto leggero il primo giorno di allenamenti! - le rispose quello abbozzando un sorriso.
- Ma come ha fatto ad imparare così in fretta? - domandò Stefano che non aveva tolto gli occhi di dosso ai due.
- C'è molto di più di quanto crediate in lei! - dichiarò spostando lo sguardo su Elladan che aveva raggiunto Elrohir lì sotto, seguito da Melime ed Elveon.
Questo aveva un'espressione sbigottita in viso – E' impossibile! E' identico perfino il modo in cui impugna la spada, non solo i movimenti! - mormorò – Voi lo sapevate, vero? - domandò non staccando gli occhi dai due protagonisti.
- Sì! Non ti abbiamo informato perché Glorfindel pensava ti saresti opposto! - spiegò il fratello.
- Probabile! - affermò – Le ho detto tutto! - annunciò, poi.
I due lo guardarono sorpresi, prima di ritornare ad osservarli.
- Come l'ha presa? - gli chiese Melime impensierita.
- Non saprei... sembrava un po' seccata all'inizio, ma prima che potesse dirmi qualcosa è spuntato Glorfindel che le ha proposto l'incontro. - riferì.

Monica si stava divertendo. Aveva un sorrisetto compiaciuto che le incurvava dolcemente le labbra, gli occhi le brillavano entusiasti. Stava riuscendo a sostenere il ritmo dell'Elfo biondo e doveva ammettere che ne era sorpresa. Una cosa era combattere contro di lui con un bastone, tutta un'altra cosa era farlo con una spada. In un primo momento i suoi movimenti erano impacciati: aveva paura di ferirsi o ferirlo, ma poco a poco era riuscita a sciogliersi e a prendere confidenza con l'arma. E ora la maneggiava con disinvoltura. Riusciva perfino a contrattaccare e la sua mente stava cercando un modo per coglierlo alla sprovvista.
Purtroppo fu più veloce lui, approfittando di un momento di distrazione: era inciampata su un sasso che l'aveva sbilanciata tutta a destra.
Era riuscita a non cadere, ma si ritrovò comunque per terra poco dopo con la spada dell'altro puntata sul collo. Imprecò fra i denti, ansimante.
- Incontro concluso! - esclamò scostando la spada e porgendole la mano contento.
Lei sospirò e afferrò la mano rialzandosi. Distese le labbra in un sorriso, in fondo si era divertita. E poi non poteva mica pretendere di vincere contro di lui.
- Devo farvi i miei complimenti, siete stata bravissima! - la elogiò.
- Davvero? Bé... grazie! - farfugliò imbarazzata, poi spostando lo sguardo verso il porticato si fece improvvisamente seria e iniziò ad agitarsi – Ho dato spettacolo! - commentò avvilita.
Glorfindel le posò una mano sulla spalla sorridendole rassicurante e insieme raggiunsero gli spettatori.
Appena fu a pochi passi dalle quattro figure lì sotto, un euforico Elveon la riempì di complimenti. Lo stesso fecero Elladan e Melime, piacevolmente colpiti delle sue doti combattive.
- Peccato che siete inciampata, iniziavo a divertirmi! - ammise Elrohir ammiccandole.
La ragazza lo guardò spaesata. Non si aspettava una frase del genere. In effetti non si aspettava proprio niente da lui. Probabilmente il suo cambiamento repentino era dovuto al fatto che le aveva raccontato tutto - La prossima volta dovrò stare più attenta anche a dove metto i piedi! - esclamò divertita.
Gli amici la raggiunsero pochi istanti dopo e, appurato che non aveva nessun graffio, si congratularono.
- Sei troppo avventata, tu! - commentò il fratello dandole un buffetto sulla testa.
- E tu ti preoccupi troppo per me! - replicò lei assestandogli una leggera gomitata in un fianco.
- Io glielo dico sempre, ma non mi vuole dare retta! - riferì Diana.
Lei le sorrise, poi alzò lo sguardo osservando velocemente i visi del resto degli spettatori – Fatemi indovinare... - proferì rivolta ad Elrohir, ma con l'intenzione di farsi sentire da tutti – le somiglio anche quando combatto! - quello affermò con il capo – Mi ci abituerò! - commentò con un'alzata di spalle.
Quelle parole spiazzarono i presenti. Melime ne fu felice, sapeva che stava dicendo la verità e vederla finalmente serena le riempì il cuore di gioia.
Elisa le domandò a chi dovesse somigliare. L'amica le rispose che le avrebbe raccontato tutto più tardi.
Elrond stava per scendere anche lui, ma, sentendosi chiamare, dovette fermarsi e si voltò nella direzione della figura che stava sopraggiungendo. Guardò meravigliato la giovane Donna prima di salutarla.
Lei si inchinò poi prese a parlare - Finalmente vi ho trovati! Pensavo foste scomparsi tutti non avendo incontrato nessuno in giro! Che state facendo tutti qui? - proruppe interdetta.
- Abbiamo assistito ad un duello. - le rispose – Siete rientrati tutti? -
- Sì! Dove sono Elladan ed Elrohir? Devo parlare il prima possibile con loro! - informò.
Elrond le indicò con la mano il campo sotto di loro.
Quella si affacciò e scorse subito i due gemelli intenti a conversare con un gruppo di ragazzini – Mae govannen, gente! - gridò accompagnando la frase con un gesto della mano.
Tutti si voltarono all'unisono verso di lei. Glorfindel, Melime, Elladan ed Elveon furono felicissimi di rivederla.
Non dello stesso parere era Elrohir – Lastie! Cosa diavolo ci fai tu qui? - esclamò sorpreso.
Lei gli lanciò un'occhiataccia – Oh! Anch'io sono contenta di rivederti, Elrohir! - replicò ironica, il tono leggermente seccato.


SIGNIFICATO DELLE PAROLE ELFICHE:
Mellon nin: Amico mio.


NOTE DELL'AUTRICE
Rieccomi riapparire dopo mesi di assenza! Spero di farmi perdonare con la lunghezza del capitolo! :)
Finalmente sono riuscita a rivelare il motivo del comportamento di tutti nei confronti di Monica.
E poi ho dato molto rilievo a Glorfindel! Mi è venuto fuori un po' sadico, ma mi piace come l'ho caratterizzato! :) Poi spiegherò anche perché si diverte a martoriare la povera ragazza.
La domanda che vi starete facendo è: chi sarà mai la nuova arrivata? Questo lo scoprirete nel prossimo capitolo. Dove farà di nuovo la comparsa Romenwen. Alla “chi non muore si rivede!”. Sotto questo aspetto mi somiglia! :) Ma SOLO sotto questo aspetto. :P
Ringrazio tutti coloro che leggono questa storia. Sarei felice di sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere se potessi avere i vostri suggerimenti, le vostre opinioni, o anche le vostre correzioni: se qualche frase non è chiara o se ho commesso degli errori.
A proposito, ho rivisto tutti i capitoli precedenti e li ho corretti.
Poi ringrazio ancora chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti e chi tra i seguiti.  
E ora veniamo a coloro che hanno recensito, siete il mio sostegno:
Nayomi: Spero che ora ti sembri meno assurdo dell'ultima volta... a meno che non ho peggiorato la cosa e ora ti sembri decisamente molto più assurdo! :D
So che ti sarebbe piaciuto uno scontro tra Romenwen e Monica, ma dovrai accontentarti di Glorfindel. Chissà, magari in futuro potrebbe accadere. Ma non prenderlo come certo perché non so nemmeno io come si andrà a sviluppare la storia! Grazie per aver commentato lo scorso capitolo! Baci
Ramona37: Mi dispiace averti fatto aspettare così tanto, ma la mia ispirazione purtroppo va e viene! E sono di più le volte che va che quelle in cui mi ritorna! -.- E non puoi immaginare quanto questo  mi faccia rabbia! E dire che di idee ne ho tantissime! Uff!
Spero di riuscire ad aggiornare prima questa volta! Ma non ti assicuro niente! Comunque grazie per aver recensito lo scorso capitolo! :) La cosa mi rende davvero felice!
Un bacione!
Kicca
   
 
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