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Autore: Niagara_R    25/01/2011    1 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.

Il Leopardi si deprime

 

Brian stava passeggiando per gli sporchi marciapiedi di Pittsburgh, mani in tasca e pensieri per la testa.
Perché tutti pensavano che fosse depresso? Perché tutti lo guardavano sempre come se fosse un derelitto? E Liz che gli chiedeva anche perché non usciva con loro...
Lo trattavano tutti come un cane bastonato, come una moglie maltrattata, come un bambino appena diventato orfano, in quei mesi aveva suscitato più pietà lui che un qualsiasi altra pubblicità per i diritti umanitari!
Era fastidioso, irritante, lui era un uomo, e l'aver rotto con Justin certo l'aveva scioccato, ma non l'aveva distrutto, non l'aveva fatto diventare un'adolescente in crisi.
Perché invece tutti si ostinavano a pensarlo?

Forse perché, quando Justin si era messo con Paganini Jr. aveva reagito come non aveva mia fatto in vita sua?
Già. Il violinista.
Forse all’inizio si erano tutti sentiti allo stesso modo quando Raggio di Sole era fuggito dalle loro vite. Negli ultimi tempi della sua permanenza in città, Justin aveva lasciato dietro di sé molti cuori infranti, a quanto sembrava.
E l'ultimo cuore infranto, perché lui no, lui era un uomo forte, stava uscendo da una bottega a basso prezzo dove probabilmente si era comprato la cena con la sua carità.

- Mh, stasera riesci a campare? - fu il suo caustico saluto.
Quando Ethan lo vide alzò gli occhi al cielo, esasperato.
- Dì un po', mi pedini? - sbottò.
- Pittsburgh non è solo tua, amico. -
- Neanche tua. - replicò Ethan acido, per poi voltargli le spalle.
- E' così che mi ringrazi? -
- Io non ti ho chiesto niente. - sibilò voltando l'angolo.
Brian sorrise, Paganini gli stava quasi diventando simpatico.

Ethan però non sembrava dello stesso parere. Cavoli, perché si ritrovava Brian ovunque quel giorno?
Non vedeva l'ora di tornarsene nel suo appartamento.
- Ma... Da quella parte non ci sono quegli appartamenti mezzi diroccati per morti di fame? -
- Piantala. Piantala. - Ethan si voltò di scatto - Sì! Vivo in quell'atmosfera molto bohemien da morto di fame e fatico a pagare l'affitto anche per quello ormai, sì! - sospirò esasperato - Ora, tieni i tuoi commenti per te finché non giro l'angolo perché a casa c'è qualcuno che mi aspetta e muore di fame. -

- Hai un figlio? - domandò Brian. Ethan si ritrovò a fissarlo a bocca aperta.
- No, un gatto! -
- Ah, mi pareva strano. -
Ma chi gliel'aveva mandato Brian, il suo peggior nemico?!
Prese a camminare con lena, faceva sempre dannatamente freddo, e poi doveva portare almeno una scatoletta di tonno a Wolfram, altrimenti avrebbe di nuovo preso a mordicchiargli le dita dei piedi per dispetto. O magari per mangiarselo.

Arrivò al portone dove, come un essere superiore che vigilava tutto, ci stava la padrona di casa, quella vecchiaccia arcigna dallo sguardo malefico.
- Gold! Ce li hai i soldi dell'affitto? -
- Sì. Alcuni. Ho dovuto sistemare alcuni conti e... -
- Vedo che i soldi per la spesa gli hai trovati, però! -
- Ma... Mi scusi, eh! -
Vecchia orrenda.
- Comunque... quanti sono? - mormorò prendendo il portafogli.
- Per oggi e domani sono 80 dollari. Voglio essere magnanima. -
No, vuoi essere una merda.

80 dollari fortunatamente li aveva racimolati in un modo o nell'altro, miracolosamente avrebbe detto. Tirò fuori qualche banconota striminzita, e stava per allungarle alle mani scheletriche rapaci della strega, quando Brian gli spuntò magicamente alle spalle, come ultimamente faceva sempre.
- Per la fine del mese invece quant'è? - domandò a bruciapelo, al che si voltarono entrambi verso di lui.
La donna squadrò la sua giacca italiana con scetticismo.
- Duecento. -

- Tenga. - disse prendendo il portafogli e porgendo alla donna due banconote da cento.
- Bene. - sorrise lei guardando i soldi - E tu. - indicò Ethan - Non tollero più ritardi. - e si allontanò, entrando nel proprio appartamento.
Ethan stava ancora fissando Brian. - Ti aspetti i miei più sentiti ringraziamenti perché continui a scucirmi soldi? -

- Ehi, ti ho detto qualcosa io? -
Ethan sibilò a mo' di serpe, infilandosi nel corridoio e poi alle scale.
Lo detestava, lo detestava sul serio. Perché non riusciva a levarselo dai piedi? Perché gli stava pagando tutte quelle cose, perché faceva tutto il gentile? Cosa voleva da lui?
Infilò la chiave nella serratura ed entrò sbattendo la porta, era di cattivo umore.
Solo l'arrivo di Wolfram riuscì a strappargli un sorriso, gli aprì immediatamente una scatoletta di tonno, e il micio lo ringraziò con qualche sonora fusa.

- Meno male che ci sei tu Wolf... - sospirò mentre posava il sacchetto nel tavolo della cucina/soggiorno/camera da letto.
- Continuo a incontrare questo tipo impossibile... E il brutto è che è grazie a lui se possiamo rimanere qui per ora! -
Si sedette sul letto e accarezzò lievemente la custodia del violino, ripromettendosi che in qualche modo il denaro lo avrebbe restituito. Non voleva debito con Brian Kinney.
- ... Devo cercare un lavoro. - si rassegnò abbattuto, prendendo il giornale e cercando la pagine con gli annunci., già segnate con pennarelli rossi e verdi dai falliti tentativi.

Qualcuno bussò alla porta.
C'era bisogno di chiedersi chi fosse?
- Levati dai piedi! - esclamò il ragazzo.
- Ehi, ma lo sai che hai gli scarafaggi che ti girano per il corridoio? - disse la voce di Brian attutita dall'uscio. Ethan rabbrividì, lui gli scarafaggi non li poteva soffrire, gli veniva l'orticaria isterica solo a pensarci.
- Che vuoi?! I duecento dollari te li ridarò! ... Certo, con un po' di pazienza... -

- Aprimi. Credo che in questo momento uno scarafaggio si sia infilato sotto la fessura della tua porta... -
- No! - gridò quasi con voce acuta aprendo la porta, per poi vedere spuntare un sorriso irritante sul volto perfetto di Brian.
- ... Sei odioso... - sbottò Ethan facendosi da parte a malincuore.

- E tu sai essere adorabile quando non mordi o non ringhi o non sputi cattiverie. -
- Ma vaffanculo! -
- Appunto. -
Brian si guardò un po' attorno, facendo un rapido giro d'occhi.
- Ma questa sarebbe casa tua? -
- Sì, lo è. -
Anche Wolf rispose con un miagolio, come per affermare la veridicità di ciò.
- Carina... Rustica. Un po' decadente. Fa molto diciannovesimo secolo. - annuì Brian assumendo un'espressione professionale.

- Sei libero di dire che fa schifo, sai? Non mi offendo mica. - Si piegò per prendere il piattino lasciato vuoto dal gatto e lo mise nel lavandino, non aveva proprio voglia di lavare piatti - Perché sei sali... - Si bloccò nel vedere una scena raccapricciante.
Wolfram, quel traditore del suo migliore amico di un gatto, si stava strusciando beato contro la gamba di Brian.
- Anche i gatti riesci a traviare?! -

Brian si chinò ad accarezzarlo, e lui sembrò apprezzare parecchio, fuseggiando amorevolmente e intrecciando la coda col suo polpaccio.
- I gatti mi sono sempre piaciuti, non sono stupidi come gli altri animali, o come le persone. - sorrise Brian.
- Vedo che hai una grande considerazione per la tua razza. - sibilò Ethan. Non si sentiva a suo agio con quel tipo in casa, ma Wolf non sembrava allarmato, lui si accorgeva sempre se c'era qualcosa che non andava.
La faccenda puzzava sempre di più.
- Mi spieghi perché ti sei attaccato a me? - domandò appoggiandosi al bancone della cucina aperta.

- Non mi sono attaccato. - replicò l’altro, alzandosi, lasciando un alquanto triste Wolfram che lo seguì naso per aria - Diciamo che, pur col tuo carattere arrogante e da ragazzino, al momento sei migliore di quei samaritani dei miei amici... Sai, quando ti soffocano... è una cosa che trovo insopportabile. -
Ethan lo guardò coi suo grandi occhi scuri - Trovi fastidioso che qualcuno si preoccupi per te? -

- Sì. -
Ethan sbatté le palpebre, sorpreso.
Che strano.
- Lo stanno facendo per il tuo bene. -
- Ci penso già io al mio bene. - dichiarò lasciandosi cadere sul letto, che immancabilmente cigolò liberando una nuvoletta fine di polvere. Wolf gli salì in grembo - Non ho bisogno di gente che mi guardi come se mi avessero dovuto amputare il cazzo. -
Il ragazzo non rispose immediatamente, troppo occupato a chiedersi per quale motivo avesse una cosa in comune con uno come Brian lo stronzo.
Anche lui detestava la carità gratuita, gli occhi languidi pieni di orrida compassione, detestava quando la gente lo trattava come un bambino sperduto, come se fosse la persona più sfortunata del mondo.
Era irritante, patetico.

- E' come se potessero capire tutto e risolvere ogni cosa con qualche parola. Non sanno come è veramente... - Brian lo fissò, e rimasero in silenzio per qualche secondo.
- Beh... Bene. - Il ragazzo aprì il frigo, dando le spalle a Brian - Vuoi qualcosa da bere mentre fai innamorare il mio gatto che presto mi lascerà? Ho acqua... Acqua, birra calda e acqua. -

- Tu sì che sai far sentire a casa un ospite. - sorrise l'uomo lasciando vagare lo sguardo, e incontrando il giornale aperto sulla pagina delle offerte di lavoro - Vedo che la tua arte non basta a coprire le spese dei tuoi lussi. -
- L'arte non ha mai pagato un bel niente. - commentò passandogli una lattina di birra di una marca mai sentita prima - Le fortune più grandi sono state assegnate postume... In vita non si è mai abbastanza bravi per essere qualcuno, ma quando muori sembra che tutti ti amino alla follia. -
- Ecco perché ho frequentato un college che insegnasse qualcosa. -

- Guarda... Sentivo che avresti detto una cosa del genere. Ma al contrario di te, il mio mondo è molto più vasto del tuo. La mia creatività e la mia immaginazione non riusciresti a capirle mai. Per te non può significare nulla. Ma per me è molto. Tu ti limiti a pensare cosa potrebbe invogliare la gente a comprare un prodotto. I miei pensieri non si basano sull'essere materialistico. - Si voltò e andò al comodino, prese il suo vecchio cd, quello che aveva dedicato a Justin, e lo sventolò sotto il naso di Brian - Questo è talento e passione. Una cosa che si nutre fin da piccoli e che certo non trovi nelle tue scuole che ti portano a qualcosa. Anche se in queste condizioni, io sono felicissimo dell'innata bravura di cui sono dotato. -

E gettò via il disco con un disprezzo misto a rispetto. Lui era in grado di fare quello, e anche molto di più.
- L'arte non si compra, non si impara, non si esaurisce né si trasmette, è qualcosa di viscerale, ci nasci e ci muori, e non puoi farci niente. -
Brian arricciò le labbra in un modo quasi adorabile. Sorrise abbassando lo sguardo, accarezzando il micio, a cui sembrava non fregare niente quel bel discorso sul talento.
- Tutti nascono con qualche talento. E' solo che spesso si è talmente condizionati da non svilupparlo come si dovrebbe. - disse dopo qualche minuto, tornando a guardare Ethan - Anch'io ne ho uno. E sono il migliore. -

- Oh sì. - annuì Ethan guardandolo dritto negli occhi - Hai un gran talento a portarti a letto ogni gay di Pittsburgh e non beccarti niente. Ma forse più che talento, il tuo è solo culo, mister grande pubblicitario. -

- La seduzione è un talento che tu non puoi immaginare. - sorrise lui allusivo - Guardare una persona negli occhi e farla cadere in ginocchio, nessuno ci riesce come ci riesco io. - affermò con lo sguardo languido, determinato, sicuro di sé - Puoi chiedere anche al primo che passa. Sta sicuro che me lo sono fatto. -

- Non credo che faticherei a trovare qualcuno che ti sei fatto. Non è che ci sia così da vantarsene. - Si allontanò da Brian - Vista la tua età potresti anche darti una calmata e comportarti in modo maturo. -

- Io ho appena trent'anni. - scandì in tono reciso. Ethan sorrise sotto i baffi. Allora anche Brian Kinney aveva un punto debole. Debolissimo.
- Gesù è morto a trentatre... Comincia a fare testamento, redentore degli astinenti. -
- Ha parlato il Paganini dei morti di fame pezzenti. -
- Mi hai seguito fino a qui per insultarmi?! -

- No, anche se è divertente vedere come perdi le staffe facilmente. -
- La vuoi smettere per cinque secondi e dirmi perché mi hai seguito in casa?! Volevi un ringraziamento diretto per i soldi? GRAZIE! Ecco! Stai tranquillo, non voglio avere debiti con te. Cercherò di restituirteli il prima possibile appena trovo qualcosa! -

- E speri davvero di trovare un lavoro su questi giornaletti? - replicò Brian ironico - Ti avverto che qui puoi trovare massaggiatrici, travestiti e auto usate, non un lavoro, non rispettabile almeno. -
Ethan lo squadrò senza dire una parola.
- Ti diverti a infrangere le mie aspettative? -
- Abbastanza. - ammise lui con un sorriso, e Wolfram miagolò con assenso - Io forse potrei trovarti qualcosa. -
- L'ho già sentita questa solfa. - ribatté Ethan alzando molto vezzosamente un braccio - Hai fatto la stessa cosa con Justin, quindi no grazie! -

- Oh no. No, no. - Brian scosse la testa continuando a parlare come se avesse davanti un bambino scemo - Lui aveva bisogno di un lavoro per sentirsi realizzato. Tu per non morire rosicchiato dai topi. -
- Perché dovresti... Cercare di trovarmi qualcosa? Perché sembra che stai cercando di tirarmi fuori dai guai... Io... - Ethan si passò una mano tra i capelli neri - Io non ti capisco per niente. -

- Non sei il primo che me lo dice. - Nessuno nella stanza se ne stupì - E poi io non ho detto che te l'avrei trovato con certezza. Posso solo provarci. In fondo Hitler odiava tutti gli artisti. Tante cose non sono affatto cambiate, oggigiorno. -
Il ragazzo lo squadrò scettico, gli sembrava di parlare con un astruso personaggio di un romanzo surrealista.
- Senti... Fa’ quel che ti pare. Basta che la smetti di seguirmi e di capitarmi sempre fra i piedi. Non ti sopporto. -
- Sei tu che ti metti sempre in mezzo. - sorrise Brian alzandosi, Wolf non ne fu affatto contento - Vero micio? -
- Meow! -
Traditore d'un gatto...

- Vuoi che ricapiti qui a caso per darti l'eventuale notizia? Magari quando sei appena uscito dalla doccia... -
- Alt. Fermati. Non mi prendere ancora per il culo. - Lo lasciò sulla soglia e andò al tavolo a scribacchiare velocemente qualcosa su un pezzo di carta azzurro.
- Il mio numero di telefono. Preferisco. -

- Quanto sei professionale... - lo prese in giro.
- E tu sei un maledetto cazzone. E adesso fuori dai piedi, devo suonare! -
Fu così che Ethan cacciò Brian dal suo sgangherato appartamento, salutandolo parecchio frettolosamente, e richiudendo immediatamente la porta.
Sbuffò quando finalmente sicuro di non venire più interrotto, girovagò sul pavimento raccattando il cd che aveva gettato e il giornale con le offerte di lavoro.
Brian aveva ragione, lì al massimo si sarebbe potuto prostituire.
Alzò gli occhi al cielo pregando una qualsiasi entità di regalargli un po' di fortuna, sentiva di averne un disperato bisogn...
Cacciò un urlo poco virile quando uno scarafaggio sfrecciò per terra, e Wolf gli intimò di stare zitto con un miagolio sommesso.

 

 

.Continua.

 

 

 

Ringraziamo di cuore ogni persona che ha commentato, nonché chi ha messo questa storia tra le preferite, le seguite o da ricordare, siamo molto grate, e speriamo di non schifarvi troppo col pairing!XD

 

By Livin Derevel e Alty.U____U

   
 
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