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Autore: Niagara_R    18/01/2011    7 recensioni
Brian Kinney è depresso. Così almeno affermano con convinzione tutti quelli che lo conoscono, preoccupati per lui dopo che Justin se n'è andato lasciandolo solo.
Brian Kinney non si sente affatto depresso, e preferirebbe non sentirsi compatito ogni giorno che passa, quindi gli serve un diversivo, un passatempo, qualcosa, o qualcuno, che riesca a distrarlo dalla monotonia, e magari che lo diverta anche un po'.
Ma non si può mai dire cosa accade quando due caratteri un po' troppo simili si vengono ad incontrare...
Da Livin Derevel e Alty, una storia no-Britin, chi non è interessato può tranquillamente non leggere!XD
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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1.

Il Leopardi si Deprime

 

Non si poteva certo dire che quelli fossero gli anni d'oro di Ethan Gold, ironia sul nome a parte, visto quel che era accaduto.
Non aveva avuto il successo sperato neanche dopo essere stato chiamato da quel famoso produttore canadese. A quanto sembrava, c'erano violinisti molto meno in gamba di lui ma molto meno costosi, che gli avevano soffiato il posto, il sogno, il tempo. E anche la vita sentimentale era stata uno schifo.

Dopo aver tradito miseramente Justin, ed essersi comportato in modo così umiliante per essere perdonato, aveva ripercorso i suoi passi, i mesi che erano trascorsi e le esperienze che aveva vissuto gli avevano in un certo qual modo spiegato gli errori che aveva fatto, si era comportato da meschino con Justin, forse uno dei pochi che gli aveva voluto bene sul serio.

Ma ormai era andata, era cresciuto, era acqua passata, anche se Ethan non aveva più trovato qualcuno con cui valesse davvero la pena di fare sesso, né tantomeno di cui innamorarsi. Certo, il piacere della carne andava assecondato, ma a lui non bastava solo quello. Almeno un po’ di dialogo ci voleva, dannazione. Per questo si chiedeva come diavolo avesse fatto a mettersi per tutto quel tempo con Justin, che di argomenti di conversazione ne aveva veramente pochi.

Justin era... Justin era Raggio di Sole. Era piombato nella sua vita illuminandola all'improvviso, abbagliandolo senza chiedergli il permesso, e l'aveva trascinato verso il sole, verso un fuoco bollente, e Ethan sapeva che prima o poi ci si sarebbe scottato.
Ma lui era l'uomo delle sfide, chi era Justin per intimorirlo? Nessuno. Assolutamente lo stesso nessuno che l'aveva preso, usato, gli aveva strappato il cuore, lo aveva disegnato, storpiato, e poi l'aveva gettato come un metronomo rotto.

Non era certo bastato un ragazzino che gli correva dietro al culo, ed era perennemente attaccato al pisello del gay più desiderato di Pittsburgh, a farlo deprimere. Lui si era rialzato a si era ripreso, diventando ancora più forte e tenace di prima.
- Non può darmi la sfratto! - sbottò alla padrona della bettola dove abitava - Ho sempre pagato in anticipo e ... -
- Gli ultimi mesi no. Niente soldi, niente stanza. Se mi dai un anticipo posso farti rimanere ancora un paio di notti. -
Ed eccolo di nuovo a suonare il violino al freddo, ma stavolta veramente per sopravvivere,visto che i genitori l'avevano bellamente mandato a quel paese visto l'insuccesso musicale, tagliando i fondi, ribattendo per l'ennesima volta che idea assurda fosse quella di vivere suonando il violino.

Fottuto, fottuto, fottutissimo freddo. Quanto odiava l'inverno.
Aveva le dita intorpidite, sbagliò anche qualche accordo, ma nessuno se ne accorse, come avrebbero potuto in fondo, quei plebei infagottati e carichi di regali che si fermavano a fissarlo come oche davanti ad uno specchio?
Gente che non avrebbe compreso la sua arte nemmeno se avesse spiegato loro tutte le cose che non sapevano, erano attratti dalle note così come erano attratti dal profumo di miele del forno. Nient'altro che un fenomeno per raccogliere monetine.
Com'era caduto in basso.

Questa volta non c'è nessun Brian Kinney a buttare cento dollari nella custodia, eh?
Sebbene fosse orgoglioso, sentiva che in quel momento avrebbe potuto fregarsene benissimo. La cosa più importante per lui in quel momento era tornare a casa e tentare di scaldarsi per evitare un assideramento. Aveva le mani che tendevano quasi al viola, ormai.
Chissà quanti gradi sotto lo zero c'erano, e nella custodia ancora troppi pochi soldi per andarsene.

Quella era forse la prima volta che aveva davvero paura di non riuscire ad andare avanti solo con le proprie forze.
La musica finì, aveva saltato un pezzo perché le mani non avrebbero retto oltre, la folla applaudì, naturalmente non si era accorta di nulla, e nella custodia del violino cascarono tante monetine, quarti di dollari, dollari, intravide immediatamente una salvifica banconota da cinque.
Non si sforzò nemmeno di ringraziare il pubblico, quella mattina non si sentiva affatto magnanimo.
Rabbrividì e decise che per un po' sarebbe andato a rintanarsi in un locale, almeno per ritrovare il contatto con le proprie dita dei piedi.
Finché non si accorse che qualcuno era rimasto accanto a lui, a fissarlo come un gufo impagliato.

No, doveva ignorare quella figura molesta. Raccolse la custodia e si diresse verso il primo bar che trovò aperto. Peccato che una lucina nella sua mente gli ricordò che quello era il locale frequentato da tutti gli amici di Justin, e dove appunto il suo ex aveva lavorato.
Anche se era sua libero diritto entrare lì, non credeva fosse il caso.
- Cazzo! - esclamò esasperato anche dal troppo freddo.

- Dubbi esistenziali? - domandò una voce che conosceva. Che conosceva fin troppo bene.
Alzò gli occhi al cielo, ormai era fregato.
Si voltò lentissimamente ripetendosi in testa una nenia interminabile sperando di farlo sparire con la forza del pensiero.
Col cavolo che funzionò.
Ma 'fanculo.
- Io non mi posso permettere giacche firmate come le tue. Quindi la mia fa leggermente freddo. - dichiarò secco, sperando di risultare acido e velenoso. Più che altro sembrava solo infreddolito.
Brian era bello come sempre, forse addirittura di più dell'ultima volta in cui si erano incontrati.
Belle labbra, bella pelle, bei capelli, bel portamento. Cosa non aveva di bello, quel mezzo busto?!

- Pensavo che a quest'ora fossi ad ammaliare grandi folle col suono del tuo violino in famosi teatri, e non per strada come un qualsiasi straccione. - rispose lui, evidentemente divertito dalla cosa.
- E io pensavo che fossi a scopare Justin, ma ehi, ci si sbaglia, no?! -

- Stai tremando o è Parkinson precoce? - lo apostrofò Brian, sempre simpaticissimo.
Ethan fece una smorfia, la lingua era intorpidita, altrimenti gliene avrebbe dette di cotte e di crude. Ma la stagione era decisamente contro di lui.
- Freddo. - ammise senza guardarlo, e il secondo dopo stava praticamente marciando lungo la pedonale alla ricerca del bar più vicino, o almeno di un posto col riscaldamento.

- Credo che la tua situazione attuale sia una delle più divertenti. Più di quanto avessi immaginato, in effetti. -
Ethan si fermò, e si voltò verso Brian guardandolo alzando il viso.
- Senti... Credo di essere già stato punito abbastanza per qualsiasi cosa possa aver fatto al tuo ragazzo. - pronunciò la parola con una smorfia - Le tue battutine risparmiale, o fa qualcosa di buono una volta ogni tanto e butta qualche soldo per la mia musica. In fin dei conti, tu sei un bastardo quanto me. Ma tu sei Brian Kinney e ti si perdona tutto. Io sono solo il violinista da quattro soldi che ti ha portato via Justin e l'ha fatto soffrire. Beh,sai una cosa? Non l'ho minacciato con una pistola alla tempia per farlo venire nel mio letto! -
Si stava animando e di conseguenza scaldando. In fin dei conti, incontrare Brian qualcosa di buona l'aveva portato. Finalmente poteva buttare fuori quelle parole che si teneva da troppo dentro.

- E se proprio non ti va a genio quello che ho fatto, allora denunciami! O picchiami, tanto per la gente coi soldi non fa alcuna differenza, tanto per loro non cambia mai niente, siete tutti solo dei gran... -
- Ehi, frena! - lo interruppe Brian alzando le mani a mo' di arresa - Io ho solo detto che sei divertente, nient'altro! -
Ethan chiuse la bocca diffidente, il sorriso di Brian non gli era mai piaciuto. O meglio, l'aveva sempre trovato esageratamente eccitante, ma tanto quanto stronzo. Quelli come lui con una mano accarezzavano e con l'altra pugnalavano, e sempre con un bel sorriso smagliante.

- Effettivamente, stai davvero gelando. Perché non entri a bere qualcosa di caldo? Almeno per oggi potresti dire addio alla tua fonte di guadagno. - Fissò le mani di Ethan, protette da guanti senza dita che potevano comodamente sciogliersi per poi essere lasciate libere di suonare. Il ragazzo doveva essere proprio senza soldi visto che erano gli stessi dell'altra volta. Parecchi mesi prima.
- Qui? No. - disse guardando, lievemente intimorito dalla figura di Debbie che serviva ai tavoli - Qua voi fate combriccola. Sono abbastanza umiliato ultimamente per sopportane ancora solo un'altro po’! -

Brian sorrise grattandosi il mento, lui invece indossava dei guanti di pelle che a occhio e croce dovevano valere minimo cento dollari.
- Allora ti porto in un posto dove nessuno ti può conoscere. Un posto molto etero. - E si avviò per il marciapiede con tutta la tranquillità del mondo. Ethan non lo seguì - Che fai, vuoi morire assiderato? -
- Perché stai facendo finta di aiutarmi? Vuoi prendermi per i fondelli per l'ennesima volta? -
Brian rise di nuovo. Stavolta un po' più caustico. Tornò sui propri passi, e si fermò a qualche centimetro da Ethan.
- Senti, ragazzino, ti faccio notare che io e Justin ci siamo lasciati. E non in buonissimi rapporti. Quindi se ti sto offrendo una mano non è perché voglio farti chissà cosa, voglio solo cercare di essere gentile con quel fottuto prossimo che ogni fottuto giorno mi perseguita. Ok? -
Molto eloquente.

Lasciati?
Quello era un argomento interessante. Prese la custodia col violino e si avvicinò a Brian.

- Lasciati? Vi siete mollati dopo tutte le storie che mi ha fatto su come tu fossi un dio, e su come vedesse voi due che scopavate ovunque quando girava a casa tua a raccogliere le ultime cose? Sai, non sono esattamente delle parole molto gentili per essere mollati ma.. wow. - ridacchiò - Gli hai infranto il cuore oppure il grande Brian Kinney si è preso un due di picche? -

- Questi non sono cazzi tuoi, strimpellatore. - replicò secco - Ma se vuoi, l'offerta per un pasto caldo non in un centro d'accoglienza per barboni, è ancora valida. - E gli voltò le spalle, stavolta a passo più spedito.
Ethan non era ancora del tutto sicuro, ma quella proposta lo allettava più di qualunque altra cosa, inoltre era proprio curioso di sapere cos'era successo a quei due.
Strinse la custodia e gli corse dietro.

- Ci sono delle condizioni, ragazzino. Io ti offro il pranzo, e tu stai zitto. Per tutto il tempo. Ok? Annuisci per farmi vedere se hai capito, o il freddo ti ha paralizzato il cervello? -
Ethan annuì con una strano sorriso continuando a camminare in silenzio per cinque minuti buoni.

- ... E’ stato lui, eh? -
- Quale significato sconosciuto ha la parola zitto per te? -
Ethan non demorse.

- Sono un buon ascoltatore, sai... Poi, oltre al pasto, se vuoi fare il buon samaritano questo racconto me lo dovresti proprio. -

- Io non sono un buon samaritano, io sono lo stronzo che fa cadere il povero storpio rubandogli il bastone. -
- Non avevo dubbi su questo. - sibilò Ethan malizioso - Ma ormai il discorso l'hai iniziato, non sta bene non finirlo. -
- Non sta bene nemmeno chiedere l'elemosina per strada, quello non lo fanno nemmeno le battone. -
Colpito e affondato.
Ethan chiuse la bocca, non si poteva certo dire che Brian non avesse il dente avvelenato. Di avvelenata lui aveva tutta la dentatura.

Brian afferrò Ethan per il bavero e lo trascinò dentro un locale abbastanza piccolo, ma pieno di gente in giacca e cravatta, compresi di ventiquattrore e telefoni auricolari, tutti eleganti e dai completi firmati, mentre lui si sentì un pezzente fuori dalle righe, col suo giaccone logoro, i jeans strappati, non perché andava di moda, e una custodia sporca e sbeccata di violino.
Lo stronzo alla fine era riuscito ad umiliarlo comunque.
- Non ti preoccupare di cosa pensa questa gente, hanno camion di letame da smaltire alle loro spalle, non badano ad un ragazzo povero. - gli disse Brian mentre si avviava ad un tavolo a testa alta. Ethan lo seguì, a testa bassa.

Fanculo.
Brian si tolse il cappotto e lo porse al cameriere. Tutto del suo completo gridava Armani.
Anche Ethan si tolse la giacca rimanendo nel suo ben semplice maglione nero e fece per darla al cameriere, che lo superò portando il cappotto di Brian all'attaccapanni.
- Ehi! -

- I più bastardi del mondo, i camerieri. - chiosò Brian sedendosi tranquillamente.
Ethan sbuffò seccato, ammucchiando la sua roba accanto a sé, tenendo sempre religiosamente da parte il violino.
- Lo sapevo che avresti trovato il modo di fregarmi. - sibilò irritato.
- Fregarti? Io frego i clienti danarosi e ingenui, non gli sfigati squattrinati. - rispose con un sorriso altezzoso, che Ethan detestò - Cosa vuoi mangiare? -
- Non c'è un po' d'umiltà? -
- Non credo, ma si può sempre far arrivare. -
- Bene, allora ti consiglio di prenderne una doppia porzione! -

- I ragazzini di oggi... - Brian scosse la testa, sempre con lo stesso sorriso - Non hanno ricevuto abbastanza sculacciate da piccoli. - Prese il menù e lanciò un’occhiata al ragazzo - Forse potrebbero piacerti. -
- Dio, quanto sei stronzo! Cosa ci trovava di così buono in te quel coglione di Justin?! -
- Ah-ehm, signore... - Il cameriere bisbigliò a Brian - Non potrebbe chiedere al suo, ehm... - Studiò Ethan con una squadrata complessiva - ... amico di controllarsi? Così disturba i clienti... -
- Ehi, ci sento benissimo! Puoi anche dirlo in faccia a me,amico. -

- Il mio amico è un tipo focoso. - sorrise Brian, che allungò al cameriere in livrea una banconota - Faccia finta di niente, e i clienti non diranno una parola. -
- Perfetto signore, quando siete pronti per fare le ordinazioni chiamate! - esclamò quello con un rinnovato sorriso a trentadue denti più quelli del giudizio, falso e ipocrita come un'attorucola di serie B.
Ethan emise un verso di esasperazione.
- I soldi possono comprare persino la stima, bizzarro, vero? - commentò Brian sfogliando il menù.

Ethan prese il menù, corrucciato più che mai. Qualche volta poteva comportarsi infantilmente, no? E allora avrebbe scelto i piatti più costosi, cosa che a Brian non avrebbe cambiato nulla, ma almeno avrebbe avuto un po’ di soddisfazione.
- Uh . Carne Italiana. Fiorentina. Credo prenderò quella per secondo. E una zuppa calda. Devo scaldarmi. O morirò. La numero cinque sembra deliziosa. -
E certo che lo era, visto che era quella col prezzo scandalosamente più alto.

- Non sei così stupido come sembri. - rise Brian. Che simpatico.
- Tu invece sei stronzo quanto sembri, e anche di più. - ribadì velenoso.
- Non sei il primo che me lo dice, comunque grazie. -
Il cameriere voltagabbana tornò senza aver perso quel sorriso da maschera di cera, prese le ordinazioni, e consigliò loro un vino rosso piuttosto costoso.
Vino? Erano appena le due di pomeriggio.
- Allora, Ethan... - Brian calcò su quel nome come per fargli capire di essere fiero di averlo finalmente imparato, dopo tante storpiature - Cosa fai di bello, oltre elemosinare e strimpellare? -

- Continuo a scrivere melodie per il mio violino e cerco di sopravvivere senza soldi, grazie. -
Si, il vino ora era sicuramente gradito.
- Cercare un lavoro non sarebbe una brutta cosa. -
- Il violino è il mio lavoro e la mia passione. -

Brian sospirò imitando un fare sognante.
- I sogni... Quando hai in programma di crescere? -
- Solo perché tu sei più arido di un deserto africano non vuol dire che tutti debbano essere come te. - replicò Ethan - Alcuni nascono con un potere che nessun altro ha, alcuni hanno talento. E non mi stupisce che tu non riesca a capirlo. -
Brian sorrise ma non disse nulla. Il cameriere arrivò lesto e gaudioso, posando i piatti sul tavolo e stappando la bottiglia di vino rosso, servendola in calici trasparenti. Ethan era decisamente fuori posto.

Iniziarono a mangiare in silenzio, ma il ragazzo poteva continuare a sentire su di sé lo sguardo divertito e compassionevole dell'altro.
Era finalmente arrivato alla bistecca e al suo terzo bicchiere di vino quando Brian decise il momento peggiore per riprendere a parlare.
- Se al tempo avessi accettato il lavoro che ti avevo offerto, ora potresti avere qualcosa da parte. -
- Al tempo non potevo accettare. Ma tanto so che lo facesti apposta. -
- Ormai sei come un morto di fame. L'unica possibilità per non morire congelato sarebbe andare a battere per strada o vendere quel violino. -
Ethan alzò lo sguardo e trafisse Brian, o almeno cercò di farlo.
- Cosa c'è? Ti ho insultato per caso? -
- No. No. Mi sono insultato da solo ad essere venuto qui con te, incuriosito dalla tua storia con Justin e attirato solo da un po’ di caldo. - Posò la forchetta e recuperò la giacca, se la infilò malamente, riprendendo la custodia del violino.
- Non è stato un piacere. - dichiarò alzandosi e allontanandosi - La zuppa era una vera schifezza. - sbottò al cameriere, prima di lasciare la sala.

Uscì di nuovo al freddo senza nemmeno essersi rimesso la cuffia, lo shock termico gli fece venire un cerchio alla testa, ma che importava.
Aveva tutta l'intenzione di tornare al suo appartamento e mettersi a suonare fino a farsi sanguinare le dita.
Era il suo unico modo di sfogarsi, non potendo distruggere cose, o prendere a cazzotti persone.
Quanto odiava quel mondo, lo detestava.
Perché non era partito per l’Italia, come il suo professore gli aveva consigliato? In Europa, la culla della civiltà, quelli come lui avevano diritto a borse di studio, aiuti, sostentamenti, mentre lì in America era trattato alla stregua di un qualsiasi collegiale sfigatello che studiava matematica quantistica.

Avrebbe anche voluto versare in faccia un bicchiere di vino a Brian, macchiandogli la sua costosa camicia.
Per fortuna dei duo l’uomo maturo era rimasto lui.
Si guardò nel riflesso di una vetrina e quasi si compatì. Come si era ridotto? Ormai neanche riusciva più a mascherare la tristezza.
C'era solo un modo per tirarsi un su. Suonare.
Se qualcuno lo chiamava Paganini Jr, anche se in modo dispregiativo, c'era un motivo.
Paganini fu.
Riposò la custodia sul marciapiede e si posizionò, iniziando a suonare La Campanella. Anche se nessuno avesse messo soldi, non gli sarebbe importato. Quello era il suo piccolo momento per riprendersi.

Quante cose aveva perso ormai... Justin, gli studi, la fiducia in se stesso... Gli rimaneva solo il suo talento, il suo cuore che batteva all'unisono col muscolo cardiaco, era il sangue che gli scorreva nelle vene, il fluido vitale che lo metteva in piedi la mattina e gli ricordava di essere il genio, lui, nessuno era come lui, tutti potevano permettersi di dire su di lui qualunque cosa, ma sapeva di essere il migliore, sempre e comunque, e prima o poi anche il mondo se ne sarebbe accorto.
Ogni individuo sulla terra l'avrebbe adorato, o odiato.
Odiato, perché odiare equivaleva ad amare, ci voleva furore e passione per farlo, e non importava in che senso, importava il sentimento.
E la sua arte era in grado di suscitarne in chiunque.

Quando terminò il brano e riaprì gli occhi si ritrovò nel mondo freddo e grigio che non aveva niente a che fare con quello splendido in cui entrava quando suonava. Era stufo. Voleva un'altra possibilità Per lui. Per la sua musica. Sentiva di meritarla. Sapeva di meritarla.
Abbassò lo sguardo e vide nella custodia del violino aperta a terra, oltre che a spiccioli e banconote da un dollaro, una da cento.
E’ diventata la sua firma, per caso?

Si guardò intorno per cercare Brian con lo sguardo, ma non vide da nessuna parte il suo bel giaccone griffato.
Alzò le spalle, in fondo era meglio così, l'unico snob che Ethan sopportava era la sua immagine riflessa nello specchio, e quella bastava per tutta una vita.
Raccolse i soldi, il violino e s'incamminò verso casa, internamente soddisfatto per quella giornata.
Aveva pranzato a sazietà e probabilmente gli sarebbe bastato anche per il giorno dopo, aveva racimolato qualche denaro per pagarsi una parte dell'affitto, e gli piaceva suonare.
Ottime cose.
***

- Ti sto dicendo che dovresti uscire un po’ di più. Ma con noi! - reiterò Liz per la decima volta quella mattina, mentre seduta a tavola guardava Gus tra le braccia del padre - Puoi tranquillamente continuare col tuo stile di vita e tutti i tuoi uomini, ma questa cosa di Justin non è passata, e lo sai. Siamo tutti preoccupati. Micheal in primis. -

- Preoccupati? Dite pure che siete tutti dei ficcanaso. -
Melanie sbuffò mentre passava per il soggiorno infilandosi un orecchino, Brian la ignorò bellamente, sussurrando paroline a Gus sul fatto che nella vita era sempre meglio farsi i fatti propri.
- BRIAN! -
- Eh?! -
- Da quando tu e Justin vi siete lasciati non fai altro che lavorare e scopare con degli sconosciuti, credi che sia normale?! -
- Per lui lo è sempre stato. - rispose Mel al suo posto.

- Melanie... non ora! - la riprese Liz - Sul serio, Brian. Non vogliamo che ritorni allo stato in cui ti eri ritrovato quando vi eravate allontanati la prima volta! Ricordi come sei piombato alla festa del compleanno di Gus? Del pugno che hai dato a Micheal? -

Brian alzò gli occhi al cielo.
- Da quanto io e Justin ci siamo mollati? Da sei mesi e anche di più. Ho fatto qualcosa di strano? No. -
- E' stato Justin a mollarti. - precisò Mel.
- Melanie! - la rimbeccò Liz, poi riportando l'attenzione su di lui - Non m'importa da quanto non state insieme, è con noi che non stai più. -

- Credo di essere abbastanza adulto per uscire con gli amichetti tutti i giorni, sapete? -
- Dio, quanto sei stronzo. - sibilò Mel alzando gli occhi al cielo, sistemando la ventiquattrore.
- Mel! - Liz guardò la compagna indicando il bambino - Non dire queste parole davanti a Gus! -
La donna sbuffò e poi tornò a rivolgersi a Brian.

- Sai Brian, fosse per me ti lascerei libero di fare quello che vuoi. Ma il tuo atteggiamento di menefreghismo fa soffrire tutti. In particolare Liz e Micheal. Non ti chiedono poi molto. Solo di stare con loro. Vuoi Debbie ogni santo giorno a casa tua? -

L'interessato alzò sia gli occhi che le orecchie, teso.
- Debbie? -
- Sì, Debbie. - ribadì Mel - Mikey è preoccupatissimo per te, quindi è ovvio che Debbie abbia deciso di prendere i dovuti provvedimenti. -
Quella era una promessa di incarcerazione. Se Debbie iniziava a frequentare il suo loft, era rovinato.
- Io sto bene... - mormorò alzandosi dal divano e riconsegnando nelle braccia di Liz il suo primogenito, nonché unico figlio - Mi riprendo in fretta. Ciao Gus, adesso te la devi cavare tu con queste arpie. - lo salutò con la manina, e il piccolo sembrò persino capire l'antifona.

- Promettimi che verrai almeno a pranzo domani! - Liz guardò dolcemente Brian. Amava quell'uomo e non voleva vederlo soffrire per nessun motivo al mondo - Sappiamo quanto Justin fosse importante per te, ma devi riprenderti. E noi ti aiuteremmo se... -

- Io. Sto. Benissimo. - scandì Brian - Smettetela tutti di preoccuparvi, mi fate cariare i denti. - La salutò con un bacio sulla guancia e poi si avviò per il vialetto.
Quando Liz tornò in soggiorno, si mise a fissare Mel, che le rispose con un sorrisino.
- Debbie ha deciso di fare cosa? -
- Ho dovuto condire un po' la realtà. - rispose l'avvocatessa in tono candido.

Liz sorrise e si mise vicino alla moglie.

- Da quando Justin lo ha lasciato sembra regredito al Brian di un tempo... Sono preoccupata. Ero così felice quando aveva trovato Justin. - sospirò - Spero che prima o poi riesca a trovare qualcuno che lo meriti davvero. -

- Solo un certo tizio che si chiama Lucifero si merita un uomo come Brian. - sorrise Mel abbracciandola e dandole un languido bacio sulle labbra - Ma credo ci vorrà ancora un poco di tempo. -
- Mel! -

 

 

.Continua.

#######

 

(Non cercate di capire il sottotitolo, perdete tempo!XD)

Angolo delle autrici!!!

Eccoci qui, bene, speriamo di non avervi sconvolte!:D

Dunque, noi siamo Livin Derevel e Alty, due autrici su EFP già da un po’ (tra alti e bassi) che hanno deciso di scrivere questa storia perché odiamo il Britin. *Si nascondono al lancio di pomodori marci* XD

Non vogliamo vendere il nostro credo a nessuno, ci siamo limitate a scrivere questa storiellina senza pretese di sorta, solo per divertirci (ci divertiamo con poco), farci quattro risate e via dicendo!:D

Saremmo felici di sapere che ne pensate, purché non veniate a venderci Justin... Che noi non vogliamo!XD

 

Beh, grazie comunque per la vostra attenzione, speriamo sia stata una buona lettura!X3

   
 
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