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Autore: RedMarauder    25/01/2011    8 recensioni
"Fisso la foto abbandonata li sopra: è un po’ stropicciata, per via dei mille viaggi che ha fatto in giro per casa, ma è ancora bellissima. Non l’aveva più lasciata: se la portava ovunque, in cucina, in salotto, sul comodino mentre dormiva.
Spesso mi fermavo a spiarla: la guardava sempre, si perdeva a disegnare con le dita sull’immagine finti cerchi intorno ai visi. Come se volesse accarezzarli."
sono tornata alla carica con una storia mooolto sentimentale, un pò triste all'inizio, ma tanto tanto romantica!
pariting--> JISBON!
Buona lettura
Giada:)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4- LOOKING IN YOUR EYES
 
 
 
Alice
 
Continuo a saltellare indicando la porta.
“Visto te l’avevo detto che sarebbe tornato!” prendo in giro la mamma.
Lei mi sorride, mi prende per mano e corre verso la porta. La apriamo insieme.
Adesso lo vedo.
Alzo lo sguardo verso la mamma, che sorride radiosa: la vedo raramente sorridere così, rivolge solo a me quel sorriso, quindi forse gli vuole bene!
Ritorno a guardarlo.
È a pochi passi da noi, si è fermato a guardarmi. È ancora più bello della foto, mi assomiglia tantissimo.
La mamma mi tiene una mano sulla spalla. Io mi libero e comincio a correre verso di lui.
“Papà!!” strillo correndogli incontro.
Non so perché, ma l’ho fatto senza pensarci un secondo.
Mi getto fra le sue braccia, come faccio con la mamma, e lui mi prende al volo, mi solleva e mi stringe forte a sé.
Appoggio la testa sulla sua spalla stringendogli il collo con tutta la forza che ho. Ha un profumo buonissimo, e stare fra le sue braccia è bellissimo.
Sento le lacrime scorrere ancora, ma non sono triste. Sono solo felice!
Il mio papà è tornato a casa! Io e la mamma non siamo più sole!
 
Teresa
 
Non ho bisogno di una macchina fotografica per immortalare questo momento.
Resterà impresso nella mia memoria per l’eternità.
Alice fra le sue braccia, che piange contenta.
Sorrido salutandolo con la mano.
Sento il cuore battere forte, i pezzi di ghiaccio che mi avevano graffiato l’anima in quegli anni, si stanno sciogliendo.
 
 
Patrick
 
 
La abbraccio forte, non mi sembra reale.
Mia figlia mi è appena corsa incontro urlando “papà” come si mi stesse aspettando. Eppure pensavo che Teresa non gliel’avesse detto. La guardo: è sorpresa anche lei. Non gliel’ha detto!
Questa è stata la volontaria reazione di mia figlia quando mi ha visto.
È ancora più bella della foto. Mi stringe forte e la sento piangere.
Poi si scosta da me e mi guarda.
Restiamo occhi negli occhi. Vedo gli occhi di Teresa, sfumati dall’azzurro dei miei.
Alice mi guarda sorridendo.
Nel silenzio vedo ogni cosa di lei. Tutto quello che sta provando ora lo capisco anche io.
“Bentornato papà” mi dice sorridendomi. La sua voce è dolce e cristallina.
Le sorrido anche io abbracciandola di nuovo.
“Mi dispiace tanto Alice” le dico, mentre una lacrima spontanea lascia i miei occhi.
Lei si stacca di nuovo e mi guarda
“Io ti perdono” mi sorride anche con gli occhi, poi abbassa un po’ la voce “la mamma non lo so, ma se fai il bravo ti perdona anche lei secondo me!” puntualizza con tono sicuro.
Rido della sua espressione: siamo identici!
Ci abbracciamo di nuovo mentre cammino verso di lei. È rimasta a guardarci commossa, appoggiata alla porta. Mi sorride dolcemente.
Si, se faccio il bravo mi perdona!
Mi avvicino a lei, continuando a sorriderle. Sto per parlare, ma lei mi abbraccia.
Anzi ci abbraccia, visto che Alice è ancora in braccio a me. Ci stringiamo tutti e tre in un caldo abbraccio che non sentivo da tempo.
L’abbraccio di una famiglia.
 
Pochi minuti dopo siamo tutti e tre seduti sul divano a parlare.
Alice è ancora in braccio a me, non si è tolta un secondo, e sta monopolizzando la conversazione.
Mi sta facendo un riassunto di tutta la sua vita, per aggiornarmi!
Io sorrido emozionato, mi si sta paralizzando la mandibola da quanto sorrido.
Teresa asseconda Alice raccontandomi tutto.
“Allora lo zio Wayne ha detto a tutti che sposava la zia Grace, e io sono stata contentissima, perché se loro si sposano poi posso avere un cuginetto, e poi diventiamo una famiglia ancora più grande!” conclude sorridendo.
Poi si gira verso Teresa, strizzando gli occhi come faccio io quando cerco la verità
“Mamma, lo perdoni papà vero?” chiede sorridendo subito e abbracciandomi.
Io e Teresa ci guardiamo intensamente per un secondo.
Nei suoi occhi leggo il ricordo e il sentimento che ci ha unito tanto tempo fa, e che ci unisce ancora oggi.
“Certo che lo perdono” risponde poi sorridendo.
“Siiiiii!” esclama mia figlia lanciandosi sulla madre.
“Resti con noi papà, non te ne vai più vero?” chiede lei guardandomi e strizzando gli occhi di nuovo.
Le sorrido dolcemente “Certo che non me ne vado, resterò qui per sempre!”
Alice abbraccia anche me poi salta in piedi entusiasta, balzando giù dal divano
“Mamma dobbiamo chiamare la zia Grace, lo zio Wayne e lo zio Cho, gli dobbiamo dire che papà è tornato!” dice a raffica e scappa via verso il telefono.
“Cosa le dai da mangiare?” chiedo allibito dalla carica di quella bambina.
Teresa ride della mia espressione “Ci credi ora se ti dico che mi sembra di crescere te?”
Le sorrido prendendole la mano.
“Uno non ti bastava?” le chiedo facendo l’idiota.
Lei alza gli occhi al cielo, ma sorride.
Alice torna a raffica verso di noi già al telefono.
Si sente un “Pronto?” dall’altra parte dell’apparecchio.
“Zia Grace, zia Grace, senti chi è tornato!” strilla sorridendo e passandomi il telefono.
“Ehi là piccola Grace!” la saluto.
“Jane!” esclama lei.
Sapeva che c’ero, ma forse non si aspettava la telefonata tempestiva della piccola Alice!
“In persona!” rispondo allegro. Mia figlia continua a saltellare sorridendo davanti a noi.
“Possiamo venire? Ho così tanta voglia di vederti, e anche Wayne!” chiede con voce tremante.
“La zia Grace chiede se può venire?” chiedo sorridendo alle mie due donne.
“Siiiiiii!” Alice mi salta addosso e riprende il telefono.
“Sbrigati zia Grace!” le dice e chiude subito la chiamata, senza aspettare la risposta di Grace.
Teresa ci guarda ridendo.
“Mamma ora posso cambiare cognome?” chiede Alice, guardando Teresa che guarda me.
“Se papà è d’accordo..” alza le spalle sorridendo.
Lei si volta a guardarmi. Restiamo occhi negli occhi per qualche secondo.
“Pronta ad essere una Jane?” le chiedo sorridendole.
Lei si lancia fra le mie braccia “Si sono pronta!” risponde ridendo.
 
Un’ora dopo suona il campanello. Prima ancora che qualcuno possa fare un passo Alice è già andata ad aprire.
“Zia Grace, Zio Wayne!” salta addosso a Grace urlando.
Ci alziamo anche noi andando verso la porta. Quando mi vedono sgranano gli occhi.
Lo so cosa pensano tutti: quanto sono ringiovanito da quando non ho più addosso il senso di colpa, il dolore e la vendetta.
“Jane..” sussurra Grace.
Molla Alice a Rigsby e mi corre incontro.
Una fiammata di capelli rossi mi travolge quando mi abbraccia.
“Mi sei mancata piccola Grace!” sorrido.
“Anche tu!” risponde lei, poi avvicina la bocca la mio orecchio.
“Non ti tiro un pugno dritto nello stomaco  solo perché c’è tua figlia. Però sono davvero contenta di rivederti!” aggiunge in tono più dolce.
Rido della sua minaccia.
Ci sciogliamo sorridendo, Teresa se la ride perché ha sentito tutto. Rigsby si avvicina e mi stritola in un abbraccio da orso.
“Rigsby mi stai soffocando!” gli dico a mezza voce.
“Ops scusa!” sorride imbarazzato.
“Bentornato sensitivo!” mi da una pacca sulla spalla sorridendomi.
“Grazie, è bello rivedervi!” rispondo sincero.
Vedo Alice alzare gli occhi al cielo, in un modo identico a quello di Teresa, “Zio i sensitivi non esistono!”
Ridiamo tutti insieme, mentre Rigsby si gira stupito verso Teresa.
“Non guardare me!” dice allargando le braccia “è figlia sua!”.
Sorrido soddisfatto di questa verità: è mia figlia!
 
Siamo tutti seduti in cucina a bere thè, solo io, latte, solo Alice, e caffè tutti gli altri.
“Congratulazioni!” sorrido alla coppia, quando mi annunciano il matrimonio.
“Indovina chi farà la damigella che lancerà i petali di rose?” chiede Grace facendo il solletico ad Alice, che è sempre in braccio a me.
“Io!” risponde lei entusiasta. “E la mamma sarà la damigella d’onore delle zia!” esclama.
Teresa le sorride dolcemente.
Istintivamente le prendo la mano appoggiata sul tavolo. Lei si gira a guardarmi con lo stesso sorriso perenne che ormai abbiamo stampato in faccia entrambi.
“Ti saluta anche Cho, non è potuto venire perché era di turno al CBI” mi dice Rigsby.
“A proposito!” esclama Grace alzando le sopracciglia “dobbiamo rimettere a posto il tuo divano?” chiede con un sorriso.
Sgrano gli occhi “Perché dov’è finito?” chiedo sbalordito.
“In soffitta! Non ci serviva a niente lì!” risponde sincero Rigsby.
“Bene, lo rivoglio!” rispondo convinto.
“è tutto tuo! Però lo riporti giù tu!” mi sorride Teresa.
“Lo prendiamo come un si allora!” esclama Rigsby.
“Mi state chiedendo se voglio tornare al CBI?” chiedo conferma guardandoli tutti e tre.
“Sempre se hai le stesse doti di prima, altrimenti non ci servi a niente!” esclama Teresa.
Le sorrido “Sono come prima, in tutto e per tutto!”
Lei alza le spalle “Ok sei ri-assunto!” e mi sorride radiosa.
“Uhuh, un brindisi al nostro consulente!” esclama Rigsby alzando la tazza.
Alziamo ognuno la sua e beviamo.
In tutto questo ci rendiamo conto che Alice è stranamente silenziosa. La guardiamo tutti nello stesso istante: si è addormentata! È appoggiata alle mie spalle e dorme come un ghiro.
Sorrido dolcemente guardandola dormire.
Teresa si alza piano e me la prende dalle braccia. La porta su divano, le mette una coperta addosso e torna in cucina.
“Il bello dell’iperattività e che prima o poi crolla come una pera!” sorride mentre torna a sedersi.
“Sarà stanchissima, ha avuto una giornata speciale!” esclama Grace, sorridendomi.
Sorrido anche io.
“Vi devo delle scuse ragazzi!” dico serio alzando guardandoli “mi dispiace veramente!”
Loro mi sorridono.
“è tutto a posto Jane, ciò che conta è che sei tornato!” mi sorride Grace.
“E devo anche ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per Alice” gli sorrido grato.
“Dovere di bravi zii!” mi risponde Rigsby sorridente.
Grace si alza da tavola.
“Noi andiamo, Wayne mi deve una cena!” sorride soddisfatta, mentre Rigsby si alza sbuffando.
“Ti sei messa a scommettere anche tu?” chiede Teresa sorridendo.
“In realtà ho solo scommesso contro lui e Cho, e ho vinto!”
Sorridiamo tutti  e due a Grace e al povero Rigsby. Dopo averli salutati restiamo soli.
Ci sediamo sul divano vicino a quello dove dorme Alice e la osserviamo.
“è bellissima!” esclamo riverente.
“Si è vero!” conferma lei guardandola con ammirazione. Una volta pensavo che la cosa più bella che potessi vedere era l’immagine della donna che amo che mi sorride.
Invece mi sbagliavo. La cosa più bella del mondo è vedere la donna che amo sorridere a mia figlia. A nostra figlia!
Teresa si gira a guardarmi. Restiamo in silenzio, persi negli occhi l’uno dell’altra, occhi che non vedevamo da troppo tempo.
“Mi sei mancata” le dico sincero.
“Anche tu” mi sorride dolcemente.
“Dove sei stato?” mi chiede sussurrando per non svegliare Alice.
Non è arrabbiata, non c’è nemmeno risentimento nella sua voce: è solo curiosa.
“Il primo aereo che ho preso mi ha lasciato a Londra!” rispondo “sono stato lì quattro giorni, poi sono partito per Dublino, dove ho incontrato un allevatore di pecore di montagna e ho vissuto in casa sua per due mesi. Lo aiutavo a pascolare, a tosare le pecore  e girare il latte!” sorrido.
Teresa ride piano “Sul serio?” chiede sbalordita.
“Sul serio, non sto scherzando! Poi l’ho salutato, gli ho lasciato persino il mio indirizzo di posta elettronica del CBI per tenerci in contatto!”
“Non l’hai mai usato quell’indirizzo!” esclama stupita.
“Lo so, infatti è ora di cominciare!” ribadisco sorridendo “poi ho preso un aereo e sono andato a Parigi. Ci sono rimasto un anno intero: è una città bellissima, ti porterò un giorno!” le prometto “lì ho lavorato in un bar come prestigiatore. Davvero squallido! Ma è stato costruttivo! Dopo Parigi ho passato circa quattro mesi a Berlino, dove non ho preso nessun lavoro, vivevo di rendita dal mio conto in banca. Dopo Berlino sono stato in Svizzera, dove ho vissuto fra i monti per più di un anno e mezzo. Ho comprato una casetta in un minuscolo villaggio sperduto fra le vallate. È un posto bellissimo, e la casa è ufficialmente ancora mia. Possiamo portarci Alice quando vogliamo! Giocherà con le capre del villaggio!” esclamo sorridendo facendo ridere Teresa. “ Infine sono arrivato a Roma, dove sono rimasto circa un mese. Ho gettato la vecchia fede nel Tevere e sono andato via!”
Lei mi interrompe
“Hai gettato la fede?” chiede sbalordita.
“Certo che l’ho gettata!”
“Ma era un ricordo?” mi rimprovera lei.
Sembriamo tornati indietro nel tempo!  I soliti battibecchi.
“Era il ricordo di qualcosa che volevo dimenticare” spiego tranquillo “Ho deciso di andare avanti, mai più guardare al passato”
Lei sospira sorridendo.
“Poi sono arrivato a San Francisco, e il resto lo sai!” concludo alzando le spalle.
Sentiamo un borbottio venire dal minuscolo gomitolo di coperte.
“La smettete di parlare..” bofonchia Alice senza aprire gli occhi.
Ridiamo tutti e due poi Teresa si china su di lei “In ogni caso è ora di alzarsi, perché stasera dobbiamo uscire a cena e tu sei ancora qui a poltrire sul divano!” le sorride e comincia a farle il solletico.
Alice ride, risvegliandosi e urlando “Ok, sono sveglia!”
Teresa smette di farle e il solletico e torna seduta vicino a me.
Alice stiracchia il suo piccolo corpo, poi si alza, fiondandosi addosso a noi!
“Ben svegliata piccola mia!” le dico quando schiocca un bacio sulla guancia a tutti e due.
“Perché dobbiamo uscire stasera?” chiede curiosa.
“Perché il frigo è vuoto e mamma e papà non hanno voglia di cucinare, quindi si va a cena fuori!” risponde Teresa.
Mi volto verso di lei perplesso “Davvero?”
“Si, davvero!” mi sorride lei, facendomi capire benissimo, però, che non ammetteva repliche.
Sorrido fra me: era la mamma quella che non aveva voglia di fare spesa e di cucinare!
“E poi così festeggiamo in grande stile il ritorno di papà!” commento io.
Alice annuisce concordando.
“Allora andiamo, io ho fame!” si alza e scappa di sopra per prepararsi.
Teresa sospira.
“Fammi indovinare: ha l’appetito di un adulto!” la guardo sorridendo.
“Peggio!” si alza lei sbuffando e ridendo allo stesso tempo.
Mi alzo con lei e quando sta per salire la afferro per il braccio e la stringo in un forte abbraccio.
Lei ricambia e mi chiede con un sorriso “A cosa lo devo?”
“Grazie per avermi permesso di tornare nella vostra vita, soprattutto in quella di Alice. Grazie per avermi dato una seconda opportunità!” rispondo sincero stringendola ancora più forte.
Quando ci stacchiamo lei mi guarda dritto negli occhi
“Se l’ho fatto è perché, in un modo o nell’altro, non ho mai smesso di amarti. Devo solo dimenticare il dolore, il resto tornerà normale!” mi sorride, convincendo più se stessa che me.
Sospiro amaramente. L’ho veramente distrutta, e ora sta cercando tutta la forza possibile per ricominciare.
Scuoto la testa “Non me lo merito”
Lei mi accarezza la guancia “Tutti commettiamo degli errori. La cosa che conta è sapere come rimediare. Alice ti adora, ed essere suo padre è già molto più di quello che credi. Ha sentito la tua mancanza anche se non ti aveva mai realmente conosciuto. Sei qui, hai capito il tuo errore, e ora vuoi restare con noi. È più che sufficiente!” mi sorride dolcemente.
La abbraccio di nuovo, cullandola fra le mia braccia.
“Grazie!” le dico.
“Di niente” mi risponde con un sorriso.
“Mamma, ho bisogno di te!” urla Alice dal piano superiore.
Teresa di scioglie e mi sorride.
“Devo compiere il mio dovere”
“Vi aspetto qui” le sorrido mentre sale le scale per raggiungere la bambina.
 
Teresa
 
 
Salgo in camera di Alice per vestirla. Scelgo dall’armadio il suo vestito blu preferito, delle calze sottili bianche e una giacca panna.
“Mamma dove andiamo a mangiare?” chiede Alice curiosa mentre le vesto.
“Scegli tu il ristorante!” le rispondo.
Lei comincia a saltellare felice “Andiamo in quel posto in alto, in alto, dove si mangia quella frutta strana?”
Rido della richiesta di mia figlia. Il posto, in alto, in alto, come dice Alice, è un ristorante sul tetto di un palazzo. Un’enorme terrazza con un panorama spettacolare. È un ristorante molto lussuoso, dove siamo state una sera, per puro sfizio, io, Alice e Grace.
Si mangia italiano, e la frutta strana di Alice è un vassoio enorme di frutta, ghiaccio e gelato, molto bella da vedere e buonissima da mangiare.
“Va bene ok, metteremo mano al portafoglio!” acconsento felice: adoro quel posto!
Finisco di vestire Alice, che vola disotto da suo padre e vado a cambiarmi.
Mentre mi vesto sorrido fra me: oggi per Alice è una giornata importante e meravigliosa.
Nel giro di poche ore ha riavuto suo padre e  ha ottenuto una famiglia.
Mi siedo sul letto, mentre infilo le scarpe. Sospiro piano: una nuova vita per entrambe. Ed è qui il bello! Sento il cuore martellare sotto il ricordo del dolore che ho provato in quei quattro anni.
Non è facile lasciarmelo alle spalle, ma la parte prevalente di me vuole riavere la vita tanto sognata e desiderata.
Voglio la mia famiglia come l’ho sempre immaginata in tutto quel tempo. Voglio vedere mia figlia felice perché i suoi genitori sono insieme.
E, per quanto mi costi ancora ammetterlo, voglio tornare a innamorarmi di lui. Lo rivoglio, tanto quanto l’ho desiderato quattro anni fa. Non importa quanto tempo ci vorrà, ma voglio che le cose tornino al loro giusto posto.
Sospiro nuovamente facendomi coraggio.
Scendo le scale raggiungendo la cucina, dove Alice sta facendo vedere a Jane un album pieno di nostre foto.
Li guardo sorridendo: non mi sembra vero che sia qui, e invece c’è sul serio!
Mi siedo accanto a loro.
“Che fate?” chiedo sorridendo a entrambi.
Lui si ferma a guardarmi con un sorriso dolce. Si, anche lui non crede di essere veramente qui, ed è felice di esserci.
“Faccio vedere a papà le nostre foto” risponde Alice con un sorrisone.
Gli fa un resoconto dettagliato di ogni foto: dove eravamo, quando e perché.
Jane ascolta interessato e fa mille domande. Io sorrido guardando quei ricordi, che mi sembrano così lontani.
C’è una foto bellissima, scattata al  CBI: ci siamo io, Grace, Alice, Rigsby, Cho e la Hightower.
Alice tiene in mano un paio di manette e il mio distintivo.
“e qui Alice ha deciso di diventare un’agente!” esclamo indicandola.
“Prenderò tutti i cattivi della California!” esclama Alice fiera del suo futuro lavoro.
Ridiamo insieme della sua ambizione.
Mi alzo sorridendole “Da qui a quando dovrai decidere avremo tempo di pensarci. Ora andiamo a mangiare!”
Alice scende con un balzo dalla sedia, prende per mano me e Jane e ci tira verso la porta.
“Muovetevi!” ci dice ridendo.
Le sorridiamo insieme e usciamo tutti e tre mano nella mano verso la macchina.
 
Siamo al ristorante. Mangiamo e chiacchieriamo tutti insieme. Chi ci guarda vede una famiglia che sembra essere unita da tempo. Invece siamo insieme solo da poche ore.
Alice sorride spesso a Jane. Si guardano a lungo, occhi negli occhi. Forse lei è ancora piccola, ma scommetto che sta facendo la stessa cosa che fa suo padre: guardare nella sua mente!
Prendo con la forchetta una fragola dal piatto della frutta  e la mangio sorridendo, fissando la tovaglia. Alice sta raccontando cosa faranno alla festa dell’asilo.
“E la mamma farà la torta alla crema, vero?” chiede Alice.
Mi risveglio sentendomi menzionata “Si è vero!” rispondo con un sorriso.
Jane sposta spesso lo sguardo su di me. Lo so che sta cercando di capire cosa provo in questo momento, ma i miei sentimenti sono palesi: sono felice di essere qui con mia figlia e suo padre, felice che le cose possono tornare finalmente alla normalità.
Ricambio lo sguardo sorridendogli.
Alice appoggia la testa al braccio che ha sul tavolo.
Io la prendo in giro “Ma come, non mi dire che sei stanca?” le chiedo.
Lei mi sorride “Un pochettino”
Jane ci guarda entrambe sorridendo “Allora andiamo a casa fanciulle!” si alza porgendomi la mano con un sorriso.
Mi era mancato così tanto quel sorriso! Prendo la sua mano e mi alzo, girando attorno al tavolo per prendere Alice.
“Vuoi camminare o stare in braccio?” le chiedo.
“In braccio” bofonchia lei alzando le braccia verso di me. La prendo in braccio sorridendo.
Usciamo dal ristorante e Alice si è già addormentata, prima ancora di toccare il seggiolino della macchina.
 
Quando arriviamo a casa Jane apre la porta, perché io ho ancora Alice in braccio.
Entriamo silenziosamente per non svegliarla.
“Posso farlo io?” mi chiede sussurrando e allungando le braccia.
Gli sorrido capendo la sua domanda.
Delicatamente lascio Alice fra le sue braccia e gli indico la sua stanza.
Mi lascio cadere sul divano e chiudo gli occhi sorridendo.
 
Jane
 
Entro piano nella sua stanza, appoggiandola sul suo lettino.
Le infilo il piccolo pigiama, e la metto sotto le coperte. È bellissima anche quando dorme. A occhi chiusi mi assomiglia ancora di più.
Rimango seduto per terra a guardarla per qualche secondo. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stato padre di nuovo. E invece ho scoperto di amare Alice tanto quanto amavo Charlotte.
È impossibile fare paragoni fra loro due, perché non ci sono. Lei è mia figlia, Charlotte lo era, e lo resterà sempre nel mio cuore. Come ho amato Angela, e ora amo Teresa. Sempre senza nessun paragone.
Mi alzo piano e le do un bacio sulla fronte. Mi giro e sto per uscire quando lei si sveglia
“Papà?” mi chiama sussurrando.
Torno vicino a lei “dimmi tesoro”
Lei mi sorride “Quando mi sveglierò domani mattina tu sarai qui vero?”
Le sorrido dandole un altro bacio sulla fronte “Certo che sarò qui!” le rispondo.
“Buona notte papà!” mi dice chiudendo gli occhi e sorridendo contenta. Le ho regalato la certezza che da domani avrà suo padre sempre con sé.
“Notte piccola mia”
Esco e chiudo la porta senza fare rumore.
Scendo disotto e vedo che Teresa si è addormentata sul divano. Sorrido a quell’immagine. Nel sonno sembra più rilassata, non c’è niente che la terrorizza. Sa che sono qui, e questo tanto basta a farla stare bene.
Mi siedo accanto a lei, svegliandola. Apre gli occhi e mi sorride.
“Scusa non volevo svegliarti” le dico piano.
Lei alza le spalle “Non importa tranquillo”
“Domani mattina passo a prendervi io, ho promesso a Alice che ci sarò! A che ora va all’asilo?” chiedo per organizzarmi.
“Di solito la passa a prendere Anna, la baby-sitter, verso le 8, poi io vado al CBI” risponde sbadigliando.
“Ok ci sarò prima, porto le ciambelle!” le sorrido e mi alzo.
Lei mi ferma prendendomi la mano
“Patrick ma tu dove stai?” mi chiede curiosa.
“In un motel non lontano da qui, è carino!” commento con un sorriso.
Lei sbuffa e alza gli occhi al cielo. Si alza in piedi, e io mi allontano verso la porta.
“Ma dove vai?” mi chiede sospirando esasperata.
La fisso perplesso “Dove vuoi che vada?” chiedo retorico.
“Resta qui, non ti faccio dormire in un motel!” commenta stiracchiandosi la schiena.
“Ti va bene il divano?” chiede girandosi verso di me.
La fisso con un sorriso “Vuoi che resti qui?” chiedo dubbioso.
“Sei sicuro che il viaggio non ti abbia tolto le capacità? Certo, che domande fai?” chiede sorpresa prendendomi in giro.
Le sorrido grato “Grazie, il divano andrà benissimo”.
Lei mi sorride e prende delle coperte e un cuscino da un armadietto, e le appoggia sul divano. Mi avvicino e la abbraccio per l’ennesima volta in quella giornata.
Lei si rilassa ricambiando l’abbraccio. Restiamo così per un tempo infinito.  Non mi rendo conto del tempo che passa, ma solo del fatto che lei è di nuovo vicina a me.
Le accarezzo i capelli
“Buona notte Teresa” le dico guardandola negli occhi e dandole un bacio sulla guancia.
Lei mi sorride “Buona notte”
Scioglie l’abbraccio, stringendo ancora un po’ la mia mano, poi sorridendo sale le scale.
Sento la sua porta chiudersi dopo pochi secondi. Mi lascio cadere sul divano esausto.
Chiudo gli occhi sentendo il sonno farsi strada nella mia mente.
Respiro il profumo delle coperte in cui anche lei deve aver dormito: sanno di lei, del suo magnifico profumo, che mi culla meglio di una ninna nanna, e mi fa addormentare serenamente, senza incubi né dolore.
 
Dice l’autrice:
iniziano i momenti Jisbon, lo annuncio ufficialmente! Comincia l’avventura : )
piccolo spoiler prossimo capitolo:  dico già che il prossimo capitolo sarà un salto indietro nel tempo..punto non dico altro : )
 A parte questo , spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto!!
Aspetto con ansia i vostri commenti e recensioni, che fanno sempre tanto piacere!!
A prestissimo
Un bacione :)
Giada
 
Ps: ringrazio veramente di cuore tutte le magnifiche persone che mi seguono e recensiscono con tanta pazienza i capitoli: grazie : )!!
  
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