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Autore: Yusaki    25/01/2011    5 recensioni
Nella storia della Lituania e della Russia ci sono state tante guerre, fra loro, contro altri, per conquistare qualcosa che desideravano. Dal primo sguardo che si sono scambiati, alla guerra fra Ivan e il suo piccolo Toris. Tutti gli avvenimenti che, nel bene e nel male, hanno vissuto insieme...
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevo in mente di dirvi qualcosa di molto bello, qualcosa che comunicasse la mia felicità. La felicità stessa mi ha soffiato via le parole che pensavo essere adeguate… così eccomi, con un capitolo piuttosto lungo, e volevo anche aggiungere un extra, uno speciale, una piccola storia di ringraziamento, ma non l’ho ancora fatto. Vi avrei fatto attendere ancora troppo, e già più di un mese è passato, ma vi prometto che mi rifarò in futuro.

Un grazie immenso lo ritroverete anche a fine pagina. Spero che la neve sia stavolta una coperta morbida, tiepida di sentimenti per i girasoli sbocciati.

 

 

 

 

 

 

 

 

America non aveva mai passato un martedì tanto brutto; anzi, ad essere sinceri non era sicuro di aver mai passato un giorno tanto brutto, a parte forse quelli lontani della Guerra d’Indipendenza, ma a quel tempo non era stata propriamente colpa sua, quindi si sentiva in dovere di dire: “Non ho mai passato un martedì tanto brutto!”.

<< Mi dispiace… >>

<< Sei un cretino! È tutta colpa tua! >>

<< Mi dispiace… >>

<< È colpa tua! >>

<< Mi dispiace… >>

<< Va’ al diavolo America! >>

<< Mi dispiace! >>

Quella sequela di Insulta-e-Rispondi andava avanti ormai da un po’, forse ore, e tutti gli occhi inferociti del mondo erano puntati su di lui. Prese un attimo di respiro, sentendo comunque parole rabbiose ronzargli attorno; di lì a qualche istante sarebbe ricominciato tutto da capo, e Alfred si chiedeva quando quella tortura sarebbe finita.

<< America-san… >> lo raggiunse una voce.

<< MI DISPIACE! >> scattò subito su America, sudando freddo; gli ci volle qualche istante a riconoscere un preoccupatissimo Lituania, fermo davanti a lui. << Scusami, non mi ero accorto che fossi tu. >>

<< Non si preoccupi America-san >>, Lituania riuscì a sorridergli, e a strappargli una piccola smorfia che poteva essere a sua volta un sorriso. << La situazione è brutta, ma sono certo che... >> sembrava nervoso, ma voleva rassicurarlo, America avrebbe voluto fare lo stesso ma in quel momento qualcuno raggiunse il podio dove l’americano stava parlando, e la sua ombra cadde in modo inquietante su Lituania.

Pochissimi in quel momento, in quella sala infinita, non ce l’avevano con lui… apparentemente Russia era uno di loro.

Come se l’avesse sentito Toris si irrigidì, prima ancora che il russo si chinasse su di lui e sussurrasse << Ti ho trovato! >> con un’intonazione talmente felice da far venire i brividi.

Il lituano tentò all’istante, istintivamente, di sottrarsi ma Ivan gli afferrò con fermezza un braccio e, senza rivolgergli un’occhiata di più, si volse verso America.

Nella frazione di istante prima che uno dei due parlasse gli occhi di Russia trafissero quelli di America, inchiodandolo con lo stesso sguardo di gioia che aveva rivolto a Lituania poco prima. Solo che stavolta il barlume della crudeltà era ben evidente nelle iridi viola.

<< Non sei più in grado di prenderti cura di Lituania >> disse il russo, risuonando chiaro sul brusio delle altre nazioni, << quindi me lo riprendo. >>

Alfred parve voler ribattere, ma la sala piena di problemi era tutta attorno a lui: << Si…per favore: prenditi cura di lui >>.

Toris si sentì commosso da quelle parole, quasi da dimenticare la stretta delle dita russe sul suo braccio, ma Ivan gli ricordò presto la sua presenza prendendolo di peso e caricandoselo sulle spalle con tanta facilità da lasciarlo sconcertato.

Mentre Lituania lottava per non cadere nell’imbarazzo riconobbe la voce di America, ormai così familiare, che si rivolgeva a lui.

<< Grazie per tutto quello che hai fatto! Quando questo guaio sarà passato, vediamoci di nuovo! >>

A quel saluto Lituania sentì gli occhi pizzicare davvero, ma la presa di Russia su di lui si accentuò, una mano scivolò possessiva sul suo fianco, e Toris venne portato via.

 

Russia avanzava poco dietro di lui, sembrava tagliargli ogni via di fuga. Come se Lituania avesse qualche possibilità di scappare. Ivan era una presenza imponente ed opprimente, simile al cancello spesso ed elaborato che si ergeva davanti a lui. Toris si concesse di reclinare la testa all’indietro, per osservare la sommità di quel varco, stagliato contro il cielo freddo e azzurro della Russia.

Il vento era pungente, proprio come la sua voglia di piangere.

Uno scalpiccio sul vialetto, abbassò di nuovo lo sguardo, ed ecco arrivare le due figure mai dimenticate, i cui particolari si perdevano a causa delle sbarre del cancello che ne spezzavano una visione unitaria; quando il cancello venne aperto Lituania non si curò più di Russia, non aspettò neanche un attimo e si gettò ad abbracciarli.

Sentì il piccolo corpo di Lettonia tremare fra le sue braccia, e il calore di quello di Estonia che lo abbracciava a sua volta, un amore fraterno che prorompeva senza la remora del non essere davvero fratelli. Toris si strinse ai loro vestiti, assaporando l’odore della loro pelle e dei loro capelli, così simile al suo, con quella punta di profumo di terra e sapone. Accostò una guancia a quella di Eduard, scontrandosi con piacere con i suoi occhiali, stringendo di più a sé Raivis, impedendogli di tremare ancora. Com’era magro il corpo di Lettonia! Quando si sciolse appena dall’abbraccio notò come quegli occhi azzurri sembrassero tanto grandi, rispetto al volto magro. Una pallida manina si strinse nella sua. il fratellino minore gli sembrò quasi più giovane di quando lo aveva lasciato.

<< Lituania, bentornato >>, ci volle un po’ perché quelle parole uscissero dalle labbra di Estonia, il sorriso tirato di chi, in realtà, si era augurato che il fratello non tornasse mai in quel luogo nel quale vivere era così difficile.

<< Vi vedo un po’ sciupati >>, sussurrò Lituania, notando quanto anche Estonia fosse dimagrito, stato accentuato dal grande cappotto pesante che pareva faticare a portare. Chiedere cosa era successo loro era tuttavia inutile, lo sapevano già bene tutti e tre, dopotutto la forza economica di Russia non era certo cresciuta a forza di riposo e pigrizia. << State… state bene? >>

Nonostante tutto parvero contenti di almeno quella domanda, fu Lettonia a dire: << Più o meno >>, prima che il cancello si chiudesse con un suono metallico, facendo sussultare tutti e tre.

Voltandosi Toris incontrò lo sguardo di Russia; durante il viaggio l’allegria era sparita dal suo viso, i suoi occhi erano tornati freddi e distanti. Adesso era chiuso dentro la residenza di quella nazione, assieme a lui, assieme ai suoi fratelli, con il peso di un leggero disprezzo che gli gravava addosso.

<< Tornate a lavorare >>, ordinò solo Russia, con tono amabile, camminando poi via senza un’altra occhiata. Inquietamente simile ad un bambino che abbandona i giocattoli, dopo essersi assicurato che essi siano tutti tornati ai loro posti.

 

<< Mi dispiace, io e Lettonia dobbiamo tornare in casa adesso, per pulire il salotto >>

<< Non dispiacerti Eduard, so che lo fate per lasciare a me i lavori più leggeri. Russia aveva detto a me di sistemare il salotto, dopotutto… e la biblioteca… e la cucina… il cortile… >> Lituania aveva osservato il cortile, che stava spazzando, con aria leggermente scoraggiata.

Estonia gli aveva assestato una pacca comprensiva sulla spalla, andandosene seguito da Raivis e lasciando il castano solo.

Era da allora che Toris stava intensamente riflettendo, con aria che andava facendosi lentamente sempre più triste. In quel guardino non c’era nessuno, poteva concedersi di lasciarsi un po’ andare.

Ebbene sì: aveva pensato che Russia lo avrebbe preteso con sé in quei giorni, si era aspettato di essere tormentato, si era aspettato…

Un po’ più di calore.

Invece pareva che a Ivan non importasse poi così tanto del suo ritorno. In effetti, stramente, una volta in viaggio, Russia non lo aveva preteso accanto a sé. E dopo tre giorni dal suo ritorno a “casa” si era limitato a rifilargli ordini e commissioni, in modo noncurante, con quel tipo di affabilità che ha il compito di tenere a distanza le persone. O almeno quelle persone che erano state ospitate da America.

Meglio così, si era ripetuto spesso in quei giorni. Già era stanco, figurarsi se la mole di cose da fare fosse cresciuta e per di più avesse avuto anche Russia a torturarlo. No, andava bene, non desiderava ripetere la brutale esperienza di quella volta, quando Russia era andato a trovarlo a casa di America.

Ripensarci lo riempì di uno strano senso di gelo, che fu seguito da un maggiore calo di energie. Si sedette su una panchina, incrociando le braccia per scaldarsi.

I pensieri non andarono via; ricordava come alla mattina America lo avesse trovato, e ricordava la genuina preoccupazione nelle sue domande. Toris aveva pulito e rifatto il letto, ma per tutto il giorno era stato scosso da brividi, facendo pensare a Alfred che avesse preso la febbre. Glielo aveva lasciato credere, lo aveva lasciato credere anche a Tony, che sembrava sospettare qualcosa. Poi, la notte, aveva dormito il più distante possibile dall’americano, come se avesse paura di contaminarlo con quel folle amore che ancora martellava nella sua mente.

America era così lontano. La sua voce gioviale riportò alla mente del baltico una persona che non aveva potuto ancora vedere, ma che era molto più vicina, capelli biondi e occhi verdi, giochi nei campi di grano… pian piano, cullato dall’immaginario parlare di Feliks, scivolò nel sonno.

Sognava Polonia, e tutto il mondo che aveva girato attorno a loro durante l’infanzia. Non che fosse un mondo così facile, ma nel sogno c’erano solo i giochi e le risate, le corse assieme ad Estonia e Lettonia, una casa che aveva pensato di non lasciare mai. Il sogno era così reale che gli sembrava di sentire il peso di Polonia sulla schiena, la stretta delle braccia attorno al collo al quale si era aggrappato; era straordinario con quanta chiarezza riuscisse a ricordare quell’affetto anche dopo tanto tempo.

<< …umh? >> il sogno svaniva mentre il baltico, con un leggero mugugno, cominciava a svegliarsi. Certo accorgersi di essere svegli era difficile: dopotutto dal sonno tiepido stava scivolando in una realtà altrettanto tiepida; si sistemò meglio su quel morbido calore di cuscini, facendo immergere le mani al caldo, a contatto con la stoffa. Stava proprio bene, se solo avesse potuto trovare una coperta… ma supponeva fosse difficile visto che era su una panchina.

Su una panchina…

…già, quindi quello non poteva essere un cuscino.

Lituania aprì appena le palpebre, non ancora completamente sveglio, e il colore conosciuto del cappotto di Russia riempì la sua visuale. Rimase ad osservarlo, con aria sonnolenta.

Si accorse ben presto della situazione, ma gli sembrava così assurdamente surreale che non riuscì a muoversi di un millimetro. Seguì con lo sguardo le sue braccia, con le mani affondate sotto il cappotto dell’altra nazione, stretto a lui in una specie di abbraccio che l’altro non stava ricambiando, essendosi limitato a servire da “cuscino”.

Era completamente attaccato al corpo del russo. E aveva la testa teneramente appoggiata sul suo braccio.

<<< AAAARGH! MI SCUSI!!!!! >> Lituania scacciò le ultime tracce di sonno con il suo stesso, agitatissimo, urlo, mentre si ritraeva, il cuore che, col suo battito fortissimo, sembrava sovrastare il suono della sua voce. Era arrossito talmente tanto che probabilmente non sentì neppure il freddo intenso dovuto allo stacco da quel caldo contatto.

Ivan pareva di buon umore, diversamente da quanto era stato in quei giorni; però lo stava guardando con aria pensosa, e se fosse stato più attento Toris avrebbe potuto notare anche un lieve rossore che gli colorava le guance: << Cosa stavi sognando? >>

<< La mia infanzia >>, gli venne naturale rispondere, anche se si rese conto dopo che quell’affermazione avrebbe potuto irritare l’altro.

Russia non staccò gli occhi da Lituania, che guardò altrove; Ivan aspettava che l’altro aggiungesse qualcosa, che gli raccontasse un po’ di più del sogno, ma Toris era ancora troppo agitato per pensare a qualcosa da dire.

<< Come hai fatto ad addormentarti qui? >> domandò il russo, << Si gela, non dovresti più essere abituato a tanto freddo. Rischi di ammalarti, così. >>

Lituania captò un’allusione al lungo tempo trascorso a casa di America, dove certo le temperature erano più miti.

<< Sì, fa freddo, mi scusi, ero stanco e senza accorgermene mi sono addormentato… >> e comunque anche Russia cosa ci faceva in giardino con quel tempo glaciale? Si, c’era cresciuto con quel gelo, ma non doveva essere piacevole lo stesso.

<< Anche io sogno, spesso >>, disse all’improvviso Russia.

<< Cosa sogna, Russia-san? >> di nuovo una domanda che era giunta naturale e spontanea; Toris vide le labbra di Ivan piegarsi in un sorriso dolce, quasi imbarazzato. Lo stava ancora contemplando con una certa sorpresa quando il russo si avvicinò, e lo avvolse in un abbraccio.

Ed ecco un’altra cosa naturale per Toris, ricercare il tepore dell’altro, poggiando le mani sui suoi vestiti e lasciandosi andare contro di lui mentre Ivan gli sussurrava all’orecchio: << Vorrei vivere in un luogo caldo, circondato dai girasoli >>.

Le labbra di Ivan su una guancia, l’abbraccio che si protraeva, l’incapacità di protestare.

<< Adesso non sai più così tanto di americano >> Russia sembrava allegro. << Non scappare più via da me, capito? Mai più >>. Lasciatolo andare rimase seduto, con gli occhi chiusi, e Lituania intuì che era meglio andarsene. Con la sensazione di non respirare bene il castano si affrettò verso la serra.

 

Eccola, la serra, sembrava attrarre la luce del sole e sembrava attrarre lo stesso Lituania. Il ragazzo si avvicinò, poggiando una mano su quella porta tanto ben conosciuta; tiepida, al suo tocco, era un elemento confortante e familiare.

Non sapeva cosa aspettarsi, perché chissà se la serra era stata curata con tutte le cose che erano successe in sua assenza, forse i germogli erano stati dimenticati nella terra, abbandonati alla nascita; invece quando entrò un vortice di colori investì la sua vista. La fioritura gli dava il benvenuto, petali distesi e umidi si erano aperti ovunque attorno a lui, piante che parevano protendere le tenere foglie verdi verso di lui, in un invito, un abbraccio: “Bentornato a casa”.

Voleva considerarla davvero “casa”? Avrebbe potuto pensarci, almeno per quel piccolo pezzo di verde vivo. Quante volte era stato a suo agio là dentro, quando gli occhi di Russia si illuminavano nel vedere lo sbocciare di un nuovo germoglio. Erano quegli gli attimi in cui, in passato, era davvero stato bene, ed era per essi che sentiva di dovere molto a quella serra.

Raccolse l’annaffiatoio, passando a controllare il terriccio di ogni pianta e bagnandolo dove necessario.

Chissà se Ivan aveva già visto la fioritura.

Era per quei dolci pensieri che voleva chiamare quel luogo “casa”.

 

Era stato Russia a curare la serra. Glielo aveva detto Estonia. Certo anche Eduard e Raivis avevano fatto la loro parte, ma era Ivan a controllare sempre che fosse tutto a posto.

Aveva sempre tenuto ai fiori.

Uno sciocco batticuore prese Toris quando lo seppe, qualcosa che doveva aver a che fare con la riscoperta di quel lato tenero che il russo sapeva avere. Aveva ben presente il Russia crudele, il Russia dalla dolcezza distorta e il sorriso falso, ma il ricordare l’altro aspetto del suo carattere gli fece capire quanto difficile era tentare di non amarlo.

Tornava potente, quel sentimento, assieme al tambureggiare del cuore. Lo sentiva battere, forte nel petto, risuonava sulle braccia di Ivan che gli avevano circondato forte il busto, così forte da impedirgli quasi di respirare. Espirava piano, Toris, temendo inconsciamente che un rumore troppo azzardato avrebbe causato qualcosa di terribile; le sciocche paure di un bambino di fronte al buio.

Che bel buio conosciuto era quello, piacevole quanto l’oscurità delle palpebre che calarono sugli occhi in un tentativo di calmarlo, di non farlo tremare nella stretta di Russia.

<< Rimani con me, stanotte >> e Ivan non chiedeva, affermava, distruggendo nell’altro ogni coraggio di negare. << Voglio toglierti ogni minimo sapore sconosciuto dal corpo! >>

Nonostante la solita intonazione giocosa e crudele c’era una totale serietà nel modo in cui lo posò sul letto, lasciando che si distendesse. Studiò gli occhi blu, arrendevoli, cercandovi traccia di colpa o paura.

Lituania non si mosse. Stava lì, abbandonato, aspettando di essere preso.

Terrorizzato dalla segreta felicità che provava nel non venir più ignorato dall’altro.

<< Mi ami? >>

Stavolta quella di Ivan era una domanda, stavolta c’era dell’incertezza, traspariva persino dal modo in cui era chino su di lui, con le mani che sostavano a un soffio dalle sue. E non ci volle niente a Toris per capire che si riferiva a quel giorno a casa di America. Mi ami ancora dopo quel giorno? Buffo che glielo chiedesse, lui che in passato gli aveva fatto soffrire tagli purpurei sulla schiena…

Avrebbe dovuto smettere di amarlo già da allora.

Le dita di Russia si contrassero appena sulle coperta, per quella risposta che non arrivava, ma il suo viso non lasciava trasparire niente. Bastò quel movimento impercettibile, il dettaglio che significava paura di perdere qualcosa di importante, e Toris schiuse appena la bocca.

<< Sì >> mormorò << …e io e America non… non abbiamo mai… >>

Si chiese se si erano mai detti, prima, che si amavano. In quel momento non lo ricordava. Importava solo che adesso lo sapevano di nuovo entrambi e che le labbra di Ivan erano sulle sue, un bacio appena accennato, ma le mani del russo erano finalmente tornate ad intrecciarsi con quelle di Toris.

 

Il telefono dava libero, ma nessuno ancora rispondeva. Lituania guardò nervosamente la scopa posata ad un palmo di distanza, sapendo bene che sarebbe dovuto essere a lavoro in quel momento.

<< Sì? >> sempre quelle due sillabe importanti, stavolta interrogative, ma era quella voce che lo fece sorridere.

<< Ciao Polonia >> salutò Lituania, cercando di trattenere l’emozione.

Ci fu un attimo di silenzio, poi l’esplosione di rumore: << LIET! MA COSA HAI TIPO FATTO TUTTO QUESTO TEMPO? TE NE SEI TORNATO QUI E NON CI SIAMO NEPPURE PROPRIO VISTI! >>

In altri casi il lituano avrebbe scostato la cornetta dall’orecchio, perché la voce alta dell’amico aveva la facoltà di assordare facilmente, se voleva, ma era troppo tempo che non lo sentiva e anche il dolore al timpano lo riempì di gioia. << Mi dispiace, sono… dovuto tornare da Russia. America ha avuto un crollo terribile, così mi ha lasciato a lui e… >>

<< Ma si, si, quelle cose complicate là. Non parlarmene anche te, sono stato tipo metà mattina a sentire il mio capo che gridava di questo e di quello! Cioè, una noia…! >> udì distintamente che sbuffava, e gli dispiacque non poter vedere la sua faccia imbronciata, << Parliamo di tipo cose serie Liet: quando vieni a trovarmi? Ho arredato con cose nuovissime la stanza per gli ospiti, devi vedere che è tanto principesca! >>

Toris immaginò distintamente letti rosa con trine rosa e cuscini rosa. Tendaggi rosa e muri rosa. E tappeti rosa.

Polonia in quei mesi non era cambiato affatto: i giorni cupi erano talmente lontani da non essere che miseri puntini.

<< … mi spiace, Liet >>, gli arrivò ancora la voce di Polonia, dopo un discorso che non aveva ben seguito.

Polonia ricordava, aveva ricordato bene la loro guerra, ogni giorno da quando Lituania se n’era andato con quell’espressione ferita, ogni giorno da quando il telefono non squillava più.

Lituania sorrise, chiedendogli semplicemente di parlargli ancora della stanza degli ospiti.

 

Ivan aveva sentito Lituania parlare con Polonia. Si era soffermato sulla porta, posando lo sguardo prima sulla scopa, abbandonata contro una parete, e poi sull’espressione serena di Toris. Dal piccolo ricevitore poteva anche udire il lieve suono distorto della voce del polacco.

Lituania non si accorse di lui, Russia stesso provò a ignorare quella telefonata. C’erano davvero tante cose a cui pensare, dopotutto.

L’oscurità del secondo conflitto mondiale si stava insidiando piano, come piccoli soffi di debole vento, screzi leggeri che un giorno futuro li avrebbero travolti tutti con straziante violenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

1) Note a fine storia: questo capitolo si apre con la Grande Depressione: “La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una drammatica crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni Venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo.” (Tratto da Wikipedia) . Nello specifico il martedì a cui si riferisce America è il 29 ottobre, che segna il crollo definitivo della borsa valori.

 

 

 

----Angolo -stanzetta con pasticcini, the, e tanta Vodka- delle risposte alle recensioni! (a cura dell’autrice, di Ivan e di Toris, con l’aggiunta di un irritante Feliks e dell’inquietante Natalia, e dei due nuovi arrivati, il tremante Raivis, e Eduard, e… “Aru”? Con probabile incursione di Giappone…)----

 

 

Yusaki: non importa che io abbia attualmente il raffreddore, qualche linea di febbre, e un freddo terribile alle mani… sono felice, immersa in una bellissima atmosfera idilliaca!

Cina: è disgustosa, aru, sembra che abbia dei fiorellini che le danzano attorno alla testa.

Polonia: è tipo una cosa carina!

Yusaki: si è… perché è tutto così buio?

*attimi di silenzio*

*Le luci si riaccendono improvvisamente* Tutti: BUON COMPLEANNO!

Yusaki: *commossa* Grazie mie cari… ma non è il mio compleanno.

Lituania: Ah, scusa! Abbiamo sbagliato, volevamo dire “COMPLIMENTI PER LE TUE 100 RECENSIONI!”

Polonia: cioè, troppo lungo da dire.

Russia: Non fare la pignola autrice, il senso era quello.

Yusaki: *Ancora più commossa* grazie, sento il cuore cantare di gioia!

Russia: Il tuo cuore canta? Posso estirpartelo dal petto per vederlo? *__*

Yusaki: Emh, no, non credo sia il caso. Anche perché è il momento di passare a ringraziare le persone che, con le loro recensioni, mi hanno portato a questo importantissimo traguardo! La prima di oggi è Triadine, che mi dice che secondo lei scrivo bene… ti ringrazio tantissimo, ogni volta che lo sento dire la mia autostima si risolleva un po’, e ne sono sempre tanto contenta. Penso che a ogni scrittrice o scrittore di fanfiction faccia piacere ricevere questo complimento in particolare. Certo anche sentirmi dire che ti sono venute le lacrime agli occhi leggendola, e che l’hai riletta una decina di volte mi ha colpita moltissimo! *si asciuga a sua volta nuove lacrime di commozione.*

Russia: dovresti vergognarti per averle fatto attendere questo capitolo così tanto *sorrisone*.

Yusaki: sei sempre così consolante, Russia-san. Però hai ragione, mi scuso molto per questo! La prossima è Liris, che se non sbaglio ha ricevuto un abbraccio da Russia, la scorsa volta, cosa per la quale salterò la sua recensione… no, sto scherzando. Non arrivo a questi livelli di gelosia, anche perché è stato Lituania a dare il permesso, io non posso dire niente! *Posa di teatrale dolore*

Lituania: Autrice… finiscila.

Yusaki: Chiedo scusa. Comunque, Liris grazie per i complimenti e…

Inghilterra: quindi io saprei far bene solo le tisane…

Yusaki: Ti vedo depresso, ma ti tirerò su io il morale chiedendoti cosa hai provato quando hai visto Lituania con la camicia di Ameri… anzi, no, non voglio essere picchiata in questo lieto pomeriggio! Tornando a te Liris…

Russia: Kolkolkol… io non sono geloso, voglio solo che Lituania non abbia nessun altro all’infuori di me, e ucciderò chiunque tenti di sottrarlo al mio possesso assoluto e incontestabile.

Polonia: e questa non è tipo gelosia, è tipo fare il tè.

*Polonia venne barbaramente picchiato da Russia. Siccome non è una novità potevamo anche evitare di dirlo*

Yusaki: Sigh, sono stata interrotta per la millesima volta. Insomma, grazie anche a te Liris. Ora c’è Oz, che spesso mi chiedo perché recensisca, ma vabbè, devo dire che mi fa piacere. Oz, è normale che vieni distratta dalle pubblicità a lato, noi persone con un unico neurone facciamo fatica a concentrarci. No, ok seriamente, ti ringrazio tantissimo per i complimenti. E un po’ meno seriamente ribadirò con seria non serietà che si: io amo la LituaniaxTony, non vedi come sono compatibili, affini, pregni di struggente passione?

*Tutti i personaggi presente si mettono a vomitare*

Russia: non ho neanche la forza di sentirmi geloso.

Polonia: Ma non avevi tipo detto che non lo eri?

Russia: E tu non dovevi essere agonizzante a terra con le ossa rotte? *sorrisone*

*Polonia fugge*

Yusaki: Comunque, avresti anche tu capito male come Inghilterra se ti fosse venuto ad aprire uno mezzo nudo e con l’aria di chi ha appena passato una notte di fuoco.

Lituania: ma non avevo affatto quell’espressione!!

Yusaki: E ahahaha, Russia che fa pubbliche scuse ad America! Ahahaha… Oz, sei bravissima con queste battute! Ahahaha!

Estonia: non sembrava una battuta.

Yusaki: ssst, Estonia zitto! Vuoi forse far picchiare America? Ti saluto Oz, stavolta provo ad avvertirti quando aggiorno. La prossima è miristar, per favore non urlare cose come che Lituania dovrebbe far sesso con America altriment…

Russia: KOLKOLKOL, miristar, se proprio ci tieni posso abbracciare il tuo cadavere! *prende il rubinetto*

Yusaki: Russia-san, ti prego, non voglio stragi di sangue al mio compleanno!

Russia: Ma non è il tuo compleanno.

Yusaki: Già… hai ragione… ma è comunque un giorno importante, quindi per favore fai il bravo e vai a giocare con i resti di Polonia, su. Miristar, non sai come mi sono sentita orgogliosa quando hai detto che il capitolo ti ha quasi fatto piangere! Non che sia felice che tu pianga, ma mi fa piacere essere riuscita a comunicare con tanta forza i sentimenti di cui scrivevo. Quindi sono ben contenta di regalarti un abbraccio da Lettonia.

Lettonia: V-va bene, visto che è il suo c-compleanno.

Yusaki: Io dico che qui c’è un po’ di confusione con questi compleanni. Non credo proprio sia il suo compleanno. Grazie infinitamente della recensione miristar! La prossima recensione mi ha causato qualche danno mentale, è di Claws, una nuova recensitrice che parto col ringraziare per la recensione. Per me è stato molto… mmh… credo il termine che più si avvicini sia “emozionante”, sì, per me è stato davvero molto emozionante che una sostenitrice della Russia/Cina abbia apprezzato la mia fanfiction Russia/Lituania. Mi hai lasciato una bellissima recensione, molto esplicativa e per di più accompagnata da delle ottime crostate!

Polonia: in effetti ci voleva tipo qualche torta per il compleanno.

Tutti: BASTA, NON è IL SUO COMPLEANNO!

Yusaki: Le abbiamo gradite molto, e Russia-san ha gradito molto la vodka.

Russia: autrice, hai delle brave recensitrici *sorrisone*.

Yusaki: bene, come dicevo è stato davvero un colpo per me ricevere questi complimenti, un colpo in positivo naturalmente! Ti ringrazio ancora, con tanta sincerità.

Lituania: ma i danni mentali a cosa erano dovuti?

Yusaki: *scoppia a piangere* Oooh, mio piccolo e innocente baltico! Finora ti è andato tutto relativamente bene nella storia…

Lituania: quand’è che qualcosa mi sarebbe andato bene?

Yusaki: … ma da-molto-presto le cose precipiteranno, lo sai, gli Alleati e la Seconda Guerra Mondiale, quindi ritornerà Cina e quindi… e quindi mi sento in colpa! *Si soffia il naso nella veste di Cina, che si ritrae, disgustato*

Lituania: no, aspetta, che vuoi dire?! CHE VUOI DIRE?!

Estonia: Lituania! Lituania calmati! Le tue medicine per il mal di stomaco, ecco, ecco prendil--- LITUANIA?!

Yusaki: qualcuno soccorra Lituania per favore, credo stia morendo. Salutiamo Claws e passiamo alla prossima recensitrice, Stefy_rin, che è riuscita a sua volta a emozionarmi tantissimo con le sue parole. Innanzitutto è stato bello ritrovare una tua recensione, mi era mancato il tuo entusiasmo, anche se il fatto di essere una delle autrici che segui più assiduamente su EFP mi fa arrossire tantissimo… grazie! Anche Russia-san ti ringrazia per i girasoli e la vodka. E… caspita! Uno smoking! *___* Lituaniaaaa, guarda un po’ che bello smoking fatto apposta per Russia!

Lituania: *stava agonizzando ma si riprende un po’* Smoking…? Oooh, Russia-san, mi piacerebbe tanto che lo mettesse!

Russia: Non sembra male, lo metterò. *Va ad indossarlo e poi torna a farsi ammirare*

Lituania: emh, sta molto bene Russia-san, ma sa credo che la sciarpa non vada portata con lo smok…

Russia: KOLKOLKOL.

Yusaki: e così diamo il via ad una nuova moda: lo smoking con la sciarpa! Un bell’applauso per questa trovata geniale della nuova collezione autunno-inverno-e-tutte-le-altre-stagioni! Comunque Stefy_rin naturalmente potrai fare da damigella! Come ultima cosa ti volevo dire che mi dispiace che ancora non ci siamo potute sentire su msn, in questo tempo non l’ho avuto ma conto di reinstallarlo al più presto. Grazie tanto e tanto ancora della recensione e dei complimenti! Ora c’è Lalani, che ci ha ricordato che in dicembre, il 30 dicembre, Russia-san ha compiuto gli anni… e sì, in effetti, siamo curiose: Lituania cosa hai fatto a Russia di regalo?

Lituania: emh, io… come… nel senso… non pensare male è che…

Russia: *nuovo sorriso allegro* autrice, posso raccontartelo io, ma non avevi detto che non volevi far salire a rosso il raiting della fanfiction?

Yusaki: EMH GIÀ, dicevo, nonostante l’energia che questa coppia mi trasmette stavolta ho tardato un po’ di più per il nuovo capitolo, fra le feste e tutto il resto sono stata piuttosto distratta! Lituania grazie al cielo è riuscito a chiarire con Russia che non è successo niente con America…

America: ma in realtà sono successe un sacco di cose! Io sono un eroe, e da bravo eroe l’ho salvato un sacco di volte! Per esempio quando…

Yusaki: si, grazie America, non intendevamo ciò che la tua mente pura pensa.

Russia: comunque, Lalani, ti assicuro che sono stato molto, molto, molto buono con Lituania-chan a Natale.

Yusaki: Ecco. Tornando a te Lalani, tranquilla non ho preso la tua scorsa recensione come una critica, ma ho pensato che fosse meglio specificare, anzi, avrei dovuto specificare subito per non confondere le idee ai lettori! Quindi ti ringrazio tantissimo, grazie della recensione! Siamo ora a L_Lawliet_poppy, e come prima cosa, prima ancora di ringraziarti della recensione, ti ringrazio per aver regalato quei bei vestiti! Ne sono tutti molto entusiasti!

Lituania: *Costretto di nuovo ad indossare quel vestito* entusiastissimo ç__ç

Russia: sentito Lituania-chan? Adesso possiamo sfruttare queste meraviglie come vogliamo!

Lituania: R-Russia-san aspetti, l’angolo recensioni non è ancora finito… ah… non possiamo…! Non…!

Yusaki: Era prevedibile.

Polonia: *danza ammirandosi in uno specchio con il suo nuovo abito rosa*
Yusaki: Anche questo era prevedibile. Tutto in Lituania urla la parola “uke”! Chissà com’era carino con quella camicia più grande. Spero tu sia riuscita a fare quei disegni! Se in futuro avrai modo di metterli sul computer mi piacerebbe moltissimo vederli. Grazie mille per la recensione (e per i vestiti, Russia ci tiene a precisarlo, anche se temo che non metterà il suo)! È il turno di DragonGirl31… che sta parlando tipo come Polonia!

Polonia: cioè che intendi? Ha tipo qualcosa che non va come parlo?

Yusaki: Ma no Polonia, tipo figurati. DragonGirl31 attenta ai demoni polacchi! Comunque, Lituania ha sbagliato camicia perché era di fretta e nel panico, e come si dice: la fretta è cattiva consigliera! Infatti ha fatto veramente una cavolo di figura del cavolo, e Inghilterra ha frainteso. Anche io avrei frainteso. Ma io in un caso simile avrei fatto ingoiare la camicia all’incomodo, Inghilterra l’ha fulminato con lo sguardo ma in definitiva è stato abbastanza controllato! Benedetta calma Inglese! ^__^ Ad ogni modo Russia-san, DragonGirl31 ha ragione, non dovresti…

Lituania: Grazie autrice, sono così felice che difendi la mia integrità fisica!

Yusaki: No, io stavo per dire che non dovrebbe attaccare Tony! Ma povero piccolo tenero Tony! Il mio alieno del cuore! Ok, basta. Grazie anche a te per la recensione!! La prossima è KawaiiSai, che è riuscita per l’ennesima volta a commuovermi. Grazie KawaiiSai, il tuo è stato un bellissimo regalo e le tue recensioni sono come sempre molto curate. Mi ha fatto enormemente piacere sapere qual’era il tuo preferito fra tutti i capitoli di questa storia, mi ha fatto enormemente piacere che tu abbia letto anche le altre mie fanfiction… e Tony sembra andare per la maggiore!

*Arriva Tony, ammicca e sparisce di nuovo*

Yusaki: Emh, si. Bene, spero di continuare a migliorare, farò il possibile, e… grazie ancora e ancora, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ed ecco ora NekoRika, sono felicissima anche del tuo ritorno! Non devi scusarti per non aver più recensito! Lituania si è fortunatamente chiarito con Russia-san.

Tutti: praticamente stavamo tutti sulle spine per questo.

Yusaki: Esatto, il punto cruciale! No, non esageriamo, comunque meglio così che Lituania gli ha detto che non è successo niente e blablabla, quel che è. Certo Russia-san, anche lei che crede a simili cose… dopotutto cos’è di speciale America? Certo ha un bel fisico, magari con qualche hamburger di troppo sulla pancia ma nessuno ci fa caso, è forte e alto, è simpatico e vitale, una delle nazioni più potenti ed è tremendamente figo ma…

Russia: *Prende il rubinetto* Hai finito?

Estonia: ce la farà l’autrice a non farsi uccidere prima di aver finito di rispondere alle recensioni?

Yusaki: ç__ç dunque, Lituania-chan ormai ha quel vestito ufficialmente, festeggiamo anche per questo! *__* NekoRika con te ho raggiunto le 100 recensioni, quindi grazie, grazie, urlo ancora GRAZIE!

Polonia: e ora continuiamo la festa di compleanno!

*E festeggiarono per il motivo sbagliato*

 

Voglio ringraziarvi tutte e tutti. Quando ho postato lo scorso capitolo speravo che mi sarei avvicinata a questo traguardo, ma non pensavo di arrivarci proprio con quello. È stata una sorpresa, inaspettata, e come tale totalmente e infinitamente gradita! 100 recensioni, e 100 volte ringrazio ognuna di voi che con sostegno ed entusiasmo, correggendomi quando era giusto, mi avete portato a questo numero così alto, che riesco a raggiungere con una fanfiction per la seconda volta e sono lieta di esserci riuscita con questa. Amo Russia, amo Lituania, tutti i personaggi di Hetalia e il loro creatore, e amo tutte le nazioni vere con i pregi e difetti della gente, un grazie a tutti loro quanto a voi, i miei lettori, i miei non-più lettori, chi mi segue anche se non ama la coppia e chi mi segue amando proprio questa coppia. Grazie davvero a chiunque si sia fermato su questa storia.



100 Grazie ad ognuno di voi
Spero che la mia storia continuerà a piacervi per almeno altri 100 capitoli
(Emh, ma questa storia non è di 100 capitoli…)
(Comunque, spero che continuerà a piacervi anche in futuro!)

 

 

Nel prossimo capitolo cominceranno cose poco piacevoli, all’inizio saranno solo minimi momenti, da ignorare, da far finta di non vedere… come una nube lontana. Recensite, e alla prossima!

 

 

  
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