Avevo in mente di dirvi qualcosa di molto bello, qualcosa che comunicasse la mia felicità. La felicità stessa mi ha soffiato via le parole che pensavo essere adeguate… così eccomi, con un capitolo piuttosto lungo, e volevo anche aggiungere un extra, uno speciale, una piccola storia di ringraziamento, ma non l’ho ancora fatto. Vi avrei fatto attendere ancora troppo, e già più di un mese è passato, ma vi prometto che mi rifarò in futuro.
Un grazie immenso lo ritroverete anche a fine pagina. Spero che la neve sia stavolta una coperta morbida, tiepida di sentimenti per i girasoli sbocciati.
America
non aveva mai passato
un martedì tanto brutto; anzi, ad essere sinceri non era
sicuro di aver mai
passato un giorno tanto brutto, a parte forse quelli lontani della
Guerra
d’Indipendenza, ma a quel tempo non era stata propriamente
colpa sua, quindi si
sentiva in dovere di dire: “Non ho mai passato un
martedì tanto brutto!”.
<<
Mi dispiace…
>>
<<
Sei un cretino! È
tutta colpa tua! >>
<<
Mi dispiace…
>>
<<
È colpa tua!
>>
<<
Mi dispiace…
>>
<<
Va’ al diavolo
America! >>
<<
Mi dispiace!
>>
Quella
sequela di Insulta-e-Rispondi andava
avanti ormai
da un po’, forse ore, e tutti gli occhi inferociti del mondo
erano puntati su
di lui. Prese un attimo di respiro, sentendo comunque parole rabbiose
ronzargli
attorno; di lì a qualche istante sarebbe ricominciato tutto
da capo, e Alfred
si chiedeva quando quella tortura sarebbe finita.
<<
America-san…
>> lo raggiunse una voce.
<<
MI DISPIACE!
>> scattò subito su America, sudando freddo;
gli ci volle qualche istante
a riconoscere un preoccupatissimo Lituania, fermo davanti a lui.
<<
Scusami, non mi ero accorto che fossi tu. >>
<<
Non si preoccupi
America-san >>, Lituania riuscì a sorridergli,
e a strappargli una
piccola smorfia che poteva essere a sua volta un sorriso.
<< La
situazione è brutta, ma sono certo che... >>
sembrava nervoso, ma voleva
rassicurarlo, America avrebbe voluto fare lo stesso ma in quel momento
qualcuno
raggiunse il podio dove l’americano stava parlando, e la sua
ombra cadde in
modo inquietante su Lituania.
Pochissimi
in quel momento,
in quella sala infinita, non ce l’avevano con lui…
apparentemente Russia era
uno di loro.
Come
se l’avesse sentito
Toris si irrigidì, prima ancora che il russo si chinasse su
di lui e
sussurrasse << Ti ho trovato! >> con
un’intonazione talmente felice
da far venire i brividi.
Il
lituano tentò all’istante,
istintivamente, di sottrarsi ma Ivan gli afferrò con
fermezza un braccio e,
senza rivolgergli un’occhiata di più, si volse
verso America.
Nella
frazione di istante
prima che uno dei due parlasse gli occhi di Russia trafissero quelli di
America, inchiodandolo con lo stesso sguardo di gioia che aveva rivolto
a
Lituania poco prima. Solo che stavolta il barlume della
crudeltà era ben
evidente nelle iridi viola.
<<
Non sei più in grado
di prenderti cura di Lituania >> disse il russo,
risuonando chiaro sul
brusio delle altre nazioni, << quindi me lo riprendo.
>>
Alfred
parve voler ribattere,
ma la sala piena di problemi era tutta attorno a lui: <<
Si…per favore:
prenditi cura di lui >>.
Toris
si sentì commosso da
quelle parole, quasi da dimenticare la stretta delle dita russe sul suo
braccio, ma Ivan gli ricordò presto la sua presenza
prendendolo di peso e
caricandoselo sulle spalle con tanta facilità da lasciarlo
sconcertato.
Mentre
Lituania lottava per
non cadere nell’imbarazzo riconobbe la voce di America, ormai
così familiare,
che si rivolgeva a lui.
<<
Grazie per tutto
quello che hai fatto! Quando questo guaio sarà passato,
vediamoci di nuovo!
>>
A
quel saluto Lituania sentì
gli occhi pizzicare davvero, ma la presa di Russia su di lui si
accentuò, una
mano scivolò possessiva sul suo fianco, e Toris venne
portato via.
Russia
avanzava poco dietro
di lui, sembrava tagliargli ogni via di fuga. Come se Lituania avesse
qualche
possibilità di scappare. Ivan era una presenza imponente ed
opprimente, simile
al cancello spesso ed elaborato che si ergeva davanti a lui. Toris si
concesse
di reclinare la testa all’indietro, per osservare la
sommità di quel varco,
stagliato contro il cielo freddo e azzurro della Russia.
Il
vento era pungente,
proprio come la sua voglia di piangere.
Uno
scalpiccio sul vialetto,
abbassò di nuovo lo sguardo, ed ecco arrivare le due figure
mai dimenticate, i
cui particolari si perdevano a causa delle sbarre del cancello che ne
spezzavano una visione unitaria; quando il cancello venne aperto
Lituania non
si curò più di Russia, non aspettò
neanche un attimo e si gettò ad
abbracciarli.
Sentì
il piccolo corpo di
Lettonia tremare fra le sue braccia, e il calore di quello di Estonia
che lo
abbracciava a sua volta, un amore fraterno che prorompeva senza la
remora del
non essere davvero fratelli. Toris si strinse ai loro vestiti,
assaporando
l’odore della loro pelle
e dei loro capelli, così
simile al suo, con
quella punta di profumo di terra e sapone. Accostò una
guancia a quella di
Eduard, scontrandosi con piacere con i suoi occhiali, stringendo di
più a sé Raivis,
impedendogli di tremare ancora. Com’era magro il corpo di
Lettonia! Quando si
sciolse appena dall’abbraccio notò come quegli
occhi azzurri sembrassero tanto
grandi, rispetto al volto magro. Una pallida manina si strinse nella
sua. il
fratellino minore gli sembrò quasi più giovane di
quando lo aveva lasciato.
<<
Lituania, bentornato
>>, ci volle un po’ perché quelle
parole uscissero dalle labbra di
Estonia, il sorriso tirato di chi, in realtà, si era
augurato che il fratello
non tornasse mai in quel luogo nel quale vivere era così
difficile.
<<
Vi vedo un po’
sciupati >>, sussurrò Lituania, notando quanto
anche Estonia fosse
dimagrito, stato accentuato dal grande cappotto pesante che pareva
faticare a
portare. Chiedere cosa era successo loro era tuttavia inutile, lo
sapevano già
bene tutti e tre, dopotutto la forza economica di Russia non era certo
cresciuta a forza di riposo e pigrizia. <<
State… state bene? >>
Nonostante
tutto parvero
contenti di almeno quella domanda, fu Lettonia a dire: <<
Più o meno
>>, prima che il cancello si chiudesse con un suono
metallico, facendo
sussultare tutti e tre.
Voltandosi
Toris incontrò lo
sguardo di Russia; durante il viaggio l’allegria era sparita
dal suo viso, i
suoi occhi erano tornati freddi e distanti. Adesso era chiuso dentro la
residenza di quella nazione, assieme a lui, assieme ai suoi fratelli,
con il
peso di un leggero disprezzo che gli gravava addosso.
<<
Tornate a lavorare
>>, ordinò solo Russia, con tono amabile,
camminando poi via senza
un’altra occhiata. Inquietamente simile ad un bambino che
abbandona i
giocattoli, dopo essersi assicurato che essi siano tutti tornati ai
loro posti.
<< Mi dispiace, io e
Lettonia dobbiamo tornare
in casa adesso, per pulire il salotto >>
<< Non dispiacerti
Eduard, so che lo fate per
lasciare a me i lavori più leggeri. Russia aveva detto a me
di sistemare il
salotto, dopotutto… e la biblioteca… e la
cucina… il cortile… >> Lituania
aveva osservato il cortile, che stava spazzando, con aria leggermente
scoraggiata.
Estonia gli aveva assestato una
pacca comprensiva
sulla spalla, andandosene seguito da Raivis e lasciando il castano
solo.
Era
da allora che Toris stava
intensamente riflettendo, con aria che andava facendosi lentamente
sempre più
triste. In quel guardino non c’era nessuno, poteva concedersi
di lasciarsi un
po’ andare.
Ebbene
sì: aveva pensato che
Russia lo avrebbe preteso con sé in quei giorni, si era
aspettato di essere
tormentato, si era aspettato…
Un
po’ più di calore.
Invece
pareva che a Ivan non
importasse poi così tanto del suo ritorno. In effetti,
stramente, una volta in
viaggio, Russia non lo aveva preteso accanto a sé. E dopo
tre giorni dal suo
ritorno a “casa” si era limitato a rifilargli
ordini e commissioni, in modo
noncurante, con quel tipo di affabilità che ha il compito di
tenere a distanza
le persone. O almeno quelle persone che erano state ospitate da America.
Meglio così,
si era ripetuto spesso in quei giorni. Già era stanco,
figurarsi se la mole di
cose da fare fosse cresciuta e per di più avesse avuto anche
Russia a
torturarlo. No, andava bene, non desiderava ripetere la brutale
esperienza di
quella volta, quando Russia era andato a trovarlo a casa di America.
Ripensarci
lo riempì di uno
strano senso di gelo, che fu seguito da un maggiore calo di energie. Si
sedette
su una panchina, incrociando le braccia per scaldarsi.
I
pensieri non andarono via;
ricordava come alla mattina America lo avesse trovato, e ricordava la
genuina
preoccupazione nelle sue domande. Toris aveva pulito e rifatto il
letto, ma per
tutto il giorno era stato scosso da brividi, facendo pensare a Alfred
che
avesse preso la febbre. Glielo aveva lasciato credere, lo aveva
lasciato
credere anche a Tony, che sembrava sospettare qualcosa. Poi, la notte,
aveva
dormito il più distante possibile dall’americano,
come se avesse paura di
contaminarlo con quel folle amore che ancora martellava nella sua mente.
America
era così lontano. La
sua voce gioviale riportò alla mente del baltico una persona
che non aveva
potuto ancora vedere, ma che era molto più vicina, capelli
biondi e occhi
verdi, giochi nei campi di grano… pian piano, cullato
dall’immaginario parlare
di Feliks, scivolò nel sonno.
Sognava Polonia, e tutto il mondo
che aveva girato
attorno a loro durante l’infanzia. Non che fosse un mondo
così facile, ma nel
sogno c’erano solo i giochi e le risate, le corse assieme ad
Estonia e
Lettonia, una casa che aveva pensato di non lasciare mai. Il sogno era
così
reale che gli sembrava di sentire il peso di Polonia sulla schiena, la
stretta
delle braccia attorno al collo al quale si era aggrappato; era
straordinario
con quanta chiarezza riuscisse a ricordare quell’affetto
anche dopo tanto
tempo.
<<
…umh? >> il
sogno svaniva mentre il baltico, con un leggero mugugno, cominciava a
svegliarsi. Certo accorgersi di essere svegli era difficile: dopotutto
dal
sonno tiepido stava scivolando in una realtà altrettanto
tiepida; si sistemò
meglio su quel morbido calore di cuscini, facendo immergere le mani al
caldo, a
contatto con la stoffa. Stava proprio bene, se solo avesse potuto
trovare una
coperta… ma supponeva fosse difficile visto che era su una
panchina.
Su
una panchina…
…già,
quindi quello non
poteva essere un cuscino.
Lituania
aprì appena le
palpebre, non ancora completamente sveglio, e il colore conosciuto del
cappotto
di Russia riempì la sua visuale. Rimase ad osservarlo, con
aria sonnolenta.
Si
accorse ben presto della
situazione, ma gli sembrava così assurdamente surreale che
non riuscì a
muoversi di un millimetro. Seguì con lo sguardo le sue
braccia, con le mani
affondate sotto il cappotto dell’altra nazione, stretto a lui
in una specie di
abbraccio che l’altro non stava ricambiando, essendosi
limitato a servire da
“cuscino”.
Era
completamente attaccato
al corpo del russo. E aveva la testa teneramente appoggiata sul suo
braccio.
<<<
AAAARGH! MI
SCUSI!!!!! >> Lituania scacciò le ultime
tracce di sonno con il suo
stesso, agitatissimo, urlo, mentre si ritraeva, il cuore che, col suo
battito
fortissimo, sembrava sovrastare il suono della sua voce. Era arrossito
talmente
tanto che probabilmente non sentì neppure il freddo intenso
dovuto allo stacco
da quel caldo contatto.
Ivan
pareva di buon umore,
diversamente da quanto era stato in quei giorni; però lo
stava guardando con
aria pensosa, e se fosse stato più attento Toris avrebbe
potuto notare anche un
lieve rossore che gli colorava le guance: << Cosa stavi
sognando?
>>
<<
La mia infanzia
>>, gli venne naturale rispondere, anche se si rese conto
dopo che
quell’affermazione avrebbe potuto irritare l’altro.
Russia
non staccò gli occhi
da Lituania, che guardò altrove; Ivan aspettava che
l’altro aggiungesse
qualcosa, che gli raccontasse un po’ di più del
sogno, ma Toris era ancora
troppo agitato per pensare a qualcosa da dire.
<<
Come hai fatto ad
addormentarti qui? >> domandò il russo,
<< Si gela, non dovresti
più essere abituato a tanto freddo. Rischi di ammalarti,
così. >>
Lituania
captò un’allusione
al lungo tempo trascorso a casa di America, dove certo le temperature
erano più
miti.
<<
Sì, fa freddo, mi
scusi, ero stanco e senza accorgermene mi sono addormentato…
>> e comunque
anche Russia cosa ci faceva in giardino con quel tempo glaciale? Si,
c’era
cresciuto con quel gelo, ma non doveva essere piacevole lo stesso.
<<
Anche io sogno,
spesso >>, disse all’improvviso Russia.
<<
Cosa sogna, Russia-san? >> di nuovo una domanda che era
giunta naturale e
spontanea; Toris vide le labbra di Ivan piegarsi in un sorriso dolce,
quasi
imbarazzato. Lo stava ancora contemplando con una certa sorpresa quando
il
russo si avvicinò, e lo avvolse in un abbraccio.
Ed
ecco un’altra cosa
naturale per Toris, ricercare il tepore dell’altro, poggiando
le mani sui suoi
vestiti e lasciandosi andare contro di lui mentre Ivan gli sussurrava
all’orecchio: << Vorrei vivere in un luogo
caldo, circondato dai girasoli
>>.
Le
labbra di Ivan su una
guancia, l’abbraccio che si protraeva,
l’incapacità di protestare.
<<
Adesso non sai più
così tanto di americano >> Russia sembrava
allegro. << Non scappare
più via da me, capito? Mai più >>.
Lasciatolo andare rimase seduto, con
gli occhi chiusi, e Lituania intuì che era meglio andarsene.
Con la sensazione
di non respirare bene il castano si affrettò verso la serra.
Eccola,
la serra, sembrava
attrarre la luce del sole e sembrava attrarre lo stesso Lituania. Il
ragazzo si
avvicinò, poggiando una mano su quella porta tanto ben
conosciuta; tiepida, al
suo tocco, era un elemento confortante e familiare.
Non
sapeva cosa aspettarsi,
perché chissà se la serra era stata curata con
tutte le cose che erano successe
in sua assenza, forse i germogli erano stati dimenticati nella terra,
abbandonati alla nascita; invece quando entrò un vortice di
colori investì la
sua vista. La fioritura gli dava il benvenuto, petali distesi e umidi
si erano
aperti ovunque attorno a lui, piante che parevano protendere le tenere
foglie
verdi verso di lui, in un invito, un abbraccio: “Bentornato a
casa”.
Voleva
considerarla davvero
“casa”? Avrebbe potuto pensarci, almeno per quel
piccolo pezzo di verde vivo.
Quante volte era stato a suo agio là dentro, quando gli
occhi di Russia si
illuminavano nel vedere lo sbocciare di un nuovo germoglio. Erano
quegli gli
attimi in cui, in passato, era davvero stato bene, ed era per essi che
sentiva
di dovere molto a quella serra.
Raccolse
l’annaffiatoio,
passando a controllare il terriccio di ogni pianta e bagnandolo dove
necessario.
Chissà
se Ivan aveva già
visto la fioritura.
Era per quei dolci pensieri che
voleva chiamare quel
luogo “casa”.
Era
stato Russia a curare la
serra. Glielo aveva detto Estonia. Certo anche Eduard e Raivis avevano
fatto la
loro parte, ma era Ivan a controllare sempre che fosse tutto a posto.
Aveva
sempre tenuto ai fiori.
Uno
sciocco batticuore prese
Toris quando lo seppe, qualcosa che doveva aver a che fare con la
riscoperta di
quel lato tenero che il russo sapeva avere. Aveva ben presente il
Russia
crudele, il Russia dalla dolcezza distorta e il sorriso falso, ma il
ricordare
l’altro aspetto del suo carattere gli fece capire quanto
difficile era tentare
di non amarlo.
Tornava
potente, quel
sentimento, assieme al tambureggiare del cuore. Lo sentiva battere,
forte nel
petto, risuonava sulle braccia di Ivan che gli avevano circondato forte
il
busto, così forte da impedirgli quasi di respirare. Espirava
piano, Toris,
temendo inconsciamente che un rumore troppo azzardato avrebbe causato
qualcosa
di terribile; le sciocche paure di un bambino di fronte al buio.
Che
bel buio conosciuto era
quello, piacevole quanto l’oscurità delle palpebre
che calarono sugli occhi in
un tentativo di calmarlo, di non farlo tremare nella stretta di Russia.
<<
Rimani con me,
stanotte >> e Ivan non chiedeva, affermava, distruggendo
nell’altro ogni
coraggio di negare. << Voglio toglierti ogni minimo
sapore sconosciuto
dal corpo! >>
Nonostante
la solita
intonazione giocosa e crudele c’era una totale
serietà nel modo in cui lo posò
sul letto, lasciando che si distendesse. Studiò gli occhi
blu, arrendevoli,
cercandovi traccia di colpa o paura.
Lituania
non si mosse. Stava
lì, abbandonato, aspettando di essere preso.
Terrorizzato
dalla segreta
felicità che provava nel non venir più ignorato
dall’altro.
<<
Mi ami? >>
Stavolta
quella di Ivan era una domanda, stavolta c’era
dell’incertezza, traspariva
persino dal modo in cui era chino su di lui, con le mani che sostavano
a un
soffio dalle sue. E non ci volle niente a Toris per capire che si
riferiva a
quel giorno a casa di America. Mi ami
ancora dopo quel giorno? Buffo che glielo chiedesse, lui che
in passato gli
aveva fatto soffrire tagli purpurei sulla schiena…
Avrebbe
dovuto smettere di
amarlo già da allora.
Le
dita di Russia si contrassero
appena sulle coperta, per quella risposta che non arrivava, ma il suo
viso non
lasciava trasparire niente. Bastò quel movimento
impercettibile, il dettaglio
che significava paura di perdere qualcosa di importante, e Toris
schiuse appena
la bocca.
<<
Sì >> mormorò
<< …e io e America non… non abbiamo
mai… >>
Si
chiese se si erano mai
detti, prima, che si amavano. In quel momento non lo ricordava.
Importava solo
che adesso lo sapevano di nuovo entrambi e che le labbra di Ivan erano
sulle
sue, un bacio appena accennato, ma le mani del russo erano finalmente
tornate
ad intrecciarsi con quelle di Toris.
Il
telefono dava libero, ma
nessuno ancora rispondeva. Lituania guardò nervosamente la
scopa posata ad un
palmo di distanza, sapendo bene che sarebbe dovuto essere a lavoro in
quel
momento.
<<
Sì? >>
sempre quelle due sillabe importanti, stavolta
interrogative, ma era quella voce che lo fece sorridere.
<<
Ciao Polonia
>> salutò Lituania, cercando di trattenere
l’emozione.
Ci
fu un attimo di silenzio,
poi l’esplosione di rumore: <<
LIET! MA COSA HAI TIPO FATTO TUTTO QUESTO TEMPO? TE NE SEI TORNATO QUI
E NON CI
SIAMO NEPPURE PROPRIO VISTI! >>
In
altri casi il lituano
avrebbe scostato la cornetta dall’orecchio, perché
la voce alta dell’amico
aveva la facoltà di assordare facilmente, se voleva, ma era
troppo tempo che
non lo sentiva e anche il dolore al timpano lo riempì di
gioia. << Mi
dispiace, sono… dovuto tornare da Russia. America ha avuto
un crollo terribile,
così mi ha lasciato a lui e… >>
<< Ma si, si, quelle
cose complicate là. Non
parlarmene anche te, sono stato tipo metà mattina a sentire
il mio capo che
gridava di questo e di quello! Cioè, una noia…! >> udì
distintamente che sbuffava, e gli
dispiacque non poter vedere la sua faccia imbronciata, <<
Parliamo di tipo cose serie Liet: quando
vieni a trovarmi? Ho arredato con cose nuovissime la stanza per gli
ospiti,
devi vedere che è tanto principesca!
>>
Toris
immaginò distintamente
letti rosa con trine rosa e cuscini rosa. Tendaggi rosa e muri rosa. E
tappeti
rosa.
Polonia
in quei mesi non era
cambiato affatto: i giorni cupi erano talmente lontani da non essere
che miseri
puntini.
<<
… mi spiace, Liet
>>, gli arrivò ancora la voce di Polonia,
dopo un discorso che non aveva ben seguito.
Polonia
ricordava, aveva
ricordato bene la loro guerra, ogni giorno da quando Lituania se
n’era andato
con quell’espressione ferita, ogni giorno da quando il
telefono non squillava
più.
Lituania
sorrise,
chiedendogli semplicemente di parlargli ancora della stanza degli
ospiti.
Ivan
aveva sentito Lituania
parlare con Polonia. Si era soffermato sulla porta, posando lo sguardo
prima
sulla scopa, abbandonata contro una parete, e poi
sull’espressione serena di
Toris. Dal piccolo ricevitore poteva anche udire il lieve suono
distorto della
voce del polacco.
Lituania
non si accorse di
lui, Russia stesso provò a ignorare quella telefonata.
C’erano davvero tante
cose a cui pensare, dopotutto.
L’oscurità
del secondo
conflitto mondiale si stava insidiando piano, come piccoli soffi di
debole
vento, screzi leggeri che un giorno futuro li avrebbero travolti tutti
con straziante
violenza.
1) Note a fine storia: questo capitolo si apre con la Grande Depressione: “La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una drammatica crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni Venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo.” (Tratto da Wikipedia) . Nello specifico il martedì a cui si riferisce America è il 29 ottobre, che segna il crollo definitivo della borsa valori.
----Angolo -stanzetta con
pasticcini, the, e tanta Vodka- delle risposte
alle recensioni! (a cura dell’autrice, di
Ivan e di Toris,
con l’aggiunta di un irritante Feliks
e dell’inquietante Natalia, e dei due nuovi arrivati, il
tremante Raivis, e
Eduard, e… “Aru”? Con probabile
incursione di Giappone…)----
Yusaki: non importa
che io abbia attualmente il raffreddore, qualche
linea di febbre, e un freddo terribile alle mani… sono
felice, immersa in una
bellissima atmosfera idilliaca!
Cina: è
disgustosa, aru, sembra che abbia dei fiorellini che le danzano
attorno alla testa.
Polonia:
è tipo una cosa
carina!
Yusaki:
si è… perché è tutto
così buio?
*attimi
di silenzio*
*Le
luci si riaccendono
improvvisamente* Tutti: BUON COMPLEANNO!
Yusaki:
*commossa* Grazie mie
cari… ma non è il mio compleanno.
Lituania:
Ah, scusa! Abbiamo
sbagliato, volevamo dire “COMPLIMENTI PER LE TUE 100
RECENSIONI!”
Polonia:
cioè, troppo lungo
da dire.
Russia:
Non fare la pignola
autrice, il senso era quello.
Yusaki:
*Ancora più commossa*
grazie, sento il cuore cantare di gioia!
Russia:
Il tuo cuore canta?
Posso estirpartelo dal petto per vederlo? *__*
Yusaki:
Emh, no, non credo
sia il caso. Anche perché è il momento di passare
a ringraziare le persone che,
con le loro recensioni, mi hanno portato a questo importantissimo
traguardo! La
prima di oggi è Triadine,
che mi
dice che secondo lei scrivo bene… ti ringrazio tantissimo,
ogni volta che lo
sento dire la mia autostima si risolleva un po’, e ne sono
sempre tanto
contenta. Penso che a ogni scrittrice o scrittore di fanfiction faccia
piacere
ricevere questo complimento in particolare. Certo anche sentirmi dire
che ti
sono venute le lacrime agli occhi leggendola, e che l’hai
riletta una decina di
volte mi ha colpita moltissimo! *si asciuga a sua volta nuove lacrime
di
commozione.*
Russia:
dovresti vergognarti
per averle fatto attendere questo capitolo così tanto
*sorrisone*.
Yusaki:
sei sempre così
consolante, Russia-san. Però hai ragione, mi scuso molto per
questo! La
prossima è Liris, che se
non sbaglio
ha ricevuto un abbraccio da Russia, la scorsa volta, cosa per la quale
salterò
la sua recensione… no, sto scherzando. Non arrivo a questi
livelli di gelosia,
anche perché è stato Lituania a dare il permesso,
io non posso dire niente!
*Posa di teatrale dolore*
Lituania:
Autrice… finiscila.
Yusaki:
Chiedo scusa.
Comunque, Liris grazie per i complimenti e…
Inghilterra:
quindi io saprei
far bene solo le tisane…
Yusaki:
Ti vedo depresso, ma
ti tirerò su io il morale chiedendoti cosa hai provato
quando hai visto
Lituania con la camicia di Ameri… anzi, no, non voglio
essere picchiata in
questo lieto pomeriggio! Tornando a te Liris…
Russia:
Kolkolkol… io non
sono geloso, voglio solo che Lituania non abbia nessun altro
all’infuori di me,
e ucciderò chiunque tenti di sottrarlo al mio possesso
assoluto e
incontestabile.
Polonia:
e questa non è tipo
gelosia, è tipo fare il tè.
*Polonia
venne barbaramente
picchiato da Russia. Siccome non è una novità
potevamo anche evitare di dirlo*
Yusaki:
Sigh, sono stata
interrotta per la millesima volta. Insomma, grazie anche a te Liris.
Ora c’è Oz,
che spesso mi chiedo perché recensisca,
ma vabbè, devo dire che mi fa piacere. Oz, è
normale che vieni distratta dalle
pubblicità a lato, noi persone con un unico neurone facciamo
fatica a
concentrarci. No, ok seriamente, ti ringrazio tantissimo per i
complimenti. E
un po’ meno seriamente ribadirò con seria non
serietà che si: io amo la
LituaniaxTony, non vedi come sono compatibili, affini, pregni di
struggente
passione?
*Tutti
i personaggi presente
si mettono a vomitare*
Russia:
non ho neanche la
forza di sentirmi geloso.
Polonia:
Ma non avevi tipo
detto che non lo eri?
Russia:
E tu non dovevi
essere agonizzante a terra con le ossa rotte? *sorrisone*
*Polonia
fugge*
Yusaki:
Comunque, avresti
anche tu capito male come Inghilterra se ti fosse venuto ad aprire uno
mezzo
nudo e con l’aria di chi ha appena passato una notte di fuoco.
Lituania:
ma non avevo
affatto quell’espressione!!
Yusaki:
E ahahaha, Russia che
fa pubbliche scuse ad America! Ahahaha…
Oz, sei bravissima con queste battute! Ahahaha!
Estonia:
non sembrava una
battuta.
Yusaki:
ssst, Estonia zitto!
Vuoi forse far picchiare America? Ti saluto Oz, stavolta provo ad
avvertirti
quando aggiorno. La prossima è miristar,
per favore non urlare cose come che Lituania dovrebbe far sesso con
America
altriment…
Russia:
KOLKOLKOL, miristar,
se proprio ci tieni posso abbracciare il tuo cadavere! *prende il
rubinetto*
Yusaki:
Russia-san, ti prego,
non voglio stragi di sangue al mio compleanno!
Russia:
Ma non è il tuo
compleanno.
Yusaki:
Già… hai ragione… ma
è comunque un giorno importante, quindi per favore fai il
bravo e vai a giocare
con i resti di Polonia, su. Miristar, non sai come mi sono sentita
orgogliosa
quando hai detto che il capitolo ti ha quasi fatto piangere! Non che
sia felice
che tu pianga, ma mi fa piacere essere riuscita a comunicare con tanta
forza i
sentimenti di cui scrivevo. Quindi sono ben contenta di regalarti un
abbraccio
da Lettonia.
Lettonia:
V-va bene, visto
che è il suo c-compleanno.
Yusaki:
Io dico che qui c’è
un po’ di confusione con questi compleanni. Non credo proprio
sia il suo
compleanno. Grazie infinitamente della recensione miristar! La prossima
recensione mi ha causato qualche danno mentale, è di Claws, una nuova recensitrice che parto
col ringraziare per la
recensione. Per me è stato molto… mmh…
credo il termine che più si avvicini sia
“emozionante”, sì, per me è
stato davvero molto emozionante che una
sostenitrice della Russia/Cina abbia apprezzato la mia fanfiction
Russia/Lituania. Mi hai lasciato una bellissima recensione, molto
esplicativa e
per di più accompagnata da delle ottime crostate!
Polonia:
in effetti ci voleva
tipo qualche torta per il compleanno.
Tutti:
BASTA, NON è IL SUO
COMPLEANNO!
Yusaki:
Le abbiamo gradite
molto, e Russia-san ha gradito molto la vodka.
Russia:
autrice, hai delle
brave recensitrici *sorrisone*.
Yusaki:
bene, come dicevo è
stato davvero un colpo per me ricevere questi complimenti, un colpo in
positivo
naturalmente! Ti ringrazio ancora, con tanta sincerità.
Lituania:
ma i danni mentali
a cosa erano dovuti?
Yusaki:
*scoppia a piangere*
Oooh, mio piccolo e innocente baltico! Finora ti è andato
tutto relativamente
bene nella storia…
Lituania:
quand’è che
qualcosa mi sarebbe andato bene?
Yusaki:
… ma da-molto-presto
le cose precipiteranno, lo sai, gli Alleati e la Seconda Guerra
Mondiale,
quindi ritornerà Cina e quindi… e quindi mi sento
in colpa! *Si soffia il naso
nella veste di Cina, che si ritrae, disgustato*
Lituania:
no, aspetta, che
vuoi dire?! CHE VUOI DIRE?!
Estonia:
Lituania! Lituania
calmati! Le tue medicine per il mal di stomaco, ecco, ecco prendil---
LITUANIA?!
Yusaki:
qualcuno soccorra
Lituania per favore, credo stia morendo. Salutiamo Claws e passiamo
alla
prossima recensitrice, Stefy_rin,
che è riuscita a sua volta a emozionarmi tantissimo con le
sue parole.
Innanzitutto è stato bello ritrovare una tua recensione, mi
era mancato il tuo
entusiasmo, anche se il fatto di essere una delle autrici che segui
più
assiduamente su EFP mi fa arrossire tantissimo… grazie!
Anche Russia-san ti
ringrazia per i girasoli e la vodka. E… caspita! Uno
smoking! *___*
Lituaniaaaa, guarda un po’ che bello smoking fatto apposta
per Russia!
Lituania:
*stava agonizzando
ma si riprende un po’* Smoking…? Oooh, Russia-san,
mi piacerebbe tanto che lo
mettesse!
Russia:
Non sembra male, lo
metterò. *Va ad indossarlo e poi torna a farsi ammirare*
Lituania:
emh, sta molto bene
Russia-san, ma sa credo che la sciarpa non vada portata con lo
smok…
Russia:
KOLKOLKOL.
Yusaki:
e così diamo il via
ad una nuova moda: lo smoking con la sciarpa! Un
bell’applauso per questa
trovata geniale della nuova collezione
autunno-inverno-e-tutte-le-altre-stagioni! Comunque Stefy_rin
naturalmente
potrai fare da damigella! Come ultima cosa ti volevo dire che mi
dispiace che
ancora non ci siamo potute sentire su msn, in questo tempo non
l’ho avuto ma
conto di reinstallarlo al più presto. Grazie tanto e tanto
ancora della
recensione e dei complimenti! Ora c’è Lalani,
che ci ha ricordato che in dicembre, il 30 dicembre, Russia-san ha
compiuto gli
anni… e sì, in effetti, siamo curiose: Lituania
cosa hai fatto a Russia di
regalo?
Lituania:
emh, io… come… nel
senso… non pensare male è che…
Russia:
*nuovo sorriso
allegro* autrice, posso raccontartelo io, ma non avevi detto che non
volevi far
salire a rosso il raiting della fanfiction?
Yusaki:
EMH GIÀ, dicevo,
nonostante l’energia che questa coppia mi trasmette stavolta
ho tardato un po’
di più per il nuovo capitolo, fra le feste e tutto il resto
sono stata
piuttosto distratta! Lituania grazie al cielo è riuscito a
chiarire con Russia
che non è successo niente con America…
America:
ma in realtà sono
successe un sacco di cose! Io sono un eroe, e da bravo eroe
l’ho salvato un
sacco di volte! Per esempio quando…
Yusaki:
si, grazie America,
non intendevamo ciò che la tua mente pura pensa.
Russia:
comunque, Lalani, ti
assicuro che sono stato molto, molto, molto
buono con Lituania-chan a Natale.
Yusaki:
Ecco. Tornando a te
Lalani, tranquilla non ho preso la tua scorsa recensione come una
critica, ma
ho pensato che fosse meglio specificare, anzi, avrei dovuto specificare
subito
per non confondere le idee ai lettori! Quindi ti ringrazio tantissimo,
grazie
della recensione! Siamo ora a L_Lawliet_poppy,
e come prima cosa, prima ancora di ringraziarti della recensione, ti
ringrazio
per aver regalato quei bei vestiti! Ne sono tutti molto entusiasti!
Lituania:
*Costretto di nuovo
ad indossare quel vestito* entusiastissimo ç__ç
Russia:
sentito
Lituania-chan? Adesso possiamo sfruttare queste meraviglie come
vogliamo!
Lituania:
R-Russia-san
aspetti, l’angolo recensioni non è ancora
finito… ah… non possiamo…!
Non…!
Yusaki:
Era prevedibile.
Polonia:
*danza ammirandosi
in uno specchio con il suo nuovo abito rosa*
Yusaki: Anche questo era prevedibile. Tutto in Lituania urla la parola
“uke”!
Chissà com’era carino con quella camicia
più grande. Spero tu sia riuscita a
fare quei disegni! Se in futuro avrai modo di metterli sul computer mi
piacerebbe moltissimo vederli. Grazie mille per la recensione (e per i
vestiti,
Russia ci tiene a precisarlo, anche se temo che non metterà
il suo)! È il turno
di DragonGirl31… che sta
parlando
tipo come Polonia!
Polonia:
cioè che intendi? Ha
tipo qualcosa che non va come parlo?
Yusaki:
Ma no Polonia, tipo
figurati. DragonGirl31 attenta ai demoni polacchi! Comunque, Lituania
ha
sbagliato camicia perché era di fretta e nel panico, e come
si dice: la fretta
è cattiva consigliera! Infatti ha fatto veramente una cavolo
di figura del
cavolo, e Inghilterra ha frainteso. Anche io avrei frainteso. Ma io in
un caso
simile avrei fatto ingoiare la camicia all’incomodo,
Inghilterra l’ha fulminato
con lo sguardo ma in definitiva è stato abbastanza
controllato! Benedetta calma
Inglese! ^__^ Ad ogni modo Russia-san, DragonGirl31 ha ragione, non
dovresti…
Lituania:
Grazie autrice,
sono così felice che difendi la mia integrità
fisica!
Yusaki:
No, io stavo per dire
che non dovrebbe attaccare Tony! Ma povero piccolo tenero Tony! Il mio
alieno
del cuore! Ok, basta. Grazie anche a te per la recensione!! La prossima
è KawaiiSai, che
è riuscita per
l’ennesima volta a commuovermi. Grazie KawaiiSai, il tuo
è stato un bellissimo
regalo e le tue recensioni sono come sempre molto curate. Mi ha fatto
enormemente piacere sapere qual’era il tuo preferito fra
tutti i capitoli di
questa storia, mi ha fatto enormemente piacere che tu abbia letto anche
le
altre mie fanfiction… e Tony sembra andare per la maggiore!
*Arriva
Tony, ammicca e
sparisce di nuovo*
Yusaki:
Emh, si. Bene, spero
di continuare a migliorare, farò il possibile, e…
grazie ancora e ancora, spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ed ecco ora NekoRika,
sono felicissima anche del tuo ritorno! Non devi scusarti
per non aver più recensito! Lituania si è
fortunatamente chiarito con
Russia-san.
Tutti:
praticamente stavamo
tutti sulle spine per questo.
Yusaki:
Esatto, il punto
cruciale! No, non esageriamo, comunque meglio così che
Lituania gli ha detto
che non è successo niente e blablabla, quel che
è. Certo Russia-san, anche lei
che crede a simili cose… dopotutto
cos’è di speciale America? Certo ha un bel
fisico, magari con qualche hamburger di troppo sulla pancia ma nessuno
ci fa
caso, è forte e alto, è simpatico e vitale, una
delle nazioni più potenti ed è
tremendamente figo ma…
Russia:
*Prende il rubinetto*
Hai finito?
Estonia:
ce la farà l’autrice
a non farsi uccidere prima di aver finito di rispondere alle recensioni?
Yusaki:
ç__ç dunque,
Lituania-chan ormai ha quel vestito ufficialmente, festeggiamo anche
per
questo! *__* NekoRika con te ho raggiunto le 100 recensioni, quindi
grazie,
grazie, urlo ancora GRAZIE!
Polonia:
e ora continuiamo la
festa di compleanno!
*E
festeggiarono per il
motivo sbagliato*
Voglio
ringraziarvi tutte e
tutti. Quando ho postato lo scorso capitolo speravo che mi sarei
avvicinata a
questo traguardo, ma non pensavo di arrivarci proprio con quello.
È stata una
sorpresa, inaspettata, e come tale totalmente e infinitamente gradita!
100
recensioni, e 100 volte ringrazio ognuna di voi che con sostegno ed
entusiasmo,
correggendomi quando era giusto, mi avete portato a questo numero
così alto,
che riesco a raggiungere con una fanfiction per la seconda volta e sono
lieta
di esserci riuscita con questa. Amo Russia, amo Lituania, tutti i
personaggi di
Hetalia e il loro creatore, e amo tutte le nazioni vere con i pregi e
difetti
della gente, un grazie a tutti loro quanto a voi, i miei lettori, i
miei
non-più lettori, chi mi segue anche se non ama la coppia e
chi mi segue amando
proprio questa coppia. Grazie davvero a chiunque si sia fermato su
questa
storia.
100 Grazie ad ognuno
di voi
Spero che la mia
storia
continuerà a piacervi per almeno altri 100 capitoli
(Emh, ma questa
storia non è
di 100 capitoli…)
(Comunque, spero che
continuerà a piacervi anche in futuro!)
Nel prossimo
capitolo cominceranno cose poco piacevoli, all’inizio saranno
solo minimi
momenti, da ignorare, da far finta di non vedere… come una
nube lontana.
Recensite, e alla prossima!