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Autore: mewsana    26/12/2005    2 recensioni
Mai più i miei occhi fisseranno i tuoi, maledetti, senza che io torni a soffrire.
E' come una maledizione che mi hai scagliato la prima volta che ti ho visto.
Ogni volta che ti vedo, tu m'incanti.
[prequel di "Schiena Dritta E Testa In Alto", introduzione alla prossima long-fic]E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’altra one shot

Un’altra one shot!!!

Penso che ce la faro a mettere, prima o poi, una long fic…. Anche se mi sa che aspetterete un pochetto, visto che mi ritrovo leggermente nei casini con altre storie…. Ehm^^’’’

Adesso vi è prima un componimento, poi un pezzo narrato in terza.

Beh, preciso che questo capitolo nasce dal nulla, semplicemente dal fatto che mi sono svegliata stamattina dicendo: < Sarebbe bello intitolare così una storia… >

Ed eccomi qui, ne dubitavate forse?

Io no, purtroppo mi conosco e sapevo che non avrei resistito… non so ancora decidermi se sia un bene o un male!!

Dopo questa lunghissima nota autobiografica vi lascio alla storia^^

Un  bacio!

 

PS: dimenticavo di dirvi, anzi, me lo sono inventata adesso, che questo capitolo “annuncia” un po’ la storia che seguirà!!!

 

 

 

 

 

Avrei Voluto Vederti Piangere.

 

 

 

 

Inconsciamente, lo avrei davvero voluto.

Avrei voluto osservare sul tuo viso, o sul tuo corpo, qualcosa che indicasse un’imperfezione.

Seppur piccola…

Qualcosa  che mi dicesse che tu eri al nostro livello.

 

Nulla…

Sei nata superiore, e non vi è nulla che possa smuoverti dal gradino che ti sostiene.

Morirai superiore, così come si addice a una dea.

Una dea eterea ed impassibile, che non si scompone nemmeno di fronte all’amore.

 

Io mi chiamo Yoh, Yoh Asakura, e mi hai fatto sempre sentire sciocco.

Come un essere inutile che serve solo ai tuoi meschini piani camuffati di belle intenzioni.

Nel mio dolore, tu gioivi forse, Anna?

Reclamavi sofferenza da chi ti stava accanto…?

Lo facevi per sopravvivere, e continuare ad essere perfetta?

 

Così, qualche volta, mi sarebbe piaciuto vedere che soffrivi per me.

Non mi hai mai accontentato.

D’altronde, quale dea si mostrerebbe imperfetta per compiacere un mortale?

 

Te ne sei andata, senza provare dolore, semplicemente scrivendo una commovente lettera di addio.

Spero assurdamente che ti abbia fatto piangere come ho pianto io.

Come una fiamma ardente, cerco qualcosa che mi faccia continuare a splendere.

Oggi sono le tue lacrime….

 

Domani sarà la tua morte…

E dopodomani si vedrà…

Sempre nell’attesa di vedere il tuo petto scosso da singhiozzi.

E di bagnarmi le labbra di lacrime che non piangerai mai.

 

 

 

 

 

§*(°)*§

 

 

 

 

La notte l’avvolgeva, perfetta, mentre lei contemplava il cielo scuro stagliarsi contro le luci della città. E un vento tiepido, corposo, scomponeva la sua figura, muovendone l’abito e i capelli cenere.

E lei, irrequieta ed incapace di star seduta, si lasciava avvolgere da quella tiepida carezza, gradita quanto inattesa.

Il piede destro innaturalmente piegato verso l’esterno, che scavava con la punta una leggera fossa nel terreno sabbioso della tenuta Asakura.

Lungo i fianchi, le esili braccia scivolavano sul suo corpo, evidenziando la lunghezza e la sinuosità della linea del collo. Le mani, come legate da fili, si muovevano in continuazione, mostrando il nervosismo tangibile della ragazza in piedi.

Sembrava che Anna Kyoyama non respirasse neppure, quella notte. Come se le bastasse sentire il vento intrufolarsi nella gola e giù, fino ai polmoni.

Una statua di cera, la più bella del giardino, delicata eppure eterea.

Sembrava che la luna, diventata riflettore, puntasse l’esile figura, giocando con le sue profondità, il suo profilo e le lacrime argentee.

-Anna…?- una seconda figura comparve dall’ombra, entrando nel cono di luce che avvolgeva la ragazza. Aveva un’espressione curiosa impressa sul volto. La ragazza sorrise.

-Ciao Yoh… scusami se ti ho spaventato.- sussurrò delicatamente, contribuendo ad aumentare l’alone di mistero che la circondava.

Il ragazzo rimase a fissarla per un breve lasso di tempo, la bocca leggermente socchiusa e lo sguardo sognante.

-Yoh…?- lo riscosse dal suo torpore, scrutandolo attentamente. –YOH! Ma ti sei incantato…? Yoh…-

Alla fine capitolò miseramente, aspettando che un miracolo risvegliasse il fidanzato. –A-s-a-k-u-r-a!!- ringhiò, facendo appello alla sua rinomata nonché scarsa pazienza.

-Ahio!!! Ma perché Anna…..?- piagnucolò alla fine il moretto, massaggiandosi la parte lesa, in questo caso la caviglia, con entrambe le mani.

-Solo perché ti amo…- aveva ridacchiato lei, costringendolo con questa frase a fare quello che lei desiderava. Involontariamente, l’Itako godeva di questo potere.

-Ah…- boccheggiò, annaspando alla ricerca d’aria, pregando che i suoi polmoni tornassero ad espandersi come di consueto in un lasso di tempo ragionevolmente breve. Altrimenti sarebbe soffocato, sicuramente. Sarebbe stata, in ogni caso, una morte dolce.

-Yoh…? Senti, io dovrei parlarti perché… ho un problema. Non so come risolverlo.- disse lei, volgendosi a guardarlo con aria terribilmente seria. La luna, bagnandola con la sua luce brillante, ne illuminava solo la parte sinistra. Adesso sembrava un’anima spaurita e al contempo forte.

-Anna, non ci sono problemi… giuro che ti starò sempre accanto…-

-Cosa…?- inclinò un sopracciglio, dubbiosa. Possibile che l’avesse spiata, che avesse capito le sue intenzioni…? –Di  che stai parlando, Yoh…?-

-Del fatto che sei incinta, no?-

Un silenzio imbarazzante calò fra i due. La ragazza cercò di non ridere, inutilmente. Il ragazzo la osservò scettico.

-Tu sei mezzo matto, Yoh…-

-Allora no…?- chiese con una punta di delusione nella voce, cercando però di camuffarla con un sorrido divertito.

-No…. È solo che…- cercò le parole giuste, quelle che avrebbero avuto il potere di ferirlo di meno.

< Solo che non ti amo più… >

Non vi riuscì. Si chiuse in un ostinato mutismo, abbassando gli occhi al terreno.

-Anna…?- la richiamò il ragazzo.

Lei sollevò lo sguardo, inchiodandolo al terreno con quel colore così scuro e vivo.

Lo scrutò per minuti, cercando di comunicargli sensazioni che non poteva esprimere diversamente.

Eppure il ragazzo, abbagliato, non vi lesse nulla di strano, di diverso.

Semplicemente lei.

-Anna…?-

-No, lascia stare… vado a fare una passeggiata…-

Distolse lo sguardo, promettendosi di non osservarlo mai più. Si vietò, provocandosi violenza, di lasciar vagare gli occhi cenere sulla sua figura armoniosa.

Con passi lenti si allontanò, il capo chino e le belle mani intrecciate in un contorto nodo che idealmente rappresentava il suo stato emotivo.

Svoltò l’angolo, lasciandosi andare ad un respiro di dolore.

< Solo una volta, ancora una… > tornò indietro, le lacrime che le ornavano il volto.

-Tieni, Yoh…- e gli lanciò una lettera, cancellando per sempre le sue pallide speranze.

 

< Mai più i miei occhi fisseranno i tuoi, maledetti, senza che io torni a soffrire, adesso lo so. Ma ti ho visto piangere….

Addio, Anna… >

 

-Addio, Yoh…- aggiunse subito dopo, sparendo in una nuvola di luce e tenebra.

 

 

 

 

 

.FINE

 

 

 

Se non lo avete capito, si è ricollegabile, anzi, è proprio collegato a quello che ho scritto in “Schiena Dritta E  Testa In Alto”.

 

Un bacio!!

Ross

 

 

 

  
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