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Autore: FeBookworm    26/01/2011    2 recensioni
“Karl, non devi dare retta a ciò che dice Joseph, sono solo le storie che gli raccontano i suoi maestri per farlo studiare.”
“Ma a me fanno paura maman!”
“Lo so Karl, ma nella vita ci saranno sempre cose che ti faranno paura, ma tu le dovrai superare lo stesso. Per la tua mamma, per le tue sorelle, per la tua futura moglie e per i tuoi futuri figli. Non potrai mai permettere alla paura di entrarti nelle vene, altrimenti non potrai mai guidare un regno, seppur piccolo. Mi capisci?”
Il piccolo Karl annuì:”Quindi devo sempre essere forte? Per te maman?”
“Si, piccolino, per me. Un giorno, quando tuo padre purtroppo non ci sarà più, sarete tu, Joseph e gli altri tuoi fratelli a prendervi cura di me, perché ormai sarò vecchia e non sarò più lucida come adesso. Mi prometti di essere sempre forte? Per me?”
“Si maman, per te sarò forte come lo è papà!”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Resel stava scrivendo ormai da un paio d’ore e il nuovo giorno stava per arrivare. I suoi capelli biondi avevano sfumature argentee col riflesso della luna piena e del lume della candela.
Era quella una notte primaverile del 1756. Resel stava aspettando suo marito dall’ora di cena, sperava di parlare un po’ con lui, di rilassarsi un po’ sentendo la sua voce grave e rassicurante, ma egli era sparito quasi subito.
E non era la prima sera che Resel si ritrovava a scrivere lettere fino a quell’ora. Ormai, era diventata una sorta di abitudine da parecchi decenni, ma adesso non lo trovava più a letto, pronto a coccolarla, a renderle meno pesante la giornata che doveva arrivare.
Dalla finestra aperta entrò un venticello leggero che la destò dai suoi pensieri.
Quella era stata proprio una giornata faticosa, piena di impegni e riunioni su riunioni, ma per fortuna aveva dei bravi alleati, persone in grado di consigliarla e di aiutarla in momenti come quelli.
Si rese conto di un rumorino leggero. Qualcuno stava entrando in camera sua.
Oh, Franz…pensò, ma in realtà non era suo marito.
Entrò un bambino biondo cogli occhi azzurri vivaci sui dieci anni.
“Karl! Che fai ancora in piedi a quest’ora?” domandò Resel andandogli incontro ed abbracciandolo.
“Non riesco a dormire maman. Dov’è papà?”
“Papà sta dormendo, figliolo. Non possiamo svegliarlo.”
Non le era mai piaciuto mentire ai suoi figli, soprattutto sul loro padre, ma ormai erano mesi che rincasava così tardi.
“Posso dormire con te e papà stanotte, maman? Joseph mi ha raccontato una brutta storia e non riesco a dormire”.
Joseph, il suo primogenito maschio. Purtroppo era diventato un bambino piuttosto disobbediente e molto spesso l’aveva punito, alcune volte usando addirittura la frusta.
“Che storia ti ha raccontato Joseph?”
“Una bruttissima, parlava di persone che muoiono solo apparentemente e che vivono succhiando il sangue degli altri. Dice che se farò il cattivo e non mi punirò per tutti i miei peccati finirò così”.
Ma che peccati può commettere un bambino di quasi undici anni? pensò Resel, devo smetterla di far istruire Joseph dai Gesuiti.
“Karl, non devi dare retta a ciò che dice Joseph, sono solo le storie che gli raccontano i suoi maestri per farlo studiare.”
“Ma a me fanno paura maman!”
“Lo so Karl, ma nella vita ci saranno sempre cose che ti faranno paura, ma tu le dovrai superare lo stesso. Per la tua mamma, per le tue sorelle, per la tua futura moglie e per i tuoi futuri figli. Non potrai mai permettere alla paura di entrarti nelle vene, altrimenti non potrai mai guidare un regno, seppur piccolo. Mi capisci?”
Il piccolo Karl annuì:”Quindi devo sempre essere forte? Per te maman?”
“Si, piccolino, per me. Un giorno, quando tuo padre purtroppo non ci sarà più, sarete tu, Joseph e gli altri tuoi fratelli a prendervi cura di me, perché ormai sarò vecchia e non sarò più lucida come adesso. Mi prometti di essere sempre forte? Per me?”
“Si maman, per te sarò forte come lo è papà!”
“Bravo piccolo mio, e dì a Joseph che se ti racconta un’altra storia del genere se la vedrà con me!”
Il bambino, felice di essere difeso dalla sua mamma, sorrise radioso:”Però non posso dormire con voi, giusto?”
La mamma scosse lievemente la testa:”Si inizia ad essere forti dalle piccole cose, liebling.”
“Va bene maman” la baciò sulla guancia e disse:”Schaffi”, buonanotte.
“Schaffi liebling”.
Nello stesso istante in cui Karl chiuse la porta, si sentì il rumore delle ruote della carrozza. Franz si era deciso ad arrivare a casa.
Resel terminò la sua lettere e sentì i passi pesanti di suo marito entrare nello studio:”Siete ancora sveglia” disse, ma non era una domanda.
“Sì, dovevo finire questa lettera.”
“Lo vedo. Vi aspetto a letto allora.”
“Aspettate! Dove siete stato?”
“Mi fate la stessa domanda da mesi ormai e sapete sempre qual è la mia risposta.”
“Avete un’amante, non è vero?”
“Mia cara, siamo stati sposati per tanti anni, ci siamo amati tanto, abbiamo avuto sedici figli, ma adesso voi state invecchiando e io sto invecchiando. Per di più vi occupate sempre più del vostro lavoro e io ho bisogno di qualcuna che sia più presente. Perciò si, ho un’amante.”
Resel inghiottì il rospo pezzo per pezzo. Non fece scendere le lacrime che da tempo riempiono i suoi occhi azzurro cielo. Non pensò nemmeno la scenata che ogni donna nella sua posizione avrebbe fatto. Semplicemente si alzò e guardò suo marito nel bianco degli occhi:”Questa è una vostra scelta e, anche se mi provoca un dolore immenso, l’accetto. Quello che vi chiedo e di non renderlo pubblico, uno scandalo del genere può passare di bocca in bocca molto rapidamente e, soprattutto, vi chiedo di non far trapelare niente coi nostri figli, di comportarvi come se niente fosse successo.”
“Per il rispetto che vi porto dopo tanti anni e per l’affetto che nutro per i nostri figli, posso accettare le vostre condizioni.”
Gli occhi azzurro cielo di Resel divennero duri nel vederlo allontanarsi:”Un’ultima cosa!”
“Ditemi.”
“Non provate a chiedermi di favorire con titoli nobiliari, con un matrimonio o con un patrimonio quella ragazza. Potrà anche essere la vostra amante, ma non diventerà la sanguisuga del regno. Non sarà la nuova Anne d’Etampes o Diane de Poitiers viennese, sono stata chiara? E’ la vostra amante, non la mia, fino a prova contraria detengo ancora io le redini del regno.” Il suo tono fu autoritario, da vera Imperatrice di stirpe reale.
Franz sorrise triste:”Grazie per avermi ricordato ancora una volta che io detengo solo un ruolo emarginale in questo regno, mia cara. Vi aspetto a letto” detto questo uscì.
Resel uscì fuori sulla terrazza a prendere una boccata d’aria.
No, non era stata troppo dura, era stata forte, come aveva detto a suo figlio Karl.
Guardò al di là dei cancelli di Schönbrunn, guardò il suo regno.
No, non posso più permettermi di essere la piccola Resel, quella bambina che giocava colla neve invernale nei giardini della Hofburg. Ora più di prima che ho perso Franz devo comandare da sola. Adesso non sono più Resel, ma sono Maria Teresa Walpurga Amalia Cristina arciduchessa d’Austria.

   
 
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