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Autore: mony_spacegirl    26/01/2011    3 recensioni
vecchia storia sui buoni vecchi McR, una reinterpretazione personale della loro evoluzione, forse un po' banale, ma scritta con impegno ai tempi del liceo!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi qua! Non commento nulla sui prossimi capitoli..aspetto vostri commenti
Grazie mille alla carissima alessiafavaron ahahah dicevo basta tragedie? hum...vedremo vedremo...te l'ho detto, ahimè siamo solo a poco dopo la metà...spero non vi annoierete a leggere il resto =)
grazie anche a dryice grazie grazie grazie grazie, eeeh, all'inizio ero molto indecisa anche io ma, alla fine iero l'ho lasciato alla sua jamia =) spero gradirai il seguito...
grazie anche a helena_mcr che ho visto solo qualche giorno fa che mi aveva lasciato un commento qualche settimana fa grazie grazie
siete voi mie donne che mi spingete a continuare a postare, vi adoro! grazie anche a chi altri segue e legge senza commentare


Capitolo 53
 
Né io né Gerard ci rivolgemmo a Frank durante la cena in una pizzeria italiana al centro di Newark, e lui continuava a lanciarci occhiate maligne ma allo stesso tempo preoccupate, non capiva proprio a che ci stavamo riferendo io e Gerard poco prima.
Mikey piagnucolava perché dovevano fare un concerto sabato sera, così non poteva rimanere a casa a guardarsi “Ceenerella Cenerellaa”.
Matt e Ray erano gli unici due che parlavano serenamente, del tutto ignari dei problemi che c’erano.
Tornammo a casa presto, con l’intenzione di finir di mettere apposto almeno le robe nelle nostre camere, per quelle in cucina e in salotto ci avremmo pensato il giorno dopo.
Ma come mai Jamia non è voluta venire Mony?!” mi chiese Frank mentre scendavamo per ultimi dal van. “Beh, stava poco bene.. e poi, non è un periodo molto felice per lei..” mi limitai a dire a denti stretti. “Ah no? Come mai?!!” lo fulminai ed entrai in casa.
Controllai in salotto e in cucina, ma non c’era, le luci erano spente. Così pensai che magari si era buttata sul letto a riposare un po’.
Salii in camera, la luce spenta, i letti vuoti. “Jamia??!!!” gridai, sperando di ottenere una risposta. Uscii di nuovo in corridoio. “Jamia?!” gridai più forte, tanto che Ray salendo le scale mi guardò maluccio.
Tornai in camera, per controllare le sue valigie, ebbene, mancavano. In compenso trovai un biglietto piegato in due sopra il mio comodino. “Cazzo…Gerard!!!!!!”
Scesi le scale di corsa che per poco non mi ruppi l’osso sacro scivolando. “Mony! Stai attenta, ti sei fatta male?!” mi chiese tirandomi su. “Jamia se n’è andata!!” gridai. Iero comparve dalla cucina con una sigaretta tra le labbra. “Che cosa??!!” disse stupito.
Proprio così…sei un bastardo!! È tutta colpa tua!!” gli andai contro con l’intenzione di menarlo, ma mi fermò in tempo bloccandomi le braccia e mentre stavo per scoppiare a piangere mi abbracciò forte. Persino gli altri sbucarono a vedere che succedeva. “E’ tutta colpa tua cazzo…sigh, non posso mai trovare un’amica vera che me la portano via..non ne posso più!!!” gli battevo i pugni senza forza sulla schiena, mentre mi stringeva sempre più. “Mony calmati, che cazzo è successo me lo vuoi dire?!” ebbe il coraggio di chiedere, così allontanandomi di poco gli urlai tutto in faccia, “Cazzo stronzo!! Lei ti ama non lo hai ancora capito? Ma tu sei uno sfigato! Tu non l’hai mai cagata, non ti sei mai degnato di capire che cazzo prova per te!! Ti basta solo seguire quel che ti interessa, stavi aspettando il momento di diventare un po’ famoso e poi scopartene una a sera perché una sola e seria non ti basta?!!” La sigaretta gli cadde dalle labbra, sbattendo a terra e sporcandogli la scarpa destra con della cenere. Mi fissò per due secondi al massimo e corse su di sopra sbattendo la porta della sua camera con violenza, tanto che ebbi un sussulto.
Gerard raccolse la sigaretta e la buttò fuori in giardino. Non fece il minimo movimento mentre io gridavo contro Frank, sapeva quanto tenevo a Jamia, non avevo mai avuto un’amica così fidata. “Vieni tesoro, andiamo di sopra..” Gerard mi circondò le spalle con un braccio e andammo su di sopra in camera mia, mentre gli altri ancora sconvolti dalla mia scenata faticavano a capire che era accaduto.
Mi distesi sul letto, assieme a Gerard che continuava a cercare di calmarmi. “Dai piccola, calmati.. non peggioriamo la situazione.. tenteremo di trovare un rimedio.. credimi!” e mi accarezzava dolcemente le guance umide e i capelli finché non chiusi gli occhi esausta.
SBAM! Nel bel mezzo del mio sonno la porta si spalancò e Iero entrò accendendo la luce. Sembrava furioso. Gerard si mise a sedere sul letto spaventato dal colpo della porta. Iero si avvicinò a me, mi prese per un braccio e mi trascinò giù dal letto. “Ahiaa!! Frank che cazzo fai?! Ahia mi fai maleee!!!” Gerard si tirò su, e ci venne dietro, mentre Frank mi tirava giù per le scale. “Frank lasciala, che cazzo devi fare?!!”
Ma Iero irremovibile aprì la porta di casa e mi trascinò fuori, finché Gerard non mi afferrò per un braccio, facendolo fermare. “Gerard mi serve!” gli sbraitò contro. “Non è un oggetto! E comunque lasciala in pace!! Non credi di aver già combinato casino a sufficienza?!” e continuava a tirarmi il braccio verso la sua parte. “Mollala ho detto!!! Ho bisogno di parlare con lei!!!” e Frank mi strattonò più forte, tanto che Gerard perse la presa e Frank mi fece salire velocemente sul van, mettendo in moto e partendo a tutto gas.
Ma che stracazzo ti viene in mente?! Sei impazzito? È mezzanotte nano!!” non mi badò nemmeno per sbaglio e imboccò la superstrada che portava all’aeroporto.
Iero dove cazzo stiamo andando?!” mi stavo per incazzare, e non avrei mai voluto prendere il volante e farlo sbandare da qualche parte se non avesse risposto.. “Allora?!!” chiesi alzando il tono di voce.
Cazzo stiamo andando all’aeroporto, ti va bene?!!! Quindi mettiti comoda che abbiamo un po’ di strada da fare..” continuava a guidare, di merda, senza frenare nemmeno alle curve. “A fare che all’aeroporto?!” mi degnò di un breve sguardo. “A prendere Jamia, ovvio..”
Accesi il riscaldamento, dato che l’aria fredda della notte si stava infiltrando tra le mie ossa.
Che ti ha detto…?” mi chiese dopo un po’ di tempo, con un tono di voce basso. “Che mi ha detto chi? A che ti riferisci?!” rimasi sempre rude, mi scazzava essere lì con lui, sebbene tenessi a Jamia. “A Jamia, a chi altri? Tu sapevi tutto, che cazzo ti ha detto prima di andarsene?!” mi accesi una Camel Blu che trovai sul cruscotto e aprii appena appena il finestrino per buttar fuori la cenere.
Beh, speravo tanto dicesse per scherzo quando diceva di andarsene, ma a quanto pare l’ha fatto sul serio..mi ha detto di dirti la verità, Iero, mi ha detto di dirti che ti ama, e poi di continuare con un sacco di bugie, dicendo che era stufa, che amava un altro, che ti odiava..ma…” non riuscivo a continuare, mi si stringeva il cuore. “Ma?!” replicò lui. “Ma…di non dirti che me l’ha detto piangendo..” a quel punto non disse nulla, vidi solo che le sue braccia tese sul volante divennero più morbide. “Passami una sigaretta..” presi una cicca dal pacchetto, la accesi e gliela infilai tra le labbra. “Grazie..”
Finii la sigaretta e la buttai dal finestrino, che poi chiusi. “Come hai fatto a non accorgerti che ti veniva dietro Iero? In genere tu sei sempre quello che sa tutto..” volevo attaccarlo, ma ebbi anche un po’ di sensibilità, visto che volevo parlarne seriamente.
Beh, Mony, anche io ho sempre tenuto nascosto il fatto che mi piaceva. Non l’ho mai detto perché mi sembrava una tipa riservata, che mi teneva come un semplice amico. Ho sempre temuto di confessarmi perché pensavo di essere preso per il culo, e di stare male per un eventuale rifiuto.” Aspirò dalla sigaretta e fece cadere la cenere fuori dal finestrino. “Perché non me ne hai mai parlato Frank? Lo sai che tengo a te come amico più di qualsiasi cosa..” si nascose dietro a un finto sorriso. “Ne sei sicura? A me sembra che in questi tempi te ne stai solo con Gerard..” lo guardai con la coda dell’occhio. “Beh, Frank, lo amo, è il mio ragazzo, ma gli amici veri possono durare per sempre, un amore può finire da un giorno all’altro anche per una puttanata, e poi che cazzo centra Gerard adesso? Stiamo parlando di te e Jamia..”
Imboccò una strada che non avevo mai percorso. “E’ una scorciatoia, stai tranquilla, arriviamo prima... Mony dimmi, se Gerard ti tradisse che faresti?!” effettivamente non ci avevo mai pensato, anche perché ci amavamo molto e non vedevo il motivo per cui dovesse tradirmi. “Beh, non lo so, dipende…ma credo che lo lascerei..anche se sarei capace dopo di perdonarlo..” non capii perché avesse introdotto questo discorso. “E se dovessi perdonarlo non pareggeresti i conti un giorno o l’altro?!” mi grattai la nuca e feci un respiro profondo. “Beh, non lo so, forse in preda all’arrabbiatura si, ma dopo che l’ho perdonato, beh, non credo lo farei, ma..perché questa domanda?!” scosse la testa. “Così..nessun motivo particolare.”
Giungemmo all’aeroporto, parcheggiammo nel posto più vicino all’entrata, e via di corsa dentro. Ah, naturalmente ero scalza, dato che mi aveva tirata giù dal letto, per fortuna non ero in pigiama.
Appena fummo dentro si guardò intorno un attimo facendo un giro su se stesso, poi iniziò a correre come un disperato.
Iero aspettami!!!!” gridai nel tentativo di raggiungerlo e sperando si fermasse a prendermi per mano. Ma niente. Suonarono le due del mattino e mentre schivavo la gente che andava verso l’uscita con le proprie valigie persi di vista Frank.
Solo ad un tratto sentii gridare “Jamia!!!! Aspetta!!!!!” così mi voltai e corsi verso la direzione opposta, e lo vidi salire le scale mobili di tre scalini al colpo, mentre Jamia di sopra delle scale si voltò sorpresa e lasciò cadere le valigie ai suoi piedi. Mi fermai ai piedi delle scale mobili e da lì assistei a tutta la scena. Frank la raggiunse, la abbracciò forte, lei scoppiò in lacrime e poi fu roba da film. Lui le accarezzò le guance dolcemente, delicatamente, la guardò negli occhi mentre le diceva qualcosa e potei scorgere un sorriso sulle sua labbra, mentre le lacrime cessavano di irrigarle le guance. E finalmente la baciò, due baci a stampo, e poi un abbraccio caloroso e un bacio, più passionale, vero, romantico.. proprio tipo quelli dei film nella scena “fermalatuatipachestaperlasciartiall’aeroportoenonlarivedraimaipiù, diconseguenzabacialaeportaladinuovoacasa”
Mi sedetti per terra, col fiatone lungo, tanto che un signore mi venne accanto e posando la sua valigia per terra mi chiese “Signorina, si sente male?!” ma io gli sorrisi, e gli dissi “Non ha importanza come mi sento io, li vede quei due ragazzi lassù? Beh, lui l’ha fermata, e sono felici ora, e sono felice anche io.” Il nonno mi sorrise, mi strinse una spalla e mi disse “Beh, auguri allora..” e se ne andò sorridente voltandosi a guardare Jamia e Frank che dall’alto di quelle scale mobili si sorridevano e si stringevano forte.
 
Capitolo 54
 
Jamia scese le scale di corsa mentre Frank la aiutava con le valigie, si inginocchiò davanti a me e mi abbracciò forte, mentre cercavo di riprender fiato.
Mony, oh grazie tesoro…io ti adoro tantissimo.. grazie..” mi disse emozionata. Incrociai il mio sguardo con quello di Frank, ma preferii evitare di badarlo quella notte.
Tornammo fuori, salii nel van sugli ultimi posti, lasciando loro due davanti da soli a parlare, così mi addormentai come una povera barbona sul sedile vecchio di quel catorcio.
Sentii il freddo violentarmi le ossa, penetrarmi attraverso la stoffa dei vestiti, toccarmi nell’intimo. Mi voltai a pancia sotto, sbattendo la testa alla mia sinistra, tanto che mi svegliai e mi ritrovai un po’ spaesata.
Stavo dormendo ancora nel van, quel cazzone di Iero non mi aveva nemmeno svegliata né portata dentro. Me l’avrebbe pagata, e anche costosa.
Aprii la portiera e scesi dal van, entrai in casa e rabbrividii circa settanta volte, così me ne andai in cucina a fare una tazza di the caldo, notando che erano solo le 8 del mattino.
Accesi la stufa, e feci partire il bollitore. Girai per la cucina tentando di riscaldarmi almeno col movimento e notai una forchetta infilata nel tostapane che Mikey continuava a maneggiare.
Buongiorno…che ci fai già sveglia a quest’ora Mony?!” presi un colpo non avendo sentito alcun rumore prima che Matt entrasse in cucina.
Dio, Matt!!! Che cazzo ci fai tu alzato a quest’ora del mattino…che spavento..” mi misi una mano sul cuore e tentai di riprender fiato. “Scusa…ma, non dovresti essere a letto?!” già, beh, aveva pienamente ragione, avrei dovuto.
Già, ma il tuo tanto caro amico Frank Iero mi ha dimenticata in macchina!!” si trattenne da una risata e si voltò dall’altra parte versandosi una tazza di caffè.
Haha, me la potevo aspettare…ma, allora Jamia è tornata?!” mi chiese tornando serio. “Già, c’è di nuovo e ora chi li fa staccare più?!” ci sorridemmo e ci sedemmo a tavola a far colazione assieme finché non arrivò Mikey.
Buongiorno!! Mony tutto bene?!” mi strinse una spalla, e annuii. “Io si, ma a quanto pare tu devi avere seri problemi mentali..” Mikey strabuzzò gli occhi. “Già…che cazzo ci fa una forchetta nel tostapane?!”
Mikey tramutò la sua espressione tranquilla in pura disperazione “Mony ma non funzionaaa!!!” e si rimise a maneggiare con la forchetta, al che mi alzai, presi la spina in mano e la attaccai alla presa cosicché il tostapane trillò e cominciò a scaldarsi.
Mikey mi guardò illuminato, come se gli avessi svelato il dilemma della teoria scientifica sulle scimmie. “Mony!! Sei un genio te l’ho mai detto?!” disse tutto contento. Non mi rimase che alzare gli occhi al cielo e pensare “no Mikey, non sono io che sono un genio..sei tu che sei solo un pirla…mi dispiace….” E tornai a sedermi e a mangiare una fetta biscottata con il miele.
Matt rise fragorosamente nel vedere l’espressione di Mikey.
Hey, ma che ci fate tutti in piedi a quest’ora?!” entrò in cucina Ray, stropicciandosi gli occhi con i capelli stile Einstein solo che elevati al cubo in quanto a quantità.
Io vado in palestra” si espresse Matt. “Io volevo tentare di riparare il tostapane..ma a quanto pare funziona benissimo..” disse Mikey facendo sghignazzare Matt, mentre Ray scuoteva la testa. “E tu Mony?!” “Beh, io…sto per andarmene a letto..” sorrisi malignamente. “A ste ore? E dove sei andata fin’ora?!” chiese interessato mentre si sedeva a tavola sbadigliando.
Chiedilo al tuo amico Frank…” fu la mia risposta prima di andarmene di sopra.
Trovai Gerard in camera mia attaccato al pc. “Hey..buongiorno..” gli dissi andando verso di lui sorridente. “Dove cazzo sei stata?!” mi disse incazzato. Forse eravamo tornati alle solite, puzzava di alcool e sigarette, come tutta la stanza.
Mi sono addormentata nel van, Frank non si è degnato di svegliarmi dopo che siamo arrivati dall’aeroporto.” Lo vedevo nervoso, mentre continuava a cliccare qua e là, quando improvvisamente tirò giù lo schermo del portatile e si alzò prendendomi per le braccia.
Ahia Gerard! Mi fai male così!” ma non gli interessò molto. “Cazzo, sono stato in pensiero per te tutta la notte.. potevi almeno telefonare..che cazzo!! Poi mi entri in camera tutta tranquilla e ti aspetti che sia felice di vederti?!” non lo capivo proprio. Eravamo tornati alle solite, sperai solo che fosse una ricaduta momentanea, ma a quanto pare mi sbagliai ancora una volta.
Mi baciò con foga, cacciandomi la lingua in gola. Tentai di reprimere i suoi istinti violenti, scostandomi e tentando di schivarlo. “Cazzo, sei una stupida..” mi disse mentre cadevamo entrambi sul letto. Sentii il mio corpo sotto il suo soffocare, chiedere aiuto, libertà.
Non volevo urlare, non volevo fargli ancora più male, avevo imparato a subire in silenzio le sue crisi, e soffrivo io, pur di non far stare peggio lui, purchè i suoi amici non lo escludessero visto che era un povero stupido che si dava solamente all’alcool.
Si calò i pantaloni sopra di me, prendendo le mie mani affinché glielo prendessi in mano, tentando invano di ribellarmi ed evitarlo. “Gerard! No!!” riuscii a dire facendolo fermare. Mi fissò negli occhi, mi sembrava di guardare un serpente, pieno di veleno da sputare, mentre mi mordeva straziandomi il collo.
Mi lasciò le mani, facendomi tirare un mezzo respiro di sollievo, ma subito ricominciò, forse ancora più imbestialito; mi calò i jeans, senza nemmeno slacciarli, provocandomi un dolore terribile ai fianchi, ma non gridai, mi sentivo solo sprofondare dalle mie urla silenziose.
Entrò in me come una freccia infuocata, devastandomi l’anima. “Gerard, ahia…” tentai di fargli capire che mi stava facendo male, e non solo fisicamente, speravo si fermasse, ma invano. Tra le lacrime subivo, non riuscivo neanche più a guardarlo negli occhi, ebbene sì, lo temevo. Ma non riuscivo a dirgli basta, avevo paura di lui. La paura non è come l’amore o l’odio, è più intensa, e riesce anche maledettamente a manifestare i suoi effetti più rapidamente.
Lo sentii ansimare su di me, e mordicchiarmi il collo fastidiosamente, poi si mise al mio fianco, stringendomi forte la mano mentre il suo respiro era ancora affannato nell’atmosfera della stanza. Tolsi la mia mano con violenza dalla sua e mi alzai dal letto facendolo alzare a sua volta. Mi tirai su i pantaloni e lui fece lo stesso guardandomi negli occhi con disprezzo. “Che cazzo fai?!” mi disse. Gli tirai una gran sberla vedendo nel suo sguardo rabbia, violenza che voleva scatenarsi su di me.
Mony sei impazzita??!” mi urlò contro. Lo fissai un attimo, prima di uscire sbattendo la porta, scesi al piano di sotto, presi la mia borsa e uscii di corsa, senza badare al mio abbigliamento, alle lacrime, a nulla. Salii in macchina e cominciai a guidare, senza una meta precisa, senza aver la più pallida idea di che cazzo stavo facendo. Ma in qualche modo anche io dovevo dar sfogo ai miei nervi.
Mi immisi in una strada grande, che portava fuori da Belleville ed entrai in un paesino subito dopo che non avevo neanche mai sentito nominare. Rallentai un po’ dato che la strada principale verso il centro era affollata a causa di un mercatino nella piazza. Svoltai alla mia sinistra, cercando di perdermi per le vie, non sapevo perché lo stavo facendo ma ne avevo bisogno. E così mi ritrovai in mezzo a delle case vecchie, prati incolti e alberi ovunque, non credevo che esistessero posti così dalle “mie” parti.
Guidavo a velocità normale anche se presa ancora dalle convulsioni grazie a quello stronzo. No, non era il modo giusto per definirlo, io lo amavo in fondo, non approvavo solo ciò che faceva. Ad un tratto fu tutto come un fulmine a ciel sereno.
Una ragazza dai bei capelli ricci e castani mi attraversò la strada spuntando da un albero di corsa con le braccia tese in avanti. Non sapevo come reagire davanti a quella situazione e mi venne spontaneo girare tutto il volante dalla parte opposta a quella di dove stava correndo la ragazza, cioè verso un albero gigante. E fu tutto fumo e nero.
Sentii una voce, delle carezze tra i capelli. “Cacchio…guarda che cosa hai combinato eh?! Stupido gatto…e che cazzo…hey..svegliati!! stai bene?!” mi sentivo la testa girare, ma almeno ero cosciente, anche se sentivo un gran dolore al collo e ad una gamba. “Gino, sei proprio un gattaccio…stai fermo qui ora…” ancora quella dolce voce.
Sentii freddo sul lato sinistro del mio corpo, la cintura slacciarsi e delle carezze sul mio volto. “Ragazza, hey! Oddio ti prego…apri gli occhi!!!!” mi venne da tossire e riuscii a tornare a vedere.
Mi trovai davanti una ragazza con due occhioni brillanti davvero belli, e dei capelli ricci che erano morbidi solo a vederli. Indossava una felpa grigia e dei pantaloni scuri e stringeva sotto un braccio un micio stupendo, bianco e grigio con un musetto da strapazzare.
Dio grazie…hey, ti sei fatta tanto male?!” scossi la testa. “No, grazie a dio…tu? Tu stai bene?! Dio, io non ti ho proprio vista e poi mi sei capitata così all’improvviso..e..e…non ho più capito nulla..” la ragazza mi sorrise. “Stai tranquilla, io sono Ely..senti…ti aiuto a scendere dall’auto..ti spiego come sono andati i fatti e poi ti offro un the caldo e vedo se è il caso di portarti in ospedale..” Mi diede una mano ad uscire e mi trascinai fino a davanti un cortile di una casa vecchia ma ristrutturata.
Ragazzeee!!! Abbiamo un problema!!!” disse ad alta voce mentre entrava, lasciando andare a terra il gatto. Io? Io un problema? Beh, forse aveva proprio ragione lei..
 
Capitolo 55
 
Mi fece sedere su un divano rosso molto comodo e subito una miriade di gatti bellissimi mi attorniarono miagolandomi addosso.
Appoggiai la testa allo schienale, chiudendo gli occhi e pensai “Cazzo, in che merda di guaio sono finita adesso?!” ma subito a riportarmi alla realtà fu una voce diversa da quella di prima. “Che cazzo dici Ely? Oh..ma.. oddio mio, e tu chi sei?!” un’altra ragazza molto carina mi venne vicino sedendosi accanto a me facendosi spazio tra i gatti. “Hey, non hai un bell’aspetto.. che ti prende?!” la guardai in quei suoi begli occhioni vivaci. “Io, ho fatto un casino, scusate, non dovrei nemmeno trovarmi qui...” e feci per alzarmi venendo bloccata da Ely. “No no cara, tu stai qui, tieni, bevi questo..” mi porse una tazza viola con dei gatti colorati che sapeva di buono. “E’ un the buonissimo, ti farà bene..” mi fece una carezza sui capelli e si sedette di fronte a me su un altro divano. “Io mi chiamo Annie, e tu?!” mi chiese la ragazza accanto a me. “Io..io mi chiamo Monika, Mony..ma…io non capisco più niente..dove mi trovo?!”
Le due ragazze si guardarono dubbiose e poi Ely disse “Mi sa che è davvero meglio se ti accompagno in ospedale..” la guardai accigliata “Tu non mi porti da nessuna parte, io sto bene..voglio solo capire dove cavolo sono..” mi dispiacque per un attimo di aver complicato la mattinata a quelle povere fanciulle, che poi scoprii essere tutte molto simpatiche.
Ely che urli? Oh, chi è?!” chiese una moretta scendendo anche lei dalle scale in pigiama. “Vale, ti presento Mony, ho fatto un casino..stavo rincorrendo Gino che mi è sgattaiolato fuori dalla porta mentre andavo a stendere i panni e ho dovuto rincorrerlo in strada, ma appena lo avevo quasi preso ho attraversato la strada senza guardare e ho fatto sbandare Mony in macchina..” cominciavo a capirci qualcosa perlomeno.
Ah quindi è colpa tua..hihi” la ragazza rise e ne scese subito un’altra. “Susy!!! Sai che ha combinato la Elyyy?!” e si mise a ridere. Scossi la testa un attimo e pensai “Ma quante cazzo sono qui dentro?!” e per un attimo mi venne da ridere.
Ely si alzò e disse “Susy, Deb, Bri, Mary, Ondine, Ika , Loli!!! muovetevi e venite qui..” e ricadde sul divano come fosse stanchissima.
Cavoli, dove sono capitata? Ma in quante vivete dentro qui?!” le guardai piuttosto stupita. Va bene i gatti, ma anche loro come persone non erano proprio poche..
Erano un sacco, e tutte molto carine. Quella Ely mi diede l’impressione però di essere la più vecchia, la più saggia.
Mentre ero incantata a vederle bisbigliare tra di loro guardandomi come se fossi un fenomeno spettacolare sentii un suono familiare. “Hey…è il tuo cellulare forse…” mi disse Annie seduta accanto a me.
Riportai la mia mente alla realtà e senza nemmeno guardare chi era risposi. “Pronto?!” e fu la fine. “Dove cazzo ti sei cacciata? Giuro che se non torni a casa subito appena ti trovo ti stacco i capelli uno ad uno!!!” non avevo voglia di alzare la voce o preoccuparmi, mi sentivo stanca, sfinita. “Gerard, ho avuto un incidente, non so dove mi trovo..” sentivo la mia voce debole, e la testa che girava un po’ più di prima.
Ely si alzò in piedi e mi venne accanto. “Mony, ci parlo io se vuoi….chi è?!”
Mi alzai di scatto e mi allontanai da lei, non volevo assolutamente che parlasse con Gerard. In fondo non la conoscevo, lei non conosceva me, la mia storia e non avrei voluto che facesse giudizi troppo azzardati magari spedendomi alla polizia.
Buttai giù il telefono a Gerard. E aprii la porta di casa. “Mony aspetta, dove te ne vai? Tu non stai bene…” mi disse Ely, mentre avevo tutte quelle altre con gli occhi puntati addosso a me. Uscii a testa bassa con Ely che mi seguì. “Mony, senti, ti accompagno a casa tua eh?! Non ti lascio andartene via così, non stai bene..” la guardai e sorrisi “Tranquilla Ely, hai già fatto fin troppo…ora vado..”
Lei mi prese per un braccio, mi fece salire su un fuori strada blu e chiuse la portiera del veicolo. “Sai, sarà perché amo la psicologia, ma tu non sei una ragazza facile, e stai soffrendo..ti porto a casa, devi prendere qualcosa nella tua macchina? Ah comunque, il carro attrezzi verrà a spese mie a prender tutto..stai tranquilla..” la adoravo già quella ragazza, se mi avesse lasciato il numero mi sarei già aspettata di averla come grande amica.
Beh, ma…grazie ma..” non mi lasciava nemmeno parlare, solo per tranquillizzarmi “No, niente ma.. dimmi dove abiti allora..” mise in moto l’auto e partì a scheggia. “Io, a…a..Belleville, nel quartiere nuovo..” Ingranò la marcia e partimmo, imboccando di nuovo la strada di prima.
Avanti, dimmi che ti ha portato a venire fin qua..guarda che non sono una pettegola o cose così, le hai viste tutte quelle ragazze che erano lì? Beh, sono le mie amiche, viviamo tutte assieme perché i nostri genitori hanno fatto cazzate, e così sono riuscita a portarmele tutte in casa con me...ed è una figata..ma, stiamo bene, abbiamo ricominciato a vivere..dai Mony, dimmi che ti prende…” beh, aveva già capito tutto, aveva visto in me quel qualcosa di particolare, quell’espressione che mi rendeva triste, e mi spronò a raccontarle qualcosa. “Beh, sai, io..ho una brutta storia alle spalle, e una brutta anche attualmente..il mio ragazzo mi tratta male…anche se forse non è la parola esatta…ma.. io ecco…sto male..e stamattina..mi sono costretta a scappare..” “…finché non ti sei imbattuta in me…” mi sorrise Ely.
Svoltò fino allo stradone e si mise dietro a una Chrysler blu sbiadito. “Mony, senti..io lo vedo che stai male..e beh, sinceramente sono contenta di averti conosciuta, si..ok, può sembrare stupido, ma lo sono davvero, perché io se posso aiutarti sono qui, e mi hai fatto venire una gran voglia di conoscerti, perché sei diversa dalle altre, hai quel qualcosa che mi dice che non riesci a darti per vinta, ma nemmeno a vincere…vero?!” cazzo si, aveva una ragione terribile. Non feci altro che annuire. E fino alla fine del tragitto non parlammo più, ma ci limitammo a guardare la strada estendersi davanti a noi.
Eccoci, questo è il nuovo quartiere.. dove abiti tu?!” non volevo dirglielo, avevo capito che era una ragazza per bene, ma avevo paura, tanta. “Beh, lasciami pure qui, abito lì in fondo..mi fumo una sigaretta..” mi scrisse su un pezzetto di carta il suo numero e io le lasciai il mio. “Mony, fatti vedere da un medico, poi ci sentiamo e ti faccio sapere della macchina..” annuii, “Certo, grazie Ely…a presto…grazie di avermi riaccompagnata..” le strinsi la mano e me ne andai a testa bassa, con la mia borsa in mano e una sigaretta tra le dita.
Certi incontri non si aspettano dalla vita, ma a volte sono puramente casuali e forse se non facessi qualche errore non scopriresti mai che ti potresti esser perso.
Entrai in casa e trovai Gerard e Frank a far colazione in cucina. Appena mi vide Gerard si alzò in piedi e mi si mise di fronte. “Dove cazzo sei stata??!!! Eh?!!” e quando mi stava per sferrare uno schiaffo o qualcosa di simile vidi tutto nero e sentii solo un pizzichio sul palmo della mano sinistra. Dovevo essermi bruciata con la sigaretta mentre cadevo a terra come un sacco di patate.
 
Sei un coglione...lo sapevo che non doveva stare qui con voi..” una voce familiare mi stava riportando nel mondo degli svegli mentre sentivo tutto fresco sulla fronte.
Bob, non è colpa mia…scusa..ma..” una voce desolata, e di nuovo “Ah no? E di chi sarebbe allora mia?? Basta Gerard, te l’avevo detto…adesso lei viene via con me..non me ne fotte più un cazzo…” sentii le due voci allontanarsi, mentre qualcuno era rimasto a bagnarmi le labbra e la fronte, finché non mi svegliai.
Mony, dio, hai un brutto bernoccolo sulla fronte..ma che ti è successo?!” Jamia mi stava premendo del ghiaccio sulla fronte.
Jamia…è vero che me ne vado?!” le chiesi triste, dopo aver percepito una parte del discorso. Vidi il suo volto incupirsi e tentai di alzarmi, sentendo qualche dolorino qui è là. “Mony aspetta..” mi disse, senza successo.
Andai sulla porta del salotto e Bob mi passò davanti con la mia valigia in mano che stava portando fuori. Gerard invece stava in fondo alle scale appoggiato al muro con le mani sugli occhi, poi si voltò e mi vide e venne senza pensarci su verso di me a braccia tese. Mi abbracciò forte facendomi rientrare in salotto. “Jamia esci!” le disse, e lei non poté che obbedire, così lui chiuse la porta scorrevole e ci si mise addosso. Poi mi prese le mani e mi attirò contro di lui stringendomi un po’ troppo. “Ahia Gerard!!” mi mise le dita proprio in una parte del braccio dove probabilmente avevo un ematoma.
Mony, non te ne andare..scusa..” cercò di baciarmi, ma scostai la testa e la appoggiai sulla sua spalla. “Gerard, fino a questo momento ti sono stata utile solo sotto alle coperte, io sto soffrendo come una cretina, io ti amo, ma non mi sento ricambiata..” mi aprii come un libro.
No Mony, ma cosa dici? Io ti amo, io ti amo tantissimo..io lo so, sono stupido ma non riesco ancora a staccarmi dalla bottiglia…ma non lasciarmi, io ci posso solo riuscire col tuo aiuto..” sentii bussare alla porta, senz’altro era Bob, incazzato. “Gerard lasciala stare, non costringermi a picchiarti..” lo disse con voce calma e fui io a rispondergli “Bob, un attimo per favore, parliamo un secondo e arrivo..” e sentii i passi allontanarsi.
Gerard, l’amore è come una farfalla: se la stringi troppo muore, troppo poco e vola via.. dovevi dosare meglio il peso delle tue mani…mi dispiace…” gli feci una carezza sul volto, la sua espressione triste, i suoi occhi lucidi, le sue mani più deboli sulle mie braccia si strinsero in un abbraccio. E fu la seconda volta che lo vidi piangere e me ne dolevo.
Gerard, non fare così...non voglio..” lo strinsi più forte, stavo male davvero. “Ascolta, facciamo così..stasera ti chiamo..ok?! E poi ci vedremo, ovunque io sia..non ti voglio lasciare così..dobbiamo finirla questa storia dell’alcool..ok?!” stavo di nuovo cercando le mie paure, non ne stavo uscendo, Bob aveva ragione.
Gli presi le mani “Gerard, mi dispiace, ma te la sei cercata..ora dovremo stare così come ce lo impongono gli altri..” gli asciugai una lacrima amarissima dalla guancia.
Mi strinse ancora una volta “Dai..lasciami andare ora, altrimenti Bob si incazza…”
Sciolsi quell’abbraccio, senza sapere cosa sarebbe successo appena lo avessi lasciato lì, dietro quella porta. Gli diedi un bacio lieve sulle labbra, sentendo il gusto della sua amarezza e me ne andai senza salutare gli altri.
Salii in macchina con Bob, gli diedi un bacetto sulla guancia e partimmo, in silenzio, verso una meta a me sconosciuta.
  
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