Step 05† Toccata e Fuga, amico o nemico è solo un
capriccio del destino
Toris
aveva passato una notte orribile, sicuramente non la peggiore della sua vita ma
poteva essere tranquillamente messa tra le prime dieci. Non solo aveva dato
fondo alle sue misere conoscenze mediche per curare Raivis – un’impresa
tutt’altro che facile visto che il povero ragazzino era ridotto in uno stato
pietoso- ma aveva anche dovuto farlo in assoluto silenzio per non attirare
attenzioni indesiderate e, ad essere fiscali, la notte non era ancora finita.
Non era neppure l’alba e il giovane combattente temette di non reggere fino ad
allora senza crollare esausto.
O
dar di matto per la preoccupazione.
Aveva
tentato di tutto, perfino i pochi incantesimi appresi anni prima e quasi dimenticati,
ma non era servito a nulla: Raivis stava male, molto male e ogni aiuto era
stato praticamente inutile. Neppure le arti mediche di Eduard avevano
funzionato, naturalmente sapevano benissimo entrambi cos’era accaduto al loro
giovane compagno: era stato vittima della frusta da guerra del signor Ivan,
quella che non lasciava possibilità di salvezza. Mille volte sul campo di
battaglia avevano visto gli effetti di quell’arma, non c’erano magie capaci di
contrastare il veleno di serpe dei ghiacci e centinaia di combattenti – e
civili perché il signor Ivan non si faceva certi scrupoli- avevano reso l’anima
agli dei tra atroci sofferenze per colpa di quell’attrezzo infernale.
Era
parte del gioco, un effetto collaterale del grande piano del signor Ivan per
trasformare il mondo in un campo di girasoli, certo un bruttissimo effetto
collaterale ma erano nemici, estranei completi e poi non era affar loro
discutere i metodi del loro capo … ma ora che a patire era un amico le cose
cambiavano, e tanto anche!
“Non
ce la faccio a vederlo così!” sospirò Toris lasciando cadere la pezzuola ormai
asciutta nella bacinella colma d’acqua “E pensare che è solo colpa mia: ho
lasciato scappare io gli Eredi, Eduard, e, credimi, avrei tanto voluto avere il
coraggio di prendermi le mie responsabilità … ma non l’ho fatto e Raivis ha
pagato al posto mio!” prima ancora che potesse comprendere egli stesso il
significato di quelle parole esse avevano già lasciato le sue labbra.
Il
giovane combattente si aspettava una reazione da parte del suo compagno, una
risposta qualsiasi anche dura, ma quel silenzio era più doloroso di qualunque
rimprovero o grido isterico: faceva male percepire il vuoto che in pochi attimi
si era creato tra loro dove prima c’era fiducia e comprensione.
“Ma
voglio rimediare: non sopporto più che quel mostro faccia quel che gli pare
senza che nessuno gli si opponga” ora che il danno era fatto, Toris aveva
deciso di mettere tutte le carte in tavola “ho deciso di unirmi ai ribelli e
porterò Raivis con me, conosco delle persone che forse possono aiutarlo”
Questa
volta l’ottenne la reazione. “Per gli spiriti, Toris, non sai quel che stai
dicendo!” strillò il guaritore, solitamente razionale e controllato, sull’orlo
delle lacrime “Non potete affrontare un viaggio simile, non c’è tempo! E poi
dove andrete? Non penserai certo che sia facile lasciare il palazzo!”
“No,
non lo penso affatto” rispose Toris ancor più risoluto, ora che si era liberato
dei pensieri che l’opprimevano riusciva a vedere le cose con più chiarezza “è
praticamente impossibile valicare i cancelli ma … chi ha mai detto che si deve
per forza muoversi normalmente?” concluse con un sorriso innocente stranamente
simile a quello del suo padrone che lasciò il suo interlocutore a bocca aperta.
“Abbiamo
le spille,no? Non ci capisco molto di magia, ma so che ci fanno muovere molto
velocemente-“
“E
permettono al signor Ivan di controllarci! Nessuno di noi tre può lasciare
questa stanza senza che il suo orribile demone lo sappia! Poi tentare un salto
con Raivis in quelle condizioni è da pazzi, non puoi farcela … non da solo,
almeno!”
Ora
toccava a Toris restare senza parole: si era aspettato di sentirsi mandare al
diavolo, di perdere in una volta sola entrambi i suoi amici invece … quella
doveva essere una giornata davvero bizzarra!
Eduard
si alzò di scatto per andare a cercare qualcosa nel mucchietto di abiti
strappati ai piedi del letto, si rialzò dopo qualche secondo stringendo in
pugno un piccolo oggetto luccicante “Temo non ci sia modo per convincerti a
desistere perciò non vedo altra alternativa che seguirti in questa follia,
sarai pure un ottimo combattente ma con le mani occupate non puoi far molto” disse
facendo dondolare la nappina a cui era attaccata una stella dorata “Dimmi dove
hai intenzione di andare, per favore, e metti questa a Raivis così possiamo
partire”
Quel
tono non ammetteva repliche e Toris ebbe lo strano impulso di scattare
sull’attenti “C’è un amico … purtroppo ci siamo persi di vista quando avevo
dodici anni … siamo cresciuti insieme, praticamente come fratelli ….” balbettò
imbarazzato, chissà perché ora l’idea di fuggire non gli pareva poi così
semplice o geniale.
“Dove.
Vuoi. Andare. Subito.” scandì il guaritore perentorio recuperando dal grande
armadio intarsiato un ampio mantello color porpora; esaminò con aria critica
l’indumento di foggia chiaramente femminile – probabilmente appartenuto alla
Principessa Hesperia- e lo gettò sul letto assieme ad altri due mantelli
identici rispettivamente verde e blu.
“Ad
Heavenport … a cosa serve quella roba?”
“Travestimento.
Credo che i nostri abiti diano un po’ nell’ occhio.”
In
effetti tra tutti e tre erano abbastanza vistosi ma quello non era un buon
motivo per vestirsi da donne, ma il giovane combattente tenne per sé la
considerazione prima di beccarsi un’altra risposta secca del tipo l’idea è stata tua perciò non discutere;
stando ben attento a non fare movimenti bruschi fece scivolare il mantello
rosso sulle esili spalle del compagno ferito che emise un piccolo lamento senza
però riprendere conoscenza.
“Non
volevo farti del male, Revi …” sibilò dolcemente all’orecchio del più piccolo
per calmarlo “Passerà, vedrai … ti prometto che passerà …” sapeva benissimo che
Raivis non poteva sentirlo e che, se avesse potuto si sarebbe lamentato per
quel tono troppo infantile, ma al momento non gli importava: andava detto e
basta.
Eduard
si gettò il mantello sulle spalle e, con invidiabile dignità per uno vestito da
principessa, fece cenno al compagno di avvicinarsi; sfiorò appena le stelle
appuntate sul proprio travestimento e su quello dei compagni ed esse presero a
brillare di una debole luce dorata mostrando i simboli che consentivano il
salto.
“Non
ci arriviamo ad Heavenport, temo, l’energia basta appena per metà percorso”
constatò il guaritore in tono grave lasciandosi sfuggire un ringhio di
frustrazione
“Nelle
Wildlands, quindi … meglio che niente …. L’importante è andarcene di qua il
prima possibile!” confermò Toris guardandosi attorno preoccupato: aveva la
pessima sensazione che, se non avessero lasciato immediatamente il palazzo, si
sarebbero ritrovati nei guai fin sopra il collo.
Facendo
un cenno affermativo all’amico strinse ancor più a sé il corpo inerte del
piccolo Raivis e, dopo essersi sistemato per bene il mantello in modo da
coprire entrambi, attivò la spilla.
In
pochi attimi le tre figure scomparvero lasciandosi dietro solo qualche fiocco
di neve, che si sciolse immediatamente a contatto con l’aria tiepida di fine
primavera.
†
Talya
odiava perdere e, ancor più, odiava essere sconfitta.
Il
suo amatissimo fratello e signore le aveva affidato una missione di vitale
importanza – e apparentemente di una facilità ridicola- e lei aveva fallito!
“Li
avevo in pugno, quei due mostriciattoli!” sbraitò mandando un prezioso
soprammobile a schiantarsi contro il muro “Stavano per consegnarmi l’Imperium e
invece … quel dannato è sbucato dal nulla!”
“Chi?”
domandò pazientemente sua sorella Katya ignorando il rumore di ceramiche
infrante, ormai aveva fatto l’abitudine alle scenate di Talya e non faceva più
caso ai suoi scatti d’ira.
“Ma
come, chi?! Un bastardo veloce come un furetto e talmente potente da mandarmi
in palla i sistemi di divinazione; mi si è praticamente lanciato contro e non
ho potuto far altro che ritirarmi!”
Altro
vaso in frantumi.
Katya
si sistemò più comodamente sul grande letto matrimoniale e, con un mezzo
sorriso di comprensione, prese a rigirarsi tra le mani una delle tante bambole
di pezza che decoravano la stanza di sua sorella; osservò attentamente i
rammendi – evidenti e malfatti- con cui erano stati ricuciti gli strappi sul
corpo della povera bambolina e le sembrò che gli occhi viola ricamati avessero
la stessa espressione spaventata di quelli del vero Raivis Galante. Quando ci
si metteva d’impegno Talya sapeva creare cose meravigliose – forse un pochino
inquietanti, ma sicuramente bellissime- il problema era che ci metteva più
impegno a distruggere che non a costruire; anche in questo Talya e Katya erano
diverse come il giorno e la notte: una violenta, crudele e possessiva fino alla
paranoia, l’altra dolce, gentile e pure un tantino sottomessa.
“Sorella,
devi usare il tuo potere per trovare quel dannato!” no, non era una richiesta
ma un ordine a cui si doveva per forza obbedire “E la prossima volta non me li
lascerò scappare … né lui, né tanto meno i cuccioli imperiali!”
Quando
il fratello aveva stretto un patto con il più potente demone dei ghiacci, un
entità antica e malvagia che i popoli del Nord chiamavano con reverenziale
terrore Generale Inverno, tutti e tre avevano ricevuto, oltre ad un immenso
esercito di golem, delle capacità che avevano consentito loro in pochi anni di
conquistare un quarto del Continente di Mezzo.
Katya
aveva avuto in dono – o quasi- il potere di infiltrare la propria
consapevolezza nelle menti altrui e prendere informazioni o addirittura
controllare il corpo del proprietario come fosse una marionetta, ma non le era
mai piaciuto usare quella capacità: si sentiva una specie di ladra e ancor
peggio l’idea che le informazioni che ne avrebbe ricavato sarebbero servite
agli scopi malvagi di Talya le dava l’angoscia ma, d’altra parte, se si fosse
opposta avrebbe fatto la stessa miserabile fine dei tre giovani sottoposti su
cui spesso e volentieri l’assassina sfogava le sue ire.
“E
va bene” acconsentì con un sospiro rassegnato “però non posso prometterti
nulla, sai bene che il mio potere si affievolisce sulle lunghe distanze … certo
se avessi qualcosa appartenuto al tuo misterioso amico sarebbe tutto molto più facile … ma, da quanto mi hai detto
non hai fatto in tempo, o sbaglio?”
“Sbagli,
sorella cara” ghignò Talya tirando fuori da chissà dove un ciondolo a forma di rosa
dei venti “Questa l’hanno persa i mostriciattoli”
†
Contrariamente
a quanto comunemente si pensa viaggiare tramite la magia non è né comodo, né
tantomeno piacevole. Per qualche istante che però sembra lungo una vita ti
sembra di stare dentro un caleidoscopio, ma non è questa la cosa peggiore: il
peggio viene dopo, quando hai la sensazione che il terreno ti venga incontro ad
una velocità spaventosa per poi fermarsi di botto quando pensi che stai per
fare la fine di un uovo lasciato cadere dalla cima di una torre.
Per
questo, se non ci era costretto, Toris preferiva evitare di utilizzare gli
incantesimi di salto; gli lasciavano addosso la pessima impressione di
camminare sulla gelatina e, si sa, muoversi in modo scoordinato e goffo non è
il miglior modo per restare vivi durante un combattimento. Perché dopo anni
passati sotto il pugno di ferro di un pazzo, il giovane combattente non
ricordava neppure cosa significasse non dover guardarsi le spalle ventiquattro
ore al giorno o dover costantemente temere per la vita dei propri compagni.
Eppure
ora erano liberi, certo sperduti in
mezzo al nulla che erano le tetre brughiere delle Wildlands ma quella era una
cosa a cui si poteva rimediare.
Non
era neppure l’alba, il cielo era cupo e l’aria immobile, non si muoveva un filo
d’erba e perfino le creature selvatiche avevano cessato di lanciare i loro
richiami alla luna quasi piena. Pareva che l’improvvisa apparizione dei tre
fuggiaschi avesse interrotto bruscamente la vita notturna nelle Wildlands, si
sentivano solo in lontananza delle voci, cacciatori di mostri con ogni
probabilità.
“Dovremmo
provare a vedere chi è?” domandò il combattente indeciso sul da farsi “Magari
potrebbero aiutarci … non lo dico per me, però Revi ha bisogno di cure …
l’incantesimo che gli hai fatto prima non durerà ancora molto”
Naturalmente
essere liberi non è affatto semplice, comporta fare delle scelte e, per
qualcuno abituato ad obbedire cecamente, tutto ciò diventa ancor più
complicato: si ha in mano non solo la propria esistenza ma anche quella dei
propri compagni. Non si può più dire mi è
stato ordinato così e sentirsi autorizzati perciò a non curarsi delle
conseguenze.
Sicuramente
Toris questo lo sapeva, ma da lì a metterlo in pratica, la cosa cambiava, e tanto.
“Non
so se sia la cosa giusta, ma al momento non abbiamo altra scelta” rispose
Eduard in tono grave “Al massimo combatteremo, anzi io combatterò e tu porterai
in salvo Raivis … in fondo non abbiamo nulla da perdere”
Già,
che avevano da perdere? Se, per una sola misera volta, il destino avesse dato
loro una mano forse, ma solo forse, i piani di Toris non sarebbero andati in
fumo come al solito, altrimenti … bhe, avrebbero venduto cara la pelle.
Si
misero in cammino e, dopo qualche minuto in mezzo all’erba alta, giunsero in
vista di un piccolo fuoco da campo; c’erano due giovani seduti accanto al
focolare che ridevano e parlavano tra loro con un’allegria e una tranquillità
che al giovane combattente era negata da anni. Quasi si sentiva in colpa a
spezzare quell’atmosfera rilassata ma poi, abbassando gli occhi sulla creatura
sofferente che riposava tra le sue braccia, decise per una volta di non dare
ascolto alle proprie insicurezze.
Sì
avvicinò lentamente fino a che non poté scorgere i due che, dimenticati gli
scherzosi discorsi di pochi secondi prima, imbracciavano prontamente le armi
“Chi
sei?” domandò il più alto dei due in tono fermo “Ti avviso che se vuoi
attaccarci, amico, caschi proprio male! Il qui presente Alfred F. Jones, eroe
delle Wildlands e punta di diamante della Gilda dei Mercenari di Heavenport,
prenderà a calci il tuo fondoschiena fino a farti chiamare la mamma!” concluse
con una risata acuta e un pochino esaltata che si spense quasi subito però.
“Mi
… mi chiamo Toris” balbettò il combattente cercando nel frattempo di mettere
assieme una storia plausibile che potesse spiegare il perché si trovasse nel
bel mezzo del nulla con addosso un mantello da donna e soprattutto come mai il
suo piccolo amico fosse ridotto in quello stato pietoso “Io e i miei due
compagni eravamo diretti ad Heavenport ma … siamo stati attaccati da dei
predoni … abbiamo tentato di difenderci e quella gente, forse per vendicarsi
del fatto che non avessimo nulla di prezioso da prenderci, si … se la sono
presa con l’unico di noi a non essere armato …” non poté continuare oltre
perché tutta la tensione accumulata durante quella notte infernale – oltre che
in tutti gli anni prigioniero del signor Ivan -
gli arrivò addosso con la forza di una tempesta e, senza che potesse far
nulla per evitarlo, scoppiò in un pianto disperato di fronte allo sguardo
stupito dei due cacciatori.
“Oh
cielo!” esclamò sconcertato l’altro cacciatore, quello che per tutto il tempo
era rimasto un pochino in disparte affrettandosi a prestare soccorso ai nuovi
arrivati.
†
Sia
come cacciatore di mostri che come allievo dello sciamano del villaggio presso
cui era cresciuto, Matthew aveva una certa esperienza nel campo della
guarigione – in pratica aveva dovuto imparare per forza visto che un certo
spericolato casinista di sua conoscenza partiva alla carica ogni volta che
vedeva qualcosa di rabbioso e peloso uscendone immancabilmente discretamente
malridotto – ma, davvero, era inorridito da ciò che i predoni avevano fatto a
quella povera creatura: non solo la cattiveria con cui si erano accaniti su
quel misero corpicino, ma anche il fatto abbastanza strano che la gente delle
Wildlands solitamente più o meno pacifica abbia attaccato dei viaggiatori per depredarli
– tanto più che i Wildlanders non davano valore al denaro-. O le popolazioni
delle steppe erano diventate all’improvviso insensatamente bellicose, o il
morettino tanto sconvolto non la contava giusta …
Da
quel che ne sapeva i predoni non avvelenavano le loro armi, almeno non con una
cosa tanto rara come il veleno di serpe dei ghiacci, ma aveva sentito, nel
corso dei suoi viaggi, di qualcuno che faceva largo uso di quella roba: un
signore della guerra che si faceva chiamare Re dei Ghiacci o qualcosa di
simile; a sentire le voci dei viaggiatori provenienti da nord, quella specie di
condottiero sbucato dal nulla ha annientato in una notte il millenario Regno di
Asgard servendosi di un esercito di guerrieri invincibili. Un’esagerazione, di
sicuro, anche se in fondo qualcosa di vero c’era: insomma tra tutti e tre erano
ridotti piuttosto male e, di sicuro, non poteva essere solo colpa di quattro
predoni e magari qualche bestia poco amichevole. E a proposito … le voci parlavano anche di tre
combattenti, prigionieri di guerra, che questo crudele signore della guerra
teneva come giocattoli obbligandoli a
compiere chissà quali atrocità …
Comunque fosse, viaggiatori o prigionieri in fuga, avevano bisogno di aiuto e protezione e la Legge delle Wildlands imponeva a lui e a suo fratello di fare tutto ciò che era in loro potere.
L'Agenzia Informa
Hola! Rieccomi qua con un nuovo pezzo! Devo dire di essere per una volta abbastanza soddisfatta del risultato anche se ovviamente siamo ancora agli inizi e non posso scoprire subito le mie carte!
Ma come mai nessun commentino? Se c'è qualcosa che non va ditemelo così posso migliorare, santo cielo! Comunque visto che non ci sono richieste e la storia deve continuare ho deciso io chi deve antrare in scena!
Ecco i prossimi indizi:
1-VIAGGI
2-UN VESTITO DA CONTADINA
3-UN POLLO
Buona fortuna!
Arrivederci al prossimo capitolo dal titolo "Il Giorno della Pazienza, se esci di casa preparati al peggio!"
Il viaggio continua!
PS-Dedico questo capitolo alla mia insostituibile socia sperando che si tiri un po' su di morale! Forza e coraggio carissima!!
PPS- Sono convinta che scritto e immagine siano due facce della stessa medaglia quindi per farla breve cerco qualcuno disposto a mettere il suo talento artistico a disposizione per illustrare questa storia! Se c'è qualcuno interessato può contattarmi tramite la mail del sito così ci si può mettere d'accordo in tutta calma e magari, perchè no, fare quattro chiacchiere!
Vi aspetto numerosi e nel frattempo buona vita a tutti!
Sick Minded S.