Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyVoldemort    27/12/2005    5 recensioni
***Perché Lord Voldemort odia il Natale? E che cosa c'entra una ragazza del settimo anno con un Tom Riddle poco più che quindicenne? E ancora, quanto coraggio ci vuole per augurare a Voldemort un buon Natale?***
Le risposte a tutte queste domande si trovano solo leggendo questa fanfiction. Si vede proprio che il Natale (e insieme al Natale l'arrivo del computer portatile nuovo) mi ha dato alla testa!
*Ricordo che la storia tiene conto degli avvenimenti fino al 5° libro di Harry Potter *
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È Natale

È Natale, e anche questa povera autrice ne sente gli effetti nell'aria. Questo che segue è il risultato di due notti insonni (con relativa sofferenza nell'alzarmi per il pranzo del 25 e per quello del 26). Questa storia ha come protagonista un Tom Riddle un po' particolare. Insomma, avete mai pensato a come potevano essere stati i suoi anni a Hogwarts? E che cosa di preciso lo aveva portato a diventare il Signore Oscuro? Questa one-shot è corta, ma vuole mostrare a grandi linee proprio questi fatti. Cosa c'entra il Natale? Questo sta a voi scoprirlo.


BUON NATALE, TOM

Tom Riddle non era un ragazzo come gli altri. Non lo era mai stato. Era diverso da tutti gli altri ragazzi che vivevano con lui, perché era un mago. Ma era diverso anche dagli altri giovani maghi, perché viveva in un orfanotrofio babbano.

Ogni anno, Tom era costretto a tornare tra i Babbani durante le vacanze estive, perché la scuola di magia che frequentava era irrimediabilmente chiusa durante quel periodo. Gli era però permesso di rimanere ad Hogwarts durante le vacanze di Natale. Solitamente erano pochi gli studenti che optavano per quella possibilità, specialmente tra i Serpeverde. Ma a Tom non importava. A lui non piaceva stare in mezzo alla gente. Preferiva di gran lunga la pace e il silenzio della Sala Comune deserta durante le vacanze.

Ancora una volta si stava avvicinando il Natale. Era il quinto che il giovane Riddle stava per passare ad Hogwarts. Ma quell’anno qualcosa non sarebbe andato come al solito. Per il castello si respirava un’aria diversa dal solito. La gioia e la spensieratezza avevano lasciato il posto all’ansia e alla disperazione. Ormai la scuola non era più un posto sicuro. Solamente Tom sembrava giovare di questo clima. Soltanto lui si comportava naturalmente mentre gli altri non facevano che cercare di proteggersi. Perché Tom era l’unico a sapere chi aveva aperto la Camera dei Segreti, seminando il panico per la scuola.

Era stato proprio lui ad ordinare al Basilisco di attaccare i figli di Babbani. Nessuno di quelli era morto, ma il panico regnava ovunque, per i corridoi e nelle aule. Tom era convinto di avere Hogwarts nelle proprie mani. Ed era realmente così. Passeggiava con aria tronfia, mentre gli studenti più piccoli lo additavano definendolo “il coraggioso Prefetto di Serpeverde”. Ma in quella situazione c’era ben poco da essere coraggiosi, visto che era lui la causa di ogni male. Però gli altri non potevano saperlo, quindi…

Era così che il ragazzo si divertiva. A spaventare il prossimo. Eppure… eppure non era abbastanza. C’era qualcosa che mancava perché la sua quiete interiore fosse completa. Ma cosa mancasse Tom non lo sapeva di preciso. La sua unica certezza era che, dopo aver ottenuto tutto ciò che desiderava, sentiva il bisogno d’altro.

La sera della vigilia di Natale si accomodò sulla sua poltrona preferita, in Sala Comune. Era solo: due ragazzini del primo anno erano corsi nel loro dormitorio per paura di disturbarlo, e lei… beh, lei non c’era.

Il camino era spento, ma un fumo leggero si levava ancora dalle ceneri, segno che aveva scoppiettato fino a poco prima. Tom sospirò. Era il momento adatto per un altro attacco. Tra i Grifondoro c’era ancora qualche Mezzosangue nel castello. Se fosse riuscito a liberarsene, era sicuro che avrebbe passato un “felice Natale”. Si alzò, e si avventurò per il castello, diretto al bagno delle ragazze al secondo piano. Lì si trovava l’ingresso della Camera dei Segreti. Il suo bersaglio, per quella notte, sarebbe stato un sempliciotto del terzo anno di nome Rubeus Hagrid.

Hogwarts era deserta a quell’ora, e i passi del ragazzo rimbombavano per i corridoi. La quiete era disturbata solo da Tom, che camminando fischiettava un allegro motivetto.

“Che c’è da essere allegri, poi?” si chiese. Per lui il Natale era un giorno come un altro. Non comprendeva affetto, né regali. Portava solo dei giorni di vacanza dal tanto amato studio. Non c’era motivo per cui il Natale potesse essere considerato come una festività piacevole. Perché fosse tale dovrebbe essere passato in compagnia, e Tom odiava la compagnia. Preferiva abbondantemente stare per conto suo piuttosto che mescolarsi agli altri. Solo un persona, all’interno di Hogwarts, poteva vantarsi di essere riuscita a chiacchierare con Tom come con uno studente qualsiasi. E, in quel momento, quella persona non era lontana, Tom se lo sentiva. Si affacciò alla finestra più vicina, e la vide giù in giardino. Coperta da un mantello pesante, stava facendo un pupazzo di neve. Riddle si chiese come avesse fatto a raggiungere il cortile senza farsi vedere dai professori, ma ben presto si rese conto che quella risposta non era poi così rilevante. D’un tratto, Tom si scoprì interessato ad ogni minimo movimento di quella ragazza. Perché si trattava di una ragazza…

Valery Winner.

Era una ragazza molto carina, ben educata, di famiglia ricca. Frequentava il settimo ed ultimo anno ad Hogwarts, e aveva quasi diciotto anni. Era Caposcuola a Serpeverde. Tom l’aveva conosciuta il giorno in cui il Cappello Parlante aveva deciso di mandarlo a Serpeverde. Nel momento in cui aveva preso posto al tavolo per la prima volta, Valery gli si era avvicinata e si era presentata. Era stata la prima persona con cui il ragazzo aveva socializzato e, con il passare degli anni, era rimasta l’unica.

Un giorno, quando Tom frequentava ancora il primo anno, Valery gli si era avvicinata in Sala Comune e gli aveva rivolto la parola, per la seconda volta dall’arrivo del ragazzo ad Hogwarts. Il giovane Riddle non avrebbe mai potuto scordare quel discorso…

Flashback

Valery si avvicinò con disinvoltura. I capelli biondi le ricadevano armoniosamente sulle spalle, e gli occhi verdi come smeraldi esprimevano gioia. Tom la fissò dubbioso, e lei rispose con uno sguardo confuso: non riusciva a capire se il ragazzino era triste o se semplicemente amava la solitudine.

«Ciao, Tom!» disse sorridendo, e si sedette sul bracciolo della poltrona del ragazzo. Tom la fissò sconvolto: non se lo aspettava. Infatti, fino a pochi istanti prima la ragazza se ne stava da una parte a parlottare con le sue amiche più grandi, mentre alcuni giocatori di Quidditch del settimo anno la guardavano con desiderio: la sua spigliatezza e la sua simpatia, oltre alla sua bellezza, riuscivano a coinvolgere chiunque, perfino i ragazzi più grandi.

Malgrado lo stupore, Tom le fece un sorriso di circostanza e rispose «Ciao, Valery! Da quando la ragazza più desiderata da quelli dell’ultimo anno perde il suo tempo con me?»

Lei assunse un’aria offesa, e stava per ribattere quando le ragazze con cui stava parlando prima si pararono davanti ai due, gli sguardi disgustati che cadevano su Tom.

«Valery! Non lo starai facendo davvero?! Non credevamo che avresti rivolto veramente la parola a quello lì.» disse una di loro.

«Ok, hai dimostrato a tutti che hai fegato, ora però vieni via, prima che ti veda il Capitano… Sai che possiamo frequentare quelli della squadra solo finché ci considerano le portatrici di moda. E ti assicuro che parlare con i perdenti emarginati non è di moda.» rincarò un’altra.

interessato ad un foro nel tappeto.

«Io parlo con chi voglio davanti a chi mi pare. Voi che siete le mie amiche, che dite di conoscermi, dovreste sapere meglio di chiunque altro che non mi interessano i giudizi della gente. Specialmente quelli di un gruppo di palloni gonfiati come quelli della squadra di Quidditch.» rispose Valery con tranquillità, ma anche con una nota di durezza nella voce «E poi, che voi ci crediate o no, Tom non è un perdente, né un emarginato. È solo un po’ incompreso; io lo so.» sorrise dolcemente al ragazzino del primo anno. Tom si chiese come faceva a parlare bene di lui, se quella era la seconda volta che si salutavano. C’era qualcosa che Valery gli nascondeva? «Dovreste imparare a conoscere le persone prima di giudicarle, altrimenti finirà che vi perderete tutte le cose più belle della vita, tipo questo.» la ragazza si interruppe di colpo e si girò nuovamente verso Tom, per poi avvicinarsi rapidamente a lui e incollare le proprie labbra alle sue.

A quel contatto Tom si irrigidì come uno stoccafisso. Era l’ultima cosa che si aspettava. Non riusciva a capire perché Valery lo stava baciando, e di conseguenza non sapeva come reagire. Era difficile che ad una ragazza così potesse piacere uno come lui, quindi se avesse partecipato al bacio e poi Valery gli avesse detto che per lui non provava niente, si sarebbe sentito un idiota colossale; ma, allo stesso modo, si sarebbe sentito idiota se fosse rimasto immobile e poi avesse scoperto di piacere seriamente alla ragazza. Ma se, invece, quel comportamento fosse stato solo un modo per far arrabbiare le sue amiche? In quel caso, se avesse risposto al bacio Valery gli avrebbe dato del cretino e dell’illuso, e poi se ne sarebbe andata via ridendo, mentre se fosse rimasto fermo… non sarebbe successo niente. Quindi, per evitare di peggiorare la già ingarbugliata situazione, decise di rimanere immobile.

Dopo quella che a Tom sembrò un’eternità (mentre in realtà si trattava di pochi secondi), Valery si separò da lui, e guardò le ragazze con aria di sfida, la bocca curvata in un ghigno. Quelle assunsero un’aria ancora più disgustata e scapparono via, lamentandosi della stupidità di Valery. Per quanto ne sapeva Tom, quella fu l’ultima volta in cui la sua amica parlò con quelle ragazze, ma fu anche l’inizio della loro amicizia.

Tom non riuscì mai a scoprire perché Valery lo aveva baciato, visto che la ragazza non rispolverò più il ricordo negli anni a venire (e Tom non aveva di certo intenzione di essere il primo a tirare fuori il discorso). Però, bastarono quei pochi istanti perché in Tom si accendesse qualcosa. Era una piccola fiamma che ardeva dalle parti del cuore e che, dopo anni di approfondite riflessioni e di atroci sofferenze, il ragazzo riuscì ad identificare come amore.

Fine flashback

Tom sorrise. Ogni volta che ripensava a quel giorno si dava sempre di più del cretino. Valery non aveva più avuto atteggiamenti che potessero far pensare a qualche sentimento verso di lui. Era anche per questo motivo che Tom era così riluttante a considerare il Natale come qualcosa di felice. Tutti lo passavano con le persone che amavano, e che li amavano. Mentre lui era certo che l’unica persona che amava al mondo non ricambiasse i suoi sentimenti. Quindi, come avrebbe potuto essere felice in un giorno così?

Rimase ancora inebetito a fissare Valery dalla finestra. I capelli biondi della ragazza erano raccolti, probabilmente con una coda, e nascosti al sicuro nel cappello di lana. Peccato, a Tom piaceva vederli accarezzati dal vento. Gli occhi smeraldo dardeggiavano al buio, trasportando Tom in una fantasia che non sarebbe da persone per bene ripetere.

Fu solo la voce di Valery a riportare il ragazzo al tempo presente. La ragazza, infatti, si era accorta del giovane che la stava guardando, e aveva cominciato a chiamarlo a gran voce mentre lo salutava con la mano. Tom rispose con un sorriso malinconico, mentre agitava a sua volta una mano, ma con meno enfasi rispetto alla sua amica. Subito dopo si infilò una mano in tasca, e ne estrasse un piccolo pacchetto. Conteneva un anellino d’oro bianco con incastonato un cuoricino di brillanti, e una catenina con un ciondolo a forma di cuore incastonato di brillanti. Aveva comprato quei gioielli più di un anno prima in una gioielleria babbana, per il sedicesimo compleanno di Valery, deciso a confessarle il suo amore. Ma poi, spaventato da tante cose, si era tirato indietro, ripromettendosi che prima o poi avrebbe trovato il coraggio di darle quel regalo. Per un momento si chiese se forse quel Natale era il momento che tanto stava aspettando. Ci pensò su per qualche istante, poi scosse il capo in un rassegnato segno di negazione, e rimise il pacchetto nella tasca.

Prima di riprendere il cammino verso la Camera dei Segreti, gettò un ultimo, rapido sguardo fuori dalla finestra, come per accertarsi che Valery stesse ancora bene. Ma si stupì parecchio nel non trovarla più lì. Per un paio di minuti la cercò con lo sguardo, ma niente. Doveva essere rientrata nel castello.

Con passo lento e sconsolato, Tom si diresse nuovamente verso l’ingresso della Camera. Fece la strada più lunga, tanto non andava di fretta. Così ci mise parecchio ad arrivare a destinazione. Quando giunse davanti alla porta del bagno delle ragazze al secondo piano guardò l’orologio: era mezzanotte.

“Buon Natale, Tom!” pensò in un sospiro, poi abbassò la maniglia della porta ed entrò.

Ciò che vide davanti a sé lo stupì parecchio. In piedi, davanti al rubinetto che rappresentava la chiave per accedere alla stanza creata da Salazar Serpeverde, stava Valery, gli occhi velati di lacrime. Quel luccichio rendeva le sue iridi ancora più luminose, quindi ancora più belle.

«Che ci fai qui?» chiese Tom, pieno di stupore.

Al sentire la sua voce, la ragazza cominciò a liberare lentamente le lacrime, che scesero a rigarle il volto. Poi, inaspettatamente, corse verso Tom e lo abbracciò di slancio, rischiando quasi di fargli perdere l’equilibrio. Il Prefetto Serpeverde rispose titubante a quell’abbraccio, e a quel punto Valery si strinse sempre più a lui, appoggiando la testa sulla spalla dell’altro e piangendo sempre con più foga. Impacciato come mai in vita sua, Tom cercò di consolarla, e lentamente riuscì a calmarla. Il respiro della ragazza stava lentamente tornando regolare, e solo allora Riddle si rese conto di quanto fosse estremamente eccitante sentire quel respiro caldo sul collo. Ma non poteva pensare ad una cosa così futile in un momento simile: non poteva pensare al piacere fisico mentre la ragazza che amava piangeva tra le sue braccia.

Solo quando l’ultima lacrima ebbe terminato di cadere, Valery passò le braccia attorno al collo dell’amico, riempiendo di baci e piccole attenzioni ogni angolo della sua faccia.

«Tom… ti prego… non aprire… la Camera… questa notte.» disse la ragazza tra un bacio e l’altro. A quel punto Tom era completamente sconvolto. Tutti quei tocchi delicati di Valery gli avevano mandato il cervello in tilt, e quella frase lo aveva fatto cadere molto bruscamente dalle nuvole. Come diavolo faceva a sapere che era stato lui ad aprire la Camera dei Segreti? «Ti prego… non scatenare… gli orrori… che contiene… Non uccidere, Tom… resta con me… Resta insieme a me… stanotte…» le ultime parole furono sussurrate a fior di labbra, e nel momento in cui terminarono Tom si trovò nuovamente la bocca dell’amica premuta contro la sua, come quattro anni prima. Ma questa volta, a differenza di allora, sapeva esattamente cosa fare. Chiuse gli occhi, e mise una mano dietro la nuca di Valery, in modo da intensificare il contatto delle loro labbra. Poi, con delicatezza, introdusse la lingua tra le labbra di lei, che accettò volentieri quella piacevole intrusione. Il bacio fu dolce e lungo. I due si separarono solo quando si trovarono a debito di ossigeno, ma ci misero poco a riprendersi prima di ricominciare. Questa volta il bacio era più spinto e passionale, e ben presto le mani di entrambi cominciarono a vagare per i loro corpi. Quelle di Valery erano certamente più esperte, ma anche Tom, superato l’imbarazzo iniziale, se la cavava abbastanza bene.

In un attimo i due giovani si ritrovarono su un morbido letto a baldacchino, che Tom riconobbe come il suo. Nessuno dei due si preoccupò di come avevano fatto a finire nel dormitorio maschile si Serpeverde. Hagrid e gli altri Grifondoro avrebbero potuto aspettare ancora un giorno, perché l’erede si Serpeverde aveva altro da fare in quel momento.

Tom e Valery fecero l’amore per tutta la notte, senza concedersi nemmeno una pausa tra una volta e l’altra. Poi, alle prime luci dell’alba, esausti caddero addormentati, l’una nella braccia dell’altro.

La mattina di Natale fu Tom il primo a svegliarsi. Per prima cosa si accertò che Valery fosse veramente addormentata al suo fianco. Temeva che fosse stato soltanto un sogno.

E invece era tutto vero. Tutto splendidamente vero. Sorrise come un ebete. Era felice. Per la prima volta in quasi sedici anni, aveva la possibilità di passare un Natale felice. E tutto grazie a Valery. Le diede un tenero bacio sulla fronte, e lei si svegliò.

«Buon Natale, Valery.» le disse sorridendo.

«Buon Natale a te, Tom.» rispose lei.

Era arrivato il momento. Tom se lo sentiva, quella era la volta buona per dare a Valery il regalo. Si alzò dal letto, sotto lo sguardo curioso della ragazza, e cominciò a frugare nel mucchio di vestiti buttati ai piedi del letto. Finalmente riuscì a trovare quel che cercava, così fece ritorno sotto le coperte con un pacchetto in mano. Lo porse alla ragazza, dicendo «È per te. Era più di un anno che volevo dartelo…»

Valery, stupita, lo prese e lo aprì. Quando vide i gioielli che conteneva si commosse. Mai si sarebbe aspettata un regalo del genere da parte di uno come Tom. Lei sapeva che quel ragazzo non aveva il cuore di ghiaccio, come invece credevano tutti gli altri, ma mai lo avrebbe creduto così generoso, né tanto meno così… romantico… Dopo averla aiutata ad allacciare la collanina, Tom strinse a sé la sua nuova ragazza, ma lei si divincolò. Lui la guardò confuso, ma tutto fu più chiaro quando anche lei si alzò a cercare qualcosa nel mucchio di vestiti. Tornò sul letto poco dopo, portando due pacchetti. Tom non sapeva cosa pensare.

Aprì il primo, e scoprì che conteneva una cornice con dentro una foto magica. Nella foto era ritratta una bambina dai capelli biondi e gli occhi smeraldo, che Tom riconobbe subito come Valery. Non doveva avere neanche due anni. Un uomo dagli occhi verdi e una donna dai capelli biondi la tenevano in braccio, e sorridevano felici. Doveva trattarsi certamente dei suoi genitori. Accanto alla donna, ce n’era un’altra. Tom non l’aveva mai vista, eppure aveva capito perfettamente chi fosse. Gli assomigliava tantissimo. Non poteva essere altri che… sua madre… Accanto al padre di Valery, c’era un uomo in abiti babbani. Ci mise un attimo per capire che si trattava di Tom Riddle Sr, suo padre. Senza fiato, il ragazzo fissò ancora i suoi genitori. Sembravano felici, in quel momento. Chissà quanto tempo era passato da quando avevano scattato quella foto a quando suo padre aveva abbandonato sua madre. A giudicare dal volume della pancia di sua madre, non molto.

Valery baciò con dolcezza una guancia del ragazzo. Lui si voltò a guardarla. Il suo era uno sguardo pieno di silenziose domande. La ragazza lo comprese, e cominciò a rispondere senza che le venisse chiesto nulla.

«Mia madre e la tua si conoscevano da quando erano giovani. Quando lei si è innamorata di tuo padre, la mamma ha provato a farle capire che era un poco di buono, che era un pessimo uomo. Ma tua madre era cocciuta, continuava a ripetere che la sua amica lo discriminava solo perché era Babbano. Così le nostre famiglie hanno cominciato a frequentarsi, e più passava il tempo, più mia madre si convinceva di avere ragione nei confronti di tuo padre. Vedi questa?» si interruppe, scostando i capelli e facendo vedere a Tom una cicatrice che si estendeva da una scapola all’altra «Me la sono fatta per colpa di tuo padre. Fortunatamente ho rimosso ogni ricordo dell’incidente, ma ci ha pensato mia madre a raccontarmelo. Comunque è meglio se non te lo racconto, potrebbe venirti voglia di uccidere tuo padre, e non voglio che tu lo faccia.»

Tom annuì in silenzio. Poi venne il turno del secondo regalo. Era una collana spessa, con un grosso ciondolo nero a forma di teschio, dalla cui bocca usciva un serpente. Il ragazzo guardò con attenzione l’oggetto, e si rese conto che il serpente si muoveva. Il soggetto da riprodurre nel ciondolo l’aveva disegnato Valery; si divertiva a chiamarlo Marchio Nero. Era un regalo bellissimo, che forse solo Tom Riddle poteva apprezzare a pieno.

Voldemort di svegliò di soprassalto. Dannazione, ancora quel sogno! I ricordi del suo passato gli facevano male, specialmente quelli della sua storia con Valery. Eppure ogni anno, quando si avvicinava il Natale, riviveva in sogno tutti quei momenti. E poi, al suo risveglio, soffriva. Soffriva come aveva sofferto solo una volta in vita sua. Soffriva come quando i babbanofili paladini del bene avevano strappato Valery, la sua Valery, alla vita.

Lucius Malfoy entrò ansimante nella camera del suo padrone.

«Mio signore! Vi ho sentito urlare, e sono venuto ad accertarmi che stiate bene…» disse inchinandosi.

«Che ore sono?» chiese scocciato Voldemort, mettendosi a sedere.

«Sono quasi le 6 del mattino, mio signore.» rispose Malfoy.

«Vai pure, Lucius. Se avrò bisogno dei tuoi servigi non esiterò a chiamarti.» il destinatario della frase annuì, poi si inchinò al suo padrone prima di uscire dalla stanza.

Voldemort rimase nuovamente solo con i suoi pensieri. Erano quasi le 6 della mattina di Natale. Voldemort sorrise tra sé, estraendo da un cassetto del comodino una vecchia foto e guardandola con tristezza. Il suo sorriso era macabro. Nella foto, una Valery di due anni sorrideva felice. Accanto a lei due coppie di sposi: i Winner e i Riddle. L’Oscuro Signore accarezzò la figura della bambina, augurandole un buon Natale.

Un rumore di passi pesanti si avvicinò dal corridoio alla camera di Voldemort. Lui nascose in fretta la foto sotto al cuscino, e impugnò la bacchetta magica. Pochi secondi dopo, Codaliscia spalancò la porta e si precipitò nella stanza, un sorriso euforico stampato sul volto.

«BUON NATALE, PADRONE!!» urlò.

«Avada Kedavra!!!» fu la risposta del Signore Oscuro. Un fascio di luce verde, e il servo cadde ai piedi del padrone, morto. Voldemort si chiedeva cosa ci fosse di buono nel Natale.


Allora, miei fedeli lettori, che cosa ne pensate? Sinceramente, a me fa uno strano effetto. Insomma, non è detto che Voldemort, in un passato remoto, non sia stato in grado di amare nessuno. Mi raccomando fatemi sapere che cosa ne pensate. Ho già un seguito in fase di lavorazione, quindi sono pronta ad accusare qualsiasi critica in grado di migliorare la mia opera.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyVoldemort