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Autore: Morea    28/01/2011    9 recensioni
Credeva di essere Sally Brown, eppure amava scrivere.
Scoprì di essere Lucy Van Pelt, eppure non amava Schroeder.
Forse era semplicemente Amelia, ma ci mise un po' a capirlo: del resto, Lucy non amava ricevere umidi baci da un bracchetto.
...O forse sì?
§Five:
Sapeva benissimo cosa fare anche in quella situazione: l'aveva appena deciso, dopo sette buste gialle e settanta pagine d'agonia.
Avrebbe trovato l'oceano, così come l'oceano aveva trovato lei.
L'aveva sempre saputo, che bisognava dare un nome alle cose per affrontarle e risolverle. E lei avrebbe battezzato quegli abissi, dritta e penetrante come le linee di luce che illuminavano qualche murena uscita dal suo anfratto per cacciar seppie.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amelia'
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Amelia amava i treni 2

A
melia amava i treni

§Two:  Sette e Nove






Amelia non guardava più i treni.

Non quando ci saliva ogni santa mattina a capo basso, sfidando le porte a non chiudersi proprio mentre posava il piede sullo scalino - che poi, avrebbe dato volentieri due pugni nello stomaco a chi aveva progettato un dislivello così ampio tra il piano del treno ed il marciapiede della banchina; non quando ogni santa mattina la sveglia suonava alle sei, proprio mentre il dannato treno che l'avrebbe raccolta alle sette e nove partiva da una stazione imprecisata, buia, fredda e tetra, così come doveva essere ogni benedetta stazione in una gelida mattina di gennaio.

In realtà, Amelia non aspettava mai molto a lungo l'arrivo del convoglio, dal momento che per qualche strana patologia congenita le era di fatto impossibile presentarsi alla stazione con più di trenta secondi di anticipo rispetto all'orario di partenza: così facendo, aveva perso il sette e nove solamente una volta, contando anche la carriera universitaria, e di questo riusciva a vantarsi con chiunque le rinfacciasse la sua disorganizzazione, ormai da anni.

Che poi, a lei l'aggettivo disorganizzata non piaceva per niente. Non era lei a non avere precise regole di condotta, era il mondo a darle incontrovertibilmente fastidio, come quando decideva di piovere e lei non aveva l'ombrello, o il treno si fermava qualche metro più avanti del solito. Sì, perchè se c'era una cosa di cui Amelia poteva davvero vantarsi, era l'assurda capacità di calcolare al millimetro il punto preciso in cui le porte del treno si sarebbero aperte: mai una volta che non fosse la prima a salire - di fronte a quella spoglia aiuola ormai trasformata in un immenso posacenere -, mai una volta che non azzeccasse il vagone che avrebbe spalancato le sue porte proprio ad un passo dalla tromba delle scale del binario due. Odiava camminare, Amelia. Soprattutto alle sette e quaranta.

Li conosceva tutti, ormai, gli inquilini del primo vagone - era quella la carrozza magica, quella che risparmiava passi e fatica inutili.

E tutti conoscevano lei.

Amelia non aveva mai risparmiato le sue occhiatacce a nessuno, quando con le mani occupate da fondotinta e cipria era stata costretta a spostare la sua borsa per liberare il sedile che aveva di fianco; non si era fatta problemi a dispensare rispostacce, quando le facevano notare che il treno era di tutti. Non poteva non odiare quelli che salivano tre fermate dopo la sua, e che pretendevano addirittura un posto: quegli esseri indegni dormivano quindici minuti più di lei, ogni santo giorno. Cedeva solamente dopo tre richieste formali: la prima la ignorava, fingendo di avere i timpani troppo occupati ad ascoltare gli Arcade Fire, alla seconda fingeva di non capire, strabuzzando gli occhi con aria minacciosa, alla terza spostava tutti i suoi averi dalla sua parte, sbuffando.

Paradossalmente, era con quel modo di fare scontroso che aveva conosciuto l'Avvocato. Saliva una sola fermata dopo la sua, e nel giro di una settimana aveva preteso per tre volte il posto accanto al suo, ovvero l'aveva supplicata nove volte di concederle l'onore della sua vicinanza. Le stava simpatico, l'Avvocato: era l'unico ad avere il privilegio di poterla chiamare Strega, senza contare il fatto che tutti i giorni trovava sempre un buon argomento di cui discutere, che fosse letteratura o attualità. A dire il vero, spesso le discussioni tra la Strega e l'Avvocato facevano indignare gran parte dei passeggeri: finivano tra urla ed insulti, con il secondo che si alzava ridacchiando una fermata prima di quella di Amelia, e lei che incrociava le braccia scocciata, appoggiandosi contro il finestrino e facendogli la linguaccia attraverso di esso.

A pochi decimetri da lei, Sara rideva. Sara Banchi rideva, quella che le aveva soffiato Andrea, quella che ancora aveva boccoli d'oro, occhi azzurri e una piccola cicatrice sopra il sopracciglio destro, che Amelia le aveva procurato inseguendola per tutta l'aula armata di cimosa, finchè non era inciampata sbattendo la testa contro lo spigolo di un banco, messo sacrosantamente al posto giusto da delle bidelle accorte. Amelia aveva beccato una nota sul diario e compiti extra, Sara aveva rimediato due punti. Amelia era stata costretta - pena l'allungamento della punizione inflittale dai suoi genitori da uno a due mesi - a chiederle scusa portandole un regalo, Sara era stata costretta - perchè lei era una brava bambina - ad accettare quelle scuse e quel regalo, smettendo di guardarla in cagnesco da sotto la benda che indossava. In tutta quella questione, come ogni quasi-uomo che si rispetti, Andrea se ne era rimasto beatamente per i cavoli propri, magari scambiando qualche Pokemon raro con amici altrettanto maturi: Sara e Amelia, senza smettere di lanciarsi occhiate torve, avevano trovato simpatico e costruttivo occupare il tempo degli 'incontri pro-amicizia' in un'attività che non avrebbero mai più abbandonato, e ad Andrea fischiarono le orecchie per mesi.

Negli anni successivi, le orecchie erano fischiate a molti altri molluschi; l'ultimo della lista - il loro attuale bersaglio preferito - era il Vampiro, seduto sempre sempre sempre nell'unico sedile disaccoppiato del primo vagone, distanziato più del normale dai seggiolini di fronte: in poche parole, il Posto. Chiunque ambiva a quella poltroncina, e chiunque restava quotidianamente deluso nel realizzare che il Vampiro ci si attaccava come un pipistrello, se si trascurava il fatto che la testa la teneva regolarmente sopra le spalle. Come il piccolo mammifero negli antri tenebrosi, il Vampiro era ormai un tutt'uno con quel sedile, e nessuno provava più a vedere se fosse libero: nessuno tranne Amelia, che tutte le sante mattine provava a soffiarglielo, inutilmente. Lei gli aveva giurato silenziosamente guerra, lui neanche l'aveva notata: lei scrollava le spalle, fingendo indifferenza, Sara Banchi sospirava, fissando il Vampiro con aria sognante. Nessuno l'aveva mai sentito parlare, o anche solo ridere: era sempre vestito di nero, che indossasse una giacca a vento, o un completo, o una maglietta, e nessuno in tutto il primo vagone sapeva dove salisse o dove scendesse.

A Nilla piacevano i misteri: non a caso i suoi occhi, celati da lenti scure per tutto l'anno, puntavano in un'unica direzione, quella che culminava nel Vampiro. « Parola mia, bambine, quello un giorno ci fa fuori tutti » sentenziava di tanto in tanto, bisbigliando a mezza bocca. « Guanti neri di pelle. E' chiaramente un serial killer. » Metà del vagone rideva ogni volta in cui la bidella ripeteva queste parole, ed era così che Amelia aveva conosciuto anche Simone, Juan, Dora, Carmen e Pippo - che forse si chiamava Filippo, ma nessuno lo sapeva con certezza.

Però ad Amelia, su quel treno, qualcuno mancava.

In cuor suo aveva sempre sperato di notare un profilo meno umano, una massa informe trattenuta da una piccola mano, tra quelle figurine nere su sfondo giallo di cui ora faceva parte anche lei, ma nel primo vagone non c'era traccia di Snoopy.

C'era solo Lucy, spesso vestita di blu e con gli stessi capelli neri di quasi vent'anni prima.

E Lucy scendeva da quel treno tutte le mattine alle sette e quaranta, insieme a Carmen, Nilla, Juan e Pippo, inspirando smog ed a volte imprecando contro la pioggia - perchè quando pioveva, lei l'ombrello non ce l'aveva mai.

Non c'era niente di peggio di una sveglia alle sei, di un treno spesso in ritardo e di uno scontro all'ultimo sangue con l'Avvocato di prima mattina, o almeno così pensava.

Poi, un Beagle le saltò addosso, con le zampe sporche ed il proprietario a profondersi in mille scuse, bloccate sul nascere da pupille saettanti.

E fu che si rese conto che la giornata non sarebbe potuta essere delle migliori, mentre i suoi amici si dileguavano, per non incorrere nella sua ira: non era salutare starle vicino mentre cominciava a piovere, e lei non aveva l'ombrello, mentre il bus passava, e lei non riusciva a prenderlo - avrebbe potuto perderne sei e sarebbe stata lo stesso in anticipo, ma lei aveva sempre preso quell'autobus, e sempre l'avrebbe preso.

Amelia si spolverò i pantaloni e si coprì la testa con la sciarpa, determinata a non lasciarsi scoraggiare da quell'infelice serie di eventi.

Ignorò il tizio che si era offerto di pagarle il conto della lavanderia, e saltò sul secondo bus, ripetendosi come un mantra che tutto è bene quel che finisce bene.

Quando all'autobus si bucò una gomma e dovette aspettare quello successivo - dovendo però camminare per metri e metri fino alla fermata successiva - Amelia cominciò a credere che una giornata no poteva capitare anche a lei, e che non doveva buttarsi giù.

Quando giunse al suo distributore automatico di caffè e lo trovò guasto, capì che quella sarebbe stata ufficialmente una giornata di merda, e accartocciò il bicchiere di plastica vuoto che la macchinetta le aveva bastardamente rifilato.

Poi, si trovò sulla scrivania un quintale di fogli da esaminare.

E scaraventò la penna fuori dalla finestra.

« Fréd? » sospirò al telefono poco dopo. L'altro non le rispose, aspettando che fosse lei a dirgli ciò che già si aspettava. « Suona per me. »










*Snoopy è un Beagle. Non so quanto sia necessaria questa nota, ma visto che ho citato questa razza di cani, preferivo far chiarezza.




Grazie per l'accoglienza
♥  
Mi trovate QUI, se volete.
  
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