Attention plis: questo capitolo non è propriamente parte della storia, sono solo dei piccoli ricordi di Luca quando era piccolo, riferiti alla frase dello scorso capitolo, quando dice che ha bisogno che Gio’ lo aiuti e lo consoli come ha sempre fatto da quando aveva 5 anni.
Oh, Luca e Gio’ sono del ’92, quindi il primo è proprio di quel periodo, e via dicendo, fate voi i calcoli.
(il primo episodio è preso dai miei, di ricordi. Quando ero piccola e andavo a qualche fiera con i miei genitori mi perdevo sempre ed iniziavo a piagnucolare come una scema, in particolare alle fiere del ciclo e motociclo, che erano sempre fottutamente piene di gente... XD )
SOME MEMORIES
1997
<< Ttupida fiera.. >> piagnucolai, tirando su con il
naso. << Ttupida Su-suzuki
e tupidi mamma e papà... >> continuai, mentre
le lacrime mi inondavano il viso.
<< Dove cieteee? Perché non mi venite a p-plendere?
>> mi stropicciai gli occhi, irritandoli ancora di più.
Ero al salone del
ciclo e motociclo con i miei genitori e la famiglia di Gio’.
O almeno, fino a mezz’ora prima lo ero. In quel momento ero alla fiera del
ciclo e motociclo solo e disperato, perché, mentre fissavo adorante una Suzuki
GSX R 750 i miei genitori se ne erano andati, lasciandomi lì.
<< Mammaaa! >> continuai a lamentarmi, sotto gli sguardi
preoccupati della gente intorno a me.
<< Luca!
>>
Alzai lo sguardo e
mi guardai intorno. Chi mi aveva chiamato?
<< Luca, sono
qui! >> mi voltai, e Gio’ si era materializzato
al mio fianco.
<< Ti sei
perso, eh? >> mi chiese, con un piccolo sorrisino.
Annuii. <<
Beh, adeccio pure io mi aono
perso, pe cercatti...
>> constatò, abbassando lo sguardo e aggrottando la piccola fronte.
Il mio labbro
ricominciò a tremare, e i miei occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Gio’ se ne accorse, e mi prese la faccia tra le mani,
sorridendo.
<< Non ti pleoccupare! Il mio papà ci tovelà
di cicuro! >> esclamò, mostrandomi da vicino il
suo migliore sorriso sdentato. Come per magia mi sentii subito meglio,
rassicurato. Annuii.
1999
<< Guardate!
Luca non riesce ancora a dire la esse! >>esclamò per l’ennesima volta il
bambino, suscitando le risate di tutti gli amici.
Arrossii dalla
testa ai piedi, abbassando lo sguardo imbarazzato.
<< Non è
vero, i-io... >> balbettai, cercando di difendermi, senza alcun successo,
per altro.
<< Sei
strano! >> urlò una bambina accanto a me.
<< Non tono ttrano! >> sbraitai, sentendo gli occhi riempirsi di
stupide, bagnate ed inutili lacrime.
Quando mi sentirono
parlare, tutti scoppiarono a ridere di nuovo. Odiavo quei bambini di merda, e
odiavo me stesso, perché non riuscivo a pronunciare quella maledetta lettera.
Non dissi nient’altro, mi voltai e corsi in bagno, chiudendomici
dentro. Dopo qualche secondo sentii qualcuno bussare alla porta.
<< Lacciatemi in pace! >> sbottai, tirando su col naso.
<< Luca? Sono
Gio’, ti ho visto passare dal corridoio... >>
disse la voce di gio’, dall’altra parte della porta.
<< Che cosa è successo? Ti prendono in giro? >>
<< Lacciami ttare Gio’... >> mormorai, asciugandomi le lacrime con una
manica del maglione, in un gesto nervoso. Non volevo che il mio migliore amico
mi dovesse vedere sempre in quello stato. Sapevo che Gio’
mi avrebbe solo aiutato, ma avevo paura che vedendomi così provasse pena per
me. Non ero altro che un moccioso di 7 anni, ma non l’avrei sopportato. Seguì
un attimo di silenzio, poi dei rumori non meglio identificati provenire dal
bagno accanto, ed alla fine vidi la faccia di Gio’
spuntare al di sopra del muro di compensato che separava i due gabinetti.
Sussultai, spalancando gli occhi.
<< Che.. che
cavolo fai? >> esclamai, guardandolo salire, un piede dopo l’altro, sopra
al muro.
Non mi rispose, e
si lanciò giù, atterrando in malo modo accanto a me.
<< Non mi
facevi entrare... >> si giustificò, con un’alzata di spalle. Io rimasi a
guardarlo per qualche secondo con gli occhi e la bocca spalancati, poi scoppiai
a ridere.
<< Oh, adesso
ridi, eh? Sarebbe a dire che non hai più bisogno di me? >>
Smisi di ridere e
sorrisi colpevole. Come avevo potuto pensare che Gio’
potesse provare pena per me?
<< ccusa, mi... mi prendevano in giro, tai..
per la ette.. >> gli spiegai, asciugandomi
un’ultima lacrima rimasta all’angolo di un occhio.
Lui sorrise e mi
prese la faccia tra le mani, come faceva ogni volta. << La prossima
volta.. >> sussurrò. << Ammazzali di botte... >> mi stampò un
bacio sulla guancia e mi lasciò.
Io scoppiai di
nuovo a ridere.
<< Tu sei
pazzo! >> esclamai. << Sei completamente fuori di tes.. >> mi interruppi e spalancai gli occhi,
chiudendo la bocca al volo.
Gio’ mi guardò stupito. << Oh dio!
>> esclamò.
<< Oh dio!
>> gli feci eco.
<< La... la
esse! >> urlò, indicandomi. << Hai detto la esse! >>
Io sorrisi
leggermente sconvolto.
<< Cavoli, se
lo sapevo prima che bastava darti un bacino.. Adesso passerò le mie giornate a
darti bacini! >> e detto questo mi balzò addosso a mo’ di koala,
incollando la bocca alla mia guancia.
2004
<< Ahi.
>> mi morsi un labbro. << Ahia. Cazzo. Male. >>
L’infermiera alzò
lo sguardo sul mio viso con aria parecchio scocciata, poi tornò a fasciarmi la
caviglia, scuotendo la testa.
<< Ecco
perché dico sempre ai professori di non lasciarvi giocare a calcio durante
l’intervallo... poi vi fate male, e chi ci va di mezzo? Loro! >>continuò
a borbottare in quel modo fino a quando ebbe finito con il mio povero piede,
poi uscì dalla stanza, ordinandomi di rimanere fermo
e zitto in attesa del suo ritorno. Io sbuffai, piagnucolando leggermente. Come avevo fatto a farmi una distorsione del
genere cedendo in quel modo lo sapeva il Signore. Chiusi gli occhi e mi stesi
con un sospiro sul lettino.
<< Razza di
scemo, si può sapere cosa diavolo ti sei fatto? >>
Mi tirai a sedere
di scatto, sentendo la voce del mio migliore amico.
<< Gio’! >> esclamai, sorridendo. << Sono caduto
giocando a calcio, e mi sono preso una distorsione ad una caviglia.. >>
spiegai, alzando il piede per mostrargli la fasciatura.
<< Santo
cielo, non ti posso lasciare da solo un secondo! >> esclamò lui, con aria
parecchio divertita, ridacchiando.
<< Beh, ridi
delle mie disgrazie?? >> esclamai, tirandogli un pugno sulla spalla.
Lui mi sorrise. Era
un sorriso dolce, di quelli che gli illuminavano tutto il viso e che a me
piacevano un sacco.
<< No, non
potrei mai ridere delle tue
disgrazie.. >> mi rispose, facendomi arrossire.
Okay, non ero una
ragazzina, non arrossii per davvero, ma ero assolutamente certo che almeno le
punte delle mie orecchie fossero diventate viola.
<< Anche
perché, se lo facessi, dovrei passare le giornate a ridere, e diventerei rugoso
come una tartaruga prima ancora di compiere i vent’anni. >>
Alzai gli occhi al
cielo. << Sempre simpatico, eh? >>
Eppure, per qualche
strana ragione, il piede mi faceva molto, molto meno male.
2006
Mi passai una mano
sul viso in un gesto nervoso. Mi morsi un labbro, trattenendo le lacrime con
qualche difficoltà. Non saprei dire se fossero lacrime di rabbia o di dolore,
ma, quali che fossero, non volevo piangere lo stesso. Gio’,
seduto sulla scalinata al mio fianco, mi guardavo con aria incazzata.
<< Okay,
smettila di stare così per quella lì, non era altro che una troia. >>
disse dopo un po’ di silenzio.
Io non potei far
altro che stortare il naso. Già, una troia. A me però
piaceva così tanto.. era stata la mia prima ragazza, e lei mi aveva mollato per
scoparsi un tipo di 2 anni più grande. Che poi era pure brutto, questo. Cazzo,
non mi ero mai sentito così tanto preso in giro.
<< Luca, sono
serio, smettila di pensarci, capito? Ci sono altre ottocento ragazze che ti
muoiono dietro, e almeno il novanta per cento di queste sono meglio di lei. >> continuò Gio’, cercando di tirarmi su di morale. Senza riuscirci più
di tanto, comunque.
<< Nel caso,
puoi sempre passare all’altra sponda, prometto che se ci proverai con me non
scapperò urlando. >> aggiunse, con un ghigno divertito.
Io gli sorrisi,
scuotendo la testa. << Nah, per il momento
penso che rimarrò ancora su questa, di sponda.. >>
<< Luca,
stai... piangendo? >>
Alzai lo sguardo su
Gio’. Stavo piangendo? Mi passai una mano sul viso.
Stavo piangendo. Quelle fottute lacrime alla fine erano riuscite a scendere,
nonostante tutto. E non era giusto, che mi mettessi a piangere per una tale
cretina. Non era affatto giusto. Mi morsi un labbro, affondando la faccia nelle
mani. Per quanto non fosse giusto, non riuscivo ad impedirmelo. Stavo male.
Dio, se faceva male, essere trattato così da una persona che diceva di amarmi.
<< Ehy ehy... >> mormorò Gio’, avvicinandomisi ed
appoggiando le mani sulle mie braccia.
<< Gio’, tu.. non mi lascerai, vero? >> sussurrai,
alzando lo sguardo su di lui.
Scosse la testa.
<< No. No Luca, mai... >>
Mi asciugai le
lacrime con il dorso della mano e abbozzai un piccolo sorriso. Lui rispose con
un sorriso gigantesco.
<< Sono
troppo grande per baciarti come facevamo da piccoli? >> mi chiese,
ridacchiando appena.
Mi morsi un labbro.
<< No. Non saremo mai troppo grandi. >>
Lui mi guardò
sorpreso per un secondo, poi sorrise di nuovo e mi stampò un bacio sulla
guancia.
Ragazzuole! Mi scuso grandemente con voi, ma in questo capitolo non potrò sproloquiare come al solito, né rispondere alle recensioni, perché non ho proprio tempo. Mea culpa. Comunque sapete benissimo che le apprezzo da morire! E mi diverto tanto a leggerle, quindi continuate a scriverle, continuate!
Tanto tanto ammoreH!!