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Autore: Little Firestar84    28/01/2011    2 recensioni
A volte basta poco per ammettere una verità che ci è sempre stata davanti agli occhi, o la paura di affrontare qualcosa di nuovo e ricomnciare, a volte basta davvero poco, come l'iinocenza e la disarmante sincerità di una Lisbon in miniatura, una brunetta dagli occhi verdi di cinque anni rispondente al nome di Annie...
Genere: Romantico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a tutte per le recensioni, per avermi "aspettata! " e grazie ad Aoko per avermi fatto notare che c'erano dei paragrafi ceh erano venuti doppi..errore messo a posto!

   “In giro si dice che la prossima settimana ti attenda un trasloco.”  In cucina, PJ è intento a terminare il pollo al vino, ricetta tramandatagli dal padre come sicuro strumento di seduzione (“Ma abbi la bontà di non dirlo a tua madre; le ho sempre detto che sedurre una donna attraverso il buon cibo fosse una mossa da scolaretto, e gradirei non scoprisse che ho mentito; penserebbe che tutte le volte che l’ho invitata a mangiare fuori, abbia tentato di sedurla.”) e il giovane erede della progenie Jane ha ogni intenzione di fare colpo sulla sua ragazza.
A ventidue anni, Patrick Michael Jane Junior è la copia del padre, col suo fascino ma la sensibilità della madre.
“Scott si trasferisce qui con Jules; secondo papà, loro si sarebbero già accasati durante le vacanze di primavera, durante un viaggetto a Vegas, ma loro negano; certo, Jules è sempre rossa come un pomodoro” sorride, ricordando il tratto comune delle sorelle e della madre “quando papà ne parla; io dico che non hanno il coraggio di ammetterlo, ma tempo un anno, appena penseranno a espandere la famiglia, dovranno dirci tutto.”
PJ serve, sorridendo malizioso, quella che da otto mesi è la sua ragazza, Katherine  Brenda Flynn; la castana, come lui, è una “figlia della legge”, con entrambi i genitori detective. Non sa se durerà, ma è quasi del tutto certo che entrambi facciano parecchio sul serio (o così papà caro ha detto la settimana precedente), e comunque, lei gli piace, e tanto.
“e non ti secca?” gli chiede curiosa. Adora questo di lei, che come lui e tutti i suoi fratelli, sai curiosa di natura, e non può fare a meno di chiedersi se sia il background “poliziesco” delle famiglie ad aver prodotto questo.
“I genitori di Scott sono i migliori amici di mamma e papà, e noi lo conosciamo letteralmente da tutta la vita; siamo cresciuti insieme” fa una pausa, sorridendo, quasi ridendo. “Quando papà l’ha visto per la prima volta, ha detto, ecco, questo è l’uomo che Jules sposerà, e quando si sono messi insieme sette anni fa, lui ha guardato mamma come per dire, ecco cara, cosa ti avevo giurato sarebbe successo?” fa un’altra pausa, sorridendo “non è strano pensare a loro insieme, insomma, abbiamo sempre saputo che sarebbe successo, io sono solo seccato di dover andare a stare nel campus, tutto qui.”
“Tuo padre lo sapeva?” PJ le sorride vedendo il suo sguardo, capendo che la sua è più una riflessione che una domanda, enigmatica. Lo stesso sguardo che spesso, anzi sempre, la gente fa quando pensa a suo padre. Padre che, tra parentesi, ha ragione: si vede concretamente con Kat nel lungo periodo.
“Non credo di aver mai sentito dire che abbia avuto torto” lascia il tavolo, scusandosi, e va in un’altra stanza, da cui emerge con diversi volumi piuttosto grossi che posa poi davanti a Kat, sedendosi al suo fianco per meglio vederli “Kat, ecco la famiglia.”
Lei posa le dita sulla foto della pagina, due neonati in una stanza d’ospedale con un bambino piccolo, biondo, e un altro uomo con gli stessi capelli, con, al suo fianco, una bella donna dalla chioma scura. “Questi due neonati siete tu e Jules?”
“Credo che avessimo tipo ventiquattro ore o giù di lì; il bambino è Lucas e come potrai immaginare, gli adulti sono i miei genitori oltre vent’anni fa.”
“Accidenti, sei la copia di tuo padre, e anche tuo fratello, e scommetto che vi assomigliate parecchio” Kat si volta dall’altra parte, cercando di nascondere tanto il sorriso malizioso che il leggero rossore delle guancie, ma quando si rende conto che è troppo tardi si arrende, e ammette la verità. “Mi stavo chiedendo se anche tu sarai affascinante come lui quando avrai passato i quaranta.”
Ride, e le mostra altre foto, questa volta quattro bambini, tutti con occhi e capelli bene in vista. “In linea di massima, i maschi hanno preso da papà e le ragazze da mamma, anche se Lucas ha gli occhi verdi come mamma” poi indica una bambina in una foto che gli cade sotto gli occhi, una neonata tra un bambino di cinque anni e gemelli di tre o poco più.  “Isabella invece è l’opposto.” 
“Questa è una foto di compleanno?” volta la pagina e coglie un’immagine di grande gioia, una torta e tante persone riunite intorno al tavolo. PJ spiega chi siano i vari elementi, indicandoli uno per un man mano che parla.
“La foto del quinto compleanno di Lucas: ci siamo noi quattro, i nostri genitori, i fratelli di mamma con le loro mogli e i loro figli, Zio Cho e zia Elise, Zia Grace e zio Wayne con Scott in braccio.” Fa una breve pausa, nemmeno fosse imbarazzato. “Grace, Wayne, Cho ed Elise non sono imparentati con noi col sangue, ma li conosciamo da sempre, erano la squadra di mamma e papà, e lei era solita dirgli che erano come una famiglia allargata.”
“Lei è così bella, mi toglie il fiato!” Mentre sfiora la vecchia foto, Kat è senza parole: la bambina che sta vedendo è la creatura più bella che abbia mai visto, perfetta, nemmeno fosse un angelo. PJ la guarda in lacrime, sfiorandola con lei, fosse quasi un tesoro; non si era reso conto che stava trattenendo il respiro. “Lei mia sorella Lily, sorellastra, a dirla tutta, poiché abbiamo solo un genitore in comune.”
“Non mi hai mai parlato di lei, e non ho mai visto altre sue foto in giro, non andate d’accordo?” PJ si morde le labbra, perché sa che è vero, che non l’ha mai nominata con Kat, e non perché non lo volesse. Ha sempre pensato di doversi sentire dentro di parlarne e fino ad adesso non ha mai pensato che fosse il momento gusto. Non sa se adesso è il momento giusto, non aveva intenzione di farlo. Aveva dimenticato che la sua foto fosse lì, proprio in quell’album.
“Avrebbe compiuto trentatré anni il prossimo mese; non aveva nemmeno cinque anni quando è successo.” Parla mentre ancora tocca con leggerezza la foto della bambina piccola di pochi anni dai capelli biondi riccioluti; lacrime lasciano i suoi occhi ma PJ si ricompone subito, come farebbe suo padre: Kat però ha visto tutto e ha capito ogni cosa. “Papà ci ha dato una sua foto ciascuno e ha tenuto le altre.” Sospira di nuovo, pensieroso, sorridendo, le sue dita non lasciano mai l’immagine. “ Ho sempre pensato che siamo stati fortunati a non avere una sorella con ricci biondi e occhi azzurri; so che papà ha sempre detto a mamma che non gli sarebbe importato, ma so che dentro avrebbe sofferto non poco.”
“A cosa stai pensando?” lei gli chiede, la sua mano su quella di PJ che ancora sta sfiorando il ritratto di Lily Jane.
“I miei genitori si conoscono da trentuno anni e sono sposati da venticinque, e se non fosse stato per l’omicidio di Lily e sua madre lei non lo avrebbe mai incontrato; mamma era a capo delle indagini e papà, perché si sentiva in colpa, decise di offrire il suo aiuto alle forze dell’ordine; Se loro non fossero morte, i miei genitori non si sarebbero mai incontrati.” PJ fa una breve pausa, è pensieroso ma più leggero. “Quando eravamo adolescenti, la cosa non ci ha creato non pochi problemi, perché sapevamo che se papà non avesse perso la sua prima famiglia non avrebbe mai incontrato mamma, ma, non so, a un certo punto ho, abbiamo iniziato a pensare che forse Lily e sua madre avevano guidato mamma e papà verso l’uno l’altra, forse è perché mamma è Cattolica e da piccoli ci diceva che Lily e sua madre erano come i nostri angeli custodi.” PJ prende un sorso di vino rosso un po’ scombussolato fino a quando Kat non rompe il silenzio parlando di una cosa che raramente ha ammesso.
“Papà è il terzo marito di mamma; da Don, il secondo, aveva divorziato, ma il primo, Noah, era morto in servizio quando lei aveva solo venticinque anni; fu allora che lasciò Chicago per trasferirsi a Los Angeles, e lì incontrò papà; lei era un investigatore della scientifica mentre papà lavorava alla “omicidi” e capitava spesso che lavorassero insieme.” Kat ride ripensando al modo di comportarsi tra di loro dei genitori, soprattutto al lavoro, una cosa che non ha visto molto spesso poiché il padre era andato in pensione quando lei aveva solo dieci anni. “Ci sono vent’anni di differenza tra di loro, e all’epoca non si potevano soffrire.”
“E allora com’è che si sono messi insieme?”
“Tecnicamente non dovrei saperlo, ma le voci di corridoio corrono, e a quanto sembra, al matrimonio della mia nonna materna col migliore amico nonché partner di papà, loro due avrebbero avuto una torbida notte di passione.”
“E io che credevo che la mia famiglia fosse strana!”
“Pochi mesi dopo, mamma finì in ospedale con un qualche pallottola in corpo, e mentre la vegliava si rese conto di esserne davvero innamorato; morale della favola, dopo dodici anni che flirtavano e bisticciavano perché mamma credeva alle prove mentre papà era devoto al suo istinto, si sono messi insieme e dopo meno di un anno sono arrivata io.”
“Grace dice sempre la stessa cosa dei miei genitori; a quanto pare, flirtavano e bisticciavano come une vecchia coppia sposata dal giorno in cui si sono incontrati; mamma era a capo della divisione e seguiva sempre le regole, mentre papà, che da giovane aveva fatto come lavoro il sensitivo conscio di non esserlo, seguiva l’istinto e usava metodi, come dire, molto particolari; non ascoltava mai cosa gli dicevano i suoi capi, specie se era la mamma a dirglielo, e posso giurare che ha perso la conta delle volte in cui lui ha ipnotizzato gente contro il suo volere.” 
“Tuo padre era un finto sensitivo che ipnotizzava la gente?” Ancora una mezza domanda e mezza affermazione, una cosa che lui adora di lei.
“Papà è un mentalista, e mamma dice che abbiamo preso tutti da lui e che secondo lei sarebbe una dote di famiglia.” Ride pensando a tutte le volte in cui suo padre è stato accolto da silenzio per giorni interi perché al lavoro aveva fatto qualche idiozia. “Dice sempre che gli permetteva di fare come voleva e lo perdonava sempre perché alla fine confessavano sempre e ogni caso veniva chiuso.”
“Allora anche il capo di papà era un po’ mentalista, sapeva se mentivi da un solo sguardo ed era una grande a manipolare, o almeno così papà dice.” Sospira prendendo un sorso di vino. “Per mamma invece il capo Johnson era solo un ottimo ex agente della CIA, che amava dire che per avere una confessione bisognava sempre mentire e manipolare, perché altrimenti le celle sarebbero state vuote; papà a volte lo diceva pure lui, e mamma andava su tutte le furie e non gli parlava per giorni.” Di nuovo PJ cade in silenzio, il mento sul palmo della mano, focalizzato su di lei e lei sola. “PJ, a cosa stai pensando?”
“Tra poco sarà il venticinquesimo anniversario di nozze dei miei genitori.”
“Sì, rammento che hai detto qualcosa del genere.” Sorride, contenta, i suoi occhi neri che si perdono in quelli blu di lui.
“Ti andrebbe di incontrarli?” mentre lei gli sorride, PJ non può fare a meno di chiedersi se suo padre, il grande e onnisciente mentalista che tutto vede e tutto sa, l’uomo col suo stesso nome, Patrick Michael Jane Senior, avesse nuovamente ragione. Una domanda stupida da fare, lo sa, perché suo padre ha sempre ragione, ha visto giusto da quando è nato. Sì, a lui piace molto Kat, e può davvero vedersi a lungo termine con lei. 
 
 
FINE 


 
   
 
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