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Autore: _aspasia_    28/01/2011    3 recensioni
Charles era intento a comporre le sue poesie nella sua angusta soffitta in un povero palazzo parigino, quando ad un tratto sentì salire dal piano inferiore una leggiadra musica divina...
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leggendo ascoltate...sempre se volete.

http://www.youtube.com/watch?v=Q3M8s5NGeS4



Avete mai amato la vostra casa?

Avete mai amato la vostra patria?

Avete mai dovuto lasciarla?

Avete mai dovuto sentire della distruzione della città in cui siete nati?

No?

E allora non potete comprendere la mia nostalgia per Varsavia, per la gente che mi chiamava Frydryk; per il clima freddo della mia Polonia, per il mio popolo.

Vivo da esule costretto a sentire le notizie che provengono dalla mia patria, in una città che amo, che amo con tutto il cuore ma che non è la mia.

Ho conosciuto molte persone nella mia vita, stranieri in terra di stranieri, come lo sono io.

Paganini ed il suo violino, Liszt ed il suo talento incompreso e Delacroix ed i suoi magnifici dipinti.

Dicono che Parigi è la città dell'amore, niente di più vero; ma vi esistono amori diversi. L'amore platonico, romantico, distruttivo o carnale, ma il vero amore che regna sovrano a Parigi è quello per l'arte, in tutte le sue forme. Musica, pittura, poesia sono come spiriti che fluttuano silenziosi per le strade di ciottoli della capitale francese.

Se vi è un luogo in questa città dove le arti prendono forma, e dove mi sento quasi come se fossi a casa, quello è Notre Dame. Quale splendida e mozzafiato costruzione! Pare incredibile che uomini fatti di carne ed ossa l'abbiano potuta costruire, o persino sognare. Ma sognare è l'essenza dell'essere umano, senza i sogni cosa saremmo? Meri gusci vuoti, il nostro cuore non saprebbe amare, non saprebbe gioire, non saprebbe provare tristezza; in poche parole la musica non potrebbe vivere.

In quelle mura, dove la luce entra ovattata nei più vari colori, dove le candele proiettano la loro luce misteriosa, dove sacri canti risuonano come se provenissero da un mondo lontano, lì è come se il tempo si fermasse e trovassi la pace tanto agognata.

Mi è sempre piaciuto sedermi tra i banchi, chiudere gli occhi ed ascoltare. Cosa ascolto? Ascolto la musica, la sento nelle mormorate preghiere del popolo, nei canti gregoriani, nella muta presenza delle campane e soprattutto dall'austerità dell'organo. Le sue canne d'oro così fitte da creare una foresta invalicabile ammaliano ed incutono timore al tempo stesso.

È come un padre quell'organo, un padre severo ed orgoglioso, è il padre del pianoforte, giovane ribelle capace di grandi cose, non sempre apprezzate.

Il pianoforte. Ho consacrato la mia vita a lui e alla musica e non me ne pento; lui così aggraziato, possente eppure nello stesso tempo elegante, con una silhouette inconfondibile. Lui in gradi di produrre suoni dai più gravi ai più acuti, lui che sa toccare le profondità dell'animo umano aprendo le porte all'anima.

Solo con lui riesco a manifestare i miei sentimenti: il dolore, la passione, la nostalgia e l'amore. Lui, confidente sicuro e fedele.

Mi chiamo Frydryk Franciszek Chopin, per i francese Frédéric François ed il mio amore per la musica è sempre stato totale, assoluto, a volte massacrante ma non mi ha mai tradito. La nostalgia per la mia gente è sempre stata tanta, e tutti i tormenti sono stati devastanti.

Tuttavia ora nella mia vita vi è un nuovo accordo: è lui.

Il poeta.

Charles Baudelaire.

Ed io, io sono il suo amante.

  
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