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Autore: ross_ana    28/01/2011    7 recensioni
Stremato, nervoso e agitato, invece di ricominciare a rincorrerla, le urlai dietro.
-Che cosa c'è tra Ginny e Blaise Zabini?
Si bloccò con un piede ancora in aria, e si voltò a guardarmi con un'espressione sbigottita.
-C-cosa?
-B. Z., Hermione. Non sono stupido. Cosa c'è tra Ginny e Zabini?
-Niente, Harry. Ginny ti ama. E poi come fai ad essere sicuro che B. Z. sia proprio lui?
-E allora dimmelo tu chi è, avanti.
Nemmeno la sua sagacia e la sua spigliatezza le consentirono di trovare una scusa plausibile che giustificasse quelle due iniziali, e il suo silenzio valse per me come una confessione.
Partecipante allo Shakespeare Contest e al The Who and The Where Contest.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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NICK AUTORE: ross_ana@ sul forum, ross_ana su EFP
TITOLO: Geloso di lei - Per sempre
PERSONAGGIO CAPITATO: 14. Harry Potter.
ALTRI PERSONAGGI: Ginny Wasley, Hermione Granger, Draco Malfoy, Blaise Zabini.
PAIRING: Harry/Ginny
GENERE: Commedia, Romantico, Sentimentale
RATING: Verde
AVVERTIMENTI: OneShot
INTRODUZIONE: Siamo al sesto anno, prima che Harry cominci la ricerca degli Horcrux.
NdA: Non ho mai scritto nulla su Harry e Ginny, ma spero di aver reso al meglio il loro amore, o per lo meno l'amore di Harry.


HARRY POV

Erano ormai due ore.
Ero seduto sulla mia poltrona preferita da due dannatissime ore.
Il fuoco, nel camino, si era spento lentamente. Avevo guardato le fiamme rimpicciolirsi fino a scomparire, ripetendomi incessantemente che uscire dalla torre per andare a cercarla non era affatto una buona idea.
Sentivo un nodo all'altezza dello stomaco. Stavo diventando pazzo.
Poi sentii il buco del ritratto aprirsi e mi alzai di scatto, contento perché finalmente Ginny era tornata, ed arrabbiato perché era passata la mezzanotte già da qualche minuto ed erano due ore che la stavo aspettando.
Ero combattuto tra l'istinto di abbracciarla e stringerla forte al mio petto, e la voglia di urlarle contro.
La mia battaglia interiore fu messa a tacere dalla figura della professoressa McGranitt.
-Potter! Mi hai fatto prendere un colpo. Che ci fai ancora alzato a quest'ora?
Per un momento pensai di dirle che ero in ansia per Ginny e che la stavo aspettando, ma dire la verità significava metterla nei guai, e per quanto fossi tentato di farlo - la McGranitt avrebbe trovato Ginny in un secondo, ma si sarebbe infuriata terribilmente - non ero così meschino da farlo davvero. Perciò indossai la migliore espressione innocente e le risposi con una mezza bugia.
-Non riesco ad addormentarmi. Mi giravo e rigiravo nel letto rischiando di svegliare i miei compagni, quindi ho deciso di scendere qui nella Sala Comune, almeno loro possono continuare a dormire tranquillamente.
Vidi negli occhi della McGranitt un lampo di tenerezza, e mi sentii immediatamente in colpa: ero certo che stesse pensando a tutte le disavventure che mi erano capitate fino ad allora. D'altronde, la ricomparsa di Voldemort, la consapevolezza di essere in cima alla lista dei suoi obiettivi, la morte di Sirius avvenuta appena qualche mese prima, erano motivi sufficientemente pesanti da tenermi sveglio tutta la notte.
-Ne vuoi parlare?
Per un momento mi sentii tentato di farlo: sfogare buona parte dei miei pensieri e delle mie preoccupazioni con qualcuno di diverso da Ron ed Hermione. Ma farlo significava attendere con la McGranitt l'arrivo di Ginny e questo non solo avrebbe messo nei guai lei, ma avrebbe smascherato la mia bugia, facendole perdere fiducia in me.
-La ringrazio, professoressa, ma ho solo voglia di stare un po' da solo a riflettere.
Lei annuì e sorrise triste.
-Va bene, Potter. Ma non fare eccessivamente tardi. Domani c'è lezione.
Annuii distratto, chiedendomi cosa fosse venuta a fare nella torre a quell'ora, ma pensai che domandarglielo sarebbe stato alquanto sfrontato e irrispettoso, per cui attesi in silenzio che se ne andasse. Quando il ritratto della Signora Grassa si chiuse alle sue spalle, tirai un sospiro di sollievo; Ginny aveva scampato una punizione - se non addirittura l'espulsione vista l'ora tarda - ma non sarebbe scampata alla mi furia.

*

Aprii gli occhi di soprassalto, spaventato dall'improvviso rumore di libri che cadevano per terra.
C'era una ragazzina del primo anno, rossa in viso, che cercava di raccogliere in fretta le sue cose.
-Che ora è?
La mia voce, per niente assonnata, suonò più aggressiva di quanto avessi voluto, e lei, per lo spavento, lasciò cadere di nuovo ciò che aveva tra le braccia.
-Sc-scusa, non volevo svegliarti. È che ieri sera non ho finito i compiti e... mi sono svegliata prima apposta. Non mi aspettavo di trovare qualcuno qui, per questo mi sono scivolati... io... mi dis-mi dispiace, scusa.
Temevo di averla spaventata molto di più di quanto lei avesse spaventato me, per questo mi mossi con cautela e mi piegai a raccogliere le sue cose.
-Non ti preoccupare, anzi, scusami tu. È solo che il rumore mi ha svegliato all'improvviso.
Le sorrisi in modo rassicurante mentre le porgevo i libri e le pergamene, ma lei arrossì ancora di più di quanto non avesse già fatto e mii ringraziò con voce flebile.
La guardai mentre si sistemava al tavolo più in ombra della stanza e mi passai la mano tra i capelli ricordando il mio primo anno ad Hogwarts.
Poi fui distratto dal bussare insistente di un gufo alla finestra. Andai ad aprirla e l'allocco si posò sul bracciolo della poltrona lì vicino.
Aveva una lettera legata alla zampetta, e mi avvicinai per leggere il nome del destinatario, ma purtroppo era nascosto dal nastro.
Mi ributtai con malagrazia sul divano e mi ripassai, nervosamente, una mano tra i capelli.
Mi ero addormentato, dannazione, e non sapevo se Ginny era rientrata.
Mi alzai di scatto e senza pensarci su attraversai il buco del ritratto, correndo a perdifiato per i corridoi con la speranza di imbattermi in lei.
Ero così arrabbiato - e preoccupato - da non rendermi conto di essere arrivato in Sala Grande fin quando non vidi le quattro tavolate già imbandite per la colazione.
Cercai di pensare con razionalità e giunsi alla conclusione che se fosse successo qualcosa l'avrei sicuramente saputo. Ma la paranoia aveva la meglio sulla razionalità, perciò continuavo ad immaginare scenari in cui Ginny era inequivocabilmente la vittima.
Quando i miei nervi, già enormemente provati, arrivarono al limite, mi alzai dalla panca per correre in Infermeria.
Come se fino ad allora il mio cervello fosse stato spento, improvvisamente il chiacchiericcio della Sala Grande che andava via via riempiendosi mi invase la mente, lasciandomi per un attimo esterrefatto.
-Hey, Harry!
La voce del mio compagno mi costrinse a voltarmi.
-Dean! Buongiorno!
-Ma dov'eri? Il tuo letto era intatto e Ron non sapeva dove cercarti.
-Si, bè...
Non volevo dirgli che avevo dormito tutta la notte sul divano, perciò cercai in fretta una scusa da rifilargli.
La fatica mi venne risparmiata dalla voce di Ron che, squillante, mi raggiunse dalla porta della Sala Grande.
-Harry!
Quando alzai lo sguardo e vidi Ginny ed Hermione accanto a lui tirai un sospiro di sollievo. Poi marciai arrabbiato verso la mia fidanzata, ignorando bellamente i miei migliori amici che quando videro la mia espressione furiosa si defilarono all'istante.
-Dove sei stata?
-Io? Dove sei stato tu!? Ron mi ha detto che non hai dormito in camera.
-Perché sono stato tutta la notte sul divano ad aspettare te.
Prima che Ginny potesse rispondere, spuntò la testa bionda di Malfoy che s'intromise nella discussione.
-Cos'è, Potter? Hai paura che la rossa ti tradisca?
-Va al diavolo, Malfoy.
Lui scoppiò a ridere e senza dire altro si diresse verso il suo tavolo.
Ritornai a guardare Ginny che, con lo sguardo basso, mi rispose in un tono di voce troppo disinvolto.
-Io ero a letto, Harry. Dove vuoi che fossi?
-Quando sono tornato dal bagno Lavanda mi ha detto che ti aveva vista uscire.
-Certo, se per uscita intendeva le scale del dormitorio.
Assottigliai lo sguardo e mi maledissi per non essere capace di usare la Legilimanzia: avevo visto troppe volte Ginny mentire con disinvoltura a sua madre, e per la prima volta da quando ci eravamo messi insieme, ebbi la sensazione che non mi stesse dicendo la verità.
D'altra parte, non avevo la minima idea di dove avesse potuto passare la notte, per cui abbassai la testa e mi arresi all'evidenza dei fatti: ero stato uno sciocco a credere alle parole di Lavanda. Probabilmente lo aveva fatto per vendicarsi di Ron che l'aveva lasciata.
Mi diedi mentalmente dell'idiota e mi chinai per lasciarle un bacio a fior di labbra.
-Scusami.
-Non importa.
Ma rimasi sorpreso dal rossore che si diffuse sul suo viso.
Mi ripetei che dovevo smettere di essere paranoico, così la presi per mano e la condussi verso Ron ed Hermione che, come al solito, stavano battibeccando.
-Se il biglietto è di mia madre perché Ginny l'ha dato a te e non a me?
-Perché è una cosa da donne, Ron. Non ti riguarda.
-Se si tratta di mia madre mi riguarda eccome. E poi quel gufo? Dove l'avrebbe preso? Noi non abbiamo gufi così. Quello sembrava chiaramente un allocco della scuola.
Vidi chiaramente l'imbarazzo di Hermione e il tentativo di Ginny di distrarmi, ma fui più veloce di lei e con un gesto lesto della mano sinistra tirai dalle dita di Hermione il biglietto che cercava di tenere lontano dalla portata di Ron.
Io per primo restai stupito da quel gesto non da me, ma lo sguardo sconvolto di Hermione mi congelò in quella strana posizione sbilenca senza possibilità di movimento.
Stavo per restituirglielo, ma Ron me lo prese dalle dita intorpidite e lo aprì velocemente.
-Stessa ora, stesso posto. B. Z. Chi è B. Z.?
Aveva letto ad alta voce e poi aveva assottigliato lo sguardo rivolgendosi a Ginny.
-Nostra madre non si chiama B.Z., e soprattutto nostra madre non scrive stessa ora, stesso posto.
Ginny fece spallucce, come se la cosa non la riguardasse minimamente, poi guardò Hermione con uno sguardo che, secondo me, era carico di significato e che costrinse quest'ultima a parlare.
-E va bene, Ron, il biglietto non è di tua madre, ma non sono affari tuoi chi mi scrive e cosa mi scrive.
Fece una pausa e poi si rivolse a me.
-E tu, Harry, non permetterti mai più a fare una cosa del genere.
Si alzò e si diresse fiera ed impettita verso il portone d'ingresso. Ebbi l'improvvisa certezza che, ad Erbologia, Hermione non avrebbe lavorato insieme a noi.
Non ne stavo combinando una giusta, quel giorno, ma i miei sensi di colpa furono messi a tacere dalla domanda che Ron pose a Ginny.
-C'è una cosa che non capisco... se quel biglietto era per Hermione e non era di mamma, come mai il gufo lo ha consegnato a te?
Mentre parlava Ron voltò la piccola pergamena, e potei vedere anch'io che una grafia minuta ed elegante aveva vergato il nome di sua sorella.
Ginny.
Mi voltai a guardarla, ma lei borbottò qualcosa di incoerente e poi si alzò sbruffando.
-Se ho dato il biglietto ad Hermione, Ron, significa che il messaggio era per lei. E per favore, fatti gli affari tuoi, la sua vita non è affar tuo.
L'indignazione che traspariva dalla sua voce era troppo sincera, ma nonostante tutto, la sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa si acuì.

Come avevo pronosticato, Hermione rimase lontana dal nostro banco di lavoro ad Erbologia, ed anche nelle altre lezioni, ma io ero troppo impegnato a cercare di capire cosa stesse succedendo per preoccuparmi del broncio che sia lei che Ron portavano sul viso.
-Potter, stai per caso cercando di annegarci tutti?
La voce stridula del professor Vitious mi ridestò dal mio stato di trance, e con vergogna mi accorsi di aver trasformato il pavimento dell'aula in una piscina.
Come diavolo avevo fatto?
Me lo chiesi distrattamente mentre guardavo il professore rimettere tutto a posto, ma lasciai perdere le mie speculazioni mentali quando qualcosa di più importante attrasse la mia attenzione.
Malfoy e Zabini, dall'altra parte dell'aula, ridevano della mia figuraccia, ma per la prima volta in vita mia, il mio odio non si riversò sul biondo quanto sul moro.
B. Z.
Blaise Zabini?
Cosa diavolo voleva Zabini da Ginny?
E poi le parole di Malfoy di quella mattina mi risuonarono forti nelle orecchie.
Cos'è, Potter? Hai paura che la rossa ti tradisca?
Perché aveva usato proprio quel termine?
Perché, lui che Ginny l'aveva sempre chiamata Piattola, l'aveva semplicemente nominata la rossa?
Con il dubbio improvviso che mi assalì da capo a piedi, mi sentii invadere dalla gelosia.

*

Volevo parlarne con Ron, ma l'istinto mi suggeriva di tacere, mi diceva che non sarebbe stata affatto una buona idea. Già i miei sospetti mi stavano logorando, se ci avessi aggiunto anche i suoi, probabilmente entro la fine della giornata avrei ucciso qualcuno.
Passai le ultime ore di lezione in completo silenzio, cercando di trovare una giustificazione plausibile a tutte quelle coincidenze, ma più ci riflettevo, più peggiorava il risultato cui la mia mente mi faceva arrivare, così decisi di salire sulle ali dell'ippogrifo, o per lo meno, di inchinarmi al suo cospetto.
Non appena suonò la campanella dell'ultima ora, mi fiondai in corridoio all'inseguimento di Hermione che aveva lasciato l'aula immediatamente.
-Hermione! Hey, Hermione!
Non so se fece finta di non sentirmi o se realmente il chiacchiericcio degli studenti che si riversavano in corridoio stesse coprendo la mia voce, ma non ebbi altra scelta che correrle dietro.
La raggiunsi sulla rampa di scale e prima che potesse sfuggirmi ancora, la fermai per un braccio.
-Hey, Hermione. Scusami per stamattina, non so cosa mi sia preso. Ero teso per via di Ginny, ma mi dispiace, davvero.
Attesi in silenzio che dicesse qualcosa, ma il suo sguardo determinato era fisso sulla mia mano che stringeva ancora il suo polso.
Come se mi fossi scottato, la lasciai di scatto, ma non appena fu libera dalla mia stretta, come un boccino impazzito riprese a correre.
Stremato, nervoso e agitato, invece di ricominciare a rincorrerla, le urlai dietro.
-Che cosa c'è tra Ginny e Blaise Zabini?
Si bloccò con un piede ancora in aria, e si voltò a guardarmi con un'espressione sbigottita.
-C-cosa?
-B. Z., Hermione. Non sono stupido. Cosa c'è tra Ginny e Zabini?
-Niente, Harry. Ginny ti ama. E poi come fai ad essere sicuro che B. Z. sia proprio lui?
-E allora dimmelo tu chi è, avanti.
Nemmeno la sua sagacia e la sua spigliatezza le consentirono di trovare una scusa plausibile che giustificasse quelle due iniziali, e il suo silenzio valse per me come una confessione.
Mi sentii improvvisamente spaccato a metà, come se tutte le forze dell'universo avessero agito contemporaneamente per spezzarmi.
Mi guardai indietro per controllare con non fosse spuntato Voldemort alle mie spalle e che non mi avesse scagliato contro una Maledizione Cruciatus, ma la tranquillità delle persone che mi camminavano accanto mi fece capire che la fine del mondo stava avvenendo solo dentro di me.
Avevo vissuto tutta la vita senza i miei genitori, costretto a subire i soprusi e le umiliazioni dei Dursley che mi avevano sempre trattato peggio di un animale.
Da quando ero arrivato ad Hogwarts avevo rischiato la vita miliardi di volte, senza contare le ferite lievi che Madama Chips mi aveva curato in interminabili nottate.
Avevo perso Sirius, la persona più simile ad un genitore che avessi mai avuto, combattendo ogni giorno contro i sensi di colpa per la sua morte.
Gravava sulla mia testa di adolescente la condanna di una profezia, che mi vedeva inequivocabilmente assassino o vittima designata.
Eppure mai, mai, avevo sofferto come in quel momento.
Sentivo un dolore sordo all'altezza del cuore, come se lo avessero diviso a metà con mille colpi d'ascia. Come se, contemporaneamente, un migliaio di coltelli magici lo avessero trafitto come frecce, costringendolo a sbriciolarsi sotto il mio sguardo inerme che non poteva fare niente per evitarlo.
Mi si bloccò il respiro in gola e sentii l'urgente bisogno di urlare. Per coprire il rumore dei pezzi che cadevano a terra, calpestati dall'immagine che si era materializzata davanti ai miei occhi: Ginny e Zabini che si baciavano. Sentii l'urgente bisogno di urlare, per potermi concentrare sul dolore della gola in fiamme e non su quello del cuore.
Cominciai a correre, tenendomi stretto una mano sul petto per impedire al sangue che mi sgorgava dalla ferita che mi era stata inflitta di fuoriuscire.
Corsi senza dare retta alle persone che incontravo, focalizzando i miei pensieri sui muscoli delle gambe che cominciavano a bruciare per lo sforzo.
Non so se il ritratto della Signora Grassa era già aperto o se avevo pronunciato la parola d'ordine senza accorgermene, ma quando mi costrinsi a raccogliere quel poco di lucidità che mi era rimasta, ero già in camera ai piedi del mio letto a baldacchino.
Tradito.
Solo questa parola vorticava nella mia mente, e a tratti ne perdevo il senso ed il significato.
Non riuscivo a credere che Ginny mi avesse tradito, non riuscivo a credere che le sue parole, i suoi gesti, fossero sempre stati solo menzogne.
Ma non avrei fatto finta di niente. No.
Avrebbe dovuto darmi una spiegazione, e avrebbe dovuto darmela insieme a quel lurido verme Serpeverde che aveva osato rubarmi la mia unica ragione di vita, l'ancora che mi teneva legato al presente, l'appiglio che mi faceva mantenere la presa sulla realtà.
Avevo lottato contro Voldemort e i suoi Mangiamorte senza mai tirarmi indietro, avevo combattuto contro la paura senza mai mostrarmi debole.
Adesso era giunto il momento di combattere contro la persona che amavo e che mi aveva distrutto come mai nessun altro era stato in grado di fare.
Asciugai le lacrime che impavide erano sfuggite al mio autocontrollo e con un'improvvisa freddezza che non mi era mai appartenuta, tirai fuori dal baule il Mantello dell'Invisibilità e la Mappa del Malandrino.
Non sapevo in quale posto e a che ora si sarebbero incontrati, ma avrei aspettato anche fino a notte fonda se fosse stato necessario.
-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.
La mappa magica, regalatami da Fred e George al terzo anno, si rivelò ai miei occhi, mostrandomi i nomi di tutte le persone presenti nel castello di Hogwarts.
Controllai il dormitorio delle ragazze, i bagni e la Sala Grande. Diedi uno sguardo ai corridoi e alle torri della Guferia e di Astronomia.
Poi, costretto dall'inevitabile, puntai il mio sguardo sui sotterranei, e come un lampo di luce in una notte tempestosa, due nomi vicini attirarono la mia attenzione.
Ginevra Molly Weasley. Blaise Zabini.
I miei occhi si focalizzarono su quei puntini, talmente vicini da sembrare quasi sovrapposti, e non videro nient'altro.
-Fatto il misfatto.
Gettai con rabbia la mappa nel baule, indossai il Mantello dell'Invisibilità e mi allontanai prima dal mio dormitorio, poi dalla torre di Grifondoro.
Stringevo con forza la bacchetta e pensavo a tutti gli incantesimi offensivi che conoscevo. Sfogliai mentalmente il mio libro di pozioni, quello appartenuto al Principe Mezzosangue, alla ricerca di una formula che mi avrebbe aiutato a neutralizzare quel viscido che aveva osato mettere le sue manacce addosso alla mia ragazza.
Attraversai la sala d'ingresso con una calma innaturale, e con altrettanta calma imboccai il corridoio che portava in quei maledetti sotterranei.
Gli sfacciati non avevano avuto nemmeno la decenza di nascondersi: seduti in una rientranza del muto, di fronte alla porta socchiusa di uno sgabuzzino delle scope.
Per caso era troppo stretto e impolverato per ospitare i loro incontri?
Fermandomi un paio di metri prima dal punto in cui li avevo trovati, capii perché non si nascondevano: due grandi Gargoyle di pietra gettavano ombre sulla loro panchina, facendoli quasi scomparire grazie al buio di quei corridoi.
Nessuno guardava in quella direzione, perché nell'oscurità nessuno cerca di vedere qualcosa.
Ma io sapevo. Io ero a conoscenza del loro segreto. E lo avrei svelato al mondo intero. Avrei detto a tutti quanto infami fossero quelle due persone.
Nascosto nell'ombra della statua, decisi che li avrei affrontati a volto scoperto. Non ero un vigliacco, io. Così tolsi il mantello e lo poggiai ai piedi del Gargoyle. Facevo ogni movimento con lentezza e in assoluto silenzio, e questo mi permise di ascoltare le loro parole.
-Mi sono rotto di questa situazione. All'inizio è stato anche eccitante, ma adesso è molto noioso.
-Già. E poi sono stanca di mentire ad Harry, anche perché penso che abbia capito che gli sto nascondendo qualcosa.
-Allora non è stupido come sembra?
-Smettila, Zabini, o ti affatturo. Ti ricordo che sono ancora arrabbiata per il gufo di stamattina.
-Te l'ho detto, non è stata colpa mia.
-Ma quel dannato furetto non poteva aspettare la lezione di Vitious per dirglielo?
-È quello che ho pensato anch'io, ma ormai lo sai anche tu com'è fatto Draco. Non mi avrebbe fatto dormire se non ti avessi mandato quel dannato biglietto.
Avevo appena deciso di intervenire per mettere fine a quella sceneggiata, ma le ultime parole di Zabini mi lasciarono perplesso.
Mi appiattii contro il muro e con il cuore che aveva cominciato a battere furiosamente restai ad ascoltare con maggiore attenzione.
-Penso che stiamo sfiorando il ridicolo. Insomma, ho capito che se si venisse a sapere sarebbe una tragedia, ma dai, non possiamo continuare a fare le sentinelle a vita.
-Sono stufo quanto te, Weasley.
-Mi fa piacere, Zabini, perché credo che questo sia il nostro ultimo incontro. Stasera parlerò con Hermione e le dirò chiaramente che deve trovare un altro modo per stare con Malfoy, perché io sono stanca di giocare a guardie e ladri.
-A cosa?
Ma non ascoltai la spiegazione che Ginny diede a Zabini di quel gioco babbano che le avevo insegnato un giorno alla Tana.
Ero concentrato a carpire il significato delle parole che avevo appena udito: Hermione... e Malfoy?
Lo stupore per quella rivelazione era sconvolgente, ma più grande fu la gioia che provai nel sapere che Ginny non mi aveva tradito, che le mie conclusioni erano state affrettate e che la mia gelosia era infondata.
Con il cuore che si era ricomposto alla velocità della luce e con l'euforia che improvvisa mi aveva invaso, saltai fuori dal mio nascondiglio facendoli scattare in piedi come molle.
Zabini alzò immediatamente le mani in segno di resa, Ginny, invece, le tese avanti, balbettando parole che mi fecero ridere.
-Non è come sembra, Harry. Posso spiegarti.
Per la prima volta nella mia vita, seppi che non c'era frase più vera di quella.
Feci due passi avanti e l'abbracciai forte.
-Lo so, lo so.
Per un po' nessuno disse niente, poi Zabini infranse la bolla di silenzio.
-Lo sai?
Ebbi la sensazione che Ginny si sarebbe arrabbiata per la mia mancanza di fiducia, ma in quel momento nemmeno una sua eventuale sfuriata avrebbe potuto scalfire la felicità che mi avvolgeva.
-Si. Bè, veramente ero venuto qua per ucciderti, Zabini, perché credevo mi stessi portando via la donna che amo. Ma prima di alzare la bacchetta ho sentito le vostre parole, e allora ho capito che Ginny non mi ha mai tradito e che per lei sono ancora l'unico.
Mi voltai a guardarla, sicuro di dovermi inginocchiare per doverle chiedere scusa, ma come sempre mi sorprese.
-Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore.*
La dolcezza con cui pronunciò quelle parole e la luce che brillava nei suoi occhi, mi lasciarono stordito e senza fiato per qualche secondo. Poi, senza pensare ad altro che non fosse il mio cuore impazzito per lei, le cinsi il viso con entrambe le mani e la baciai.
Fu un bacio dapprima lento, dolce, tenero.
Poi si trasformò in qualcosa di più forte, deciso, passionale.
Man mano che di quel bacio aumentava l'intensità, perdevo coscienza della realtà e del mondo che mi stava intorno.
Non seppi se Zabini era andato via subito o se aveva aspettato finché le cose non erano diventate bollenti, ma quando aprii gli occhi lui non c'era più.
A rompere l'idillio di quel momento perfetto fu la voce che fino ad allora avevo odiato di più al mondo e che, in quel momento, invece, mi stava quasi simpatica.
-Blaise, esci fuori.
Mi allontanai da Ginny ed uscii fuori dall'ombra, al posto di Zabini.
-Zabini è andato, Malfoy.
-Po-potter!
Non so se Hermione sarebbe uscita comunque o se sentire il mio nome l'aveva fatta scattare, ma quando mi guardò mi sembrò più pallida della Dama Grigia.
Mi resi conto che in una situazione normale, scoprendo una cosa del genere, mi sarei arrabbiato, avrei tentato di uccidere Malfoy e avrei portato Hermione al San Mungo per una visita urgente al cervello. Ma quella non era affatto una situazione normale, perché avevo passato delle ore a credere di aver perso l'amore della mia vita, e la gioia per averla ritrovata mi faceva vedere tutto sotto un'altra prospettiva.
Così, invece di mettermi a urlare, di dare giudizi, o di scagliare incantesimi e fatture, presi la mano di Ginny - che mi si era avvicinata - tra le mie e la strinsi forte.
-Ginny e Zabini sono stanchi di farvi da guardie del corpo, e anche da messaggeri, quindi da ora in poi sbrigatevi da soli le vostre cose, va bene?
Nessuno di loro due si mosse né disse nulle, ma Hermione prese un po' di colore, anche se l'espressione del suo viso divenne più sbigottita che mai.
-Se provate un'altra volta a farmi credere che la mia fidanzata mi tradisce vi uccido entrambi, ok?
Il mio tono di voce, leggero e spensierato, smorzò la tensione, così feci finta di non sentire lo sbruffo di Malfoy e i balbettii di Hermione.
Avrei avuto tempo per parlare con lei e chiarire ogni cosa, ma in quel momento volevo solo godermi la ritrovata felicità con la magnifica donna che avevo al fianco.
Perché Ginny non era la mia mie semplice ragazza, Ginny era la donna che avrebbe messo al mondo i miei figli e che io avrei amato per il resto della mia vita.
Per sempre.


*Amleto, atto II, scena II.




Questa storia si è classificata undicesima allo Shakespeare Contest, e quinta classificata al The Who and the Where Contest.
   
 
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