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Autore: Danu    28/01/2011    2 recensioni
Lei vive da tutta la vita in un villaggio in mezzo alle montagne. Lui non è mai rimasto in un posto fisso.
Al villaggio ogni primavera arrivano i nomadi e Lydia sa che farebbe meglio a non avvicinarsi per nessun motivo a uno di loro. Ma trascinata dall'esuberanza e la spensieratezza di sua sorella, promesse e matrimoni segreti, attrazioni e nuove libertà, si troverà costretta a scegliere tra un matrimonio senza amore, ma con la certezza di un futuro sicuro, e un sentimento a cui per nulla al mondo vorrebbe rinunciare.
"“Vorrei proprio vedere come reagirebbero, o anche solo sentire cosa direbbero, se ti sapessero fuori la notte da sola nel bosco. Se ti sapessero qui sola. Con me.” Mi guardò con fare allusivo sapendo che avrei capito e che sarei diventata rossa.
“Non ho scelto di venire io qui.” ribattei sulla difensiva non sapendo bene come scusarmi.
“Sì, invece. Non sono io che ti ho chiesto di uscire la notte, anche perché non te l’avrei chiesto.” Lo guardai interrogativa e lui rispose guardandomi con aria accattivante e provocatoria: “Sarei direttamente venuto a prenderti."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lady Fortuna tastò immediatamente la fronte della sua odiata paziente e con un sospiro, guardando il viso sudato e pallido di mia madre, disse: "Andate a chiamare qualcuno al campo."

Charlotte uscì dallo strano silenzio che aveva tenuto fino a poco prima: mi meravigliava che riuscisse a rimanere così taciturna e immobile per più della durata di uno sbadiglio, ma sicuramente era preoccupata per mia madre che mai aveva avuto salute cagionevole, per il suo mancato matrimonio e forse anche per l'espressione truce della nomade che sembrava tutto fuor che contenta di essere in casa nostra.

Non capivo Lady Fortuna: si era sempre mostrata così gentile, quasi affettuosa e materna con me, naturalmente entro i limiti che la sua personalità piuttosto eccentrica le imponeva. Cosa aveva detto prima di venire? Mia madre era una sua rivale. Ma perchè? E in cosa? avevo sempre dato per scontato che il disprezzo che portava verso Lady Fortuna era dovuto alla vita che conduceva, ma forse non avevo capito niente.

Lanciai uno sguardo a Charlotte che sollevò un sopracciglio in modo eclatante, come per dirmi qualcosa. Aggrottai la fronte, per una momento disorientata, poi mi ricordai di ciò che aveva detto Lady Fortuna: il campo. Naturalmente Charlotte non aveva intenzione di andarci.

Mi chiesi per quanto avrebbe continuato la recita e continuato a nascondersi in casa nostra. Non poteva certo aspettare che l'estate finisse per mettere il naso fuori di caso. O forse sì?

Avrei dovuto parlarle, anche se non in quel momento. Mia sorella non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e se l'avessi sgridata, non mi avrebbe dato ascolto intestardendosi ancora di più. Ma forse tutto ciò che bastava sarebbe stato far leva sulle corde giuste.

Scesi le scale e uscii dalla porta di casa, pronta a correre verso il bosco, ormai dimentica di tutta l'ansia che avevo provato poche settimane prima per portare le uova a Lady Fortuna.

"Oh, Lydia! eccoti qui!"

Guardai la proprietaria della voce e per poco non feci una smorfia, vedendo l'altezzoso viso di Mary Bell sorridermi.

Dimenticai la mia solita gentilezza dettata dal buon senso e dalla timidezza e le chiesi senza pensarci: "Che ci fai qui?"

Ero stata molto scortese, ma presa dalla foga per andare a chiamare qualcuno al campo nomadi, l'ultima persona che avrei pensato di incontrare era proprio quella che mi stava davanti con un'espressione offesa e sconvolta.

"Quanto sei maleducata, Lydia Dale! Per tua informazione, sono qui perchè siamo tutti preoccupati, ovviamente!"

Ero piuttosto scettica che lei fosse preoccupata per noi, ma non ci feci caso perchè non capivo come avessero potuto sapere di nostra madre in così poco tempo senza che nessuna di noi avesse fiatato.

"Preoccupati?"

"Beh, certo! Non siete venute a messa oggi! tutti si chiedono il perchè. Forse Charlotte potrebbe anche non venire, visto com'è sempre impegnata a trovare un modo per ribellarsi, forse la piccola Anne, anche. Ma tu e vostra madre non saltate mai una messa!"

Era vero, ma mi ero completamente dimenticata che era domenica.

"Cos'è successo, Lydia?" mi incalzò Mary.

"Mia ..." Non finii la frase preoccupata. Non potevo sostare oltre e se avessi detto che mia madre stava poco bene, Mary avrebbe continuato a tempestarmi di domande, quindi bofonchiai un "Devo andare" e sparii nel vicolo correndo senza prestare più attenzione a Mary che mi chiamava.
 


Non avevo idea di chi avrei dovuto chiamare, non l'avevo chiesto e Lady Fortuna era stata volutamente vaga su quel punto, quindi chiunque sarebbe andato bene.

Non conoscevo la maggior parte della gente che vidi fuori dalle tende e che subito si mise a fissarmi. Cosa ci fa qui?, dicevano quei sguardi. Imbarazzata, mi girai attorno e vidi Gabriel con il violino in mano e l'arco nell'altra. Mi guardava con un'espressione neutra e mi ricordai di quella profondamente infastidita e un po' offesa che aveva avuto l'ultima volta che l'avevo visto. Avrei potuto chiedere a lui? Indugiai un attimo temendo un suo rifiuto, ma poi mi decisi: sarei andata fin lì e senza tirarmi indietro, gli avrei detto che Lady Fortuna aveva bisogno del suo aiuto. Non avrebbe potuto rifiutare.

Iniziai a camminare dritta verso di lui, ma fui fermata da Aleksandr.

"Lydia, giusto?" disse parandomisi davanti. Aveva un espressione determinata e i miei propositi vacillarono un attimo.

"Sì, ma..."

"Come sta Charlotte?" mi chiese. "Devo parlare con lei."

Sospirai: avrei dovuto immaginare che pima o poi mi sarebbe toccato cercare di dissuaderlo. "Non vuole, Aleksandr. Sta bene, ma non vuole."

Fece un'espressione sconsolata e mi afferrò le spalle per poi piegare le ginocchia leggermente per abbassare il viso più o meno al livello del mio. "Ti prego, Lydia. Parlale, convincila. Io devo parlarle."

Mi stava trattando come una bambina: mi aspettavo quasi di vedere spuntare sul suo viso quell'espressione stupida che hanno gli adulti quando parlano con Anne. lo guardai male e cercai di allontanarmi piuttosto offesa, ma lui ancora non aveva finito. "Si è arrabbiata, ma non ha capito davvero..."

"Ha capito benissimo, credo." ribadii. "Lasciami stare."

Lui sembrò parecchio infastidito dalle mie parole, ma, prima che potesse ribattere, una mano si posò sulla mia spalla e una sulla sua. Alzai lo sguardo e vidi Gabriel. "Basta. Che ci fai qui?"

Non era stato ne maleducato ne gentile, una via di mezzo.

Mi ricordai di Lady Fortuna e di mia madre. "Presto, devi venire! Lady Fortuna mi ha mandato a cercarti."

Sembrò preoccupato e il tono della sua voce lo confermò. "Cos'è successo?"

"Mia madre sta poco bene e lei mia ha mandato a cercare qualcuno." gli dissi.

"Andiamo." rispose, ignorando Aleksandr, che intervenne subito: "Vengo anch'io."

Feci una smorfia sapendo il perchè voleva venire, ma non dissi niente. In fondo, forse era proprio quel che ci voleva per mia sorella: chiarire le cose una volta per tutte.

Arrivammo poco dopo al villaggio e quando uscimmo dal vicolo e notai che Mary Bell era ancora lì, fui tentata di fermarmi e convincere i due nomadi a nascondersi momentaneamente, ma lei ci vide subito. Dalla sua delicata boccuccia prorruppe un'esclamazione sconvolta. Cosa ci facevo io in compagnia di quei due?, la sentivo chiedersi, pur non potendo davvero sentire cosa stesse pensando.

Cosa ci faceva ancora lì?, pensai furente. Ora sarebbe andata a raccontare tutto e chissà cos'avrebbe aggiunto. Cosa potevo fare? Niente.

Arrossii e corsi dentro casa. Guidai i due giovani su per le scale e aprii la porta per ritrovarmi lo sguardo furioso, anche se debole, di mia madre.

Si era svegliata. "Oh, madre. Come stai?"

Lei passò lo sguardo da me a Gabriel e Aleksandr che ancora mi stavano dietro e rispose con una domanda: "Cosa state combinando tu e tua sorella?"

Lady Fortuna la ignorò deliberatamente rivolgendosi ai due giovani nomadi. "Aiutatemi a portarla nella mia tenda."

"Cosa? Io resto qui." prorruppe mia madre.

"Che bisogno c'è di portarla fin lì?" chiese Charlotte con le guance rosse d'imbarazzo ignorando gli sguardi tristi che le rivolgeva Aleksandr.

"Lì sarò più a mio agio, non posso e non voglio lavorare qua dentro." disse la guaritrice.

Gabriel e Aleksandr si mossero verso il letto e, nonostante non ne fosse contenta, mia madre si lasciò aiutare ad alzarsi dal letto e ad uscire dalla camera.

Uscimmo dalla porta sul retro silenziosi come ratti. Lady Fortuna aveva dichiarato che pretendeva un aiuto e visto che Charlotte non era intenzionata ad uscire di casa, dovetti avviarmi verso il bosco con loro per assistere mia madre.

Forse quella donna voleva incoraggiarmi ad uscire dai confini che gli altri avevano segnato per me, ma avevo altro per la testa in quel momento e non feci caso al fatto che quando aveva richiesto un aiutante aveva guardato solo me.

La tenda di Lady Fortuna ci accolse con i suoi colori sgargianti e i suoi profumi speziati.

Gabriel e Aleksandr appoggiarono mia madre su un giaciglio in un angolo e la coprirono con una coperta mentre la guaritrice rovistava in mezzo alle sue mille cianfrusaglie.

Mia madre si addormentò subito, ma Lady Fortuna non ci fece caso. Venne da me.

"Trova del piede di gatto."

Piede di gatto?! Era davvero una strega, allora? mi domandai preoccupata.

Lady Fortuna capì subito la mia incertezza e voltandosi verso Gabriel gli disse: "Andate e portatemene un bel po'. é probabile che me ne servirà molta." 

   
 
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