Vomitami a fior di labbra
miele di no sussurrati
su carta sgualcita,
raschia la lingua
sul vetro sincero
e spargi di fiele
il letto inzuppato
di lacrime nere.
Strappami i versi
sui seni, donati
e gratta il catrame
degli occhi
con carta che puzza di me.
La getti e la scordi,
mi mordi.
Ricopri di bile il mio sole,
che muore
di troppo pensare
e per rifutare
la luce che manda
mi copri e mi stupri
il sonno.
Amo la mano che insulta la carta
e straccia il mio petto
perduto.
Bevo lo sputo che dice
il mio errore
e piango sudore sprecato.