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Autore: NonnaPapera    29/01/2011    4 recensioni
“Oh ma dove sarà andata a finire?” una signora con una pettinatura piuttosto stramba e delle scarpe di due colori diversi camminava per la via tenendo sempre lo sguardo puntato verso il basso, e continuamente mormorava frasi sconnesse –anche se nel complesso si capiva che aveva smarrito qualcosa-.
Continuò a fare avanti ed indietro per alcune volte, controllando ogni millimetro di terreno, insistendo imperterrita a disperarsi e a borbottare.
“Hei tu! Si può sapere che hai da fare tanto baccano?”
La donna si voltò e il suo sguardo si incrociò con quello furbo e al contempo spento di un grosso ratto di fogna
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una favola stramba

“Oh ma dove sarà andata a finire?” una signora con una pettinatura piuttosto stramba e delle scarpe di due colori diversi camminava per la via tenendo sempre lo sguardo puntato verso il basso, e continuamente mormorava frasi sconnesse –anche se nel complesso si capiva che aveva smarrito qualcosa-.

Continuò a fare avanti ed indietro per alcune volte, controllando ogni millimetro di terreno, insistendo imperterrita a disperarsi e a borbottare.

“Hei tu! Si può sapere che hai da fare tanto baccano?”

La donna si voltò e il suo sguardo si incrociò con quello furbo e al contempo spento di un grosso ratto di fogna. Era stato lui a porre quella domanda.
La stramba signora lo guardò inorridita, poi però il buon senso ebbe il sopravvento sul  ribrezzo e decise di rispondere… chissà magari quell’orrendo topo avrebbe potuto aiutarla.

“Ho perso una cosa molto preziosa, e per quanto la cerchi non riesco proprio a ritrovarla!” disse e poi aggiunse “Non è che tu potresti darmi una mano?”
Il topo soppesò la richiesta ed infine sbuffò:
“Ok basta che la smetti di fare chiasso, noi roditori abbiamo l’udito molto sensibile, e la tua voce stridula mi urta” detto ciò uscì completamente dalla grata del tombino e si mostrò nella sua interezza.
“Blea” gemette schifata la donna “Sei proprio orrendo”
“Ma ti sei vista? Chi ti credi di essere Biancaneve?” sbottò infastidito il sorcio, e subito riprese: ”Allora facciamola finita… dimmi cosa hai perso che ti aiuto a trovarla, così poi ritorno alla mia siesta”
“Ho smarrito un’Idea… sono certa di averla persa qui intorno, però non capisco dove possa essere finita!”

“Una che?” chiese il topo strabuzzando gli occhi.
“Un’Idea” ripeté la donna, ma vedendo che il suo interlocutore la fissava incredulo specificò: “Sono una scrittrice, sta mattina appena sveglia ho trovato un’Idea bellissima per una storia, è rimasta sempre con me per tutta la mattinata. Poi però sono uscita a fare la spesa e, non so come, girato quell’angolo l’ho smarrita”
“Ah capisco” borbottò il ratto, si girò attorno valutano la situazione poi si risolse a chiedere: “Senti io sono un animale di fogna, non mi è mai capitato di vedere o di possedere un’Idea, perciò se non mi dici com’ è fatta non ti posso aiutare”

La strana donna si fermò un momento a riflettere.
“Mi spiace ma non mi ricordo proprio come è fatta, se me lo ricordassi non l’avrei persa!” rispose infine stizzita.
Il topo alzò gli occhi al cielo rassegnato mormorando un: “Umani… chi li capisce è bravo!”
Dopo alcuni istanti, parve aver trovato una soluzione, infatti parlò:
“Allora vediamo, io ti faccio delle domande e tu mi dici se mi avvicino al ricordo che hai di questa tua Idea smarrita. Dunque… è fatta di ferro?”
“Potrebbe…”
“E’ colorata?”
“A volte…”
“E’ calda, o fredda?”
“Entrambe le cose”
“Che forma ha?”
“Ancora una forma indefinita, ti ho già detto che era solo un’Idea non era mica un Progetto!” rispose piccata la donna.
Il sorcio a quella risposta perse la pazienza e urlò:
“ Umana del cavolo! Io cercavo solo di aiutarti, sai che ti dico arrangiati e cercatela da sola la tua Idea”.

A quelle urla, dal tombino uscì un altro muso di ratto.  Questo era di dimensioni leggermente più piccole ed infatti, poco dopo, si capì che era una femmina di topo.
“Caro, perché urli così? Che succede?” chiese la nuova arrivata spostando lo sguardo dal marito alla donna e viceversa.
“Questa donna ha perso una cosa, mi sono offerto di aiutarla, ma è un essere umano veramente indisponente!” ringhiò il sorcio con astio.
“Mi scusi ma cosa ha perso?” domandò allora il ratto femmina alla donna.
“Ho smarrito un’Idea. Sono certa di averla persa da queste parti , attorno alle undici di questa mattina.”
Il viso della ratta si illuminò a quelle parole:
“Verso le undici ha detto? Forse ho io quello che ha smarrito… verso quell’ora mi è caduto un affare sulla testa… era rotolato giù dalle grate del tombino. Sa, l’ho tenuto perché era bello!” detto questo si inabissò nuovamente nelle fogne e poco dopo ne riemerse tenendo qualcosa tra i denti.
“Si sisisisi, è quella … è la mia Idea! Oh come sono felice di averla ritrovata, mi stavo dando per vinta… invece eccola qui!” la stramba signora batté le mani entusiasta e fece alcuni passi per andare a riprendersi ciò che le apparteneva.
“Ahhah non così in fretta” disse la sorcia scuotendo la coda e nascondendo sotto di sè una specie di biglia multicolore,  che aveva una forma rotonda però era ancora grezza in alcuni punti.
“Questa cosa mi è caduta in testa e mi ha fatto un gran male… se non mi dai qualcosa in cambio per risarcimento, me la terrò io!”
“Tu? E cosa pensi di farci con la mia Idea, non hai neppure le mani, come pensi di poterci ricavare una buona storia”
“Storia? Non so di cosa tua stai palando, io credo comunque che la userò come soprammobile” concluse il ratto senza pietà.
“COSA! Non puoi usarla come soprammobile, sarebbe uno spreco immane!  Dimmi cosa vuoi e te lo darò”
La femmina di topo sorrise e poi espose la sua richiesta.

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Pochi minuti più tardi, la gente per strada guardava una signora piuttosto eccentrica tutta felice che se ne andava, stringendo tra le mani una piccola sfera luminosa, per la strada correndo senza scarpe.
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“Oh cara cosa farei senza di te” mormorò il grosso ratto in direzione della compagna.
“Suvvia è stato un gioco da ragazzi, scambiare quello stupido sassolino per delle gustosissime scarpe di vernice” minimizzò la sorcia sorridendo tra una masticata e l’altra.

END

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:

Prima che qualcuno me lo chieda… non ho la più pallida idea di come mi sia venuta in mente sta cosa! Spero che comunque l’abbiate apprezzata, prendendola per quello che è: una fiaba nonsense senza alcuna ambizione di serietà.

Storia partecipante alla challenge: Il festival del nonsenso

   
 
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