Una
favola stramba
“Oh ma dove sarà
andata a finire?” una signora con una
pettinatura piuttosto stramba e delle scarpe di due colori diversi
camminava
per la via tenendo sempre lo sguardo puntato verso il basso, e
continuamente
mormorava frasi sconnesse –anche se nel complesso si capiva
che aveva smarrito
qualcosa-.
Continuò a fare avanti ed
indietro per alcune volte,
controllando ogni millimetro di terreno, insistendo imperterrita a
disperarsi e
a borbottare.
“Hei tu! Si può
sapere che hai da fare tanto baccano?”
La donna si voltò e il suo
sguardo si incrociò con quello
furbo e al contempo spento di un grosso ratto di fogna. Era stato lui a
porre
quella domanda.
La stramba signora lo guardò inorridita, poi però
il buon senso ebbe il sopravvento
sul ribrezzo e
decise di rispondere…
chissà magari quell’orrendo topo avrebbe potuto
aiutarla.
“Ho perso una cosa molto
preziosa, e per quanto la cerchi
non riesco proprio a ritrovarla!” disse e poi aggiunse
“Non è che tu potresti
darmi una mano?”
Il topo soppesò la richiesta ed infine sbuffò:
“Ok basta che la smetti di fare chiasso, noi roditori abbiamo
l’udito molto
sensibile, e la tua voce stridula mi urta” detto
ciò uscì completamente dalla
grata del tombino e si mostrò nella sua interezza.
“Blea” gemette schifata la donna “Sei
proprio orrendo”
“Ma ti sei vista? Chi ti credi di essere
Biancaneve?” sbottò infastidito il
sorcio, e subito riprese: ”Allora facciamola
finita… dimmi cosa hai perso che
ti aiuto a trovarla, così poi ritorno alla mia
siesta”
“Ho smarrito un’Idea… sono certa di
averla persa qui intorno, però non capisco
dove possa essere finita!”
“Una che?” chiese
il topo strabuzzando gli occhi.
“Un’Idea” ripeté la donna, ma
vedendo che il suo interlocutore la fissava
incredulo specificò: “Sono una scrittrice, sta
mattina appena sveglia ho
trovato un’Idea bellissima per una storia, è
rimasta sempre con me per tutta la
mattinata. Poi però sono uscita a fare la spesa e, non so
come, girato quell’angolo
l’ho smarrita”
“Ah capisco” borbottò il ratto, si
girò attorno valutano la situazione poi si
risolse a chiedere: “Senti io sono un animale di
fogna, non mi è mai capitato
di vedere o di possedere un’Idea, perciò se non mi
dici com’ è fatta non ti
posso aiutare”
La strana donna si fermò
un momento a riflettere.
“Mi spiace ma non mi ricordo proprio come è fatta,
se me lo ricordassi non l’avrei
persa!” rispose infine stizzita.
Il topo alzò gli occhi al cielo rassegnato mormorando un:
“Umani… chi li
capisce è bravo!”
Dopo alcuni istanti, parve aver trovato una soluzione, infatti
parlò:
“Allora vediamo, io ti faccio delle domande e tu mi dici se
mi avvicino al ricordo
che hai di questa tua Idea smarrita. Dunque… è
fatta di ferro?”
“Potrebbe…”
“E’ colorata?”
“A volte…”
“E’ calda, o fredda?”
“Entrambe le cose”
“Che forma ha?”
“Ancora una forma indefinita, ti ho già detto che
era solo un’Idea non era mica
un Progetto!” rispose piccata la donna.
Il sorcio a quella risposta perse la pazienza e urlò:
“ Umana del cavolo! Io cercavo solo di aiutarti, sai che ti
dico arrangiati e
cercatela da sola la tua Idea”.
A quelle urla, dal tombino
uscì un altro muso di ratto.
Questo era di dimensioni leggermente più
piccole ed infatti, poco dopo, si capì che era una femmina
di topo.
“Caro, perché urli così? Che
succede?” chiese la nuova arrivata spostando lo sguardo
dal marito alla donna e viceversa.
“Questa donna ha perso una cosa, mi sono offerto di aiutarla,
ma è un essere
umano veramente indisponente!” ringhiò il sorcio
con astio.
“Mi scusi ma cosa ha perso?” domandò
allora il ratto femmina alla donna.
“Ho smarrito un’Idea. Sono certa di averla persa da
queste parti , attorno alle
undici di questa mattina.”
Il viso della ratta si illuminò a quelle parole:
“Verso le undici ha detto? Forse ho io quello che ha
smarrito… verso quell’ora
mi è caduto un affare sulla testa… era rotolato
giù dalle grate del tombino. Sa,
l’ho tenuto perché era bello!” detto
questo si inabissò nuovamente nelle fogne
e poco dopo ne riemerse tenendo qualcosa tra i denti.
“Si sisisisi, è quella … è
la mia Idea! Oh come sono felice di averla
ritrovata, mi stavo dando per vinta… invece eccola
qui!” la stramba signora batté
le mani entusiasta e fece alcuni passi per andare a riprendersi
ciò che le
apparteneva.
“Ahhah non così in fretta” disse la
sorcia scuotendo la coda e nascondendo
sotto di sè una specie di biglia multicolore,
che aveva una forma rotonda però era ancora
grezza in alcuni punti.
“Questa cosa mi è caduta in testa e mi ha fatto un
gran male… se non mi dai
qualcosa in cambio per risarcimento, me la terrò
io!”
“Tu? E cosa pensi di farci con la mia Idea, non hai neppure
le mani, come pensi
di poterci ricavare una buona storia”
“Storia? Non so di cosa tua stai palando, io credo comunque
che la userò come
soprammobile” concluse il ratto senza pietà.
“COSA! Non puoi usarla come soprammobile, sarebbe uno spreco
immane! Dimmi cosa
vuoi e te lo darò”
La femmina di topo sorrise e poi espose la sua richiesta.
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Pochi minuti più tardi, la
gente per strada guardava una
signora piuttosto eccentrica tutta felice che se ne andava, stringendo
tra le
mani una piccola sfera luminosa, per la strada correndo senza scarpe.
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“Oh cara cosa farei senza
di te” mormorò il grosso ratto in
direzione della compagna.
“Suvvia è stato un gioco da ragazzi, scambiare
quello stupido sassolino per
delle gustosissime scarpe di vernice” minimizzò la
sorcia sorridendo tra una
masticata e l’altra.
END
PICCOLO SPAZIO PRIVATO:
Prima che qualcuno me lo
chieda… non ho la più pallida idea
di come mi sia venuta in mente sta cosa! Spero che comunque
l’abbiate
apprezzata, prendendola per quello che è: una fiaba nonsense
senza alcuna
ambizione di serietà.
Storia partecipante alla challenge: Il
festival del nonsenso