Ieri notte ho fatto due chiacchiere con la Luna.
Era stanca, già pronta a coprirsi e a tramontare, ma si è trattenuta ancora un po’ assieme a me.
Mi ha detto che è stanca di donare luce e guida a noi ingrati “Quaggiù”.
Sì, “Quaggiù” con la “Q” maiuscola.
Per lei noi esseri umani siamo tutti dei Quaggiù.
Ha anche aggiunto che vedere tutto da lassù, dalla sua postazione privilegiata nel cielo, le dà una sensazione di potere inebriante.
Inebriante ma effimera.
A volte, mi ha confessato sconsolata, vorrebbe scendere tra noi Quaggiù e guardare in alto, vedere da una diversa prospettiva la sua casa.
Poi mi ha chiesto se anche a me è mai capitata una cosa simile.
Ho taciuto per qualche istante, volgendo lo sguardo verso le luci lontane, di altre città, di altri luoghi, di altre storie.
Non le ho potuto mentire.
Anche a me piacerebbe, almeno una volta, trovarmi sotto altre luci e, guardando indietro, vedere la mia casa da lontano, sotto un altro punto di vista.
A questo punto la Luna ha sorriso.
Mi ha ricordato che io posso, che non sarà impossibile per me come per lei compiere un gesto simile.
C’è stato qualche secondo di silenzio, poi una domanda mi è sorta spontanea alle labbra:
“Come fai a continuare ad illuminare noi Quaggiù nonostante la nostra ingratitudine?”
Lei ha sorriso di nuovo, un sorriso a metà tra il triste ed il lieto.
Poi mi ha risposto:
“Perchè senza nulla da illuminare sarei persa”
Detto questo, mi ha salutato con un ultimo sorriso, e si è assopita dietro una candida nuvola.
Sono rimasto ancora a lungo a guardare Lassù, ora più scuro, punteggiato da minuscole stelle ammiccanti.
E mi sono sentito bene.
Perchè adesso so che anch’io potrò vedere casa mia da altri luoghi, senza rimpianti, sempre guidato ed ispirato dalla sua luce.
La luce della Luna.