The Little Scarlet Rose
parte 1
L’acqua calda scende a rilassare i suoi muscoli indolenziti…
Lei stava seduta sullo sgabello su cui era solita poggiare i saponi, piegata in
avanti, i capelli che le cadevano davanti al volto…
Cercava di togliere la sporcizia che sentiva essersi accumulata sulla sua anima,
una volta così limpida, mentre ora avvolta dalle tenebre più fitte, marchiata a
fuoco dalla vergogna a cui non si sarebbe mai più sottratta.
Cercava di togliere l’odore dei corpi che venivano a chiedere di soddisfare i
loro piaceri più immondi, e a cui lei permetteva di usare il suo.
Ed inevitabilmente ora si ritrovava a dover ricordare, a dover rivivere gli
eventi che l’avevano portata a quel punto, su ciglio di quel baratro che ormai
si accingeva a percorrere da anni, in quella situazione a cui però non si
avrebbe più voluta sottrarsi, non avrebbe mai avuto il coraggio per farlo.
Quel giorno pioveva…
A quel tempo lei frequentava il suo settimo anno alla Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts.
Era tornata a casa per il Natale… non sapendo che mai più avrebbe messo piede in
quelle mura, sempre così protettive.
Era la vigilia di Natale, rimembrava tutto in modo così limpido che aveva quasi
l’impressione fosse successo un momento prima.
Fred e George preparavano qualche fuoco d’artificio ed anche qualche scherzo a
Percy, che stava leggendo in camera un libro. Sua madre era intenta a preparare
la cena, rigorosamente a base di pesce, come da tradizione, mentre suo padre
stava rileggendo un articolo della Gazzetta del Profeta che lo aveva
particolarmente interessato.
Sorrideva ancora al pensiero dell’invitante profumino che aleggiava per casa e
alle grida di Percy, irato per l’ennesimo tiro che i gemelli gli avevano fatto.
Lei invece era sotto la doccia…
Fortunatamente Ron era fuori, sarebbe tornato verso sera, mentre ora era in giro
con Harry ed Hermione, a comperare gli ultimi doni…
Che ora poteva essere stata?! Le cinque, più o meno…
Fuori era già calata la notte.
Ricordava ancora il rumore assordante di una dozzina di Mangiamorte che si erano
Materializzati nel giardino della Tana.
Era subito uscita dal bagno, con avvolto intorno al corpo un semplice
asciugamano bianco.
Era venuta fuori appena in tempo per vedere suo padre combattere all’esterno
contro Lucius Malfoy, mentre sua madre, anch’ella di fuori, contorcersi sotto
una maledizione Crociatus che le stava scagliando Bellatrix Lestrange, gli altri
incappucciati facevano cerchio intorno, e ridevano sguaiatamente…
Poi vide il raggio di luce verde uscire dalla bacchetta di Lucius, e che andava
a colpire suo padre in pieno petto.
Aveva ancora nelle orecchie il grido di disperazione di sua madre, quando aveva
visto l’uomo che amava cadere a terra, privo di alcun soffio vitale.
«Non preoccuparti… - le aveva sibilato Bellatrix, sadica – Ora lo raggiungerai…»
e detto questo aveva lanciato anche lei l’anatema che uccide sulla sua preda.
«Ed ora, andiamo a prendere i cuccioli…» aveva sentito ordinare da un
incappucciato, e tutti gli altri si riversarono in casa.
«Fred, George! Prendete Ginny ed andatevene! Cercherò di distrarli!!» aveva
gridato Percy, il primo a riprendersi dopo aver assistito a quell’orrore,
dirigendosi incontro alla morte, con un coraggio che non credeva egli
possedesse…
Aveva resistito più che aveva potuto, ma a nulla erano valsi i suoi sforzi…
Era dovuto soccombere sotto il fuoco incrociato di Marcus Flitt e di un altro
Mangiamorte… e per di più aveva fatto in tempo a vedere che il suo sacrificio
sarebbe stato vano…
Infatti altri cinque incappucciati si erano frapposti fra lei, Fred e George ed
il camino, la loro unica via per la salvezza…
Non sapeva ancora Smaterializzarsi, e perciò avrebbe dovuto usare la Polvere
Volante, ma i loro nemici erano stati più veloci…
Aveva gridato ai due gemelli di Smaterializzarsi, ma loro non avevano voluto
saperne, ed erano morti combattendo, pur di non lasciarla sola…
E poi tutti i Mangiamorte le si erano fatti intorno, ed aveva udito molti
commenti osceni verso di lei, poi lo aveva visto, ed il sangue le si era gelato
nelle vene…
Gli occhi rossi, la pelle squamosa, e quel ghigno malvagio che deturpava quel
volto già di per sé mostruoso…
«Oh oh! Guarda chi abbiamo qui…! Ginny Weasley! Quale piacere poterti
incontrare…Ho saputo molte cose su di te, tipo che cinque anni fa custodivi
gelosamente il mio carissimo diario giovanile… e che mi stavi aiutando a
risorgere… se non fosse stato per quel guastafeste di Potter… sempre il solito!»
disse con la sua voce serpentina, mentre intorno a lui si sentivano risate di
scherno.
«Oh… ma a quanto vedo siamo venuti a farti visita in un momento poco opportuno…»
sibilò ancora, alludendo certamente al fatto che fosse coperta da un semplice
asciugamano, mentre le accarezzava una guancia con le sue fredde e lunghe dita,
causandole un fastidioso brivido lungo la spina dorsale.
«Sei graziosa… forse potrò divertirmi un po’ con te…» aggiunse infine,
spingendola su per le scale, nella camera che era appartenuta ai suoi genitori.
Sentiva ancora i brividi ed il disgusto che si erano impossessati di lei, mentre
quell’essere abominevole la buttava sul letto, e le strappava quel piccolo pezzo
di stoffa che copriva le sue nudità.
Aveva ancora nelle orecchie le sue stesse grida, che chiedeva aiuto, che pregava
che non lo facesse, e negli occhi il viso illuminato di follia e lussuria del
Signore Oscuro, mentre le sue mani gelide le percorrevano tutto il corpo, con
carezze che non aveva mai permesso le fossero fatte, mentre si impossessava
prepotentemente di lei, si muoveva prepotentemente nel suo corpo, trovando
appagamento al suo piacere, mentre le lacerava l’anima e la marchiava con il suo
simbolo di infamia.
Quella era stata la sua prima volta, la prima volta che qualcuno l’aveva
sfiorata in modo tanto lascivo, ma non riusciva a ritenere quella la prima volta
in cui avesse fatto l’amore, si era trattato solo di sesso.
Anche in quel momento non sapeva dire se avesse mai fatto veramente l’amore con
qualcuno dei tanti uomini a cui aveva svenduto il suo corpo…
Forse qualcuno c’era stato…
Forse…
Spense il getto della doccia, e ne uscì, anche se non si sentiva assolutamente
pulita.
La sua mente continuava a vagare in quei ricordi, che cercava di rivivere con
cinica indifferenza, riuscendoci solo in parte.
I momenti che avevano seguito la violenza che aveva subito erano invece rimasti
sfocati nella sua memoria.
Era sdraiata supina, la testa girata da un lato, le lacrime che traboccavano dai
suoi occhi azzurri, una volta tanto espressivi ed ora spenti.
Sentiva in lontananza i rumori di quelle persone, se così le si poteva definire,
che facevano razzia in casa sua di tutto quello che poteva essere preso, assai
poco…
Aveva visto un nuovo incappucciato entrare nella stanza, e aveva cominciato a
dimenarsi come un’ossessa, completamente nuda, come un cucciolo spaventato,
cercando di sottrarsi e di allontanarsi da quella nuova presenza, inquietante,
temendo che anche lui volesse divertirsi con lei, come poco prima aveva fatto il
suo Signore.
Ma quello non le aveva fatto del male…
Lo aveva visto osservare disgustato le macchioline di sangue sul copri-materasso.
Aveva tirato su il lenzuolo, finito ai piedi del letto a causa del suo
dimenarsi, e l’aveva coperta, mostrando una gentilezza che credeva che uno di
quei mostri non potesse possedere.
Non lo aveva riconosciuto in volto, a causa della vista appannata dalle molte
lacrime, che a causa della sorpresa ora si erano bloccate, e gli permettevano di
vedere la sua immagine sfocata.
L’unico particolare di lui che aveva potuto carpire era stato il colore dei suoi
capelli, di un biondo chiarissimo, insieme alla sua voce, in quel momento calma,
calda e rassicurante, che doveva appartenere ad un ragazzo di poco più grande di
lei.
«Stai tranquilla, non ti farò del male…» le aveva detto, anche se tali parole,
provenienti da quelle labbra, potevano apparire quasi come una presa in giro,
per lei erano state di grande conforto, davvero preziose.
Lo aveva visto mettere la mano sotto il suo mantello, e tirarne fuori degli
abiti: un paio di slip ed un reggiseno semplice, bianchi, un pantalone largo di
cotone, grigio, ed una maglietta larga e lunga, bianca anch’essa.
«Sono stati gli unici che sono riuscito a prendere e che ti ho potuto portare…»
continuò, poggiandoli sul letto poco lontano da lei, per poi allontanarsi,
silenzioso come era venuto, socchiudendo la porta dietro di sé.
Si era alzata, spinta da una strana curiosità, strattonando il lenzuolo ed
usandolo per coprirsi, ed aveva origliato la conversazione che quello
sconosciuto aveva avuto con un altro dei suoi, incontrato fuori della camera.
«Vedo che ti sei divertito anche tu con la bella stracciona… dopotutto è una
purosangue… tu non toccheresti mai una mezzosangue, neanche per stuprartela… E
dimmi, almeno è brava sotto le lenzuola»
«Pucey, faresti meglio a rimanere zitto…» gli rispose con una voce gelida il
ragazzo, totalmente diversa da quella calda e rassicurante che aveva usato con
lei.
«Oh, andiamo! Bhè, vorrà dire che proverò io stesso…»
«Non ti è permesso, sai quali sono gli ordini dell’Oscuro… O forse devo farteli
capire meglio io…» continuò il biondino, giocando con modo disinvolto e
appositamente provocatorio con la sua bacchetta magica.
«Certo che no! So anch’io cosa ha ordinato a noi tutti il nostro Signore…»
replicò stizzito il compagno.
«Buon per te…» concluse il ragazzo che aveva conosciuto che, calatosi il
cappuccio ancora di più sul volto, si allontanò con passo spedito.
Stava per tornare verso il letto, ma aveva comunque potuto sentire la minaccia
che Pucey stava rivolgendo in direzione del compagno quando questi era ormai
troppo lontano, mentre si allontanava anche lui dalla porta della sua stanza
«Dannato moccioso! Se solo non fosse per il fatto che è il pupillo dell’Oscuro
Signore gli avrei già fatto vedere io come si rispettano le persone più grandi
di lui, a suon di maledizioni…»
Si era vestita velocemente, e pochi minuti dopo erano venuti due incappucciati a
prenderla, e la trascinarono fuori, non senza farsi scappare qualche carezza
lasciva, e minacciandola che, se non gli avesse seguiti l’avrebbero lasciata a
morire…
Per lei non aveva differenza, fu solo per curiosità di scoprire chi fosse quel
ragazzo biondo che si apprestò ad andare con loro.
L’avevano portata fuori, mentre lei aveva tenuto lo sguardo basso e si era
praticamente fatta portare di peso, anche se non aveva opposto resistenza, ma
quando si furono allontanati dalla casa uno dei due, con presa forte, le tirò su
la testa, e la obbligò a guardare il macabro spettacolo che era stato preparato.
Le teste dei suoi famigliari, staccate dai loro cadaveri, erano state infilzante
in lunghi pali che poi erano stati conficcati profondamente nel terreno, mentre
la Tana era stata data alle fiamme, che avevano preso già a bruciare alte,
rischiarando la notte, e su tutto troneggiava, nel cielo, il Marchio Nero.
Questo fu troppo, la vista le si fece appannata, e svenne, ma avvertì comunque
delle braccia forti che la sorressero con gentilezza.
Ricordava tutte le sere quei momenti, ma li riviveva quasi come se tutto
quello fosse successo a qualcun altro, e non a lei…
Sentì suonare il campanello, e si apprestò ad aprire, vestita con una semplice
maglietta verde scuro con il collo talmente largo da lasciarle scoperte le
spalle, e con sotto solo un paio di slip ricamati, neri.
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Marcycas - the Lady of Darkness
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