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Autore: Darling Eleonora    29/01/2011    2 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Percorso a ostacoli


 Domenica 30 Marzo
 

Caro Leonard M.,
Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla sua poesia letta durante l’annuncio del trimestre primaverile, la precedente settimana. Questa lettera è per farle ricevere i nostri ossequi e proporle un’offerta: le rivolgiamo la richiesta di partecipazione e frequenza alle riunioni con il prestigioso invito all’interno del club. Speriamo di avere presto sue notizie e una risposta.
 

Gli amministratori del LittératureaClub
 

“Ma come hanno fatto?” si chiese allibito, “…che quelli del CeriseClub mi abbiano tradito? Non credo, ma se fosse così mi infurierei più di quanto non lo diverrò tra poco, appena mi renderò veramente conto della situazione. Tutti sapranno del mio segreto e continueranno a perseguitarmi. Non voglio lavorare per un palloso club dove ti insegnano a scrivere. Ti deve venire da dentro: dal profondo dei tuoi pensieri, dalle tue emozioni. Quando scrivo la mia vita sembra più gratificante e imparo a conoscere meglio me stesso, tutto si fa più sereno e i problemi sembrano scivolarmi addosso facendo volare il mio pensiero dove la fantasia e realtà sono tutt’une. Quegli ignoranti non possono dirti: pensa all’autunno e scrivi una poesia! Maledizione!”. Senza che se ne rendesse conto erano già passate le ore restanti ed era il momento di andare a pranzo. Si avviò turbato insieme ad altri verso la mensa…
-Leonard…Leonard?
Lui tornò alla realtà e notò degli occhi gentili che lo fissavano.
-Tutto a posto?
-Certo scusa Selen, non ti avevo sentita.
Disse stanco, lei abbassò la voce e si distanziò dal gruppo.
-Sai Leonard, ho sentito parlare di una certa sfida dei club e credo proprio che anche Nicol, elemento piuttosto influente nel LittératuresClub, ne sia immischiata…
Leonard drizzò le orecchie, e lei continuò noncurante:
-Ritengo non sia prudente permettersi di essere la causa di contrasti in simili vicende…sconsiglierei a chiunque di farsi coinvolgere.
Lui non seppe cosa dire. “Ha capito tutto?” pensò. Gli sorrise e aggiunse come se non avesse detto nulla:
-Ti precedo. Credo proprio che oggi ci sia il roast-beef, per pranzo... 
E con passo allegro andò in testa al gruppo di fianco a Rina sotto lo sguardo stupito del ragazzo.  ”Selen è una ragazza tranquilla e taciturna ma con un influenza tale capace di gestire qualsiasi cosa a suo piacimento restando pur sempre nell’ombra.” era da tempo che lo supponeva ma in quel momento ne ebbe la prova. Era confuso e si chiedeva in continuazione come fosse possibile tutto ciò: pensò alla ragazza del ciliegio, della quale non sapeva ancora il nome, alla perdita del blocchetto, alla prima richiesta da parte del CeriseClub, alla scoperta del suo talento da parte di altri club, alla loro sfida, alla lettera del LittératuresClub e a quello appena accaduto.
”E’ destino” pensò depresso. 
La giornata passò in fretta, tra compiti di matematica e latino a sera si sdraiò sul letto sfinito. Aveva bisogno di distrazioni. “No Leonard. Ne hai già troppe di distrazioni” si rimproverò. Il telefono squillò e si alzò dal letto sapendo già chi potesse essere.
Gregory si accorse dell’ora e andò a chiamare il suo caro compagno di stanza, convinto di trovarlo, come al solito, con il cappuccio della felpa alzato e l’ mp3 nelle orecchie. Aprì la porta che lo collegava alla sua stanza.
-…dai Winnie, non esser triste. Passami la mamma.
Mentre parlava al telefono con la sua famiglia assunse un’espressione tenera.
-Mamma, va tutto bene? No no, stai tranquilla. Si, mi lavo e anche i calzini… ma che dici?  Credi che mi faccia la doccia vestito?! Hahaha…sì, ciao mamma, saluta tutti.
Mentre riattaccò si accorse di lui e disse cupo:
-No Grag. Non ci vengo a giocare a strip-poker con te e gli altri, oltretutto siamo tutti maschi.
Scoppiò in una risata, poi disse rassicurandolo:
-Stasera passo anche io, sta tranquillo.
Questo si rilassò andando a sedersi sullo spazioso davanzale della finestra.
-A proposito, sei stato sui libri oggi? Non ti si è visto.
Gli chiese.
-Si Greg. Hai presente i tuoi soprammobili?
Lo prese in giro. Lui rise e si sfilò dalla tasca posteriore dei jeans una scatolina. Leonard incredulo gli chiese:
-Hey, se te lo beccano vai nei pasticci. Dove l’hai preso?
Il ragazzo assunse un’espressione furbetta mentre andò ad appoggiarsi al davanzale.
-Ho i miei giri…
Prima che rimettesse il pacchetto di sigarette nella tasca lo fermò:
-Che fai, non offri?
-Leo, tu…?
Chiese sorpreso.
-Solo quando sono nervoso.
Scoppiò a ridere e gliene offrì una, mentre metteva la sua tra le labbra. Le accesero e spalancarono la finestra.
-Non vieni?
Gli chiese Leonard prendendo la prima boccata e indicando il davanzale dove era seduto.
-Scherzi? Siamo al secondo piano e soffro di vertigini.
Risero entrambi mentre il fumo veniva portato via dal vento che filtrava dalla finestra. La camera era ormai al buio e si confondeva con la notte al di fuori di essa, ormai i loro volti si potevano intravedere solo grazie alla luce d’orata proveniente dai lumini dei vialetti sotto di loro. Il silenzio che era calato fu interrotto da Gregory:
-Ti vedo giù da qualche giorno. Che succede?
Lui senza battere ciglio rispose:
-Mi sto stancando più del solito.
L’amico prendendo l’ennesimo tiro dalla sigaretta, lo guardò scettico:
-Leo, non ti muovi dalla tua stanza. C’è qualcos’altro.
A quel punto questo abbassò lo sguardo.
-Ecco vedi…se tu provassi paura, se tutti volessero che tu facessi parte di qualcosa…ma tu non avessi la forza ne il coraggio di affrontarla?
Lui si accigliò dicendogli francamente:
-Non ti seguo.
Continuò con più animo:
-Se, ecco… alcuni volessero affrontare con te una questione che ti tocca profondamente però tu da sempre tieni accuratamente nascosta con il fine di evitare complicazioni?
Cercò di venirgli incontro, sorpreso della sua insolita spontaneità:
-Vediamo. Rimanendo in una situazione ipotetica ovviamente; penso che dovrei chiedermi se quello che vogliono gli altri non si avvicini almeno un po a ciò che voglio io. E soprattutto lascerei da parte i veri ostacoli come l’orgoglio e la paura; quelli si superano con un po di impegno.
Leonard aveva assunto un’espressione profonda, mentre ascoltava con lo sguardo diretto verso le chiare stelle di quella notte, ormai aveva smesso di fumare la sigaretta e la teneva inerme tra il pollice e l’indice lasciandola consumare dalla brezza notturna. Stava riflettendo, probabilmente, sui consigli di Gregory. Ad un certo punto quest’ultimo incalzò:
-Facciamo un esempio stupido: una volta mio fratello maggiore Iron, mi chiese di sfidarlo, i nostri genitori non c’erano perché nel weekend erano andati in campagna dalla zia Judith.
Vedendo il suo pubblico incuriosirsi, il discorso riprese con più animo:
-Ebbene, mi chiese di andare a rubare i nani da giardino della signora Pearl mentre lei era in casa, chi riusciva a fregarne di più vinceva. Per il mio orgoglio decisi di accettare: mio fratello mi aiutò a saltare oltre il muretto e tutti e due andammo quatti quatti nel giardino, insomma arrivammo ad acciuffare ben tre nani a testa, ancora l’ultimo e uno dei due avrebbe vinto. Mio fratello temerario si diresse verso il porticato e io con lo sguardo basso intravidi un bagliore vicino ad una siepe e dei piedi di una statuetta…era il nano! Il magnifico nano! Mi precipitai da quella parte ma quei piedi erano diversi: erano collegati a delle caviglie e a delle gambe e insomma, non era una statuetta.
Si misero a ridere e il ragazzo continuò:
-Alzai lo sguardo e vidi una bella bambina. Mi allontanai gridando e mio fratello se ne accorse e lasciò cadere per sbaglio un nano sul porticato che andò in mille pezzi, povero brontolo me ne dispiacque così tanto…A quel punto preso dalla paura cercai di scappare ma mio fratello, posando i nani mi agguantò e si inginocchiò davanti alla ragazzina chiedendo scusa. Ti rendi conto? Fu un gesto davvero figo, ma non glielo perdonai mai. Fu lui a mettermi in quella situazione, io lo scemo che accettai e fu lui a tirarmi fuori da quel casino assumendosi la responsabilità, mentre io sarei fuggito a gambe levate!
Leonard con un sorriso sulle labbra chiese:
-Mmmh, capisco cosa vuoi dire: non farti intralciare dall’orgoglio e dalla paura, sì ma poi com’è finita?
Lui sorpreso riprese:
-Vuoi sentire la fine? Bene. Insomma mio fratello era lì, in ginocchio a scusarsi e la ragazzina rimaneva zitta. Ad un certo punto arrivò la voce della signora Pearl dal salotto: “Lilianne? Che succede amoruccio?”
Imitò acuto Gregory, provocando altre risate.
-E la ragazzina sotto i nostri occhi scoppiò a ridere rispondendo: “Niente mamma, tutto bene!”. Poi si rivolse a mio fratello dicendo: “Stà tranquillo, per la cronaca quei nani mi facevano pure schifo!”, ci giurò di non dirlo a nessuno anzi: dopo si prese pure la colpa per il nano rotto.
Il narratore assunse un’espressione seria:
-Diventammo presto dei veri amici noi tre ma si capì una cosa: Lilianne quel giorno rimase davvero impressionata dal gesto nobile di mio fratello, era chiaro che si fosse, ecco, diciamo…innamorata. A quel tempo non capivo niente ma sapevo che ogni volta che stavo insieme a lei ero felice e anche se era gentile con me, quando si trattava di Iron io scomparivo e per questo ci rimanevo male, non so spiegarti perché…
A Leonard scappò una risata colpito dalla tenerezza e ingenuità del compagno e questo interdetto chiese:
-Hey, che ci trovi di così divertente?
Lui rispose, facendolo insospettire:    
-Niente niente, piuttosto…grazie. Ora mi sento molto meglio, anche se i dubbi e le paure rimangono inevitabilmente, come sai certi  sentimenti rendono anche la persona più forte… fragile.
Il ragazzo sorridendo disse una cosa e Leonard ebbe il presentimento che non se la sarebbe mai più scordata:
-E’ normale Leo. Ma la vera forza sta nel metterli da parte e andare avanti.
 
-Come l’hai scoperto?!
Chiese su tutte le furie Cerise.
-Mia cara, è davvero difficile mantenere un segreto in questa scuola. E poi, è il mio subdolo lavoro, non dimenticartelo.
Gli rispose il ragazzo strafottente. L’aria era afosa e un fastidioso ventilatore le proiettava il getto d’aria dritto sul collo, facendole girare la testa.
-Tu non puoi pubblicare una cosa simile.
Ordinò questa e il mediocre giornalista si alzò di scatto dalla scrivania facendo cadere pile di fogli per la stanza già in disordine:
-Lo dici proprio tu?! E’ colpa tua se è in questa situazione, e ora…
Si calmò risiedendosi sulla sedia in pelle.
-…grazie a te potrò avere una prima pagina che verrà apprezzata dal consiglio studentesco e degli insegnanti.
Lei si intristì. Non voleva arrivare a tanto. Uno dei suoi difetti era sempre stato quello di agire impulsivamente senza pensare alle conseguenze e, avendo molto potere alla Margot, spesso combinava guai. In quella situazione si sentiva molto in colpa, tutto perché era incapace di mettersi nei panni degli altri. Doveva fare assolutamente qualcosa. In fondo quel maledetto studente che scriveva per il giornale scolastico aveva colpito proprio il suo punto debole: non aveva torto, la colpa era sua ma cercò di giustificarsi:
-Io non sapevo di compiere un azione sbagliata! Era a fin di bene! Tu stai approfittando di lui per elevare la tua posizione all’interno del JournalClub!
Una risata echeggiò nella stanza e le rivolse uno sguardo compassionevole tramite occhi marroni e indifferenti:
-Accidenti ora mi metto a piangere. Fatto sta che sulla prima pagina del giornale di domani verrà svelato a chiare lettere e visibile a tutto l’istituto il segreto di Leonard Mircle.
 

  
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