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Autore: londonlilyt    28/12/2005    1 recensioni
"I loro sguardi si incontrano attraverso il salone affollato, quello di lui scuro e vellutato come la notte, quello di lei terso e chiaro come il cielo a primavera. Lui sorrise sicuro,facendo scorrere gli occhi lenti sulle curve di lei, come in una morbida carezza, mentre il sorriso si allargava facendogli brillare le pupille scure come il peccato...." L'idea di questa ff mi e' venuta dopo aver visto Mr.&Mrs Smith, quello con Angelina Jolie e Brad Pitt...non l'avete visto!! e che aspettate!! alla fine, indipendentemente dalle vostre preferenze sessuali, ve li fareste tutti e due! Quindi i nostri due protagonisti sono due spie, lei e' una freelance lui invece lavora per il governo inglese, le loro strade si incontrano un giorno per caso e da quel momento scoppia il putiferio.....
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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LONDRA.....

Sasha entrò nel suo piccolo ufficio con in mano una tazza di latte macchiato, l’aveva appena comprato in un Caffè Nero ad Oxford Street.

Dopo essersi tolta il cappoto accese il riscaldamento, faceva un freddo cane oggi, e si accinse a controllare la posta, durante la sua assenza le scartoffie si erano accumulate, figurarsi se la sua socia si occupava di cose così mondane come i conti da pagare!

Il trillo della campanella sulla porta d’ingresso, annunciava l’arrivo della menzionata socia, non poteva essere altri che lei, visto che non erano ancora aperti.

-Buon giorno!- esordì una voce squillante.

La voce apparteneva ad una rossa tutta curve di moderata altezza, infatti riusciva a malapena a raggiungere il metro e settanta con i tacchi, occhi grandi e verdissimi e un spuzzatina di lentiggini sul naso.

Vi presento Cleo.

Cleo era una giovane stilista di talento, di origini irlandesi, un tempo lavorava per una grossa casa di moda, ma sognava da sempre di aprire un atelier tutto suo. Un giorno lei e Sasha si erano incontrate per caso ad una fiera del lavoro, naturalmente Sasha era sotto copertura, e avevano iniziato a fare quattro chiacchere.

Stranamente alla spietata mercenaria era passata la voglia di sparare alla rossa chiaccherona dopo i primi cinque minuti, constatando che la ragazza aveva voglia di sfondare da vendere e un buon piano per iniziare in proprio, quello che le mancava erano i fondi.

Quindi dopo aver visto alcuni dei suoi lavori, sia sulla carta che dal vivo, Sasha aveva deciso di finanziarla, per diverse ragioni:

1)Doveva far sparire dei soldi dalla provenienza sospetta alla svelta.

2)Le serviva una copertura duratura da tenere tra un lavoro e l’altro, era faticoso crearsi una nuova identità ogni due o tre mesi.

3)L’investimento le sembrava buono.

4)Aveva finalmente trovato il modo di sfruttare il suo master in contabilità.

Perciò era nata la “Clash enterprise”, il nome era pessimo ma era stata Cleo a sceglierlo, visto che era lei quella creativa Sasha si era aspettata qualcosa di più brillante e sofisticato, ma che ci volete fare, anche i geni hanno i loro giorni no, così le due ragazze avevano aperto il piccolo studio di moda in Bond Street.

Tutto questo era successo tre anni fa, certo il primo periodo avevano fatto la fame, ma negli ultimi mesi i soldi avevno iniziato ad entrare in maniera stabile e stavano riuscendo a farsi notare nell’ambiente, Cleo sperava di essere in grado di poter organizzare una propria sflilata l’estate prossima.

-Buon giorno Cleo- senza alzare lo sguardo continuò ad aprire la posta, la ragazza faceva parte di quella categoria di persone che erano sempre allegre la mattina, quanto la detestava.

-Che muso lungo! Tieni ho io quello che ci vuole-

Con un largo sorriso le mise sotto al naso la scatola bianca che aveva in mano da quando era entrata, e tutta soddisfatta si sedette sulla poltrona davanti alla scrivania della socia.

Rassegnata Sasha l’aprì, sapeva benissimo cosa c’era dentro, tutte le mattine era la stessa storia. Infatti dentro la scatola facevano bella mostra di se muffin al cioccolato, donuts e danish alla vaniglia, Cleo era convinta che lei era troppo magra e aveva bisogno di mettere su un pò di peso, quindi, da quando era tornata in città la ricopriva di dolci alla prima occasione.

-Mi farai venire un infarto uno di questi giorni lo sai?- tremava al pensiero di quanto burro era stato usato per fare quei dolci.

-Ah! E quale grasso dovrebbe bloccarti le arterie mia cara?- chiese divertita.

-Non hai nulla da fare oggi? Clienti, disegni, ecc. ecc.-

-Nulla, ho un appuntamento con un cliente alle 11, se si degna di farsi vedere, lo sai come sono questi ricconi, e al momento ho un blocco creativo, quindi non ho nulla da fare per le prossime due ore!- spiegò allegra, ignorando il gemito di sofferenza dell’altra.

Cleo oltre ad essere sempre di buon uomore, era anche terribilmente ottimista e un’inguaribile romantica.

A Sasha ricordava un barboncino francese, avete presente no, quelli bianchi tutto pelo, quelli che ti facevano le feste ogni volta che entravi nel loro campo visivo, quelli che più li tratti male e più ti si affezionano e tornano da te scodinzolando.

Lei era il tipo che prendeva a calci i bastardi che se lo maritavano, ma non i cagnolini, quello era davvero scendere in basso, perciò senza che lei se ne fosse resa conto Cleo si era scavata un posticino confortevole nella sua vita e non aveva nessuna intenzione di abbandonarlo.

-Vedo che ti sei finalmente decisa a prendere spunto da uno dei manichini che abbiamo in vetrina- le disse indicando il maglioncino a righe, la mini in jeans, i calzettoni a metà coscia coordinati al maglione e gli stivali bassi.

-Ti ho già spiegato che essendo la contabile di questa compagnia, non ho bisogno di seguire le mode, e poi lo sai che non piace dare nell’occhio con il vestire- quella era deformazione professionale, perdersi nella folla e vestire in maniera poco riconoscibile.

-No mia cara, tu in genere ti vesti come un pugno in un occhio che è diverso, e questo ovviamente quando decidi di abbandonare la pelle nera-

-Senti, ho del lavoro da sbrigare, se vuoi stare qui, vedi di fare silenzio- detto ciò iniziò a caricare i programmi che le sarebbero serviti sul pc.

Stranamente Cleo rimase in silenzio sulla sua sedia, continuando a fissarla, apparentemente calma, ma potevi notare dal luccichio dei suoi occhi che le rotelline nel suo cervellino stavano girando a pieno ritmo.

-Cosa c’è?- chiese rassegnata incrociando le braccia.

-Sei pronta a parlare ora?- chiese seria.

-Non capisco...-

-...di cosa tu stia parlando- finì per lei –bla bla bla, mi ripeti sempre la stessa cosa, sei tornata da più di un mese, e sto morendo dalla voglia di sapere cosa ti è successo-

-Cosa ti fa credere che mi sia successo qualcosa?- chiese sulla difensiva, un’altra caratteristica snervante di Cleo era il fatto di essere troppo percettiva nei confronti del prossimo, già un paio di volte era andata vicino allo smascherarla.

-Sei diversa, hai una strana espressione nello sguardo, più triste,- la osservò pensierosa inclinando la testa di lato -e poi hai sempre il muso lungo e sei sempre nervosa, ti posso assicurare che ultimamente non è affatto divertente lavorare con te!-

-Vai a fare qualche scarabocchio Cleo. Ora!-

La ragazza sapeva quando era ora di ritirarsi, ma non prima di averle lanciato un’ochiataccia che diceva “visto cosa intendo?”.

Una volta rimasta sola nell’ufficetto Sasha chiuse gli occhi e se li massaggiò con le dita, aveva abbastanza problemi nel scendere a patti con quello che era successo a Venezia da sola, non aveva bisogno che Cleo infilasse ulteriormente il dito nella piaga.

Non passava giorno in cui non pensasse a lui, lasciava il cellulare acceso in evenienza che si decidesse a chiamarla, ma non era successo, non si era fatto sentire da quando l’aveva lasciata nella camera d’albergo.

Era ancora furente? Doveva esserlo, lei si era comportata in maniera terribile e lui doveva essersi sentito preso in giro, doveva averla presa per una di quelle oche che si divertivano a giocare con gli uomini per poi mandarli a quel paese.

La cosa più triste era che le mancava, terribilmente, le mancavano i suoi scherzi idioti, le sue battute poco divertenti, il modo in cui la chiamava “dolcezza”, come se lo intendesse sul serio, oramai si era abituata a ricevere le sue telefonate regolari e si ritrovava a controllare il cellulare diverse volte al giorno, sperando di trovare una chiamata persa o un messaggio, ma mai nulla.

Afflitta nascose la testa tra le braccia piegate, come si era infilata in un pasticcio simile! Perchè la sua vita non era più semplice come prima!

Di umore sempre più nero andò a pranzo da sola, Cleo era ancora impegnata con il cliente delle 11, che a quanto pareva aveva deciso di presentarsi. Dopo un panino veloce, ne comprò uno anche per la sua socia e se ne tornò in ufficio, le strade erano affollate di turisti e quasi non si poteva camminare sui marciapiedi, e il fatto che si gelasse e che il cielo fosse plumbeo non scoraggiava nessuno.

Una volta tornata alla sua scrivania controllò la posta nella casella criptata della “dea di ghiaccio”, forse doveva concentrarsi in qualcosa di più impegnativo che non la contabilità del piccolo atelier, ma non c’era nulla.

Annoiata sollevò i piedi e li mise sulla scrivania, appoggiandosi sullo schienale della poltroncina girevole stiracchiò le braccia sopra la testa, quel pomeriggio si prospettava lungo e noioso.

Vagamente si rese conto del trillo della campanella che annunciava un visitatore e del suono attutito di voci, doveva essere arrivato un’altro cliente.

Ma qualche secondo dopo la sua porta si aprì silenziosa.

-Salve Sasha-

Sasha perse l’equilibrio e si schiantò a terra con tutta la sedia, si era stiracchiata un pò troppo.

  
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