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Autore: Maggie_Lullaby    30/01/2011    3 recensioni
Samantha Sparks è una ventisettenne affascinante da un passato malinconico e un presente che non guarda il futuro che da due anni lavora come Agente Sotto Copertura per l'FBI. Quando viene chiamata a collaborare con l'Unità d'Analisi Comportamentale non ha idea che quel caso cambierà drasticamente il suo futuro.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo1.

 

C'è, per le scoperte, un tempo di maturazione prima del quale le ricerche sembrano infruttuose.

{Jean-François Marmontel}

Quantico; Virginia


Quando Samantha entrò negli uffici di Quantico, nella sede dell'Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI, pioveva. Era uno dei tanti giorni di pioggia della stagione, ma per lei, che era nata e cresciuta a Londra, a suo parere una delle città più piovose d'Europa, non la infastidiva; piuttosto le dava una strana idea di casa, di pace. Fosse dipeso da lei sarebbe rimasta per ore sotto a un diluvio ad ascoltare solamente il rumore delle gocce che scrosciavano a terra.

Quando entrò nel grosso ufficio dell'Unità il rumore dei tacchi che indossava rimbombò nell'atrio silenzioso, e si guardò intorno. Lei stessa lavorava poco lontano, ma il suo studio si trovava su un solo piano, vicino al pentagono dove si allenava quasi quotidianamente.

«Agente Sparks?», si sentì chiamare da una voce femminile.

Samantha si voltò e vide JJ avvicinarsi a lei, con un piccolo sorriso.

«Oh, salve Agente Jerau», la salutò la ventisettenne, stringendole le mano delicatamente.

«Ha bisogno di aiuto?», chiese la bionda federale, osservando la ragazza con un'occhiata affascinata. Conosceva molto bene la sua fama ed era sempre stata incuriosita dal suo lavoro, per quanto non sarebbe mai riuscita a svolgerlo: bisognava avere dei nervi assolutamente saldi nelle situazioni più disperate, non lasciarsi mai prendere dal panico e soprattutto avere la capacità di rimanere a stretto contatto con gli assassini – spesso di intere famiglie, di stragi – senza provare ribrezzo evidente.

«Stavo cercando l'Agente Hotchner», spiegò la mora, estraendo dalla propria borsa un fascicolo contenente il suo rapporto sull'ultimo caso. «Devo consegnargli questo».

«La accompagno», si offrì JJ, servizievole.

«Grazie.», la ringraziò Samantha, seguendola quando Jennifer si mise a camminare in direzione dell'ufficio del proprio capo.

Passarono in mezzo alle scrivanie nell'open-space, dove Emily Prentiss stava scrivendo una lunga email al computer, mentre Derek Morgan era chino su un documento e lo stava leggendo con occhiata attenta.

«Agente Sparks», si stupì quest'ultimo, vedendola attraversare la stanza affiancata da JJ, camminando con la sua solita camminata sicura ed elegante.

Samantha chinò il capo in segno di saluto e fece cenno con le mani indicando che avrebbero potuto parlare dopo. Morgan annuì.

JJ la lasciò davanti allo studio di Hotch e raggiunse gli altri nell'open-space, sedendosi sulla scrivania vuota di Spencer Reid, andato a prendersi l'ennesimo caffè della mattinata.

Samantha bussò due volte, aspettando di ricevere risposta.

«Avanti.», disse l'Agente Capo dell'Unità.

La ragazza entrò, chiudendosi la porta alle spalle.

«Oh, Agente Sparks», sorrise Hotch, vedendola, lasciando cadere sulla scrivania il documento che teneva tra le mani e sporgendosi verso di lei per stringerle le mano. «Prego, si accomodi.».

Samantha eseguì, con aria rigida, appoggiando sulle ginocchia fasciate da un paio di pantaloni scuri in seta il rapporto.

«Sta bene?», domandò Hotch, con cortesia.

«Molto, grazie signore. Lei?».

«Bene, la ringrazio. In che modo posso esserle utile?», chiese ancora Aaron.

«Il mio rapporto, signore», spiegò Samantha, porgendogli il fascicolo in carta con il timbro dell'FBI stampato sopra.

«Grazie mille, poteva mandarlo tramite posta interna», constatò l'uomo, posandolo in cima a una pila fatta di fascicoli identici.

Samantha scrollò le spalle.

«Non avevo altro lavoro da fare, una passeggiata mi faceva piacere.», spiegò tranquillamente, curvando le labbra con un velo di lucidalabbra sparso sopra.

Aaron annuì.

«Le volevo ancora fare le mie congratulazioni per come si è comportata con Clive Olden. Davvero un ottimo lavoro.», ripeté, con un sorriso quasi invisibile.

«Grazie mille, ma ho fatto solo il mio lavoro. Olden ha fatto anche la sua parte, la sua psicosi era talmente avanzata che credeva che avessimo un rapporto serio da anni, anziché una – brutta – esperienza di poco meno una settimana.», si sminuì la ragazza, scostandosi una ciocca mora dagli occhi.

Hotch annuì, ascoltandola.

«Beh, posso sperare che il suo lavoro sia stato apprezzato dal suo Capo».

«Bruce? Agente Hotchner, lo conosce, è una persona riservata, non dice mai nulla, se non per criticare.». Per quanto, tutto sommato, non sembrasse un complimento, Samantha inarcò un po' gli angoli della bocca, con affetto.

Hotchner si disse mentalmente che quella giovane donna aveva inquadrato benissimo il suo Capo.

«Spero di poterla rivedere presto», spiegò, imitando Samantha che si era appena alzata, evidentemente per congedarsi.

«Lo spero anch'io. Arrivederci, Agente Hotchner». Gli strinse la mano e fece per uscire dalla porta, quando a questa qualcuno bussò, aprendola pochi secondi dopo senza aspettare una risposta.

La chioma bionda di JJ fece capolinea nella stanza, reggendo in mano una cartelletta.

«Mi spiace interrompervi, ma mi hanno appena chiamato urgentemente da Tucson, abbiamo una riunione», disse velocemente.

«Arrivo subito». L'espressione di Hotch tornò immediatamente dura e seria, mentre JJ si chiudeva la porta alle spalle. «Agente Sparks, ha altri casi di cui si deve occupare?».

Capendo immediatamente dove l'uomo stava andando a parare, Samantha scosse il capo.

«Le dispiacerebbe partecipare anche lei a questa riunione e, se le pare necessario, partire con noi per l'Arizona? Un aiuto esterno può esserci molto utile.», disse Hotch. Non avrebbe mai ammesso di essere speranzoso a quella prospettiva: le piaceva il modo in cui lavorava quella ragazza, la maniera in cui sapeva muoversi con gli S.I. e con cui manteneva la calma anche nelle situazioni più drastiche. Gli era stata raccontata una volta che un S.I. le aveva puntato una pistola alla testa, accusandola di essere una serva di Satana, e Samantha, senza perdere nemmeno per un secondo i nervi tesi, era riuscito a disarmarlo e a renderlo inoffensivo.

Questo, quando solo aveva venticinque anni e aveva iniziato a lavorare nell'FBI da soli pochi mesi, non immaginava di cosa era capace ora, dopo due anni passati ad allenarsi strenuamente nei corsi di addestramento intensivo.

«Assolutamente no, lo farò con piacere.», sorrise lei, avvicinandosi all'uscita e aprendo la porta. Hotch le fece cenno di uscire e la guidò alla sala riunioni, dove, seduti intorno al solito tavolo rotondo erano seduti tutti i membri dell'Unita.

«Vi ricordate dell'Agente Sparks?».

«Naturalmente», replicò Emily, alzandosi e stringendole la mano. «Piacere di rivederla.».

«Piacere mio», replicò caldamente la mora, scrutando curiosa l'unica persona che non aveva visto.

«Samantha Sparks, Penelope Garcia, il nostro tecnico informatico.», fece le presentazioni Rossi.

«Meglio conosciuta come colei che esaudirà tutti i tuoi desideri», ridacchiò Garcia, con un gran sorriso sulle labbra colorate di un rossetto color passione. I suoi vestiti eccentrici, dai colori luminosi, erano una botta all'occhio in quella stanza dalle pareti grigiastre.

«Felice di conoscerla», disse Samantha anche se non con molta sincerità, quella donna non le pareva esattamente il tipo che ci si aspetta di trovarsi in un ufficio federale.

«Oh, ti prego, dammi del tu e chiamami Garcia.», sorrise la rossa.

Samantha annuì e si sedette su una sedia che Morgan la aveva appena portato.

Lo ringraziò con un piccolo sorriso.

«JJ, cosa abbiamo?», domandò Hotch, sedendosi al proprio posto e prendendo la propria copia del fascicolo.

Samantha si sporse leggermente per osservare meglio il grosso schermo su cui JJ stava proiettando delle immagini.

«A Tucson, Arizona, sono stati trovati i cadaveri di tre donne dai trenta ai trentacinque anni, tutte e tre erano madri single in carriera. Le donne sono state soffocate.».

«I segni trovati sul collo della prima vittima, Laura Randall, sembrano essere causati da mani umane, mentre sulle altre due sembrano piuttosto segni di una cintura. Il soffocamento a mani nude non è facile come sembra, evidentemente l'S.I. deve aver provato e una volta capito che ci voleva troppo tempo e troppe energie è passato alla cintura.», iniziò a spiegare Reid, muovendo le mani, scostandosi ogni tanto i capelli forse un po' troppo lunghi dal viso.

Era la prima volta che Samantha gli sentiva pronunciare un'intera frase.

«Come sono state prese le vittime?».

«L'ultima volta che sono state viste accompagnavano i figli a scuola, o all'asilo. La borsa di Irina Isaac è stata trovata a terra, vicino alla sua macchina, davanti a una lavanderia. L'S.I non ha rubato niente al suo interno, o per lo meno nulla che si sappia: le chiavi di casa, della macchina, il portafoglio e i documenti erano tutti all'interno. C'era anche una busta con una collana preziosa che Irina aveva appena ritirato dopo averla ritirata dall'orefice.».

«Laura Randall era una sarta, Irina Isaac un'avvocatessa, mentre Kimberly Dawson una donna delle pulizie.», constatò Emily.

«L'S.I non bada al livello sociale», concluse per lei Morgan.

«L'unica cosa che le accomuna è l'età», disse Rossi. «Fisicamente, anche, erano completamente diverse: Kimberly era bassa, dai capelli neri; Laura robusta e bionda; mentre Irina rossa e magra. Non ci sono affinità ulteriori».

«I bambini? Quanti sono?», domandò Samantha, parlando per la prima volta.

«Laura aveva una bambina di diciotto mesi; Kimeberly due gemelli di tre anni, un maschio e una femmina; mentre Irina un bambino di cinque.», le rispose JJ.

«Bene, partiamo per Tucson. Garcia, nel frattempo tu fai controlli incrociati tra le vittime: voglio sapere se frequentavano luoghi comuni, se avevano amici comuni, e mandami tutto quello che puoi sulle scuole dei bambini, i professori, e anche l'orefice in cui è andata Irina Isaac prima di morire. Tutti sul jet entro mezz'ora. Agente Sparks, lei cosa vuole fare?», domandò infine alla ragazza dopo aver dettato gli ordini.

La ragazza si alzò, lanciando un'ultima occhiata allo schermo su cui era ritratta l'immagine del cadavere di Kimberly Dawson, prima di parlare.

«Ho una ventiquattr'ore pronta nel mio ufficio, datemi il tempo di andarla a prendere.»


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