Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Prue786    30/01/2011    1 recensioni
Una mano si stringe intorno al suo collo e, a poco a poco, i piedi prendono a penzolare nel vuoto... una frase sussurrata...
“Non ce la farete!!!”
La testa si reclina lentamente all’indietro e un berretto verde cade sulla sabbia, bagnato a poco a poco dall’acqua salmastra.
Genere: Avventura, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Parte Sesta

 

 

“Allora, quando ci muoviamo? Mi sto davvero stufando!”

Una giovinetta è accoccolata fra i cespugli; suoi occhi vispi osservano con impazienza il giovane accanto a lei che tiene sottocontrollo qualcuno a qualche decina di metri.

“Un attimo di pazienza, deve avvicinarsi un altro po’!” risponde l’altro stizzito prima di alzare la testa, sussurrando“Bene, è ora!”

I due si alzano e, con passo felino, si avvicinano ad un bambino che dà loro la schiena; è seduto in riva ad un fiume e, con un piccolo retino, cerca di intrappolare uno dei tanti pesci che popolano il corso d’acqua.

Una luce tetra rischiara gli occhi dei due fratelli che, silenziosi, si avvicinano al loro obiettivo.

Sono a pochi centimetri da esso quando, dopo un’occhiata d’intesa, spingono violentemente il bambino. Questo non si accorge neppure di ciò che sta accadendo e, senza un urlo finisce in acqua. La corrente non è forte, ma il piccolo non è in grado di nuotare.

“Aiut... aiutatemi!” comincia ad urlare in preda al panico.

“Nartan, Shiren, vi prego, aiutatemi!”

I due lo guardano mentre sprofonda sott’acqua e riemerge, chiedendo aiuto. Lo fissano con fiera soddisfazione e sui loro visi aleggia un sorriso malefico.

“Aiuto!”

“È inutile che gridi, non ti può sentire nessuno! Dai, forse è la buona volta che impari a nuotare, impiastro!” Esclama Nartan accompagnando le parole con un’espressione indignata.

“Avanti, muovi quei tronchi che hai al posto delle gambe!” Incalza la ragazzina.

Il bambino continua a muovere convulsamente i quattro arti senza risultato e, mentre viene trascinato lentamente via dalla corrente, l’acqua gli riempie i polmoni, non lasciandogli via di scampo. Il suo corpo sparisce a poco a poco sotto il pelo dell’acqua e le increspature si attenuano fin quando il corso del fiume non ritorna tranquillo come prima.

“Ma guardalo, che idiota!” Nartan scuote la testa.

“Imbecille, devi muovere le gambe!” Urla Shiren riuscendo a stento a rimanere seria per poi sbuffare “Uffa, non esce più! Ha deciso di toglierci tutto il divertimento!”

”Ti sbagli Shiren, ha paura di esser preso in giro per l’eternità e ha deciso di scappare, quel vigliacco! Andiamocene a casa!” Sbatta il giovane, infilando le mani in tasca.

 

Trascorrono diversi giorni prima che il corpo esanime del bambino venga trovato lungo il corso del fiume... gli occhi sbarrati, il ventre gonfio a causa dell’acqua.

Un urlo straziante squarcia il silenzio della notte: l’urlo di una madre che ha perso il proprio figlio.

Un luce pulsante in lontananza: voci incomprensibili si accavallano nel silenzio della notte. Entrano nella testa, confondendo e terrorizzando.

Un forte bagliore e un risveglio improvviso.

Il respiro affannoso, il battito cardiaco accelerato e il viso madido di sudore.

La testa gira quando poggia i piedi a terra.

Si trascina fino al bagno.

Accende la luce; si guarda allo specchio... un urlo di terrore.

 

 

“In quel momento ho capito che la mia vita non sarebbe stata più la stessa!” sussurrano mestamente Anthres, dopo il breve racconto. La figura ha continuato a fissare nel vuoto durante tutta la durata della narrazione come se la vergogna per il gesto compiuto non riuscisse ad abbandonarlo e gli impedisse di guardare negli occhi l’interlocutore.

“Insomma, vi siete trovati uniti quasi senza accorgervene!” Esclama Christopher con aria scettica.

“Proprio così! La condanna è stata delle peggiori... è vero, quello che è stato fatto non ammette perdono, però... “

“La vostra condanna? Ed io che devo dire?” Il volto del giovane si fa scuro. “Io non ho fatto nulla. Ho solo salvato la vita ad un tizio; ho attirato l’attenzione di un essere sfigurato su di me ed ecco cos’ho ottenuto! Cosa sono ora io?” Il tono si inasprisce; Christopher si alza di colpo e prende a camminare.

“Vedo e sento gli altri ma loro non vedono e non sentono me! Posso toccare gli oggetti ma attraverso le persone, come se fossi aria! Mi avete strangolato, mi avete ridotto così ed ora... “

Il giovane si volta a fissare con odio Anthres. “Ora perché mi state raccontando tutta questa storia? Per muovermi a compassione? Bene, non ci siete riusciti, mi fate ancora più schifo!” urla prima di allontanarsi, camminando in fretta.

 “No, aspetta non andare via, ascolta... devo ancora dirti una cosa... tu... devi fermarti!”

Anthres si alzano e cominciano a seguire il giovane, che non accenna a fermarsi.

“Aspetta!”

“No! Lasciami in pace! Non ne voglio sapere; perché non mi avete ucciso e basta? Perché? Perché mi avete trasformato in un fantasma ambulante?”

Una mano gli stringe all’improvviso il braccio.

“Ti prego, ascoltami! Sei l’unico che può fermare questa carneficina!”

“Quale? Quale carneficina?” Sbotta Christopher, furioso; con uno strattone libera dalla stretta “Non so cosa pretendete da me! Mi avete già tolto tutto quello che avevo! Mi avete privato della mia vita! Cosa volete di più? Andate via, sparite, lasciatemi in pace!” sibila fra i denti.

Gli occhi si inumidiscono lentamente e le mani, strette a pugno, tremano per la rabbia.

Un sussurro

“Va bene! Come vuoi tu!”

Un vento leggero; Christopher si volta ma davanti ai suoi occhi vi è solo la stradina... deserta.

Il giovane continua il suo cammino senza meta finché il buio della notte non gli impedisce di vedere. Si sdraia sul ciglio della strada e, con lo sguardo fisso al cielo stellato, vaga con il pensiero.

Un leggero bagliore lo distoglie dalle sue riflessioni. Si tira su a sedere e fissa il buio intorno a sé.

Un dolore lancinante alla testa.

Uno scoppio di luce poi tutto passa e il paesaggio cambia radicalmente.

“Ma che diavolo è successo?” dice a mezza voce.

Si guarda intorno: è giorno, la visibilità è ottima; è su di un’impalcatura e, a poca distanza, un operaio continua a spennellare colore sul muro, incurante della sua presenza.

“Cosa succede ora?” si chiede il giovane alquanto nervoso.

“Perché ora è pieno giorno e mi trovo qua sopra? Anthres!!!” urla alzandosi in piedi.

“Se questo è uno dei vostri stupidi giochetti, non mi sto divertendo! Avete capito, ammasso di idioti?!”

Sta perdendo davvero la pazienza, ha quasi voglia di buttarsi giù; si affaccia e vede le macchine che corrono... sì, forse sarebbe la soluzione migliore, farla finita una volta per tutte!

Un rumore sordo lo fa voltare: l’uomo ha lanciato il pennello in un barattolo di colore e guarda soddisfatto la sua opera ma, all’improvviso, come spinto da una mano invisibile, barcolla e cade dall’impalcatura riuscendo suo malgrado ad aggrapparsi ad una delle travi di legno.

“A... aiuto!” Comincia a gridare.

Christopher dimentica il proposito di suicidio e in breve è vicino all’uomo.

“Tranquillo, ci sono i...”

Tenta di afferrare il braccio dell’operaio ma inevitabilmente attraversa il corpo senza riuscire ad ottenere nulla.

“Diavolo! Come faccio? Dannazione!”

Il giovane comincia a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa che possa aiutarlo. L’unico oggetto utile sembra essere il pennello nel bidone di pittura ed afferratolo lo mette vicino alle mani dell’uomo che però guarda confuso l’oggetto che gli viene incontro come per magia.

“Dai, afferralo! Avanti!”

L’operaio continua a gridare ignorando l’oggetto.

“Per la miseria, afferralo!” urla Christopher colpendo leggermente la mano dell’uomo che quasi lascia la presa per lo spavento; ormai è al limite delle forze: la voce diventa sempre più flebile e le dita scivolano inesorabilmente sul legno.

“Per l’amor del cielo! Afferra questo dannato pennello!” grida esasperato il giovane.

Le mani lasciano la presa e l’uomo precipita per alcune centinaio di metri per poi smettere con l’impatto violento a terra.

“Nooooooo... !” urla Christopher dall’impalcatura.

Vede il corpo straziato a terra e, quasi immediatamente si ritrae, impressionato dalla scena che gli si è presentata davanti agli occhi. Cade seduto a terra, lo sguardo fisso nel vuoto, prima di stringere al petto le ginocchia: “No... no... perché?”

Le lacrime cominciano a rigargli le guancia prima che l’addome venga scosso dai singhiozzi.

Rimane così per minuti che sembrano interminabili mentre nell’aria risuonano le sirene della ambulanze e il vociare dei curiosi si fa sempre più forte.

Si sente solo, Christopher, ora più che mai. Solo e impotente.

 

 

 

 

per kari87: ehhh finalmente ho aggiornato… povero Christopher… lo sto maltrattando troppo. Povero cucciolo!!! Prossimo capito arriverà più in fretta, promesso^^ Anche perché il racconto non è ancora finito XD povera me… o dovrei dire: povera te? Boh! XD Baci baci!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Prue786