Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: VaniaMajor    31/01/2011    4 recensioni
Dopo un incidente stradale, Kagome si risveglia in un mondo governato da divinità in guerra disciplinate dalla presenza di Mon (Porte) la cui unica chiave è la Shikon no Tama. La ragazza risveglia per errore Inuyasha, il Bannin della Terra, il quale vuole ucciderla! E' invece costretto a giurare di proteggerla, insieme agli altri Bannin, in quanto Kagome sarà la nuova Sacerdotessa della Splendente, custode della Shikon no Tama. Ma perchè Inuyasha somiglia tanto a Inuki, il suo primo amore? Lei è davvero la reincarnazione di Kikyo? E qualcuno, in questo pazzo mondo, riuscirà mai a riportarla a casa?!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Ci siamo quasi! Naraku contro tutti!! ^__^

CAPITOLO 25

L’ULTIMA BATTAGLIA

La barriera dei Bannin stava rischiando di cedere. Naraku li aveva colpiti con il suo miasma, poi, accorgendosi che riuscivano a contenerne gli effetti devastanti, si era risolto ad attaccarli fisicamente. Stava bombardando la barriera di colpi, con la coda a pungiglione e con le lunghe zampe irsute, due delle quali erano ferite in profondità, testimonianza delle volte in cui Kagome era riuscita a fargli dei danni. Dopo quasi mezz’ora di combattimento, o per meglio dire di resistenza, i Bannin erano in ginocchio, facendo cerchio attorno a Kagome. La loro barriera si era rimpicciolita, perché lo sforzo che dovevano fare per tenere fuori dal cerchio quel concentrato di malvagità stava prosciugando i loro poteri. Naraku incombeva su di loro, sferrando colpi sempre più violenti, che i Bannin si sentivano vibrare nelle ossa.
«Vattene!» gridò Kagome, incoccando di nuovo una freccia e scagliandola contro il ventre dell’orrido ragno demoniaco. Ormai preparato a questo attacco, Naraku si fece indietro quel tanto che bastava per non essere scalfito, poi tornò ad accanirsi contro la barriera. Non avrebbe desistito finché non avesse potuto stritolarli tra le sue zampe, o vederli contorcere dagli spasmi mentre li trapassava con il pungiglione. La Taiyoo no Mon era aperta e lo attendeva. Naraku aveva tutto il tempo del mondo e se li avesse fatti fuori niente si sarebbe frapposto fra lui e la sua meta: il potere di Hikaruku.
Se solo Kiiro no Me avesse potuto aiutarli…
«Mi restano soltanto due frecce.» annunciò Kagome, con voce resa tremante dalla tensione. Vedersi incombere addosso una creatura mostruosa che significava morte certa non era una cosa a cui potesse abituarsi.
«Maledizione, non c’è altra scelta.- sussurrò Inuyasha, fra i denti- Proverò con l’Hakai.»
«Inuyasha!» esclamò Kagome.
«Inuyasha, hai visto cosa ti è successo colpendolo con la Tessaiga. Ancora adesso muovi quel braccio a malapena.» mormorò Miroku, corrugando la fronte, senza distogliere la concentrazione dalla barriera.
«Non ha importanza. E’ l’unica cosa che posso fare.» asserì Inuyasha, deciso. Kagome gli strinse un braccio. Nei suoi occhi brillava una profonda preoccupazione.
«Inuyasha, aspetta! Forse stavolta riuscirò a colpirlo…» ansimò, febbrile.
«No, Kagome.- disse lui, scuotendo la testa- L’Hakai non mi ucciderà, nemmeno per riflesso. E se dovrò sopportare un po’ di dolore, pazienza. Inoltre, devo almeno tentare di togliercelo di torno. Ormai la barriera sta per cedere.»
«Parole sante.» disse Shippo, con una smorfia di fatica sul volto.
«Se devi farlo, Inuyasha, fallo subito.- disse Sango, decisa- Siamo agli sgoccioli.»
Come a darle ragione, un nuovo colpo di Naraku trovò resistenza ad appena pochi centimetri dalle loro teste. Comprendendo che non c’era altra scelta, Kagome lasciò Inuyasha, che alzò la Tessaiga, tenendo l’elsa con entrambe le mani.
«Assaggia questo, bastardo!- ringhiò- HAKAI!»
Inuyasha affondò la lama di Tessaiga nel terreno. Guglie di roccia si innalzarono al cielo in lunghe ferite nere, scagliando Naraku lontano. Sango, Miroku e Shippo poterono riprendere fiato mentre tutt’intorno alla Mon si operava la devastazione e Naraku scompariva per qualche istante alla loro vista. Inuyasha impallidì e strinse i denti, tremando in tutto il corpo. Gli sembrava di essere trafitto ripetutamente da mille lame. Era una sofferenza fisica insopportabile. Kagome, vedendo la sua fronte imperlarsi di sudore e le dita stringersi come una morsa attorno all’elsa di Tessaiga, lo abbracciò, appoggiando la fronte alla sua schiena. Questo contatto parve sopire il dolore e presto Inuyasha riprese a respirare normalmente.
«Grazie, Kagome.» disse, con voce rauca.
«Stai meglio?» chiese lei, preoccupata. Inuyasha annuì, sorridendo debolmente. Miroku si alzò in piedi, cercando di vedere qualcosa oltre il polverone, reso dorato dalla luce che usciva dalla Taiyoo no Mon.
«Non lo vedo.»  disse.
«Aspetta.- disse Inuyasha, alzandosi a fatica a sua volta- Sono sicuro di averlo centrato, ma…»
«…ma questo non significa che sia morto.» finì per lui Sango.
I Bannin e Kagome attesero per qualche istante. Non si udì alcun suono.
«Forse…» iniziò a dire Shippo. Fu in quel momento che si levò la risata maligna di Naraku. Inuyasha imprecò e gli altri racimolarono le poche energie rimaste, pronti a difendersi di nuovo, mentre l’enorme corpo di Naraku si inerpicava sulle guglie di roccia, mostrando loro quanto poco danno gli avesse fatto un colpo micidiale come l’Hakai.
«Povero stupido.- rise Naraku, agitando la coda di scorpione- Suppongo ti abbia fatto piacere tentare con l’Hakai…peccato che tu non sia in grado di spezzare il legame di uno Shikon con le Quattro Terre!»
«Dannato!» ringhiò Inuyasha. Aveva giocato la sua ultima carta, la migliore, sperando che l’origine umana di Naraku fosse ancora abbastanza forte da renderlo vulnerabile al colpo. Ormai aveva la certezza che non sarebbero mai riusciti a sconfiggere Naraku con le loro sole forze.
Il grosso ragno si sollevò sulle zampe posteriori, agitando in aria gli orrendi palpi in una dimostrazione di trionfo. Il sole, facendo capolino tra le nubi, fece luccicare la sua nera corazza, prima di essere di nuovo inghiottito dalle coltri scure e pesanti.
«Morite, sciocchi!» esclamò Naraku, preparandosi ad inondarli del suo miasma velenoso.
Fu in quell'istante che l’aria fu squarciata da un possente, terrificante ululato, che mise i brividi addosso a tutti i presenti.
«Non è possibile.» mormorò Inuyasha, voltandosi verso ovest, presto imitato dagli altri Bannin. Perfino Naraku tentennò, voltandosi nella direzione in cui il sole tramonta. Ciò che videro tolse loro la capacità di proferire verbo, mentre Naraku esplodeva in un’esclamazione di frustrazione e rabbia…e forse paura.
Dal cielo, veloce come una meteora, giunse un enorme cane dal pelo folto lucente d’argento, un cane dalle lunghe orecchie e le terribili zanne scoperte in un ringhio sanguinario, che aveva uno spicchio di luna tatuato sulla fronte. Il sole, come richiamato da quell'ululato possente, squarciò le nubi, illuminando la figura elegante e micidiale.
«E’ Sesshomaru!» esultò Shippo, il primo a ritrovare la parola, prima che il cane d’argento piombasse su Naraku, impegnandolo in una terrificante battaglia tra giganti.
«Com’è possibile che sia Sesshomaru?» chiese Kagome, terrorizzata, guardando i due esseri mostruosi che si colpivano a vicenda con furia omicida. Non aveva mai visto la forma canina di Sesshomaru, se non in una raffigurazione all’entrata del tempio del villaggio della vecchia Kaede. Era impressionante.
«Come ha fatto a uscire dalla Tsuki no Mon?» balbettò Inuyasha, attonito, stringendo a sé Kagome in un inconscio gesto di protezione. Davanti ai suoi occhi stava accadendo l’incredibile! Sesshomaru sembrava essere stato evocato dal loro desiderio di poco prima…ma questo era impossibile! Sesshomaru non avrebbe mai, in nessun caso, potuto uscire alla luce del sole!
«Se aspettavo voi, stavo fresca!»
I Bannin e Kagome si voltarono al suono della voce di donna secca e ironica che si fece sentire alle loro spalle. Dietro di loro stava Kagura, con un sorrisetto sul volto. Si erano dimenticati tutti di lei.
«Kagura?- chiese Miroku, corrugando la fronte, poi spalancò gli occhi nel vedere in mano alla donna la Shikon no Tama- Tu…»
«Sì, ho aperto io la Tsuki no Mon.- disse Kagura, sollevando appena un sopracciglio- Eravate tutti così occupati che nessuno si è accorto della mia scomparsa. Tanto meglio. Un viaggetto veloce sulle ali della magia e se gli Shikon vogliono potrò ritenermi libera.» Guardò distrattamente la Sfera, poi la lanciò a Kagome con un gesto annoiato. «Penso che ormai questo oggetto non serva più a niente, miko. Te lo puoi tenere.»
Kagome acchiappò al volo la Sfera, senza parole.
«Kagura, perché ci hai aiutati?» chiese Sango, sospettosa. Kagura rise, sarcastica.
«Io non ho aiutato voi. Ho aiutato me stessa.- disse, sprezzante- Voglio che Naraku muoia e Kiiro no Me può ucciderlo. Solo così sarò libera.» Guardò alle proprie spalle con aria seccata. «Ora, qualcuno vuole togliermi di dosso questa mocciosa? Mi si è attaccata al vestito da quando ho oltrepassato la Tsuki no Mon!»
Da dietro le gambe di Kagura fece capolino una testolina castana e un sorriso luminoso.
«Rin-chan!» esclamò Kagome.
«Attenzione!» gridò Inuyasha, afferrando Kagome e saltando via per evitare di essere travolto da Naraku e Sesshomaru, che si stavano rotolando sul terreno, avvinghiati l’uno all’altro con ferocia. Gli altri fecero lo stesso, mentre Shippo prendeva Rin in custodia. Il gruppetto si assiepò davanti alla Taiyoo no Mon aperta.
«Kohaku, allarga la barriera della Mon.» disse Sango al ragazzo che sostava oltre la soglia, il quale annuì. I Bannin erano troppo stanchi per creare una barriera decente. Quella della Mon li avrebbe protetti dal combattimento dei due Shikon.
«Io mi difendo da sola.- disse Kagura, sprezzante, allontanandosi un po’- Non vorrei mai che Kiiro no Me soccombesse. Posso ancora nascondere il mio tradimento.»
I Bannin guardarono Kagura con aria disgustata, ma non replicarono. Aveva fatto loro il favore di liberare Sesshomaru, ma nessuno aveva dimenticato lo sterminio degli abitanti di Toraika e le capacità di voltagabbana della donna erano ormai ben conosciute. Tornarono a rivolgere la loro attenzione al combattimento in corso, che si era fatto quanto mai cruento.
Kagome si strinse ad Inuyasha, tesa e preoccupata per l’esito dello scontro. Sesshomaru combatteva con una ferocia sanguinaria che le metteva i brividi, nonostante sapesse che l’odio che riempiva gli occhi del cane argentato derivava dal pericolo che correva la creatura che si celava oltre la Taiyoo no Mon. Kiiro no Me era circondato da una luce fredda e bianca, mentre Naraku emanava miasma e una nebbia nera e rossa che dava la nausea. I due si stavano combattendo sia fisicamente che chiamando a raccolta tutto il proprio potere, che era uno l’antitesi dell’altro.
Naraku si abbassò di scatto per evitare una zampata di Sesshomaru, poi scagliò il pungiglione della coda in avanti, sperando di colpire il cane sbilanciato alla nuca. Sesshomaru si tirò indietro di scatto, poi aprì le fauci ed azzannò con violenza la coda chitinosa, scuotendo ferocemente il capo fino a strapparne l’ultima parte. Naraku si fece indietro e il suo grido di dolore e rabbia echeggiò nelle orecchie dei presenti, mentre il suo sangue nero e vischioso si riversava sul terreno. Kiiro no Me balzò addosso a Naraku, deciso a finirlo, ma il ragno emise una grande quantità di miasma, agitando al contempo le zampe anteriori, taglienti come lame.
Sesshomaru dovette ripiegare e tutti videro aprirsi sul suo fianco due grosse ferite slabbrate in cui il miasma velenoso produceva una schiuma malsana. Sesshomaru ringhiò e per un momento fu instabile sulle zampe. Naraku ne approfittò per riprendersi dalla ferita e tornare ad attaccare.
«Il veleno di Naraku fa effetto su Sesshomaru.» mormorò Sango, preoccupata. Il cane argentato stava perdendo in velocità, per quanto continuasse ad attaccare senza sosta. Le ferite sul fianco sembravano allargarsi di minuto in minuto.
«Dopotutto, Naraku ha in sé il potere di due Shikon, unito alla magia nera.- disse Miroku, stringendo il tridente- Sesshomaru non può farcela da solo.»
«Non può?» chiese Kagura, intervenendo, con voce in cui si avvertiva una nota di ansia.
«Per chi sei preoccupata? Per Kiiro no Me o per te stessa?» chiese Sango, sarcastica.
«Umpf!» sbuffò Kagura, aprendo il ventaglio e coprendosi il volto con esso.
«Dobbiamo fare qualcosa.» disse Shippo, e proprio in quell'istante Naraku riuscì a colpire Sesshomaru al muso, facendolo cadere a terra di schiena e strappando un grido a tutti. Kiiro no Me riuscì a rotolare via prima che Naraku gli fosse di nuovo addosso, ma era evidente che il veleno gli era entrato in circolo. Ansimava e le ferite non volevano smetterla di sanguinare.
«Se va avanti così si farà ammazzare.» ringhiò Inuyasha, stringendo i pugni.
«Inuyasha, cosa facciamo?- chiese Kagome, febbrile, mentre Rin le si stringeva addosso con aria terrorizzata- Non possiamo lasciarlo combattere da solo.»
«No, non possiamo.» ammise Inuyasha. Abbassò lo sguardo su Tessaiga, poi alzò la lama all’altezza del proprio volto. «Tenterò di nuovo con l’Hakai.» disse infine.
«Inuyasha!» esclamarono in coro Sango e Shippo, sorpresi. Avevano visto i risultati dell’ultima volta che Inuyasha aveva usato quel colpo ed era più deleterio a lui stesso che a Naraku.
«Inuyasha, non risolverai niente.- disse Miroku, corrugando la fronte- Hai visto anche tu che l’Hakai non ha alcun potere su Naraku.»
«Non hai torto, ma io vorrei tentare una variante dell’Hakai.» disse, sorprendendoli, poi si rivolse a Kagome. «Kagome, mi presteresti il potere Taiyoo?» chiese.
«Cosa?» chiese Kagome, sorpresa.
«Che stai dicendo, Inuyasha?» chiese Sango, perplessa.
«Naraku è vulnerabile al potere Taiyoo e i fatti ce lo hanno dimostrato.- disse Inuyasha- Se creo un Hakai pervaso di potere Taiyoo, non credo proprio che Naraku ne uscirà di nuovo illeso.»
Gli altri Bannin si guardarono, perplessi, ma Kagome prese in mano la situazione.
«Cosa devo fare?» chiese, decisa. Inuyasha sorrise. Era sicuro che avrebbe avuto il suo appoggio.
«Stringi le mie mani sopra l’elsa di Tessaiga…ecco, così.- disse, mentre Kagome posava le sue mani pallide su quelle di lui- Ora concentra tutta la tua forza nella lama di Tessaiga. A dirigere l’Hakai ci penso io.»
Kagome annuì, guardandolo negli occhi con decisione. Inuyasha tornò a guardare i due contendenti. Prese fiato, scoprendo le zanne in una smorfia.
«HAKAI!» gridò, con tutto il fiato che aveva in gola,  trafiggendo il terreno con Tessaiga usando tutta la sua forza. La presa di Kagome sulle sue mani tremò, ma non cedette. Inuyasha sentì un’enorme calore fluire attraverso le sue mani e riversarsi nella spada, mentre il terreno si sollevava e sconvolgeva sotto l’impeto del colpo.
L’Hakai si abbatté su Naraku cogliendolo alle spalle. Lo stregone non poté fare nulla per sottrarvisi e ne fu colpito in pieno. Diversamente dalla prima volta, l’effetto fu devastante. Mille ferite si aprirono sul suo nero carapace deturpato da una cicatrice, sprizzando sangue nero verso il cielo. Il grido di Naraku fu terribile…e così il dolore provato da Inuyasha. Grazie al potere di Kagome, però, esso rimase in secondo piano, come anestetizzato.
«Sesshomaru, spostati!» gridò Inuyasha, cercando di farsi sentire sopra a quel frastuono. Per quanto il potere Taiyoo non fosse rivolto contro Kiiro no Me, lo Shikon poteva comunque rimanere danneggiato da quel colpo combinato. Sesshomaru, invece, approfittò della devastazione di Naraku per porre fine al combattimento.
Saltando sulle guglie di roccia con velocità sorprendente, Sesshomaru raggiunse Naraku, lo azzannò alla testa e gli sfondò il torace con una zampa artigliata, che tutti videro spuntare dalla schiena del ragno. Un organo nero e pulsante venne espulso da quel corpo orribile, mentre l’urlo d’agonia di Naraku si spegneva in un gorgoglio. Kiiro no Me ritirò la zampa, mentre l’Hakai raggiungeva il suo culmine, e il corpo di Naraku si accasciò, scomparendo alla loro vista.
«Testardo di un idiota!- sbraitò Inuyasha, vedendo che anche Sesshomaru era scomparso- Se si è fatto colpire, se lo merita!»
Ciò detto, iniziò a correre verso il luogo dello scontro, subito seguito dagli altri. Kagura e Rin rimasero alla Mon, l’una tastandosi il petto con fare assorto e l’altra al riparo nella barriera, tremante di preoccupazione.
Kagome guardò in volto Inuyasha e vi lesse una forte tensione. Evidentemente non era così in rotta con il fratello come voleva far intendere. Si fecero largo tra le formazioni rocciose di nuova creazione, impediti nei movimenti dai molti crepacci che l’Hakai aveva scavato. Si accorsero presto di non doversi preoccupare per Sesshomaru. Lo Shikon era tornato in forma umana, per questo non erano più riusciti a vederlo. Era in piedi e guardava qualcosa a terra, poco distante, con aria mortalmente gelida. Il fianco destro era ferito e i vestiti bianchi erano scuri di sangue.
«Sesshomaru!» chiamò Inuyasha. Lo Shikon si voltò verso di loro, mentre lo raggiungevano correndo trafelati.
«Sesshomaru…che ferite!- disse Sango, preoccupata- Il miasma…»
«Sciocchezze.» la freddò Sesshomaru, rifiutandosi di dare importanza alle proprie ferite.
«Dov’è Naraku?» chiese Miroku. Sesshomaru indicò di fronte a sé con un cenno del mento. Gli altri seguirono con lo sguardo la direzione indicata. Parzialmente nascosto da una roccia appuntita, c’era il corpo supino di un uomo. Era nudo e cosparso di ferite, ma i suoi occhi erano aperti e respirava. Una voragine gli si apriva all’altezza del cuore.
«E’ ancora vivo?» chiese Kagome, stupita.
«Gli ho strappato il potere degli Shikon. Li conservava in quell'organo inutilizzato che era il suo cuore.- disse Sesshomaru, sprezzante- Ora è un semplice essere umano.»
Inuyasha annusò l’odore di Naraku al di sopra di quello metallico del sangue e convenne con il fratello. Naraku era tornato un semplice essere umano, ma la sua magia lo teneva ancora in vita.
Si avvicinarono al corpo, a disagio di fronte a quel nemico ormai inerme. Sesshomaru fissò in volto colui che aveva osato tentare la scalata al potere delle Quattro Terre con totale indifferenza.
«Questa è la fine dei tuoi piani, Naraku.- disse Miroku, corrugando la fronte- Avresti fatto meglio a rimanere uno stregone di Kaisui.»
Naraku sorrise con disprezzo, ancora orgoglioso e sprezzante perfino in punto di morte.
«Io ero destinato a governare.- disse, tra le labbra macchiate di sangue- Chi vi rimane ora? Questo cane dal pelo lungo? Lui non basterà a governare le Quattro Terre.»
«Dimentichi Hikaruku.» disse Sango, dura. La risata di Naraku si fece più maligna, tanto che dovette interrompersi per tossire.
«Hikaruku è morta, o incapace di usare il suo potere.- disse Naraku, con un sorriso di soddisfazione di fronte ai loro visi marmorei- Lo sapete quanto me. Il tempo di Hikaruku è finito.»
Inuyasha alzò Tessaiga, furioso con Naraku, colui che gli aveva portato via Kikyo e che ora sputava veleno sulla fine di Hikaruku. Poi ristette, d’un tratto a disagio al pensiero di uccidere un essere umano, per quanto malvagio. Aveva davanti una creatura che non poteva più nuocere, se non con le parole.
«Inuyasha.- disse Sesshomaru, con voce così fonda da farli voltare tutti verso di lui- Spostati.»
Tochi no Bannin non fece in tempo a decidere se ubbidire o meno all’ordine. Sesshomaru lo spinse via, poi estrasse dal fodero una spada lucente.
«Non rivedrai mai più la donna che amavi, Sesshomaru. Impazzirai e le Quattro Terre andranno a catafascio.- promise Naraku, con un sogghigno che era una maschera di morte- Ho vinto comunque.»
«La tua bocca non è degna di pronunciare il suo nome.» mormorò lo Shikon, con un lampo omicida negli occhi.
Sesshomaru abbassò la lama. Un secondo più tardi, la testa di Naraku rotolava via dal corpo. Kagome affondò il viso nel petto di Inuyasha per non vedere quello spettacolo macabro.
«Così finisce l’avventura di Naraku.» disse Miroku, alzando due dita alla fronte per benedire quella morte. Purtroppo, le ultime parole dello stregone li avevano riempiti di ulteriore angoscia, tanto che la morte di quel maledetto non aveva dato loro alcun sollievo. Sango si avvicinò a Sesshomaru, il cui sguardo era ora puntato sulla Taiyoo no Mon.
«Sesshomaru…andiamo a vedere.» disse.
«E’ l’unica cosa da fare. Non possiamo fidarci delle parole di Naraku.» disse Shippo.
«Io…io ho appena usato il potere Taiyoo.- esclamò Kagome, desiderosa di portare conforto allo Shikon- Non avrei potuto farlo se Hikaruku fosse morta, no?»
Sesshomaru si voltò per un attimo verso di lei e Kagome vide i suoi occhi ambrati velati dalla prospettiva di una prossima sofferenza. Gli parve talmente simile a Inuyasha da farle venire le lacrime agli occhi. Poi, lo Shikon annuì, dirigendosi verso la Taiyoo no Mon. Gli altri lo seguirono.
Quando vi giunsero, Rin corse loro incontro, andando ad abbracciare Sesshomaru, stringendosi a lui con il corpicino tremante. Sesshomaru ristette abbastanza da farle una carezza sul capo, una tenerezza di cui nessuno avrebbe potuto crederlo capace dopo averlo visto combattere. Accanto alla porta, c’era Kagura, che aveva un sorrisetto trionfante sul volto.
«Non vieni con noi, Kagura?» chiese Miroku, socchiudendo appena gli occhi.
«No, la Taiyoo no Mon non m’interessa.- rispose lei, con voce in cui vibrava una nota di profonda soddisfazione- Ho riavuto la mia libertà.» Si sfiorò il petto con una mano, quel petto in cui finalmente era tornato a battere un cuore.
«Allora addio, Kagura. Torna a Kaisui ed evita le brutte compagnie.» tagliò corto Mizu no Bannin, con un saluto ironico. Kagura non se la prese a male. I suoi occhi si fissarono su Sesshomaru e quel cuore appena tornato al suo posto ebbe un balzo, mentre lo Shikon si avvicinava alla Mon, entrando nella sua luce.
Attese di vederlo voltarsi verso di lei almeno una volta, di sentirsi almeno ringraziare per averlo liberato dalla Tsuki no Mon. Invece, Kiiro no Me oltrepassò la soglia tenendo per mano la bambina senza mai guardarla. I Bannin sfilarono dietro di lui e le parole che avrebbe voluto sentire dalla bocca dello Shikon giunsero da quelle dell’Hikaruku no Miko.
«Grazie di tutto, Kagura.» disse lei, prima di seguire Inuyasha oltre la Mon.
«Kohaku, conducici da Hikaruku.» disse Kaze no Bannin, oltre la soglia.
«Subito!» asserì il Custode della Mon. Una luce bianca e calda ferì per un istante gli occhi di Kagura, poi cadde il silenzio.
Kagura sospirò, scuotendo il capo e cercando di scacciare gli strani sentimenti che la vista di Kiiro no Me le provocava. Ora tutto sarebbe tornato come prima.
“Ho conservato la vita e recuperato la libertà.- si disse, alzando il mento in segno di sfida- Che m’importa di Kiiro no Me? Sono libera e potente nella magia. Non desidero altro.»
Staccò una piuma dalla sua acconciatura, pronta a volare via da quel luogo devastato, quando un lucore poco distante attirò la sua attenzione. Kagura si avvicinò all’oggetto luccicante e subito lo riconobbe per quel che era. Il cuore di Naraku, diventato il ricettacolo del potere di Kurasa e Konton, una volta estratto dal corpo dello stregone si era trasformato in una grossa gemma sfaccettata di colore nero e rosso. Kagura si piegò e raccolse l’oggetto. Subito, un brivido la colse. In esso era racchiuso abbastanza potere da farla tremare.
Un’idea le fiorì nella mente. Un sorrisetto le stirò le labbra dipinte di rosso, poi soffocò una risatina. Le Quattro Terre erano a corto di Shikon Oscuri…perché non approfittare di quel dono del cielo? Di certo, aveva abbastanza potere da sottomettere quella gemma e lei non avrebbe fatto lo stesso errore di Naraku. Non le interessava governare sulle Quattro Terre…ma essere sullo stesso piano di Kiiro no Me e di quella Hikaruku non sarebbe stato poi così male. Naraku le aveva rubato il cuore e ora lei gli avrebbe restituito il favore. Una nuova Shikon stava per sorgere dai resti di quello vecchio.
Kagura strinse la gemma al petto e si alzò in volo, diretta verso Kaisui. Aveva un'intera dimora da riorganizzare, oltre la Kurasa no Mon!

   
 
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