Camminò forse per giorni, o per anni; d’altronde non poteva capirlo: quel mondo appariva immenso e il seguirsi irregolare di giorno e notte non faceva altro che peggiorare la situazione.
Ad un certo punto, le piante attorno a lei iniziarono a tingersi di un blu, finché non giunse ad un piccolo villaggio, al confine del quale si trovava un castello.
Era ormai stanca, e anche se non si fidava degli abitanti del luogo, doveva trovare un posto nel quale riposarsi. Si addentrò quindi nel villaggio, fra le stradine strette e buie del Regno.
“Benvenuti nel Paese di Quadri” diceva un’ insegna cadente.
In giro non c’era anima viva.
Probabilmente da loro era notte...
Scorse in lontananza una locanda e provò ad entrarci, ma la porta era serrata.
Fissò l’insegna...
Anche quella era piuttosto rovinata.
Provò a bussare quindi ad una casa vicina, ma nessuno venne ad accoglierla, né ci fu segno di vita dall’interno. Forse era un paese fantasma, distrutto dalla guerra.
Ma Alice non si perse d’animo. Con le ultime forze che le erano rimaste, prese la strada che portava al castello, l’unico luogo che sembrava rimasto inalterato.
Il cancello era aperto, non c’era alcun guardiano nei dintorni che controllava il territorio. Sembrava un posto molto triste e desolato.
-Con permesso... – sussurrò, allungando la testa verso l’interno dell’edificio.
Anche lì non scorse anima viva.
Altre indicazioni completamente impolverate erano appese all’esterno delle camere.
Alice ne toccò una: subito il pulviscolo invase la stanza, facendola starnutire; ma sotto quello spesso strato l’insegna risplendeva rivelando particolareggiate decorazioni. Allora provò a spazzare anche lo sporco presente sul pavimento: per terra c’era un arazzo finemente lavorato.
“Chissà come sarà stato bello questo palazzo una volta”, si trovò a pensare.
E chissà se vi abitava ancora qualcuno; ormai stava perdendo le speranze.
Seguì il cartello che indicava la stanza del Principe.
Appena vi entrò, vide una figura blu seduta sul letto, che fissava l’orizzonte con aria disperata. Sospirava, pensando a chissà quali cose.
-Posso entrare? – chiese Alice – Mi sono persa e non trovavo luogo dove ripararmi, il villaggio sembra disabitato e...
-Oh ti prego, Regina Alexandra! Farò tutto quello che vuoi, ma non distruggere più il mio povero Regno di Quadri!- implorò il Principe, alzando le mani al cielo.
-Beh ecco, veramente io sarei...
Il giovane fissò meglio la figura.
-Oh, non sei Alexandra? Sei una straniera?- le chiese
Alice annuì –Vengo da un altro mondo- disse –Come mai qui però non c’è nessuno?
Il Principe sospirò e abbassando lo sguardo aggiunse:
-Vedi, Alexandra, la Regina di Cuori, ha preso tutti gli abitanti del mio Regno e li ha trasformati in carte da gioco... Lei vuole prendersi tutto il Reame di Quadri, brama il potere assoluto...
-Ma quale regno è il più potente fra tutti voi?
-Quello di Alexandra – rispose lui – Nessuno può competerle...
-Ma il Bianconiglio? Mi ha detto che aveva dato lui origine a questo Mondo...
-E sicuramente ti avrà portata pure qui, vero? – le disse il principe depresso – Le origini di Wonderland sono tuttora sconosciute, il Bianconiglio è un mercante, è bravo ad ingannare la gente... Non credo per te ci sarà più nulla da fare, quando si viene trascinati in questo Mondo è la fine, come lo è stato per il mio Regno... il mio povero Regno...
Un rumore di passi bloccò il racconto del Principe.
-Ehi Lucas!
Alice si voltò. Accanto alla porta un uomo, il volto coperto da un mantello, nel quale era avvolto anche tutto il resto del corpo.
-Ah, Markus... - il Principe lo salutò con un breve cenno del capo, facendo scivolare sulle spalle i capelli dorati raccolti in una piccola coda .
-Chi è lei?- chiese l’uomo incappucciato.
Alice sobbalzò, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa. – Ah già, io non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Alice e vengo dal mondo di Arcano, precisamente dal villaggio di Greenpeace.
Markus si accigliò.
–Una straniera?
Lucas annuì
-L’ha portata qui il Bianconiglio- disse scoraggiato
Il ragazzo spostò lo sguardo verso Alice.
-Faresti meglio a scappare, forestiera.
Intervenne nuovamente il Principe
-Impossibile, ormai per lei che è finita qua non c’è più nulla da fare...
L’altro sembrò irritarsi
-Cosa vai a raccontare, Lucas?! Dovresti smetterla di essere sempre così pessimista. Non trascinare anche gli altri nella tua depressione! Prenditi anche le tue responsabilità per quello che è successo, reagisci invece di stare a piangerti addosso! Non vuoi riprenderti il tuo orgoglio, la tua vendetta?
Lucas sembrò ancora più triste, fece un sorriso che appariva una smorfia di dolore.
-Non riesci a capire, ormai per me non c’è più nulla da fare... E anche voi, invece di continuare a lottare, dovreste arrendervi...
-Lucas, tu non diventerai mai il Re di alcun Regno se continuerai a comportarti così!- si voltò verso Alice. -Tu prenditi la tua opportunità e scappa via da qui! Vattene da Wonderland!
Alice se n’era rimasta zitta a guardare i due, ma ora che era stata coinvolta nella discussione, non sapeva cosa dire –Ma mi hanno detto che è impossibile scappare da qui...
Markus sospirò
-Rimanere in questo posto desolato è come sottoporsi al lavaggio del cervello! Ma tu Alice, che sei l’Eletta, non lasciarti intrappolare dall’incantesimo malefico che ha sconvolto la popolazione di Wonderland!
Il ragazzo la prese per mano e le porse un mantello identico al suo.
-Conosco un santuario... – le sussurrò, quasi per non far trapelare il segreto – Èqua vicino, se preghi per la divinità, forse questa ti potrà aiutare.
Lucas intanto stava piangendo, disperato.
-Muoviti, perché tra poco la situazione si farà decisamente “scottante” ! Ti raggiungerò più tardi, Alice!
La ragazza non seppe dire di no; d’altronde Markus sembrava capirne qualcosa di quello strano mondo. Così seguì i suoi ordini e scappò dal Regno di Quadri.
Un urlo straziante si elevò verso il cielo; gli uccelli lì vicino volarono via, il villaggio sottostante al castello si tinse tutto di rosso e prese fuoco.
Una strana sensazione di rabbia pervase il corpo di Alice.
Forse il Regno di Lucas si basava sui sentimenti che provava quest’ultimo? Se era allegro tutto andava per il verso giusto, quando era triste diventava un paese desolato, e quando si arrabbiava tutto s’incendiava.
Ora erano apparsi anche gli abitanti della sua città.
Camminavano in mezzo al fuoco, bruciando tra le fiamme.