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Autore: _ether    31/01/2011    5 recensioni
«Potresti rimanere qui solo altri cinque minuti?» gli domandò, non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
Shannon prese il borsone, che aveva già preparato, da sotto il letto e poi rispose.
«Mi stanno già aspettando nella hall. Sono in ritardo.»
Sì avviò verso la porta, ma, quando ormai aveva appoggiato la mano sulla maniglia, si fermò rimanendole di spalle.
Lei aveva già chiuso gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, arresa al fatto che non l'avrebbe visto altre due lunghe settimane, appena udì la sua domanda.
«Non è che mi ami, Eve?»
La donna perse un battito e trattenne il fiato, mantenendo ancora gli occhi chiusi.
Le ci vollero alcuni secondi prima di rispondere, ma quando lo fece fortunatamente la sua voce uscì sicura e tranquilla.
«No, certo che no, Shannon.»
«Perché..»
«Ci vediamo tra due settimane», lo bloccò lei.
Lui fece un lungo respiro.
«L'ho notato il succhiotto, comunque», poi abbassò la maniglia della porta, la aprì e se ne andò, richiudendola alle spalle.
Non diede neanche il tempo alla donna di realizzare quelle parole, che se ne era già andato. (one-shot, divisa in quattro parti)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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0.1 - gravity
Catch-22
Soltanto perché non si può dire qualcosa
non significa che non la si voglia dire.
Puoi stare con una persona ed essere molto felice con lei ma non amarla
oppure puoi amarla, ma non volere stare con lei.
Non devi per forza amare una persona per volerla.
E' come quando il cervello ti dice cosa vuoi, ma quello che vuoi davvero non corrisponde.
E' una cosa estenuante, è complicato, ma questa è la vita.
Grey's Anatomy 2x27 – George O'Malley
-0.1 Gravity

La bellezza non sempre è un dono. Può essere un macigno che ti logora dentro, che ti mette un cappio al collo, che ti trascina in fondo alle notti più buie. Ed Eve Grey lo sapeva bene. Lei ne era vittima di quella bellezza sfacciata capace di prenderti l'anima.
Com'è possibile? Direte voi.
Eppure era ciò che pensava la donna ogni volta che si guardava allo specchio.
Il viso dai lineamenti delicati, gli occhi verde pastello, profondi e ammaliatori, che riuscivano a catturare ogni minimo particolare e le labbra a cuore, rosse e ingorde, piegate leggermente in un mezzo sorriso tirato.
Prese con tocco leggero la spazzola appoggiata sulla toilette in legno di noce, finemente intagliato, e incominciò a pettinarsi il più lentamente possibile i lunghi boccoli castani, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua figura.
Aveva la pelle color del latte, candida e morbida, e nessun neo o segno particolare si poteva notare su di essa, solamente un piccolo livido sotto l'incavo del collo. Le dita della mano libera sfiorarono la macchiolina violacea e contemporaneamente chiuse gli occhi, facendo un lungo respiro.
Quelle mani grandi, che sapevano toccarla proprio come piaceva a lei, che sapevano essere gentili in ogni minimo tocco, ma aggressive quando fremevano di desiderio, le sentì perfettamente sulla propria pelle.
Un altro lungo sospiro.
Ora quella bocca comparve nel buio della sua mente, quella bocca che sapeva baciare le parti più nascoste, più intime, del suo corpo, che sapeva farle perdere la testa e confonderla completamente.
Erano state quelle stesse labbra a creare il piccolo livido sul suo collo e anche se quella sera aveva cercato di coprirlo in tutti i modi, era comparso lo stesso. Come per farle sentir pulsare il senso di colpa.
Era una lurida puttana.
Aprì gli occhi di colpo e sussultò, impercettibilmente, appena vide la figura che si stagliava alle sue spalle.
«Pensavo te ne fossi andata», l'uomo pronunciò quelle parole debolmente, sussurrandole.
Eve scosse il capo e riprese a spazzolarsi lentamente i capelli, senza degnarlo di uno sguardo, continuando a mirare lei stessa allo specchio.
Gli occhi erano velati di una leggera malinconia e le labbra non sorridevano più, neanche una lieve smorfia. Come era possibile che Shannon non se ne accorgesse?
Ma d'altronde non si era neanche accorto di quel piccolo segno non causato dalle sue labbra, come poteva accorgersi che i suoi occhi sempre giocosi, ora, erano tristi? Come poteva accorgersi che le labbra sempre piegate all'insù in un sorriso disonesto e accattivante ora non riuscivano più a  sorridere?
«Abbiamo ancora un po' di tempo.»
Non si mosse di un millimetro, anche se la voce dell'uomo le sembrò inaspettatamente troppo vicina, anzi continuò ad acconciarsi i capelli mentre il suo sguardo rimaneva fermo sulla sua stessa figura allo specchio.
Infatti Shannon si era piegato e le aveva sussurrato all'orecchio quelle parole con tono sensuale nella voce bassa e profonda.
Solo dopo pochi secondi, nei quali l'uomo era rimasto ancora piegato su di lei, con le labbra a poche spanne dal suo orecchio, lei posò la spazzola sopra la toilette e, voltando un poco il capo verso il viso di lui, rispose.
«Allora non indugiamo oltre.»
Poteva sentire l'odore forte e mascolino sulla pelle di Shannon, a petto nudo, e tutto ciò la inebriava.
Vide il sorriso dell'uomo farsi spazio sul viso serio e da seduttore che ogni volta provava in tutti i modi di avere di fronte a lei e non poté fare a meno di lasciarsi andare e sorridere a sua volta. Un sorriso sincero e ampio, perché lo amava, anche se non doveva, lei lo amava più della sua stessa vita. Fin dalla prima volta che l'aveva intravisto, vicino a suo fratello.
Shannon si tirò su diritto e aspettò che Eve si alzasse dallo sgabello dove era elegantemente seduta, mentre la guardava ammaliato.
Si muoveva sempre in modo lento e misurato, con quelle sue movenze sensuali e impudiche, che il solo guardare ti creava chissà quali pensieri impuri.
Aspettò che Eve si avvicinasse a lui, prima di abbracciare l'esile corpo di lei tra le sue forti braccia e posare le labbra sulla bocca morbida della ragazza.
Lei, intanto, lasciò scivolare giù dal suo corpo la vestaglia di seta color rosa carne, che cadde dolcemente sul parquet di legno e la lasciò solamente con un bustino di pizzo e delle culotte nere, mostrando il corpo magro e le lunghe gambe nude.
Quando Shannon la baciò, percepì anche le mani di lui sfiorarle le cosce affusolate, salendo piano fino alla schiena per poi, con una presa più salda, fare aderire i due petti.
Eve portò tutte e due le mani sul viso di lui, per prenderlo tra di esse e assaporare meglio il bacio, che non aspettò troppo a divenire più carnale. Quasi cannibalesco. Perché loro si volevano in una maniera totalmente viscerale e intensa, da potersi staccare la pelle dalle ossa a morsi. Erano disposti a farsi del male pur di soddisfare i loro desideri sessuali. Ma d'altronde la loro relazione era stata malsana fin dal principio.
Sesso, solo ed esclusivamente sesso.
Shannon scese a baciarle il collo, proprio nel punto in cui si trovava il segno che in tutti modi aveva cercato di nascondergli, ma come la prima volta che avevano fatto l'amore, lui neanche se ne accorse. O forse non gli importava che andasse con altri uomini.
Eve scoppiò a ridere senza neanche accorgersene, mentre aveva abbandonato la testa indietro per permettergli di baciare meglio ogni centimetro del suo corpo.
«Che c'è di così divertente?» soffiò Shannon sopra la sua pelle accaldata, senza staccarsi di un millimetro.
C'è che lei lo avrebbe voluto solamente suo, in ogni singolo momento della sua vita, ma non poteva. C'è che a lui non importava nulla se la ragazza aveva altri uomini, mentre al contrario lei moriva ogni giorno di una stupida gelosia che le attorcigliava lo stomaco al solo pensiero dell'uomo su di un letto con un'altra donna. E tutto questo era dannatamente divertente, a suo avviso.
«Mi stai facendo il solletico, Shannon», sogghignò lei, nascondendo i suoi sentimenti, come al solito.
Allora lui alzò il capo e la guardò negli occhi chiari, che aveva appena riaperto con lentezza.
Aveva un sorriso sagace che gli incurvava lievemente le labbra mentre rimaneva a fissarla e lei contemporaneamente si sentì in qualche modo a disagio sotto quello sguardo accorto.
Senza darle neanche modo di intuire qualunque azione, la prese in braccio, facendola scoppiare di nuovo a ridere e si avviò verso il letto nella stanza accanto.
«Che hai in mente?» chiese lei indagatrice, ponendogli un braccio intorno al collo, mentre con l'altra mano gli accarezzò il petto nudo.
«Adoro quando ridi», le disse, deviando la domanda.
Eve si fece seria all'improvviso, studiando i lineamenti dell'uomo. Aveva imparato a non credere più nei complimenti di quel farabutto. L'aveva spinta ad amarlo, per poi usarla come sua pedina della dama, ma quello non era un gioco. Il loro amore non era un gioco, almeno secondo Eve.
Lei lo amava seriamente.
Intanto erano arrivati fino al letto dove lui la posò con estrema delicatezza, prima di stamparle un tenero bacio a fior di labbra.
«Possiamo farlo dolcemente questa volta?», la sua voce risuonò come un implorazione e gli occhi non mentivano; erano stranamente premurosi, senza quel velo di desiderio solito.
Lei annuì, non capendo quella richiesta. Loro non erano quelli del sesso gentile o delicato, loro erano quelli ricchi di passione e impetuosità.
Shannon le accarezzò la guancia morbida, prima di baciarle di nuovo le labbra carnose, e gli si sdraiò sopra mentre lei si stese del tutto sul letto, ancora disfatto dalla volta precedente.
La baciò come mai aveva fatto prima, soffermandosi ad assaporare le sue labbra che sapevano del solito burrocacao alla ciliegia a cui era tanto affezionata e che le rendevano ancora più volubili. Lei sentì involontariamente le lacrime premere per uscire dai suoi occhi chiusi.
Perché anche se avrebbe dovuto odiarlo non riusciva a stargli lontano? Non riusciva a provare piacere nel vedere tutta quella dolcezza nei suoi confronti? Dolcezza falsa tra l'altro, perché con lui c'erano sempre altri fini, lo sapeva bene. Non le era più possibile credergli, credere ad ogni sua parola o gesto.
Quando lui si distaccò dalle sue labbra per baciarle la mandibola e nascondere il volto tra i suoi capelli che odoravano di lavanda, la donna aprì gli occhi per osservare il soffitto bianco.
Non doveva piangere, non poteva permetterselo. Non di fronte a lui.
Dimostrarsi la più fragile era vietato; lui la voleva proprio perché gli somigliava ed era così, seriamente. Lei gli somigliava in un modo assoluto, ma era cambiata da quando aveva scoperto cosa voleva dire amare. Era sempre stata solamente amata.
La sua bellezza la faceva amare da tutti, i quali si soffermavano solamente sull'apparenza, sul suo aspetto fisico e neanche dopo due giorni le regalavano ricchi regali o le sussurravano parole più grandi di lei.
Persino l'uomo che le aveva procurato quel succhiotto sul collo si era fermato unicamente sull'apparenza, o almeno così voleva credere. Non era vero, ovviamente, e ogni giorno le dava sempre più dimostrazioni di quanto amore provava per lei. Non era solamente per la bellezza, ma per la persona fragile che nessuno era riuscito a scorgere o per la grazia ed eleganza che dimostrava in ogni sua singola azione. Non era mai volgare.
Quell'uomo l'amava realmente, peccato che Shannon era arrivato per primo.
Sì, proprio Shannon che senza preamboli era riuscito a portarsela a letto, che senza regali, fiori o carinerie era riuscito ad affascinarla e a farle battere il cuore come una scolaretta alla sua prima cotta.
«Sei bellissima», la riportò alla realtà la voce ovattata di Shannon al suo orecchio.
Poi si sollevò un poco, per poterla guardare negli occhi ed Eve si perse totalmente in quelli dell'uomo. Lei ci sapeva trovare un mondo all'interno di essi, quel giorno più scuri del solito.
Le accarezzò una guancia e lei abbandonò il viso sulla sua mano, chiudendo gli occhi.
«Me lo dicono tutti», sussurrò.
Portò le sue mani tremanti a toccargli la schiena, per poi indugiare sulle sue spalle che strinse forte. Aveva bisogno di aggrapparsi a lui per non cadere in un pozzo buio e senza via d'uscita.
«Hanno ragione.»
Eve inarcò la schiena in modo che lui poté infilare le mani sotto di essa e slacciare i lacci del corpetto.
Lo tolse velocemente, ma lo buttò a terra con garbo e non come al solito, impaziente di arrivare al sodo.
Baciò i due piccoli seni, provocandole dei brividi di piacere, per poi prenderla per i fianchi e lasciarle scie di puro fuoco sul basso ventre, con i suoi baci.
Allargò un poco le gambe appena egli toccò la stoffa delle sue culotte nere, e alzò leggermente il bacino per aiutarlo a togliergliele.
Ora che era completamente nuda di fronte a lui avvertì quasi dell'imbarazzo, sentimento mai provato, né con lui, né con altri uomini prima. Forse quella volta era perché Shannon sembrava la stesse guardando con occhi diversi, o almeno si imponeva fosse così.
Se lo imponeva perché nonostante tutto non passava giorno in cui non sperava che l'uomo potesse, prima o poi, amarla nello stesso modo in cui lei amava lui, desiderando di più da quella relazione quasi clandestina. Nessuno, infatti, ne era a conoscenza.
Quando sentì le labbra di lui sfiorarle e baciare l'interno coscia, inarcò un poco la schiena e strinse tra le mani le lenzuola. Lasciò andare indietro la testa e, chiudendo gli occhi, si ordinò di liberare del tutto la mente.

**

«Devo andare, adesso», disse Shannon, scansandosi le lenzuola di dosso e mettendosi seduto sul letto, in cerca della sua biancheria.
«Mh.»
Si teneva stretta al petto il lenzuolo, lasciando le braccia al di fuori, e fissava immobile il soffitto con un'espressione vuota. Si sentiva svuotata da qualsiasi sentimento covato all'interno di lei.
Non era arrabbiata con lui se ora se ne stava andando, come tutte le altre volte, senza dirle niente. Non era però neanche soddisfatta, eppure per la prima volta poteva dire di aver fatto l'amore con lui e non del semplice sesso.
«Ci vediamo tra due settimane», la informò lui. Finalmente aveva trovato i suoi boxer e se li era infilati. Ora si stava mettendo la sua maglia dei Nirvana, che tanto amava.
Eve, al suono di quelle parole, smise di guardare il soffitto e voltò il viso verso la figura di lui, verso le sue spalle.
«Così tanto?» non riuscì a calibrare la voce, che le uscì demoralizzata e fin troppo triste.
«Sono impegnato», le spiegò senza giri di parole. Si accucciò per prendere i jeans e, alzandosi, se li infilò.
La donna tornò a fissare il soffitto, riappropriandosi dell'espressione assente sul volto.
«Già.»
«Ma ti chiamerò», aggiunse subito lui.
Si era girato per guardarla, prima di prendere alcune cose dal comodino, come il pacchetto di sigarette o il cellulare.
«Non risponderò», lo avvisò con voce piatta.
«Come al solito», e sorrise, consapevole.
Eve, nonostante tutto ciò che provava per lui, aveva sempre tenuto lontano i propri sentimenti nei suoi confronti e anche se a volte risultava difficile, doveva ammettere che le riusciva piuttosto bene farlo.
«Potresti rimanere qui solo altri cinque minuti?» gli domandò, non avendo il coraggio di guardarlo in viso.
Shannon prese il borsone, che aveva già preparato, da sotto il letto e poi rispose.
«Mi stanno già aspettando nella hall. Sono in ritardo.»
Sì avviò verso la porta, ma, quando ormai aveva appoggiato la mano sulla maniglia, si fermò rimanendole di spalle.
Lei aveva già chiuso gli occhi per ricacciare indietro le lacrime, arresa al fatto che non l'avrebbe visto altre due lunghe settimane, appena udì la sua domanda.
«Non è che mi ami, Eve?»
La donna perse un battito e trattenne il fiato, mantenendo ancora gli occhi chiusi.
Le ci vollero alcuni secondi prima di rispondere, ma quando lo fece fortunatamente la sua voce uscì sicura e tranquilla.
«No, certo che no, Shannon.»
«Perché..»
«Ci vediamo tra due settimane», lo bloccò lei.
Lui fece un lungo respiro.
«L'ho notato il succhiotto, comunque», poi abbassò la maniglia della porta, la aprì e se ne andò, richiudendola alle spalle.
Non diede neanche il tempo alla donna di realizzare quelle parole, che se ne era già andato.
Eve allora rimase con gli occhi chiusi e strinse forte al petto il lenzuolo. Se lo portò fino al viso e annusò forte; sapevano di sesso, di Shannon, di loro due.
Incominciò a tremare, come una foglia, ma si disse tra sé e sé che doveva rimanere calma perché disperarsi non portava a nulla e soprattutto perché non c'era niente per cui lei avrebbe dovuto preoccuparsi.
L'avrebbe rivisto, tra due settimane, ma l'avrebbe comunque rivisto e non importava se era solamente per soddisfare i propri piaceri, in fondo continuava ancora a tornare da lei e in più si era accorto di quel segno sul suo collo, il che se  ci pensava attentamente stava a significare tantissime cose. Forse la loro storia non era esattamente come la credeva lei o forse si stava semplicemente illudendo.
Lasciò andare le lenzuola e tornò inerme a fissare il soffitto con le ultime parole di Shannon che le vorticavano nella mente, quando il telefono, poggiato sopra il comodino, vibrò.
Aspettò un po' prima di allungarsi per afferrarlo, ma quando lo fece sgranò gli occhi nel vedere il nome che continuava a brillare sul display.
Jared.
Al quinto squillo rispose.
«Pronto?»
«Ti ho aspettata a lungo.»
Si morse il labbro, colpita dal tono abbattuto e deluso di quell'uomo. Non si meritava tutto quello che gli stava procurando, perché comprendeva perfettamente come si stava sentendo. Nel suo stesso modo.
Non c'è cosa peggiore di un amore a senso unico.
«Ho avuto un contrattempo», si scusò.
«Speravo seriamente di vederti prima di partire», e la sua voce risuonò soave e smielata anche attraverso una cornetta.
Quando si strappò una pellicina sul labbro, sentì all'istante il sapore ferroso del sangue in bocca, ma chiuse gli occhi, inspirò e, una volta calma, rispose.
«Mi farò perdonare, te lo giuro.»
«Ah, no, hai detto 'te lo giuro'.»
Eve scoppiò a ridere, cercando di fingersi serena.
«Ehi, tu hai il tuo 'very soon' e io ho il mio 'te lo giuro'», scherzò.
«Sono curioso di sapere come.»
«La curiosità uccise il gatto», disse furbamente, incominciando a disegnare cerchi invisibili sul materasso.
«E io infatti non lo sono.»
«Vallo a dire a tua madre!»
Sbuffò, al di là della cornetta.
«Lo sai che ho poca pazienza; dimmelo, è un ordine!», esclamò autoritario.
Eve ci pensò un attimo su; non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi, ma con un Jared impaziente al di là della cornetta doveva immediatamente pensare a qualcosa.
«Questa sera suonate a New York, giusto?»
«Sì», e dal suo tono di voce sembrava che stesse già immaginando dove voleva arrivare la ragazza.
«Ti verrò a vedere», disse convinta, e forse sotto sotto non ci sarebbe andata solo per Jared.
«Non l'hai mai fatto», pronunciò seriamente colpito.
«Ehi, scusate il ritardo», udì la voce allegra di Shannon in lontananza e si irrigidì nuovamente.
«Senti; ti devo chiudere ora, ciao», tagliò corto la donna, chiudendogli in faccia.
Si portò il cellulare stretto al petto dove il cuore aveva iniziato a batterle nuovamente come un treno; era certa, prima o poi le sarebbe venuto un infarto.

Ciao a tutti; ebbene sì, quella pallosa di erica è tornata con un'altra storia! Ovvero, in realtà ero partita per scrivere una one-shot ed è rimasta tale, solo che mi è venuta realmente troppo lunga quindi ho pensato di dividerla in tre/quattro parti (ci sto ancora pensando). Comunque sono già scritte, devo perfezionare il finale, ma il materiale c'è quindi penso di non metterci troppo a concluderla.
Prima di tutto vi spiego un pochino questa storia: mi è venuta in mente da un sogno, anche se è stato un tantino diverso. Ovvero io ero una danzatrice del ventre alla corte di Alessandro Magno e me la facevo sia con il re che con il suo caro amico Efestione u.u (e credetemi; non è il sogno più strano che abbia fatto. Dovreste sognarvi anche voi i nostri tre begnamini che prima cantano 'U DON'T TOUCH THIS' *immaginatevi soprattutto Jared, con tanto di balletto ò-ò* e in seguito 'Push it' .___. non so; alla fine non mangio niente di male, ma il mio cervello mi partorisce ste scene e le devo accettare è.è per non parlare della squadra segreta mia e di Shannon. sì, siamo spie ù.ù e insieme a noi c'è anche una ragazza dai capelli rossi: se una di voi li ha potrebbe essere lei. fatevi avanti, io non sono riuscita a riconoscerla)
Perciò da quel sogno ho pensato: e se creassi una one-shot in cui la protagonista è legata in qualche modo a tutti e due i fratellini Leto? Cioè; basta prendere in considerazione solo uno dei due u.u io li voglio entrambi! XD *che megalomane che sei erica*
Spero vi sia piaciuta, come le precedenti, infatti prendo del tempo anche a ringraziare tutte le personcine che hanno letto le altre storie e messe tra i preferiti. Siete state in tante; è la categoria dove ho ricevuto più letture, dovete esserne fieri *w* io sì!
Sooo, erica vi da taaaanti bacini. Un salito e alla prossima.
LOL -- lot of love ♥
Ah, catch-22 significa circolo vizioso. L'ho incontrata durante una lettura di inglese e mi è piaciuta come parola *-* la modella nella foto invece è la mia begnamina nonché Bianca Balti. Amo profondamente questa donna! (Bianca Balti = BB = Black Berry = Jared Leto ahahah okay, me ne vado u.u)
  
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