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Autore: miss dark    31/01/2011    2 recensioni
Parlare, la fallimentare politica del cervello damerino.
Ridere, non ascoltare, questo è ciò che serve, ciò che conta, ciò che aiuta. Ciò che stordisce le idee balzane degli angoli fragili del mio essere, ciò che frena le dita e le riporta sulla retta via.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devi ridere.
             - ordine dallo stomaco -

 
E allora lo stomaco ride; ride, attraverso questa gola scorticata, attraverso questa bocca enorme e deformata, attraverso un suono che fa tremare le orecchie.

Devi ridere di più. - ordine dal polmone e dal cuore -

 
E allora cuore e polmone ridono, in questo ammasso confuso di respiro gelido e secco; ridono senza pensare che tra una risata e l’altra bisogna anche respirare e la mia faccia diventa rossa, il mio cervello scoppia. Ed io lo sento scoppiare.
Sento i suoi pezzi imbrattare le pareti del mio cranio e grido. Grido quel dolore sordo che fanno gli occhi quando si chiudono sul mondo e si aprono sul nero del cervello.

 
Smetti di ridere!     - ordine dal cervello ancora intatto -

 
Ma non si può, non capisci? - spiega il cervello scoppiato - Se smette li sentiranno, il rumore dei pensieri malsani che corrono nelle vene, il logorio di vecchi tarli nei buchi della pelle, il disordinato scorrere dei succhi gastrici che non funzionano.
E lo sentirò anche io – rincara il cervello scoppiato – E io non voglio sentire il rumore delle solite frasi malvagie che strisciano sadicamente tra i pensieri normali. Non sai cosa si prova a fondere e fondere e ancora e ancora, arrovellandosi dietro ad impulsi persistenti. Sai cos’è la fatica? La fatica di resistere e di non lasciarsi andare, di non gettare la spugna, di non abbandonare il corpo in preda agli istinti? No, sei il cervello nuovo, il cervello buono, il cervello giusto, il cervello inesperto, il cervello innocente, il cervello saccente, che pensa di sapere e invece nemmeno capisce, il cervello ignorante, il cervello incompetente. Non lo sai, per cui taci e tu, tu

 
Ridi, cazzo, ridi!     - ordine del cervello scoppiato e ricomposto -

 
E allora rido. Rido sempre più forte, senza sapere perché. Rido per ridere, perché mi fido di quel cervello che mi sono costruita, di quello che non se n’è mai andato, di quello che è rimasto con me e che ha resistito, di quello che mi ha salvato, di quello che mi ha fermato, di quello che mi ha calmato ed ignoro gli ordini cretini di quel cervello che mi hanno appena fornito, perfetto, conforme alle nuove norme di comportamento. Me ne frego delle leggi idiote del mio corpo inutile. Me ne frego se preferisce un cervello più sano, più integro, più lucido. E rido, rido perché non lo vedi quanto ne ho bisogno? A che serve parlare con gli altri, se gli altri ascoltano solo i loro cervelli normali.
Parlare, la fallimentare politica del cervello damerino.
Ridere, non ascoltare, questo è ciò che serve, ciò che conta, ciò che aiuta. Ciò che stordisce le idee balzane degli angoli fragili del mio essere, ciò che frena le dita e le riporta sulla retta via. Ridere e parlare, non con gli altri, con me stessa. Sussurrare nella notte alle mie orecchie stordite. Sussurrare che va bene, va tutto bene, tu vai bene, fai bene, ti devi rilassare, calmare, e tutto andrà bene, come sempre, da sempre, siamo solo io e te, io che parlo, tu che ascolti, che ti calmi, ti rilassi, che non piangi, che respiri, che va bene, fidati che va bene, risolviamo tutto, come sempre, perché io non ti abbandono, tu non ti abbandoni, non puoi sbagliare, se sbagli cadi, paghi, muori, ma ci sei tu, ci sono io e ci salviamo, siamo sulla stessa barca e non siamo mai naufragate, viviamo, da diciassette anni viviamo e lo faremo ancora e ancora, perché ci viene, non bene, non male, ci viene, e va bene così.
E allora rido risate di quel colore marrone che tutti odiano e che nessuno usa, che nemmeno io amo, ma che descrive al meglio il rumore della mia risata, profonda, ma inutile, calda, ma brutta.
Rido risate di facciata e sono brava a fingere di ridere davvero, di voler ridere davvero: tu non te ne accorgi, di quello che c’è sotto. Dici: sei bella, e mi sorridi.

 
Ridi, su!          - ordine dai tuoi occhi compiaciuti -

 
Ed io allora rido, perché è così che si fa, quando qualcuno ti dice quella parola, quella lì, che non vale niente, ma che piace a tutti. Rido perchè pensi di avermi resa felice e non sai di non aver capito niente. Rido perché mi stai guardando e potresti sentire i pensieri che mi affollano la testa. Rido, non perché me lo dicono i tuoi occhi fiduciosi, ma perché è meglio così, perché è più facile che mostrarti i vecchi fantasmi che ancora mi tormentano.

 

 

 

 




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Niente di eccezionale, anzi. Ma era da tempo che volevo tentare un "ritorno alle origini".

Spero piaccia, ma non è necessario.
Anche se non rispondo mai ai commenti (perchè non mi piace ripetere sempre: grazie mille del tuo commento, mi ha reso immensamente felice), mi fanno sempre molto molto piacere. Per cui, ben venga chi recensisce.

A presto (la prossima sarà la cinquantesima storia, che emozione!),

Miss Dark

  
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