Alastair.
Un’insieme di immagini e parole cominciano a pararmi davanti agli occhi.
“Dean?” mi sento chiamare, ma non rispondo. Mi vedo riflesso dalla vetrata del
mobile bar e capisco perché Sam stia pronunciando il mio nome. Il mio corpo è
rigido, gli occhi sbarrati rivolti verso un punto fisso non definito. Tento di
smuovermi dal senso di smarrimento, ma più che un lieve suono gutturale, non
riesco a fare.
“uhm?” rispondo infine.
“Qualcosa non va? Stai bene?” mi chiede.
Mi raggiunge preoccupato e mi trascina verso un angolo della casa. Bobby e Cass
sono rimasti nella zona del salotto, noi siamo nel cucinino. Almeno, questo è
quello che sembra. C’è un piccolo spazio con due fornelli, una caffettiera
gettata nel lavabo, tre bicchieri sporchi di caffè e un piccolissimo e sudicio
forno a microonde.
“sto bene, Sam” il mio tono non deve averlo convinto, perché continua a
fissarmi come se si aspettasse un altro tipo di risposta.
“non ricominciare” lo minaccio senza troppa convinzione.
“ti ricorda qualcosa, Dean? Lo conosci?”
“Chi? Alast qualcosa? Non so chi sia” poi aggiungo
“te lo giuro”.
Lasciami in pace, Sam.
Avverto gli occhi di Cass su di me. Sa che sto mentendo. Cass c’era. Ha visto
tutto. Sostengo il suo sguardo, ma non dico una parola. Sta per parlare, ma
all’ultimo decide di non farlo.
Grazie.
“Bene, cerchiamo di riposare almeno per qualche ora. Se questo Demone è davvero
qui, ci darà un bel po’ di filo da torcere” propongo, schiarendomi la voce per
darne autorità. Guardo Bobby per un istante, sperando capisca che ho bisogno di
restare da solo. Annuisce. Sorrido, sapevo di poter contare sulla sua comprensione.
Bobby è un duro, ma sa sempre qual è la cosa giusta per me.
Indosso la giacca e mi porto dietro le chiavi dell’Impala.
Passo per l’unica stradina che conduce verso la città. È un lastricato a senso
unico e, ai lati, due file di alberi mi accompagnano nell’oscurità. Fa freddo.
Dalla mia bocca escono folate di vapore. Sollevo leggermente il finestrino e
continuo a tirare dritto.
Rifletto su tutto quello che mi ha portato a questo punto. Non sono ‘solo’ le
bugie di Sam, il fatto che la notte mi lascia da solo per andare chissà dove.
Sono cambiato anche io. Certo, l’Inferno non è un’esperienza qualunque, non
potevo sperare di uscirne indenne, senza ricordi. Scuoto la testa. Basta, non
voglio più pensare.
“Maledizione, Cass!” impreco. Mai che ti avverta!
“Perché lo hai fatto, Dean?” fatto cosa?
“Non so di cosa stai parlando…”
“Non puoi mentire a me, sai cosa voglio dire. Perché non lo hai detto a tuo
fratello?” grandioso, ci mancava anche la ramanzina angelica!
“Senza offesa, ma non sono affari tuoi.” Mi guarda, aspettando quasi impaziente
una risposta seria.
“Non posso dirglielo, Cass. Sai cosa è successo, non chiedermi di parlarne”
rispondo infine.
Mi poggia una mano sulla spalla e mi viene voglia di spingerlo via. Mi sta
compatendo? Sto per chiedergli di andarsene, ma non lo faccio. Non lo
ammetterei mai, ma quel suo tocco mi dà comunque sollievo.
Lo guardo: “non dirgli niente, Cass. Per favore…” lo
imploro. Annuisce, poi scompare senza aggiungere altro. So che starà zitto.
Alzo la testa.
Le luci della città cominciano a intravedersi. Rallento il passo, voglio
godermi fino in fondo l’aria pura proveniente dagli alberi. È strano, io e Sam
abbiamo cacciato per i boschi per parecchio tempo e non ci siamo mai soffermati
sui profumi che emana. Raggiungo un bivio e m’avvio dritto verso la discesa che
mi porterà dritto al parcheggio. Ah, la magia del progresso! Sto per cambiare
marcia, quando una luce alla mia sinistra mi fa voltare in quella direzione. Un
lampione. Che cosa ci sarà lì? La curiosità mi spinge a cambiare la mia meta.
Metto la pistola nella tasca davanti, in modo da averla facilmente a
disposizione, nel caso ci fosse qualcosa.
“Non è possibile!” esclamo quasi divertito. Un incrocio. Un fottutissimo
incrocio!
Fermo l’Impala sotto un albero e scendo a dare un’occhiata. Mi tolgo la giacca,
incurante dell’aria gelida che mi circonda. Tiro fuori il mio piccolo
coltellino. Con l’accendino appicco un fuoco al centro. Mischio erbacce,
terriccio e un po’ del mio sangue che mi sono procurato ferendomi un braccio.
Eseguo il rituale a memoria, senza avere neanche bisogno di un suggerimento.
Qui non ho mai sentito le parole che sto pronunciando, ma so dove le ho
imparate. Non guardo neppure ciò che sto facendo, sembro un automa.
“Ora affronterete il mare delle tenebre e ciò che in esso vi è di esplorabile.
Ti ricorda qualcosa, Dean?”
Sì, parecchie cose. Sono d’accordo, bei momenti che ormai sono finiti. Sollevo
lo sguardo su di lui e noto la sua espressione: è torvo e cerca di scoprire
cosa mi passa per la testa.
“M’invochi per ricordare insieme i tempi passati? Dean, non prendermi in giro,
sai che non ti conviene. Che cosa vuoi?”
Sì, so che non mi conviene. Lo so benissimo. Non rispondo, non so cosa dire.
Perché l’ho chiamato? Perché sono masochista.
Mi volto, pronto a tornare indietro, senza degnarlo di una minima risposta.
Cosa mi aspettavo? Gli volto le spalle, ma me lo ritrovo davanti. Mi sbarra la
strada.
“Non così in fretta, Dean. Dove credi di andare?” mi fermo e lo guardo dritto
negli occhi.
“Sai che cosa voglio, non fare finta di non saperlo” comincio.
“Questa è bella! Dean, sei scappato…”
“non è stata una mia decisione!” mi difendo quasi gridando.
La sua testa s’inclina verso il lato destro, il sopraciglio sollevato. Capisco
che si sta davvero alterando e indietreggio di un passo
“Scusa. Non l’ho voluto io e tu lo sai…” mi
giustifico. Mentre parlo, abbasso il tono della voce. Questa è una delle sue
regole: mai ribattere o la punizione sarà severa.
“Va bene.”
“Va bene?” chiedo stupito. “Stai dicendo sul serio? Andiamo allora!” propongo.
Sto per andargli incontro, quando mi sento afferrare le braccia.
“Alastair? Che stai facendo?” mi allarmo.
Merda.
Stupido coglione, pensavi ti riprendesse così facilmente?
“Hai un Angelo sulla tua spalla, Dean. Come faccio a sapere che non mi
consegnerai a loro? Dimostrami che posso fidarmi di te.” fiducia.
Mi chiede di dimostrargli che non lo tradirò, ma non gli basta quello che ho
fatto per lui?
“Sai che non lo farei…” ammetto.
Si avvicina a me e d’istinto cerco di indietreggiare. La presa dei due demoni
si rafforza, mentre tento di liberarmi.
“Tranquillo, Dean. Non ti faccio niente.” Il suo tono è dolce, rassicurante. Mi
poggia due dita sulla fronte.
L’ultima cosa che vedo è la luce del lampione che si spegne, poi più nulla.