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Autore: Little Firestar84    31/01/2011    2 recensioni
Bruno Heller ha spesso deliziato i fan con dei bellissimi momenti romantici, simpatici, dolci e a volte anche tristi, fra i nostri personaggi preferiti. Ma non sempre le cose si sono concluse come noi fan avremmo voluto! Anzi è successo praticamente sempre così :)
ecco perchè ora tocca a noi scrivere quei momenti mancati! Tocca a noi scrivere cosa avremmo voluto vedere: facciamo sognare noi stesse!
è richiesta la partecipazione di tutte (se volete ovviamente!)!!
un bacione:)
Giada
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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span style="font-size: 16px">Titolo: Ipnosi
Episodio: 1.18 (Patate Rossastre)
Autore: Elina
Rating: Verde
Pairing: Jisbon

Cosa sarebbe successo se... se invece di Rigsby, ad essere ipnotizzata, fosse stata Lisbon?


“Capo, cosa diavolo ti è passato per la testa?” Guardo i miei agenti al mio fianco. Non lo so nemmeno io cosa mi è passato per la testa. So solo che sono piombata nella sala interrogatori e, a quanto pare,  ho preso a pungi il tizio, DOVEVO farlo, nemmeno io so bene il perché. E adesso sono qui, in corridoio, con le spalle al muro, e Cho che mi chiede pistola e distintivo, e Grace che mi guarda… nemmeno fossi… non lo so, so solo che è chiaro che l’ho delusa. E Jane…  Jane, al mio fianco, mi studia, da vicino, intensamente, come se fossi un animale da laboratorio, con quella sua espressione che, se potessi, lo prenderei a sberle per poterla cancellare dalla faccia. E poi, mi sta mettendo a disagio. E’ così vicino che sento il suo respiro sul collo, sulle mie labbra… ed il fatto non è che non piaccia. Il problema è che mi piace fin troppo, e non dovrebbe. Non con lui, che è un collega. Non con lui, che si sente ancora sposato. Non con lui, che ha giurato vendetta, e che quella vendetta vuole vederla consumata con le sue mani.
“Oh, no… Lisbon, non andare nel panico” mi dice continuando a studiarmi, passandomi la mano davanti agli occhi “non andare nel panico,  ma  credo che tu sia stata ipnotizzata!”
Non lo sto nemmeno a sentire, corro a rifugiarmi nel mio ufficio gettandomi sulla mia sedia. Non mi scomodo neppure a chiudere la porta, perché tanto lo so che inutile, tempo trenta secondi e il dolore della mia esistenza, la colossale spina nel fianco arriverà da quella stessa porta, ed entrerà, probabilmente con la sua solita tazza di tè in mano, senza scomodarsi a bussare.
Cosa che, lasciatemelo dire, accade. Jane sta diventando un po’ troppo prevedibile. O magari sono io che sto iniziando a conoscerlo un po’ troppo bene? Me lo chiedo, mentre lo guardo a braccia incrociate, lui seduto bello comodo davanti a me, con quella sua dannata espressione da so tutto io…
“Così, sarei stata ipnotizzata, eh?” lui annuisce, sorseggiando il sua dannato tè. “E fammi indovinare, adesso tu me lo proverai, facendomi fare qualcosa” annuisce di nuovo, come dire, Bingo! “sarà imbarazzante come mettersi a cantare sulle basi delle canzoni di Tina Turner, o peggio, imitare Tina Turner?”
Posa la tazza sulla scrivania e mi raggiunge dal mio alto della scrivania, chinandosi cosicché siamo allo stesso livello. Io continuo a guardarlo scettica, Jane continua a guardarmi con quella sua luce, un po’ maliziosa, negli occhi. “Perché Lisbon, vuoi forse imitare Tina Turner?”    
Scuoto la testa, sorridendo, sempre più scettica. “Andiamo, io non sono stata ipnotizzata, lo saprei! Jane, sono sempre me stessa, davvero”
“perciò mi stai dicendo che é normale che tu prenda a pugni i sospettati mentre li interroghi?”
“No, è normale che io INTERROGHI i sospettati, Jane, perché quello che ho fatto. Ho interrogato una persona probabilmente informata sui fatti, non l’ho preso a pugni!” Scuoto la testa, sempre più scettica. E’ davvero impazzito, penso, ma lui continua a sorridere compiaciuto. “Jane, me lo hai spiegato tu che l’ipnosi non può fare agire contro le proprie convinzioni morali!”
“Lisbon, con tutto rispetto, la mia povera testa “mi dice mostrandomi una piccola cicatrice sulla sua testa, dove poche settimane fa gli avevo tirato addosso una cucitrice “può testimoniare che hai una leggera vena violenta nascosta nel tuo subconscio. Non che tu te ne debba preoccupare, accade spesso con chi è in pulizia.” Grande, adesso gli sto dando retta. Magari una leggera vena violenta ce l’ho, ma è solo per lui, davvero. E’ lui quello che non riesco mai a controllare!  Se avessi dovuto suonarle a qualcuno, le avrei suonate a lui, non a quel tipo, che magari non c’entra nemmeno niente!
“Lisbon, posso dimostrartelo. Vedi” ocntnua serio, sempre più vicino, troppo vicino, e io mi allontano un poco, reclindandomi nella mia sedia “i soggetti ipnotizzati sono facilmente suggestionabili e hanno pochi o nulli freni inibitori… perciò, chiudi gli occhi.” Gli mando un’occhiatacci, ma lui mi fa lo sguardo da cucciolo, e io non so resistere allo sguardo da cucciolo. Non a quello di Jane, così, dopo un paio di minuti di richieste, acconsento. “Brava Lisbon! Adesso rilassati, e… non parlare, devi solo pensare… vedere nella tua mente… cosa è che più di ogni altro vorresti fare ora? Puoi fare la cosa che più desideri in assoluto… sei pronta? Adesso pari gli occhi e fallo….”
Non sento nulla, se non la sua voce, e non so nemmeno cosa faccio. Non importa nulla, se non il suono della sua voce, calda e suadente, il suo sospiro sul mio collo, sul mio viso…
 
 
“Non riesco ancora a credere di essermi fatta ipnotizzare da quella pazza!”  Cammini per la stanza, mani sui fianchi, non infuriata, se non con te stessa, ma decisamente… seccata.  Se c’è una cosa che non sopporti, è di dover dare ragione a Jane. E Jane, come suo solito, ragione ce l’aveva. La pazza ti aveva ipnotizzata.
“Senti, Lisbon, non devi essere arrabbiata con te stessa, tutti possono essere ipnotizzati e quella donna era davvero molto brava” fa una beve pausa, bevendo un sorso di te, poi sorride, malandrino. Quando fa così, non sai se prenderlo a ceffoni  o baciarlo, una delle due va bene, basta che la smetta di fare quel sorrisetto compiaciuto da “so tutto io e io ho sempre ragione, perché io sono il migliore in quello che faccio” . ma un giorno, oh sì, un giorno glielo cancellerai dalla faccia… gliela farai vedere, eccome! “Certo, non brava quanto me, ma io sono sempre stato il migliore nel mio campo!”
Prendi la tazza di caffè (vuota) e stai per tirarglielo. L’unico motivo per cui non lo fai è perché, ore prima, sotto ipnosi, hai cercato di buttarlo giù da un palazzo. Uh, interessante. A quanto pare il tuo subconscio è così stufo di lui che preferirebbe eliminarlo piuttosto che averlo tra i piedi per anche solo pochi altri minuti. Certo, la pazza voleva farmi credere che stavamo per andare a farci una nuotata insieme nell’oceano, ma sempre un salto da un palazzo sarebbe stato.
“L’unica cosa che importa è che abbiamo preso il colpevole, evitato ulteriori omicidi e che gli affari interni mi hanno completamente scagionata perché non ero in me!” smette di sorridere, e guarda negli occhi Jane, presa da una sottile vane di panico. Si siede al suo fianco, e sta quasi per prendere le di lui mani nelle sue per imploralo, tanto è importante la domanda che sta per fargli.  “ma adesso lo sono, vero? Completamente ristabilita, normale, a posto?”
“Sì, lo sei, Lisbon, puoi stare tranquilla.” Ti  guarda, dolce quasi, con una strana luce negli occhi. Non c’è nulla di malizioso nei suoi occhi, sono… sono quasi soffici, e sembra che sì ti stia studiando, ma non  nel suo solito modo, sembra più che voglia capire qualcosa di te, realizzare qualcosa, scoprire un qualche mistero…
“Io comunque sono ben felice di non ricordare nulla!” Ed è vero. Tutto quello che sai, è quello che ti hanno detto. Più o meno. Hai dei flash, ma sei quasi del tutto certa che buona parte di quei flash siano delle opere realizzate ad hoc dalla tua mente, perché non può essere successo davvero, non quello. Jane può averti fatto fare parecchie cose, ma non quello… tu non puoi aver fatto una cosa del genere. Mai, non in milione di anni.
“Davvero non ricordi nulla?” ti guarda, quasi deluso. Ma perché, cosa è successo? O forse, voleva che ricordassi per potersi prendere gioco di te, come suo solito?
“frammenti, no, per fortuna, poco.” Mentre gli altri escono, anche loro guardando Jane in modo strano, come se non capissero dove vuole andare a parare. Probabilmente perché sanno che lui ha “testato” la sua teoria, ma sai che non erano con voi, perché Jane voleva che tu potessi continuare a mantenere una “sembianza di controllo”.  Lui, comunque,  ti riserva un altro di quegli sguardi, e tu non puoi fare a meno, seduta la sua fianco, di indagare. “Mi sono resa ridicola? Cosa ho fatto? Ho cantato? Oddio, odio il Karaoke! Non ho imitato qualche animale, vero? Tina Turner, ti prego, dimmi che non ho fatto Tina Turner! ”
A quel punto, Jane sposta lo sguardo al suolo, e sembra che… sembra essere in lotta con se stesso, è così preoccupato… ti fa davvero molta pena, anche se non capisci perché debba fare così. Sai che ci tiene a te, in un modo molto particolare, ma così è perfino un po’ morboso! Comunque, una piccola, piccola parte di te lo trova davvero tenero, perciò, quasi senza pensare, prendi la sua mano nella tua. Lo vedi alzare lo sguardo, quasi come un animale spaventato, e ingoiare un grumo di saliva mentre i suoi occhi sono fissi su di te, pupille dilatate come non avevi mai visto prima, eccitato e spaventato allo steso tempo, ansioso e bisognoso insieme. Si avvicina sempre di più, avvicina le sue labbra al tuo orecchio, la sua mano sempre sulla tua mentre l’altra si posa sulla tua spalla e la stringe, due volte, con un breve intervallo. “Ricorda, Teresa…” Ti sussurra, con voce roca, facendoti mancare il fiato. E allora, lo fai. Ricordi.

Apri gli occhi e ti alzi dalla tua scrivania. Prendi le mani di Jane nelle tue, e lo fai alzare. Rimanete per pochi secondi a guardarvi. Jane ti osserva, un po’ spaventato, ingoiando un grumo di saliva mente cerca di indietreggiare di qualche  passo per proteggersi da te, temendo un tuo attacco di ira, l’ennesimo. In un movimento veloce, metti le mani sulle sue spalli, e mettendoti in punte di piedi ti sporgi verso di lui, e posi le tue labbra sulle sue. Rimane fermo, senza risponderti, per quelli che sembrano attimi interminabili, ma poi, mentre le tue braccia vanno intorno al suo collo, le sue vanno nei tuoi capelli e sulla tua schiena, e quella che era solo una carezza di labbra si trasforma in un bacio infuocato. Non si limita a  essere vittima, Jane diventa tuo complice in questo peccato, mentre per minuti interi vi baciate, senza mai staccarvi, sospirando a fior di labbra, sorridendo, nutrendovi l’uno dell’latra come se non poteste più fare altrimenti, come se la vostra vita dovesse dipendere da questo.
“Ok… questa… è la prova. Sei davvero sotto ipnosi, Lisbon, altrimenti non mi avresti mai… mai baciato.”  Ti dice una volta che vi siete staccati, anche se le vostre labbra sono ancora così vicine che senti il suo respiro sulla tua pelle in modo perfetto, così bene che potresti capire le sue parole anche senza sentirlo, ne sei certa. Si stacca da te, riluttante, e vedi la lotta in lui, e se lo conosci bene, e lo conosci abbastanza bene, non è col senso di colpa che sta lottando, ma sta cercando di cadere di nuovo in tentazione, sta cercando di resistere all’impulso di prenderti di nuovo tra le sue braccia e baciarti, senza smettere più, mai più.  “Lisbon, io… non posso svegliarti, perché non so quale innesco sia stato usato su di te, però, posso fare un’altra cosa… credimi, è meglio così, per te…io non sono quello che tu credi…non ti merito….” Ti stringe la spalla, due volte, con un breve intervallo di tempo fra i due movimenti, pochi secondi, e sussurra con voce roca nel tuo orecchio. “dimentica, Teresa, dimentica il bacio.” E se ne va dal tuo ufficio. Apri gli occhi, e sei lì, da sola. Sai che Jane è stato lì, ma non sai perché, né cosa sia successo esattamente.

Apri gli occhi, e guardi Jane, stupita, in shock, come se fosse la prima volta, come se non lo avessi mai visto prima. E non riesci a trattenerti. Poteva fartene tante, molte, ma questa… “Brutto… codardo… bastardo…” E stavolta, il tuo pugno colpisce diretto il suo naso, facendolo sanguinare leggermente. Di nuovo Jane ti fa un po’ pena. Molto meno di prima, però. Jane ha giocato con la tua mente. Jane ha cercato di cancellare alcuni dei tuoi ricordi. Jane ha cercato di farti dimenticare una delle cose più… il migliore bacio che ti sia mai capitato.
“Ok, senti Teresa, so che sei arrabbiata, davvero, e sono consapevole del fatto che la tua fiducia in me, in questo momento, è praticamente inesistente, però, avrei bisogno che tu capisca, che io l’ho fatto essenzialmente per te, per proteggerti… certo, adesso ho cambiato idea, perché non penso di poter andare avanti senza poter di nuovo sentire le tue labbra sulle mie, ma…”  Adesso è terrorizzato. Il tuo sguardo la dice lunga su cosa pensi del fatto che l’idiota ti voglia proteggere. Non senti nemmeno cosa ha detto dopo.
”Tu non l’ha fatto perché hai paura per me, tu hai paura per te, hai paura di… tu sei terrorizzato all’idea di soffrire, all’idea di amare, o peggio ancora, che qualcuno possa amare te!  E lo sai perché? Perché tu sei lo stramaledettissimo Patrick Jane, ed il mondo ruoto intorno a te, tutto ruota sempre intorno a te,  e noi siamo solo delle pedine nelle tue mani, dei giocattolini, delle marionette, e tu sei solo….” Gli urli contro, ma non finisci la frase, perché lui è di nuovo addosso a te, le tue labbra sono di nuovo impegnate in quella meravigliosa battaglia sensuale mentre le tue mani si insinuano, finalmente, nei suoi ricci, e le sue esplorano le tue curve sopra i vestiti. 
Quando finalmente vi separate, lui ti guarda speranzoso, e tu, invece, hai uno sguardo che è un misto di malizia e presa in giro. “Sai, non sono certa di essere già pronta a perdonarti, stavolta… insomma, l’hai davvero fatta grossa…  dovrai faticare tanto, tanto, tanto per farmela passare…”  nei tuoi occhi c’è solo più malizia, la stessa che leggi nei suoi occhi mentre controlla, senza mai perdere d’occhio te, che siate gli ultimi rimasti. Quando poi ti trascina nel tuo ufficio, chiudendo alle vostre spalle porta e veneziane, leggi anche altro, una leggerezza che non avevi mai visto, leggerezza e, mentre ti bacia di nuovo, quasi divorandoti con le sue labbra, premendoti tra il suo (meraviglioso, sexy, virile, caldo) corpo e il vetro della porta, una cosa che non avevi mai visto letto negli occhi di Patrick Jane, una cosa che mai avresti pensato di potergli vedere dentro… gli vedi la voglia di ricominciare e, chissà, forse, quello scintillio, sembrerebbe davvero non solo lussuria, ma anche… amore.     


NOTE: Sì, lo so, la mia mente ha la pazzesca abitudine di fare queste cose, e così, ha partorito questo scenario a dir poco pazzesco, ed è pefino più lunga di come lo avevo immaginato.... mentre  cerco di scrivere su crimson casanova, red handed e, perchè no, paint it red (c'è una scena che urla JISBON!) un paio di cosette della stagione tre... spero vi piaccia!
   
 
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