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Autore: SunshinePol    01/02/2011    5 recensioni
Violet ha 22 anni, una famiglia che adora e delle amiche fantastiche. Si è appena laureata e torna a casa per il matrimonio del fratello, dove sarà costretta a rivedere l'ex fidanzato fedifrago. Rincontrerà anche il migliore amico dello sposo, che ha reso la sua adolescenza un inferno, ma di cui era follemente innamorata. Cosa succederà ora che sono entrambi cresciuti e cambiati?
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Violet, alzati. Sono già le 11. Dai, svegliaaaaa.
Mi giro nel mio letto facendo finta di niente e tento di rimettermi a dormire, ma dopo pochi secondi mia mamma ricomincia a urlare.
- VIOLEEEEEEEEET. E’ quasi mezzogiorno. In piedi.
Entra come una furia aprendo le tende e spalancando le finestre illuminando tutta la mia camera; apro scetticamente gli occhi e guardo l’ora. Sono le 10.15.
- Mamma, sono appena passate le 10. Non sono le 11, né tantomeno mezzogiorno. E per favore smettila di urlare, sto cercando di dormire.
- Basta dormire. Chi dorme non piglia pesci. E poi tuo padre ti aspetta in ufficio prima di pranzo per farti vedere alcuni documenti e per presentarti ufficialmente ai colleghi prima dell’inizio del tuo lavoro.
- Ok, ok. Fra poco mi alzo e vado.
- Io esco, devo incontrare un cliente. Tornerò verso l’ora di cena.
Mi da un bacio cui rispondo con un grugnito e se ne va, lasciandomi nel mio dormiveglia. Finalmente fra poco meno di 2 settimane inizierò a lavorare nell’azienda di mio padre: certo, conosco già molti dei miei futuri colleghi e Tyler sarà il mio capo, ma l’agitazione resta. Sono comunque molto eccitata al pensiero di mettere davvero in pratica tutto quello che ho studiato e imparato in questi anni, spero di essere all’altezza. Dopo qualche minuto decido di alzarmi, mi faccio una doccia veloce per eliminare ogni traccia di sonno e mi preparo un caffè: ho assolutamente bisogno di svegliarmi, ieri sera sono andata a letto parecchio tardi. Sono rimasta da Scotty e Jack con gli altri due uomini a chiacchierare fino all’ora di cena, poi sono corsa a casa a cambiarmi perché Ally e Lexie mi aspettavano per una rimpatriata con i nostri vecchi amici che non vedevamo da parecchio tempo, per colpa della lontananza. Siamo andati in un pub molto carino e ci siamo divertiti parecchio, ma tra una cosa e l’altra sono tornata a casa che erano le 3. Sto invecchiando, non ho più il fisico per andare a dormire tardi la notte e svegliarmi presto la mattina.
Mi piazzo davanti all’armadio cercando qualcosa di carino da mettermi: non troppo elegante, ma nemmeno troppo casual. Odio queste situazioni, non riesco mai a capire che vestiti abbinare agli eventi. Alla fine opto per un paio di jeans a sigaretta neri, una camicia bianca mezza manica e sopra una canottierina nera; mi metto un filo di trucco, preparo la borsa e recupero una mela. Dopo meno di 10 minuti parcheggio davanti all’ufficio di mio padre e l’agitazione cresce sempre di più: se sono così terrorizzata adesso, non oso immaginare le mie condizioni il primo giorno di lavoro.
Prendo un respiro profondo e sfilandomi gli occhiali da sole entro dalla porta a vetri.
- Buongiorno Scott. C’è mio padre?
- Signorina Stevenson, buongiorno. Sì, il Boss è di sopra.
Il portiere mi fa l’occhiolino mentre ridacchio per il soprannome che ha usato. Mio papà lo odia, ma tutti pensano sia azzeccato considerando l’aria professionale e seria che ha al lavoro.
Prendo l’ascensore con una certa ansia: ho sempre avuto un leggero timore a salire su questi trabiccoli, mi danno l’impressione di essere poco sicuri. Il rassicurante pling che segna l’arrivo al piano mi fa rilassare: fortunatamente non si è bloccato nemmeno questa volta.
- Clara, buongiorno. Ci è mancata al matrimonio.
- Oh, signorina Stevenson. Mi dispiace di non essere venuta, ma impegni di famiglia hanno richiesto la mia presenza.
Clara è la segretaria di mio padre da 20 anni, praticamente da sempre. E’ una donnona di almeno 60 anni, super efficiente e pratica; l’ha selezionata personalmente mia mamma, per “evitare distrazioni sul lavoro” a mio papà.
- Suo padre la sta aspettando.
- Grazie Clara. A dopo.
Busso alla porta dell’ufficio e dopo aver sentito urlare “avanti” entro.
- Ciao papi. Spero di non disturbarti. La mamma mi ha detto che mi aspettavi prima di pranzo.
- No che non disturbi tesoro mio. Effettivamente pensavo di darti alcuni documenti e poi di portarti a pranzo, ma purtroppo è sorto un problema e devo scappare.
- Sì, non ti preoccupare. Ma è qualcosa di grave?
- No, no. Ordinaria amministrazione, ma devo per forza essere presente. Proprio oggi che dovevo fare alcuni colloqui.
- Colloqui?
- Sì, abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi della parte legale per un affare molto importante di cui vi occuperete tu e Tyler. Di solito ci affidavamo a uno studio esterno, ma stavo pensando di assumere un avvocato che curi i nostri interessi sempre e non solo in alcuni casi.
- Posso fare qualcosa per aiutarti?
- Mmmm, forse potresti. Che ne dici di assistere Richard durante i colloqui?
- Io?!?!
- Sei sicuro che sia il caso? Non ho ancora iniziato a lavorare qui e non ho l’esperienza giusta.
- E invece penso proprio sia il caso. Ho bisogno di qualcuno di famiglia che faccia le mie veci. Non che non mi fidi di Richard, ma sarei più sicuro se ci fossi anche tu.
- Se lo dici tu.
- Oh, è perfetto. Ora organizzo tutto.
Clicca il tastino dell’interfono e chiede a Clara di farci raggiungere da Richard. E’ il figlio di Carl, il migliore amico, nonché socio, di mio padre che si è ritirato un paio di anni fa lasciando il posto al suo primogenito. Sinceramente non lo trovo particolarmente simpatico, né intelligente, mi sembra un furbetto un po’ viscido e ambiguo, ma è una cosa che penso solo io. Mio padre lo considera un bravo ragazzo e un bravo collega, così come mio fratello con cui ogni tanto esce a bere qualcosa. Io sono l’unica a cui non è mai andato a genio e non sono mai riuscita a capire il perché.
Sento bussare e pochi attimi dopo Richard fa la sua apparizione.
- Eccomi, Robert, mi hai fatto chiamare? Oh, ciao Violet.
- Richard.
Lo saluto educatamente ma con freddezza, è più forte di me, mi infastidisce la sua sola presenza.
- Richard, sì ti ho fatto chiamare. Oggi avremmo dovuto selezionare i candidati per il posto di avvocato, ma purtroppo è sorto un problema con un cliente e non potrò essere presente. Mi stavo chiedendo se tu potessi occupartene…
- …da solo. Certo non c’è problema.
- No, a dir la verità, pensavo che Violet potrebbe darti una mano. Tanto fra poco inizierà a lavorare anche lei qui e un po’ di esperienza in più non fa mai male. Sono convinto che sarete d’aiuto l’uno all’altro.
Ridacchio sotto i baffi mentre constato la delusione che Richard non riesce a mascherare bene, evidentemente pensava di poter gestire tutto da solo.
- Oh, ma certo. Va benissimo. Sei tu il capo. Violet ci vediamo in sala conferenze per le 2. Va bene?
- Perfetto. A dopo.
- Oh bene, allora posso andare anche io. Ragazzi mi raccomando, conto su di voi.  Abbiamo bisogno di qualcuno veramente in gamba.
- Ciao papi. Ci vediamo stasera.
Usciamo tutti e tre dall’ufficio e ci dividiamo. Decido di andare a prendere qualcosa da mangiare per non affrontare le selezioni a stomaco vuoto e per far passare il tempo: ho quasi due ore prima di dover tornare in ufficio.  Mi siedo ad un tavolino di un ristorante carinissimo che mi ha fatto conoscere Tyler e mi metto a leggere la lista.
- Violet!
Mi giro e mi trovo davanti Cooper, ancora più bello di come mi ricordavo, con un completo blu e una camicia azzurra che gli stanno da Dio.
- Cooper. Ciao. Che ci fai qui?
Senza quasi accorgermene mi alzo per salutarlo e gli lascio un bacio sulla guancia dove sento un leggero accenno di barba. Oddio è ancora più sexy così. Arrossisco e abbasso il viso per non farglielo notare.
- Ehi Coop, chi è questa bella ragazza che abbracci?
Nel sentire queste parole mi accorgo di essere ancora appoggiata al petto di Cooper che mi circonda la vita con un braccio. Mi stacco immediatamente, come se avessi preso la scossa e divento ancora più rossa. Posso dire addio ad ogni speranza di non far capire a nessuno che sono in imbarazzo e anche un po’ emozionata.
- Oh sì. Emm…Violet lui è Josè, un mio collega. Josè lei è Violet, una mia amica.
Amica. Per un momento mi trovo a sperare che abbia detto qualcos’altro, qualcosa di meno generico, che mi faccia capire cosa c’è tra di noi, che io sono importante per lui. Ma effettivamente, non saprei nemmeno io come definirci.
Allungo la mano verso il suo collega per presentarmi, ma questo, con un sorriso sfrontato da latin lover incallito, mi fa un baciamano abbastanza bavoso e disgustoso. Cerco di togliere la mia mano dalla sua perché la sta trattenendo un attimo di troppo, ma la tiene salda nella sua.
- Cara Violet, che ne diresti di unirti a noi per pranzo? Una così bella ragazza non può pranzare tutta sola.
Ecco, ci mancava solo il pranzo con noiosi avvocati di mezz’età che fanno i cascamorti.
- No, non si preoccupi. Non vorrei proprio disturbarvi e poi devo lavorare questo pomeriggio, quindi vorrei fare una cosa veloce.
- Ma mia cara Violet, se è una…cosa veloce che vuoi, sarai accontentata.
Trattengo a stento il disgusto per questa molto poco velata battuta a doppio senso di stampo sessuale, mentre vengo trascinata al tavolo dagli altri colleghi di Cooper. Mi giro a guardarlo per chiedergli aiuto, ma nei suoi occhi scorgo un lampo di rabbia che mi paralizza. Probabilmente non mi vuole tra i piedi.
Josè mi presenta a tutti i suoi colleghi, avvocati stempiati e con la pancia, che mi fanno sedere proprio di fronte a Coop. E’ teso, la mascella è contratta e continua a aprire e chiudere il pugno. Fortunatamente arriva il cameriere che viene a prendere le nostre ordinazioni.
- Direi che in onore della nostra bellissima ospite potremmo ordinare dello champagne.
Champagne durante la pausa pranzo? Questo Josè non è normale. Sono tutti entusiasti della proposta tranne me e il bellissimo ragazzo che ho di fronte.
- Emm…non serve davvero. Va benissimo l’acqua. E’ presto per gli alcolici.
- Alcolici?!?! Lo Champagne non può essere considerato un alcolico, magari come afrodisiaco, ma non come un alcolico.
Questi continui riferimenti sessuali mi stanno veramente irritando. Con un sorriso falso come una banconota da 7 dollari, sposto la mano che il portoricano aveva nuovamente poggiato sulla mia. Dopo una mezz’ora di chiacchiere inutili e di spiluccamento del mio piatto di pasta, sono allo stremo. Mi sto annoiando e innervosendo alquanto.
- Allora Violet, come mai vi conoscete tu e Dalton?
A parlare è stato il socio minore dello studio legale, in pratica uno dei capi.
- Violet è la sorella del mio migliore amico.
E’ stato Cooper a rispondere al mio posto con un tono decisamente tagliente. Josè lo squadra con sufficienza prima di rispondergli.
- Non mi sembra che qualcuno stesse parlando con te Dalton.
Mi giro lanciandogli un’occhiataccia. Chi cavolo pensa di essere per parlargli in questo modo?
- Non vedo che problema ci sia. Ha ragione lui, mi ha tolto le parole di bocca.
Liquida tutto con un gesto altezzoso della mano.
- Ma non hai ancora assaggiato il tuo flute di champagne.
- Già, trovo sia un po’ presto per bere.
- Ma che male può farti?
- Nessuno, ma non mi va lo stesso. E in più devo andare, mi aspettano in ufficio.
- Davvero? E’ un vero peccato. La tua compagnia ci delizia. Non puoi arrivare in ritardo? Sono sicuro che il tuo capo potrebbe fare un’eccezione per una bella ragazza come te.
No, adesso stiamo davvero esagerando e scadendo nel ridicolo.
- No, non può fare un’eccezione perché è mio padre. E non avrei nemmeno nessuna intenzione di ricevere un trattamento di favore, né per parentela, né per avvenenza. E scusate, ma ora devo proprio andare.
Mi alzo, recupero le mie cose e mi dirigo alla cassa per pagare il mio pranzo. Faccio per porgere i soldi al proprietario che mi ha fatto lo scontrino, quando una mano mi ferma e mi impedisce di pagare.
- Coop, cosa stai facendo? Devo pagare.
- No, ci penso io. Te lo devo dopo questo pranzo allucinante. Mi dispiace per quello che hanno detto e fatto.
- Cooper non devi assolutamente scusarti tu, al massimo dovrebbero farlo loro, ma ho i miei dubbi che capiscano anche solo minimamente che comportamento pessimo hanno tenuto. E anzi, sono io che devo scusarmi con te. Non avrei dovuto perdere la pazienza e rispondere in questo modo, spero di non averti creato problemi.
- No, non ti preoccupare. Peggio di così non penso possa andare.
E’ imbarazzato e triste. Mi si stringe il cuore a vederlo così. Gli prendo una mano e lo trascino fuori.
- Perché continui a lavorare lì, se ti trattano in questo modo?
- Perché è uno degli studi legali più importanti dello stato, se non di tutta la costa. E’ una fortuna che mi abbiano preso e ho finito da poche settimane i miei due anni di praticantato. Sto cercando in altri studi, ma non ho ancora avuto riscontri positivi.
- Mi dispiace. Se vuoi posso provare a darti una mano. Posso chiedere allo studio legale con cui collaboriamo e poi magari possiamo cercare un po’ di studi e fare qualche telefonata.
- Davvero mi aiuteresti?
 - Certo.
Soprattutto se mi guarda con quegli occhi. E poi Coop è veramente un ragazzo intelligente e molto preparato.
Mi abbraccia di slancio.
- Grazie, grazie, grazie. V. non sono cosa farei senza di te.
- Fi-figurati. Ora devo andare. Ti chiamo quando ho finito in ufficio.
- Ok. Potresti venire da me, ordiniamo del cibo cinese, o una pizza e vediamo cosa riusciamo a trovare.
Oddio, tutta sera a casa di Cooper. A cena solo con lui. Non posso farcela.
- Io non penso sia il caso.
- Hai ragione. Sprecherai una serata intera ad aiutarmi, il minimo che posso fare è cucinare per te, non prendere del cibo d’asporto. Ti aspetto alle 7 da me. Ora devo tornare dentro o si innervosiranno ancora di più.
Mi bacia una guancia e prolunga quel contatto per qualche secondo mandandomi in iperventilazione. Mi regala un sorriso stupendo e poi torna dentro al ristorante.
Rimango imbambolata qualche secondo. Poi mi riprendo e con la testa fra le nuvole mi dirigo verso l’ufficio di mio padre. Sono troppo agitata ed emozionata: devo darmi una calmata o col cavolo che ascolterò anche solo una parola dei colloqui che mi aspettano nel pomeriggio.
E ho un problema anche più grande: cosa cavolo mi metto stasera?!?!?!?
 
 
 
 
 
Buongiorno a tutte! Spero non mi abbiate dato per dispersa ma lo studio e altri mille impegni mi hanno tenuta lontana dal pc! Il prossimo capitolo dovrebbe essere (se tutto resta com’è nella mia testa) il capitolo di svolta nel rapporto tra Cooper e Violet, ma potrei decidere di sorprendervi e cambiare tutto. Non so, vedrò! Grazie mille a tutte voi che leggete, che recensite e che mi aspettate nonostante i miei ritardi.
 
Volevo anche consigliarvi due storie che io personalmente adoro:
 
“Chocolat” di SidRevo ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=608156 ) -> Vanessa ha deciso di abbandonare l’amore per colpa del suo ex che le ha spezzato il cuore. Vive serena con i suoi amici, un gay, una schiava del sesso e uno che salta da un letto all’altro, ma non sa che presto, molto presto un bellissimo uomo entrerà nella sua vita.
 
“C’eral’acca” di HappyCloud ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=594484 ) -> Sammy si ubriaca la sera dell’addio al nubilato della sua migliore amica, nonché datrice di lavoro, Valerie e in preda ai fumi dell’alcool firmerà la sua condanna accettando la scommessa di Nick, lo spogliarellista che le farà girare la testa.
 
Un bacione a tutte.
  
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