New York - 21 Marzo 2010 - Ore 07.00
On Air: Into my arms - Angelzoom
Respiro. L’aria ha il sapore che vuoi a New York. Camminando fra pennellate di grigi che tagliano il cielo e
gialli che fendono l’asfalto puoi trovare ciò che più desideri.
Se ti fermi la senti respirare.
La puoi veder arrossire.
Si colora ogni giorno di nuovo New York, come se di notte scegliesse che abito indossare appena sorge il
sole. Ogni strada é impregnata di odori; da quelli dei negozietti sempre aperti a quelli delle persone che
passano, ma sono tutti troppo impegnati per accorgersene.
Mi chiedo cosa ci trovino nella fretta di così intrigante; a me mette ansia, tanto da non respirare.
Eppure, quando sento mancare i miei sensi, guardare la città é la mia ancora di salvezza.
Mi piace osservarla muoversi, rimango affascinata dalla sua capacità camaleontica di mutare aspetto in
ogni momento della giornata di chi la vive.
Per me che sono una fotografa é un grande monumento all’arte. Così la osservo sempre e ogni giorno c’è
un nuovo pittore che mi mostra una parte nascosta di lei.
Conosco una ragazza che la vede come una caverna di ombre. Molto platoniano, ma d’altronde, una
laureata in filosofia, come volete che la veda?
Un mio amico la vede come un grande fumetto. Ognuno di noi, secondo lui, é l’eroe e l’antieroe della
propria esistenza.
Il mio migliore amico la percepisce come un agglomerato di esistenze che collidono a volte, che a volte si uniscono come quattro strade ad un incrocio.
Come quando, viaggiando, delle persone "a caso" colpiscono la tua vista.
Ti accorgi poi che nel viaggio, qualunque strada tu prenda, continui ad incontrarle, quasi fossero angeli, quasi ti volessero indicare la via.
Così almeno é stato per me, Kazuo, Helena e Jamie.
Quattro strade unite dalle luci di Piccadilly.