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Autore: kelleyrose    01/02/2011    1 recensioni
è incredibile come grazie a una semplice occhiata sia riuscito a cambiare definitivamente il mio mondo, sorrido avrei dovuto trovare un modo per ringraziarlo, prima o poi, spengo la luce e mi accoccolo accanto all'uomo che amo, lo sento sospirare al contatto con la mia pelle, intreccio le mani nei suoi capelli, sento le sue labbra posarsi delicate sulle mie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kellan Lutz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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  Mi aveva già trovata. Il mio sogno era durato fin troppo. Chissà perché quando pensi di aver trovato finalmente il tuo posto nel mondo, quando sei riuscita ad abituarti al dolore ecco di nuovo la vita ti trafigge con tutta la sua forza una forza a cui non riuscirai mai ad abituarti. Piantò i suoi occhi nei miei, quanto tempo era passato dall’ultima volta? Poco decisi, ricordavo con troppa chiarezza l’ombra di ferocia nei suoi occhi, anche se adesso era ben nascosta in quell’espressione di dolcezza, che non aveva MAI avuto in 18 anni. Sentii Kellan agitarsi al mio fianco, senza rendermene conto gli avevo conficcato le unghie nel braccio, mollai la presa sussurrando delle scuse. “Lei sarebbe?” chiese il dottore. Un mostro senza anima ne cuore, senza rispetto per nessuno oltre che se stesso, egoista bastardo e senza scrupoli, ecco chi era quell’uomo lo stesso che mi aveva strappato a mia madre quando avevo solo 4 anni , pochi anni ma abbastanza da ricordare le sue urla di terrore.  Avevo subito le sue cattiverie sempre.  Non avevo nessuno scampo da lui. Mi chiudeva dentro la mia camera, ricavata da una soffitta, che per mobili aveva solo un materasso una sedia e un tavolino. Non avevo il permesso di uscire se non con lui, avevo un insegnante privato 4 ore al giorno che mi faceva scuola in Sua presenza, se veniva  a trovarlo qualcuno dovevo comportarmi come la ragazza  perfetta, amata e dolce che tutti credevano che fossi altrimenti mi avrebbe rinchiuso nella cantina al freddo e mi avrebbe picchiato. Ma nonostante cercassi sempre di essere come lui voleva, terrorizzata dalle sue minacce, ogni sera ricevevo la mia razione di dolore, a volte anche più di una volta per notte, e spesso questo portava a ferite che potevano essere curate solo in ospedale, lui era il primario uno dei più potenti dottori, TUTTI sapevano ma preferivano far finta di nulla. Quando mi chiudeva nella mia camera dimenticava sempre di chiudere anche il piccolo oblò. Magra com’ero riuscivo a passare da quella piccola finestrella e a rifugiarmi sul tetto di casa di notte. In una delle tante notti passate a guardare il cielo e a immaginare una vita diversa mi accorsi della presenza d qualcuno che camminava fischiettando lungo il marciapiede, quando si accorse di me alzò la mano in segno di saluto. Era un uomo sui 30 anni molto affascinante in quella sua divisa da poliziotto sempre impeccabile, era alto con i capelli corti. Ogni sera passava davanti casa mia e mi salutava con un cenno della mano, una sera poi prese coraggio e salì su un albero lì vicino raggiungendomi, non mi preoccupai che LUI, il mostro come lo chiamavo io nelle mie fantasie,  se ne accorgesse, era ubriaco come quasi tutte le sere e sapevo che non si sarebbe svegliato. Quella sera gli raccontai tutto, lui mi consigliò di scendere con lui e andarmene ma sapevo che sarebbe stato impossibile, nessuno mi avrebbe creduto, mio padre era un dottore, amato e rispettato da molti in città. Non mi avrebbe mai creduto nessuno. Si susseguirono molte sere a quella in cui lui sperando di convincermi ad andarmene mi raccontava di sua moglie sua figlia e di come vivano felici, mi disse di aver parlato di me a sua moglie e che lei desiderava che io andassi da loro a vivere che scappassi da quegli orrori, ma io avevo paura, quante volte mi aveva sibilato che non sarei mai riuscita a scappare da lui? Che mi avrebbe ritrovato sempre? Troppe volte e ormai quella convinzione era legata stretta nel profondo del mio essere, era capace di tutto, se avesse saputo di Michele lo avrebbe ucciso e non potevo permetterlo. Una sera quando venne a trovarmi lui portò con se una busta che conteneva alcuni libri, quattro per la precisione, mi disse che sua figlia che aveva 14 anni proprio come me, aveva ascoltato una conversazione tra lui e sua moglie e che sapeva di me e gli aveva chiesto di portarmi questi. Scoprii così il mio amore per la lettura.  
Mentre mi perdevo nei ricordi non mi accorsi che lui si era avvicinato, mi ritirai dal contatto con lui e Kellan mi cinse le spalle con un braccio era eloquentemente diffidente, io mi strinsi a lui “ma come nemmeno mi riconosci?” sussurrò l’uomo mi feci forza “si sta sicuramente confondendo con qualcun’altra io non l’ho mai vista in vita mia”  dissi con voce sicura, era quello che mi aveva sempre detto di fare Michele, negare di essere quella che ero mostrarmi sicura e cercare supporto negli altri. Michele era la mia unica opportunità ma era lontano, troppo lontano. Strinsi istintivamente la mano a Kellan e lui non si mosse ma guardò l’uomo in modo strano, come se improvvisamente avesse capito “ma cosa dici Rosalie? Sono io amore non ti ricordi più di me?” era un’evidente minaccia, mi stava ricordando cosa era capace di fare. Non mi lasciai intimorire “come le ha già detto la mia ragazza, lei si sta confondendo, il suo nome non è Rosalie e la prego di uscire dalla camera”. Evidentemente intimorito sia dalle parole che dalla stazza di Kellan lui arretrò e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle, non senza prima lanciarmi un’occhiata furente. Sospirai e chiusi gli occhi “ho bisogno di un telefono” dissi sull’orlo della crisi isterica, non so chi non ci feci caso mi mise un telefonino in mano digitai velocemente il numero. Tre squilli e poi “ Ispettori Portoli come…” non lo lasciai terminare “sono io Michele, è qui” silenzio rimasi ad aspettare una sua reazione per qualche secondo, poi cominciai a singhiozzare “dove sei?” disse freddo non riuscivo a continuare Kellan mi sfilò il telefono di mano, non ascoltai le parole ero persa nel terrore, mi aveva trovata me l’avrebbe fatta pagare cara. Ricordo solo di essere rimasta lì a fissare la porta mentre Kellan parlava al telefono e il dottore continuava la sua visita. Poi, non so quanto tempo dopo, il suo viso comparve dalla porta senza nemmeno lasciare tempo a nessuno corse al mio fianco e mi abbracciò stretta. “Piccola mia come stai? Che ti è successo? Che ti hanno fatto?” sorrisi per tranquillizzarla “sto bene Angelica davvero, per dirla tutta non so nemmeno io cosa è successo so solo di essermi svegliata qui e poco dopo lui è comparso sulla porta” vidi il fuoco ardere nei suoi occhi e guardare Kellan “già chissà come ha fatto a trovarti”, se non fosse stato tutto atrocemente orribile mi sarei messa a ridere Angelica andava pazza per Kellan quando le avevo raccontato di averlo nel mio hotel era andata fuori di testa e aveva preso il primo aereo con la scusa che le mancavo aveva bisogno di vedermi e ora lo guardava con un misto di disprezzo e desiderio davvero comico. Le presi le mani tra le mie, erano fredde, come sempre, era ancora più pallida del solito, i capelli biondi scompigliati, gli occhi azzurri lucidi e pieni di ferocia. Mi aveva sempre trattata da sorella minore anche se avevamo la stessa età “Angie? Dov’è tuo padre?” chiesi esitante lei sbuffò “è qui fuori sta impartendo ordini ai pivelli adesso arriva” alzò gli occhi al cielo, io annuii. Mi voltai verso Kellan che ci guardava senza capire da un angolo della stanza gli sorrisi “grazie davvero, di tutto” lui alzò le spalle con un espressione dolcissima “this and more for yourself” vidi angelica trasalire al suono della sua voce. “Mi avete capito si o no? Sfaticati che non siete altro datevi da fare” sentimmo urlare da fuori sospirai, era vicino, anche solo il suono della sua voce mi fece rilassare e poi senza nemmeno rendermene conto le mie braccia erano già strette al suo collo. “ho rischiato l’infarto sai?” mi accarezzò la schiena “Scusa” mi scompigliò i capelli “come se fosse colpa tua”. Si sedette accanto a me “voglio sapere tutto, non tralasciate nulla” poi scoccò uno sguardo a Kellan “lui sarebbe?” mi chiese. Panico cosa era lui per me? 


Ed ecco svelato il passato della nostra principessa, la domanda cruciale è perchè Kellan è così deluso dal fatto che lei non ricordi nulla? ma sopratutto COS'è LEI PER LUI?  To be continued.... grazie per l'attenzione vostra KelleyRose
  
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