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Autore: Allegra Yep    01/02/2011    3 recensioni
Al ristorante "Al faro" tra pentole e pignatte si intrecciano le storie di Gabriele e Luca, e di Francesco e Massimiliano. Finchè fra i quattro c'è solo amicizia le cose procedono bene nella linda cucina, ma quando inizia ad esserci qualcosa in più... iniziano i problemi!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!
Temo di avervi fatto aspettare un po' troppo per l'ennesima volta, ma il prossimo capitolo è già pronto! È un capitolo completamente dedicato a Gabriele ed alla sua famiglia, così scopriamo qualcosa in più su di lui. Man mano che scrivo la storia, mi affeziono sempre di più ai miei bambini: vedo come crescono bene – anche se magari talvolta sbagliano – e non posso fare a meno di essere orgogliossima di loro!
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono/recensiscono, ma in particolare la fedele YUKO CHAN, che non si è persa un capitolo!


Ottavo capitolo

Probabilmente Gabriele non ha mai accolto la fine di un turno così volentieri: l'atmosfera nella cucina del ristorante oggi era terribilmente pesante, anche se Luca di tanto in tanto gli ha lanciato delle occhiate talmente tanto complici e languide da fargli venire le gambe molli. Cammina spedito sul lungomare, con il cappuccio delle giacca a vento nera ben calcato sulla testa per difendersi dalla pioggia: se la sera prima è riuscito ad evitare domande fastidiose perchè a casa sua dormivano già tutti – ed alle quattro di mattina è decisamente normale – e quella mattina perchè era in vistoso ritardo, ora è conscio che non potrà scampare dall'interrogatorio. D'altronde ha ben visto l'occhiata preoccupata che si sono scambiati sua madre e sua sorella maggiore quando è entrato in cucina al volo per afferrare un paio di biscotti...
- Sono a casa! - urla girando la chiave nella toppa e preparandosi psicologicamente all'invasione barbarica, che subito lo travolge: una mandria di marmocchi dai due ai sette anni, che lo circondano chiedendogli alternativamente di leggergli una storia, fargli fare cavalluccio o pettinare le bambole con loro. Con attenzione, stando attento a non farli rimanere male, si china in mezzo ai fratellini ed alle sorelline per spiegare loro che davvero vorrebbe giocare subito con loro, ma che devono aspettare perchè deve parlare con mamma, Gabriella e Jack. Subito si sente un coro di lamenti, ma ormai è avvezzo a questo genere di "problemi" e con un paio di sorrisi, carezze ed una caramella tirata magicamente fuori dalla tasca dei pantaloni riesce ad allontanarsi.
Entra in cucina, chiudendosi alle spalle la porta di legno bianco e vetro smerigliato. La tensione è palpabile: vede sua sorella battere nervosamente un piede per terra e sua madre torcersi le mani. Jack, invece, il suo patrigno, è in piedi dietro di lei, silenzioso e composto come al solito.
- Allora...? - sospira la donna, tormentandosi una ciocca di capelli neri. - Dove sei stato ieri notte? Ti ho sentito tornare verso le quattro... non avrai mica ricominciato a... - la paura che ci sia ricaduto e che l'incubo rinizi di nuovo le attanaglia la gola, impedendole di parlare. Sua sorella le fa un massaggio alle spalle, per incoraggiarla, e nel frattempo lo guarda con occhi taglienti, per impedire solamente che provi a dire d'avere ricominciato a prostituirsi.
Ma per fortuna, questa volta non si tratta di nulla di tutto questo, anzi, finalmente quel capitolo della sua vita sembra essere chiuso per sempre. Gabriele prende un bel respiro e poi butta tutto fuori, diventando sempre più entusiasta mentre va avanti e mentre vede la fronte della madre distendersi: -Stai, tranquilla, mamma... ero con un collega, Luca, ti ho già parlato di lui, vero? È quello che sembra essere un mulatto da tanto è abbronzato! E ha degli occhi neri, che ti sembra di poterci annegare dentro da quanto sono profondi! Ecco... ci siamo messi assieme! In effetti... mi sono innamorato di lui – conclude sorridendo, sentendo il cuore battergli all'impazzata nel petto. Sono queste ultime parole e la gioia che brilla negli occhi a spazzare via finalmente tutti i dubbi: i grandi di famiglia abbracciano il "pulcino" ridendo, baciandolo. Finalmente è cresciuto anche lui.
Dopo essersi fermato a parlare ancora un poco con loro ed avere fatto il suo dovere di bravo fratello maggiore nei confronti dei suoi fratellini – i gemelli Carlo, Matteo e Filippo, poi Caterina, Ilaria, Michele e Francesco – finalmente si butta di slancio sul letto in camera sua, e di Gabriella. Ha ancora le lenzuola di quand'era bambino e sul soffitto sono appiccicate le stelle fosforescenti che lo rassicuravano quando si svegliava di notte ed aveva paura del buio. Sopra il comodino c'è ancora l'Orso Truffo, dal pelo tutto arruffato e con un buco sul fianco malamente rammendato: questo luogo è sempre stato il suo rifugio, soprattutto nel periodo buio della sua vita. Indifferentemente con quante persone fosse andato in quella giornata, quando tornava a casa e si metteva sotto le coperte gli sembrava sempre di tornare ad essere ancora il bambino innocente di un tempo, fosse solo per un paio d'ore.
È felice che sua madre abbia di nuovo fiducia in lui: c'era stato un periodo, poco dopo che l'avevano obbligato a smettere di prostituirsi, durante il quale entrava in apprensione ogni momento, e spesso lui doveva rinunciare ad uscire. Con questo non sta cercando di giustificarsi, Gabriele, perchè è conscio che probabilmente, se non avesse avuto Giovanni con cui supportarsi e l'attenzione della sua famiglia, ci sarebbe caduto di nuovo. Caduto... gli ha sempre dato molto l'idea della droga il "ricadere" in qualcosa, ma alla fin fine la sua situazione non era molto diversa: si prostituiva per portare a casa dei soldi per dare una mano alla famiglia, di nascosto in quanto lui, essendo il figlio, avrebbe dovuto limitarsi a studiare, però era ovvio che con tante persone in casa diventasse impossibile riuscire a tirare avanti con due stipendi soli. C'erano stati i periodi in cui aveva deciso di smettere, però poi si sentiva fuoriposto ed inadeguato in altre situazioni, e colpevole. La volta che ad un colloquio di lavoro si era trovato faccia a faccia con uno dei suoi clienti, gli era venuto un vero e proprio attacco di panico, che si era risolto solamente con il pronto intervento di Giovanni, chiamato al telefono. Alla fine c'era stato bisogno che la mano di sua madre calasse decisa sul suo volto per tirargli un paio di sberle ben assestate per farlo smettere definitivamente: l'unica volta che aveva avuto una "ricaduta", l'aveva guardato con occhi talmente addolorati, che si era ripromesso solennemente che non l'avrebbe fatto mai più. E fino a quel momento aveva mantenuto la promessa.
È ancora immerso in questi ricordi densi e dolorosi, quando il telefono squilla argentino facendolo riscuotere: si getta immediatamente giù dal letto per afferrare il cordless che sua sorella ha lasciato sul suo letto, probabilmente dopo l'ennesima infinita chiamata col suo ragazzo.
- Pronto? - chiede allegramente, come se i pensieri che gli affollavano la mente fino a poco prima fossero spariti improvvisamente. Sorride ancora di più quando sente la voce di Giovanni rispondergli dall'altra parte della cornetta: è come se gli abbia letto nel pensiero, perchè aveva intenzione di chiamarlo lui dopo poco. Sarà una chiamata lunga, lo sa per certo, anche perchè è davvero tanto tempo che non fanno una chiaccherata delle loro; quindi si accoccola sotto le coperte, al caldo, pronto per rispondere ad una serie di domande che – ne è sicuro – saranno alquanto imbarazzanti.

  
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