Fretta
“È
finito tutto
bene” sospiri, lasciandoti cadere sulla poltroncina della
sala medici.
“Poteva
morire.”
“Ma non
è morto” constati, accavallando le gambe.
Lui inizia a camminare
avanti e indietro. “Cinque giorni
qui dentro mi faranno impazzire.”
“Hai sempre detto
che l’ospedale ti rasserena.”
“Quando sono certo
che i miei figli stiano bene.”
“Ora Dario sta
bene.”
“Hai finito di
smentire tutto quello che dico o devo
cambiare stanza affinché tu la smetta di parlare?”
Ti alzi in piedi, indecisa
se vestire indifferenza, rabbia
o rassegnazione.
Aveva mille motivi per
essere nervoso e odioso con i
colleghi, ma fino a prova contraria eravate in ambiente di lavoro,
ragion per
cui ogni problema personale avrebbe dovuto aspettarvi fuori almeno per
altri
quattro maledetti giorni.
“Mi spiace,
Cristiana, sono stato-”
“Uno stronzo,
dillo pure.”
Ti sistemi la maglietta
della divisa e ti prepari a
fuggire.
Non erano bastati nemmeno
quei baci, quei sorrisi, quegli
abbracci e quelle carezze, a stimolarlo a comportarsi con un
po’ più di tatto
nei tuoi confronti.
Eppure, per la prima volta,
ti era parso che ti fosse più
vicino, e non solo in termini fisici.
“Non
c’è fretta di andar via, tanto ho tutta la notte,
per venirti a cercare.”
Ti volti e lo vedi piegare
un angolo della bocca in un sorriso.
“E domani. E
dopodomani.”
“Credi davvero che
io stia scappando da te?”
“Ah, ecco. Quel
frigo ha davvero un’aria minacciosa.”
Annuisci, stando al gioco. “Molto più di te, in
effetti.”
Si solleva dal tavolo al
quale era appoggiato e ti
circonda la vita con un braccio. “Ammetti che ho
più fascino io” ti soffia sul
viso, le labbra a sfiorare il tuo naso.
Avvolgi le braccia attorno
al suo collo, coperta da
quella differenza d’altezza che da vicino sembrava persino
incolmabile.
“Non avevi fretta
di andar via?” si ritrae quando mostri
l’intenzione di baciarlo.
“E tu non avevi
fretta di venirmi a cercare?”
“No, in
realtà-”
Fai scivolare una mano lungo
la sua guancia ruvida,
lasciando scomparire piano il sorriso sulle tue labbra sempre
più vicine alle
sue.
Voleva fare il puntiglioso?
Ti stacchi e indietreggi,
tornando a ridere.
“Dove
vai?”
Raggiungi la porta e la
socchiudi, non staccando gli
occhi da Riccardo. “Chi ha fretta, adesso?”
Corri in corridoio,
consapevole del fatto che giocare ad
acchiapparella con Malosti sarebbe stato il tuo sogno
proibito…
… se fossi stata
alla scuola materna.