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Autore: Lies_Of_My_Mind    01/02/2011    2 recensioni
Probabilmente avrebbe negato e negato ancora e molti di voi non ci crederanno mai, ma quella sera, in una soffitta buia e desolata di Villa Black qualcuno piangeva.
Piangeva disperatamente.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Unrequited

ciò che si può trovare in un cassetto

 

 

 


 

 

Aprì il cassetto della cassapanca di legno sfiorandone la superficie levigata e scura. Quanto le era familiare quella cassettiera? Forse troppo.

Ricordi di gioventù le riaffiorarono alla mente, una mente un poco rovinata dal tempo e dalla cattiveria, ma ancora brillante e intelligente.

Si mise a frugare fra le pergamene lasciate a metà depositatesi sul fondo e fra le boccette d’inchiostro ormai vuote.

Fu dopo qualche momento di ricerca che le capitò fra le mani una vecchia lettera ancora sigillata ed invecchiata dal trascorrere degli anni.

Fremette al pensiero che potesse trattarsi di quella lettera. La aprì e distese i fogli spiegazzati fino a fargli riprendere la loro piega originale ed iniziando a leggere le righe di inchiostro con una smania immane.

 

 

Poter posare una mano su di una tua guancia così rosea, oh come sarebbe bello, una sublime sensazione immagino.

Già immagino, perché altro non posso fare. Altro se non stare a guardarti, dal mio cupo angolino, mentre vivi la tua vita.

Impossibile per te anche solo pensare che qualcuno spenda la propria vita intera guardandoti ed immaginandosi accanto a te. Talmente vicino da poterti perfino sfiorare i capelli, talmente vicino da poter far intrecciare i respiri, da riuscire a captare i tuoi pensieri. Te lo ha mai detto nessuno che ti si legge tutto in viso?

Il tuo viso da duro, spaccone e qualcuno affermerebbe perfino viziato e bugiardo. Sai… talmente tanta gente pensa ciò di te che credo di essere la sola, Sirius Black, a capirti davvero. A riuscire a vederti per quello che sei realmente.

Ciò che sei, caro Black, è un ragazzino cresciuto troppo in fretta, ma che ha ancora paura del mondo. Sì perché il mondo ti può ferire, ferire nel profondo ed in un sacco di svariati modi diversi, uno più crudele dell’altro, e ciò ti terrorizza fottutamente.

Ma potrei anche aspettare sai?

Per te, potrei anche aspettare che tu cresca realmente, che tu diventa un uomo e che tu riesca a superare tutte queste tue paure.

 

Non immagini neanche la quantità di cose che so sul tuo conto, dalla più bella e luminosa alla più brutta e cupa.

Noi non siamo fatti l’uno per l’altra, lo riconosco, così diversi, ma suppongo che per te potrei anche cambiare, se solo me ne dessi la possibilità, un'unica chance per poter dimostrare a te ed a me stessa di poter essere qualcun’altra, una donna diversa. Migliore forse.

Rinnegherei tutto, giuro su Salazar, i miei amici, la mia famiglia, i miei ideali, il mio futuro marito, me stessa per fino, se solo me ne dessi la possibilità.

Probabilmente anche solo un tuo sguardo mi renderebbe felice, un tuo sorriso mi ucciderebbe e suppongo che un tuo rifiuto mi spezzerebbe il cuore, ma il poter anche solo dire di averci provato mi darebbe la prova che cerco del fatto che non tutto è perduto, che c’è ancora una speranza per me di non divenire come il resto della mia famiglia.

Il marchio nero sul mio avambraccio per molti può voler dire malvagità, spietatezza, la morte dell’anima, ma per me vuol dire solo una cosa: sconfitta.

Fino da bambina ho sempre appoggiato la causa, affermando più volte che un giorno sarei divenuta il braccio destro dell’Oscuro Signore, ma la realtà è che ho sempre avuto paura del mio futuro, un futuro che ora è più presente che mai.

Ora, caro Black, ti chiedo perdono per tutto ciò che ho fatto e che farò e ora e solo ora sono pronta a lasciarti alle spalle come feci un tempo con tutte le mie bambole. Per me ora sei solo una vecchia bambola Sirius Black.

Ti chiedo perdono per quel tempo che verrà, quel tempo che ti vedrà bianco e freddo ai miei piedi, perdono per quel dispiacere che non proverò vedendoti morto.

Perdono per essere sempre stata ciò che tutti si aspettavano e volevano da me e mai ciò che io, Bellatrix Black, volevo.

Ma così è sempre stato e così sempre sarà.

Buona vita,


Black

 

 

La lettera era finita, ma allora perché il suo cuore batteva ancora così forte? Perché il dolore la affliggeva ancora così tremendamente e le sue viscere si attorcigliavano atrocemente?

Probabilmente avrebbe negato e negato ancora e molti di voi non ci crederanno mai, ma quella sera, in una soffitta buia e desolata di Villa Black qualcuno piangeva.

Piangeva disperatamente.

 

Bellatrix Lestrange piangeva per la prima volta

  
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