Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: VidelB    30/12/2005    8 recensioni
Eheh non fate troppo affidamento al titolo così poetico... fa effetto non trovate? XP Tutto si svolge in un luogo diverso dal solito Giappone moderno a cui siamo abituati... siamo nell'Egitto di molti secoli fa, Akane è di origine egiziana e Ranma è il figlio di un capo nomade... direte: come si fanno a incontrare? Si comporteranno in modo molto diverso?....Uhm, leggete leggete ^-
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Genma Saotome, Ranma Saotome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Page

- Bene. Credo tu gli abbia dato una lezione finalmente.- commentò con tono neutro Gen-mah, rivolgendosi ad Akanept. Lei si volse a guardarlo stupita.

- Cos’è quell’espressione figlia? Eri forse convinta che ti avrei fatta uccidere per ciò che hai detto?

La ragazza annuì debolmente: si era addirittura complimentato con lei!

- So riconoscere le mancanze di mio figlio ed è bene che io non sia l’unico a fargliele notare. Ha un carattere chiuso e cocciuto a volte; sono convinto che solo una donna della tua tempra possa fargli mettere la testa a posto. All’inizio non ti conoscevo, ma ogni ora che passa rafforza la mia idea.

La giovane abbassò lo sguardo. La decisione di un matrimonio, del suo soprattutto, non poteva derivare da un’impressione. Non esisteva persona al modo col diritto di decidere del suo destino, solo gli dei potevano… magari quello che le stava capitando era tutta opera loro, ma non se la sentiva ancora di rassegnarsi; le pareva troppo ingiusto.

- Mi scusi, vorrei tornare nella mia tenda.

- Certo certo, vai pure.- la congedò quello tranquillamente, così lei uscì nuovamente all’aria aperta.

Akanept aveva fatto qualche passo, quando udì dei sibili provenire da poco lontano. Si avvicinò alla fonte del suono e vide, appena fuori dall’accampamento, un uomo di spalle allenarsi con la sciabola. Egli si muoveva e affondava la lama a vuoto, scattando con precisione e velocità; la faceva roteare per un attimo sopra la testa per poi abbassarla di colpo, ferendo di taglio il suo nemico immaginario, senza indugi, senza pietà. La ragazza lo stava ammirando incantata, quando l’oggetto delle sue osservazioni ruotò su sé stesso e andò a fissarla intensamente direttamente negli occhi.

Quello sguardo, quel colore… era Ran-mah. Non avrebbe immaginato fosse così bravo, evidentemente dovevano avergli messo in mano la spada quand’era ancora un bambino; rifletté lei mentre arrossiva leggermente e girava i talloni per allontanarsi in fretta. Magari sarebbe stato il caso di parlargli avendolo trovato, ma che dirgli dopotutto? Non voleva fare quella parte; sarebbe stato lui a doversi scusare piuttosto. Con questi pensieri in testa, la giovane andò a chiudersi nella sua tenda e non ne uscì per tutto il pomeriggio.

Giunto il tramonto la sua assistente insistette per farla uscire, ma lei si rifiutò decisa, fino a che l’altra non acconsentì a lasciarle il suo pasto lì e ad andarsene subito dopo.

‘Figuriamoci… una cena ufficiale! Non mi sposerò mai con quell’individuo, quindi non ha alcun senso. Vorrei solo scappare di qui, rimettermi in viaggio con papà e Kasumif… mi mancano terribilmente… e pensare che è passato solo un giorno e mezzo. Continuando così diventerò pazza e magari arriverò correndo in un’oasi dove finirò i miei giorni.’ pensò, scatenando ormai la fantasia verso prospettive non proprio allettanti, mentre, distesa sulla stuoia imbottita che le faceva da giaciglio, stringeva al petto il falchetto di azzurrite dono di sua sorella.

‘Presto inizierò a perdere anche la mia identità e non potrò più essere considerata nemmeno un’egiziana’ considerò sarcastica, confrontando l’oggetto blu con la croce d’argento che portava al collo ‘Da qui posso solo sperare con tutto il cuore che la fuga vada bene; devono arrivare dai nostri parenti, poi ci penseranno loro ad aiutarli in tutto. M’inchinerò alla benevolenza del dio Horus… mi offrirei anche come colpevole al posto di mio padre davanti al consiglio… ma ora come ora pare impossibile. E inoltre, molto probabilmente, lui non me lo avrebbe permesso. Oh, vi voglio tanto bene, non scordatemi mai…’ terminò, chiudendo gli occhi stanchi e rilassando i muscoli, prima di abbandonarsi al dolce sonno. In quel mondo poteva vedere chiunque desiderasse, forse li avrebbe rincontrati, almeno con la sola mente.

I giorni successivi passarono lenti. L’intera tribù si era messa in viaggio per l’Illoudjan e l’umore della ragazza era rimasto pressoché invariato, nonostante il sole cocente del deserto durante la continua marcia in cui si era trasformata la sua vita da due settimane a quella parte. Era già una benedizione il non dover camminare, ma la schiena le doleva a forza di stare seduta su quell’animale altissimo ore ed ore di seguito. La prima volta che l’avevano invitata a salire aveva rifiutato, spaventata anche solo dall’idea, ma dopo un’oretta di cammino durate la quale era dovuta stare al passo dei dromedari, aveva deciso di rivalutare la proposta e si era seduta dietro Shin-leh, aggrappandosi alle sue vesti come una disperata. L’altra giovane aveva sorriso al suo atteggiamento e le aveva raccomandato solo di non agitarsi troppo, che in quel modo non sarebbe caduta. Ma, nonostante ci si stesse abituando un poco, tutt’ora Akanept non si sentiva del tutto tranquilla riguardo al suo equilibrio.

Ogni giornata si svolgeva allo stesso modo: sveglia, qualche sorso di tè e partenza molto prima dell’alba, in modo da partire col fresco della notte. C’era una pausa durante la quale si riaccendeva il fuoco, a metà giornata, e si mangiavano gallette intere conservate secche, poi si ripartiva e solo al tramonto ci si accampava per la notte. Allora si accendeva per la terza volta il fuoco e si preparavano nuove provviste impastando cereali, acqua e sale. Le sere passate la giovane era rimasta curiosa nei pressi del falò più grande, seppur non partecipando attivamente, ad osservare il modo in cui venivano cotte… ricoprivano completamente l’impasto di sabbia prima di metterle sulla brace. Non aveva mai visto una metodo simile! Una volta cotte le ripulivano e le sgretolavano, vi aggiungevano dei pezzetti di carne e verdura e le servivano il tutto in una scodella. Dopo aver mangiato, come le suggerivano le sue abitudini, l’egiziana ringraziava e si defilava nella tenda, sfinita e con la voglia solo di dormire il più possibile; in vista di ore tutt’altro che riposanti.

Passò un’altra settimana e finalmente, una sera, un gruppetto di donne della tribù (le quali, a parte Shin-leh, non l’avevano neanche mai degnata di uno sguardo) le si avvicinarono, invitandola a sedersi più vicina al loro fuoco. Anche se in quel momento, in realtà stava per alzarsi ed andarsene, la giovane sorpresa dal gesto acconsentì e si accomodò timidamente affianco alla sua assistente, l’unica in effetti che conoscesse già. Subito l’accolsero passandole, una dopo l’altra, tre tazze colme di un tè verde, facendole segno di bere. La prima era di un colore più intenso, mentre le altre due erano rispettivamente più chiare. La ragazza bevve il liquido bollente e zuccherato e accennò un sorriso come ringraziamento. Quelle sorrisero di rimando compiaciute e una le disse nella loro lingua qualcosa di indecifrabile. Subito Shin-leh tentò di tradurre, vedendo la sua espressione imbarazzata.

- Chiede quando hai dormito con il principe Ran-mah come è stato.

Akanept non credette alle sue orecchie. Ma che domande le facevano di punto in bianco?

- Io… beh una mattina me lo sono ritrovato nel letto ma… non credo di aver dormito con lui.- balbettò confusa, arrossendo senza volerlo.

Shin-leh tradusse la sua risposta e il gruppetto scoppiò a ridere sommessamente, facendola un po’ alterare.

- Scusa, ma pensano sia impossibile risvegliarsi con lui affianco senza averci dormito insieme.

- Però quando sono andata a dormire lui non c’era!- esclamò l’egiziana scaldandosi.

Nel sapere la notizia, le espressioni di tutte mutarono, diventando sconvolte.

‘E ora che avranno?’ pensò Akanept.

- Ma… è impossibile, la tradizione prevede che…- mormorò l’assistente temendo di far udire la sua voce al capo due fuochi più in là.

- Ops…- si lasciò sfuggire la sua interlocutrice sudando improvvisamente freddo. Era vero; il capo le aveva detto che si doveva far rispettare l’usanza agli occhi della tribù e lei ovviamente come una stupida aveva raccontato a tutte la verità. Ora si sentiva nuovamente quasi spacciata.

A questo punto sarebbe stato meglio riferirglielo subito o aspettare che la voce si spargesse fino ad arrivare alle sue orecchie? Un’eventualità era peggiore dell’altra. Alla fine decise che gli si sarebbe avvicinata la mattina dopo e gliene avrebbe parlato… poi se l’avrebbero voluta uccidere… probabilmente le avrebbero solo fatto un piacere. La sua vita stava perdendo di significato ogni attimo ormai.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: VidelB