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Autore: Aurora Barone    02/02/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io e Itou eravamo diretti anche quella mattina verso scuola.

Nessuno dei due sembrava trovare il coraggio di parlare di quello che era successo la sera precedente e così il silenzio regnò sovente per tutto il tragitto finchè non arrivammo al giardino di scuola in cui ci salutò una Sayoko pimpante, poi incrociammo anche Yoto.

Erano tutte e due felici di vedermi, sopratutto Yoto.

“Menomale...alla fine Itou ti ha ritrovata!” affermò lui.

“Ma tu guarda che razza di amici considerano di più il mio robot che me!” affermò Itou seccato.

“ Ciao Itou!” disse Yoto ridendo, anche Sayoko lo disse dandogli il contentino.

“Io con voi due non ci parlo più!” brontolò.

“ Comunque grazie, siete davvero molto gentili a preoccuparvi per me...” affermai incominciando a sentirmi in uno strano disagio.

“Oh, ma che dici...tu sei nostra amica!” affermò Sayoko come se fosse una cosa scontata.

“Certo, perché gli amici di Itou sono anche nostri amici!” aggiunse Yoto.

“Veramente lei non è mia amica,ma il mio robot, ci tengo a sottolineare!” disse Itou austero come sempre.

“Guarda tu sei quello che l'altra notte mi ha chiamato per telefono...e mi hai fatto una testa quanto una casa su quanto fossi in pensiero per lei...” affermò Sayoko.

“Non è affatto vero... e poi sei scorretta... io mi confido con te e tu...ma tu guarda che bella amica!” affermò Itou indispettito.

Scoppiai a ridere non appena sentii tali parole e rivolgendomi a Sayoko ad Itou dissi “ Oh bello scherzo, siete esilaranti tutti e due...”

“Veramente non è uno scherzo!” precisò Sayoko.

“Ma certo che è uno scherzo, non puoi certo credere che lei ci caschi... sa perfettamente che è il mio robot e che non mi preoccuperei mai per lei...” esclamò Itou distaccato e glaciale come al solito.

“Già e non me ne importa un fico secco...” esclamai cercando di assumere anch'io un tono freddo e impassibile.

“Bene!” rispose Itou irritato.

“Bene!” affermai in tutta risposta.

“Bè io comunque ero veramente preoccupato per te!” affermò Yoto guardandomi con quei suoi occhioni castani così languidi e belli, tanto che ne rimasi affascinata.

Al diavolo Itou! C'era sempre Yoto e Sayoko che mi trattavano bene, facendomi sentire un essere umano come loro, avevano persino detto che ero loro amica.

Quella semplice frase destò in me una gioia immensa, era come se improvvisamente avessi trovato il mio posto in quel mondo dalla quale ero preclusa e rifiutata.

“Yoto, non prenderti troppo gioco di lei... poi poverina finisce per crederci...non la illudere!” affermò Itou con cattiveria.

Era incorreggibile! Che antipatico, lo avrei ucciso se solo non avessi avuto quel braccialetto ad impedirmelo.

“Ma io non la sto prendendo in giro, io ero davvero preoccupato per lei!” disse Yoto sorridendomi,mentre Itou lo fulminava con lo sguardo.

“Ah comunque questa sera stavamo pensando di andare al karaoke con tutti gli altri...Echiko ti va di venire?” mi domandò Sayoko.

“Si certo!” affermai istintivamente sorridendo.

“Bene!” affermò Yoto.

“Ei ... che cos'è questa storia...adesso invitate lei...e non me...” protestò Itou.

“Oh ma certo sei invitato pure tu!” affermò Yoto.

“E ci mancherebbe pure che invitate lei e non me...ma tu guarda!” disse sbuffando.

Ero davvero contenta quel giorno, niente avrebbe potuto cambiare il mio buon umore, almeno era ciò che pensavo, ma non appena entrai a scuola insieme ad Itou, Sayoko e Yoto, incrociai i sguardi malevoli di tanti ragazzi e ragazze, li sentii pure parlare tra di loro “ Ancora lei...non se ne era andata...”

Poi entrai in classe salutando Yoto con un cenno con la mano, dato che eravamo in classi diverse,ma mentre stavo per sedermi una ragazza mi passò accanto e mi fece lo sgambetto facendomi cadere a terra,mentre Itou e Sayoko si accorsero' solo dopo che ero caduta.

“Kayashi, le spiacerebbe aiutare il suo robot a rialzarsi ed educarlo meglio... veramente troppo maldestra...” affermò la professoressa in tono velenoso.

Itou annuii e mi aiutò a rialzarmi,mentre la ragazza che mi aveva fatto cadere rideva sotto i baffi e aveva già preso posto facendo finta di nulla, come se fossi caduta da sola e lei non avesse alcuna colpa.

Purtroppo quello fu solo l'inizio, dopo la ricreazione trascorsa piacevolmente sul giardino di scuola con Yoto, Sayoko e Itou, non appena rientrai in classe, trovai il mio libro scritto con un pennarello rosso indelebile.

C'erano scritte frasi minatorie del tipo “Avresti fatto meglio a non tornare! Sparisci stupido robot! Sei un essere inutile...vattene dalla nostra scuola!”

“660, leggi tu!” mi ordinò la professoressa, suscitando in me un eccessivo fastidio dato che mi aveva chiamato con il mio numero identificatore e non con il mio nome.

“Io mi chiamo Echiko!” affermai perdendo le staffe. Su quello non transigevo.

Nessuno avrebbe mai osato identificarmi con un numero, io ero Echiko punto e basta, potevo essere un robot, ma questo non significava che dovessero azzardarsi a calpestare ulteriormente la mia dignità.

“Ma sentitela lei...si chiama Echiko” iniziarono a dire tutti in coro ridendo.

“Adesso basta, silenzio!” urlò l'insegnate poi si rivolse a me “ E tu 660 o Echiko o come diavolo ti chiami, vai fuori!”

Il mio sguardo incrociò quello dei compagni che mi guardavano storto e incattiviti come delle bestie pronte a sbranarmi.

Non riuscivo a capire perché mai suscitassi tanto odio e cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto questo, poi mi voltai verso Sayoko che mi guardava con un espressione dispiaciuta,mentre Itou non riuscivo a capire se fosse dalla parte dei suoi compagni o dalla mia.

Uscii dall' aula sbattendo con furia la porta, ero troppo incavolata, non riuscivo più a contenere la rabbia.

“Cos'è quella faccia scura? Ti hanno di nuovo sbattuto fuori?”

Mi voltai per capire chi fosse e poi incrociai gli occhi color castagna di Yoto.

“Hanno cacciato anche te...” dissi con un lieve sorriso dipinto sul viso.

“Si... sono un pessimo soggetto... non seguo mai le lezioni... non sai che palle questi... parlano parlano sempre di numeri, di robe filosofiche e strane...oppure le date, le guerre ma chi se ne frega!”

“Non ti piace proprio studiare...ora capisco cos'hai in comune con Itou...” affermai ridendo.

“In realtà quando mi buttano fuori mi fanno solo un favore, sopratutto se poi ho la fortuna di incontrare te!” disse mettendomi a disagio.

“Ma dimmi un po' ragazzaccia, che cos'hai fatto per farti sbattere fuori?” chiese in tono scherzoso.

“Ma... secondo me in questa scuola sono tutti pazzi...mi odiano senza una ragione, persino gli insegnanti!”

“Io al posto tuo farei qualcosa per farli morire di invidia...” esclamò lui.

“Tipo cosa?” domandai curiosa.

“Non so, tipo qualcosa che sai fare solo tu...in quanto robot e che loro non potranno mai fare...”

“Ma veramente non è che sappia fare grandi cose... anche nello studio...ehm apprendo forse più degli altri...ma non mi pare che abbia chissà quali grandi capacità...”

“Il tuo problema Echiko...è che ti sottovaluti...sei insicura di te stessa...e gli altri ti vedono così insicura e pensano di poter fare quello che gli pare con te”

“No, io credo che ce l' abbiano con me solo perché sono un robot...” affermai rassegnata.

“Non ti piace essere un robot...e questo tuo disagio lo rifletti sugli altri, dovresti invece mostrarti orgogliosa di quel che sei e far capire agli altri che non ha senso trattarti male...”

“Ma cosa sei uno psicologo?” domandai scioccata.

“Mio padre fa lo psicologo, se vuoi ti faccio fare qualche seduta gratis!” affermò in tono ironico.

“Uno psicologo che analizza la testa di un robot... uhm...esistono psicologi che lo fanno?”

“Esiste di tutto, ormai non mi stupisco di niente!” esclamò lui.

Era bello parlare con lui, era come se tutti i problemi non avessero' più valore, era come se non esistesse più nulla che potesse preoccuparmi e farmi male.

Lo ringraziai e lui mi guardò sbalordito “Non devi ringraziarmi di nulla...io ci sarò sempre capito... l'importante è che non scappi più...”

“Grazie” continuai a ringraziarlo, ma dopo il quarto grazie si infuriò.

“ La smetti! Non devi ringraziarmi di nulla, siamo amici!” disse abbracciandomi.

Il suo gesto fu del tutto inaspettato, ma nonostante tutto non tardai a ricambiare.

Nascosi il mio viso paonazzo nel suo petto, poi finii per sentire un tum tum tum provenire dal suo petto, era così forte, doveva essere il battito del suo cuore.

Dopo però fummo costretti a tornare nelle medesime classi e poi lo rividi solo all'uscita da scuola, poi prima di salutarmi insieme a Sayoko, disse “Quindi ci vediamo stasera!” io annui sorridendogli, mentre Itou ci osservava con uno sguardo di assoluta disapprovazione.

Non appena ci allontanammo da scuola, prese la parola.

Di solito non aveva tutta questa gran voglia di dialogare con me, quel suo comportamento era fuori dall'ordinario, ma ero sicura che non dovesse dirmi nulla di piacevole, così mi preparai a non ascoltare neppure una parola di quello che avesse da dirmi.

Volevo tapparmi le orrecchie e pensare a qualcosa di meglio, qualcosa che non avrebbe rovinato il mio buon umore come sapeva fare bene Itou, era un maestro in questo.

Sapeva compromettere il mio buon umore in un breve lasso di tempo e non volevo più permetterglielo, ma ciò nonostante ero curiosa di sapere cosa avesse da dirmi.

“Echiko...” disse per introdurre il discorso.

“Su avanti spara...dai dii la tua cattiveria del giorno, come se oggi non mi fosserò bastate quelle dei tuoi compagni...” affermai pronta a ricevere quel colpo basso.

“E poi dicono che sono io il prevenuto...” affermò ironico.

“Bè perché non dovevi dirmi qualcosa di cattivo?” domandai.

“Volevo solo dirti di andarci piano con Yoto...” affermò lui guardandomi in un modo incomprensibile.

“Che cosa vuoi dire... non capisco...” affermai seccata.

“ Temo che lui si stia innamorando di te...” esclamò facendosi di colpo serio.

Arrossii per quella sua assurda deduzione e poi mi irritai rispondendogli con un “Bè e anche se fosse?”

“Forse dimentichi che Yoto è un essere umano e tu sei un robot...tra di voi non potrebbe mai funzionare!” affermò fermamente convinto di quello che stesse dicendo.

“ Comunque non sono cose che ti riguardano!” affermai con irritazione.

“ Invece è qui che ti sbagli lui è il mio migliore amico e tu sei il mio robot, la cosa mi riguarda e come! Non lascierò mai che il mio migliore amico faccia una stronzata del genere e per giunta con il mio robot, mi sentirei troppo colpevole!” ne parlava come se fosse una disgrazia.

“Sei troppo apocalittico...guarda che non c'è comunque nulla fra di noi e anche se ci fosse qualcosa tra di noi... ciò non causerà mica la fine del mondo...” esclamai scocciata e poi aggiunsi tagliando corto“E comunque non capisco neppure perché io debba giustificarmi con te! Questa conversazione è assurda, mi rifiuto di continuarla!”

“E invece...è qui che ti sbagli...Yoto mi sta a cuore, se tu e lui vi metteste insieme...sarebbe oggetto anche lui del bullismo che viene fatto a te...non lo capisci...potresti rovinargli la vita...”

“Ah...capisco...” affermai scossa da quelle sue ultime parole.

Poi però gli urlai contro “E che dovrei fare? Devo stare alla larga da tutti come una lebbrosa, perché altrimenti tutti quelli che diventano miei amici verranno presi di mira?!”

“Più o meno questa era la mia idea!” affermò cinicamente.

“Non è che invece ...tu sia per caso geloso?” domandai adirata.

“Geloso io? Di chi? Di te? Ma per piacere!” disse scoppiando in una fragorosa risata.

“Guarda che hai detto tutto tu! Io intendevo geloso dei tuoi amici...ti dà fastidio che loro mi considerino loro amica...”

“Ma figurati...non sarà certo un robot a portarmi via i miei amici!” affermò stizzito.

“Bene allora perché preoccuparsi tanto?” gli domandai mettendolo in difficoltà.

Lui tardò a rispondere e poi concluse dicendo“Io mi preoccupo solo per Yoto...”

Dopo mi incominciò a farmi male la testa, iniziavo a vedere tante immagini scorrere veloci dentro la mia testa, un ragazzo che correva verso qualcuno, verso una ragazza, poi lo sentii pronunciare quel nome “Aiko!Ti ho presa!” disse sorridendo e stringendola fra le sue braccia, avvertii il calore di quelle imponenti braccia, era tutto così reale e come se fosse stato un momento vissuto da me stessa, anche se sapevo bene che quella ragazza non ero io.

“Aiko io ti amo!” disse stringendomi ancora fra le sue braccia, provai una stretta al cuore non appena nella mia mente rivivevo quella scena.

Era tutto così reale, come se non fosse altro che un ricordo, ma io non potevo avere ricordi...ero un robot.

“Echiko! Echiko!” disse Itou riportandomi alla realtà.

“Itou io non posso avere ricordi...io sono un robot ricordi non ne ho?! Giusto?” gli domandai.

Lui mi osservò con un espressione inquieta poi mi domandò tradendosi da solo “Hai ricordato qualcosa?”

“Quindi io ho dei ricordi... e come faccio ad avere dei ricordi...se mi ha creato tuo padre...” affermai stupita.

“No, è solo che può esserci stato qualche errore... forse hai ricordi di qualche altro robot dentro la testa...mio padre deve aver combinato qualche casino...” disse correggendosi, ma non mi aveva affatto convinto.

“Mi stai nascondendo qualcosa...tipo quale rapporto c'è tra me e Aiko Moemi...tu lo sai non è vero?” lo interrogai agitata, volevo sapere ed ero disposta a tutto pur di sapere, finii per stringerlo per il colletto della camicia, stranamente la scossa elettrica non me lo impedii, forse era più forte la mia voglia di sapere, che non era in grado di fermarmi neppure il condizionamento del braccialetto.

“Echiko mi stai soffocando...” rispose con quel po' di fiato che gli era rimasto.

“E tu rispondi alla mia domanda!” affermai allentando la stretta.

“Se te lo dico...prometti di non dirlo a mio padre, lui andrebbe su tutte le furie se scoprisse che te l'ho detto...”

“D'accordo... non glie lo dirò...” dissi togliendo le mani dal colletto della sua camicia.

“Ecco in realtà tu prima di diventare Echiko, eri umana. Ti chiamavi Aiko Moemi, poi però un giorno sei finita coinvolta in un inspiegabile sparatoria insieme ad una tua amica di infanzia, siete morte tutte e due.

L'unica differenza è che tu sei stata riportata in vita da mio padre che ti ha fatto diventare per metà robot, poi ti ha cancellato tutti i ricordi della tua vita passata e poi ti ha cambiato aspetto attraverso l'aiuto di un chirurgo plastico, rendendoti irriconoscibile così i tuoi familiari non avrebbero potuto riconoscerti...”

Non appena mi disse queste esatte parole, iniziai a ricordare, la mia migliore amica, si chiamava Liriko, ci conoscevamo dalle medie.

Iniziai a ricordare tutti i momenti passati insieme a lei a ridere e a scherzare.

Poi ricordai quel giorno di pioggia, in cui eravamo uscite di corsa da scuola e correvamo con in mano un solo ombrello mezzo rotto, cercando inutilmente di non bagnarci.

Eravamo dirette verso casa, abitavamo nello stesso quartiere, io abitavo a pochi passi di distanza da casa sua.

Quel giorno ridevamo nonostante fossimo bagnate fradicie, riuscivamo a cogliere in qualsiasi situazione il suo aspetto divertente.

“ Ho tutti gli stivali fradici...” disse Liriko lamentandosi.

“L'acqua mi è entrata dentro i calzini!” risposi io ridendo.

“Ma che stivali fasulli hai!” commentò Liriko sgnignazzando.

“Chiedilo a mia madre, lei me li ha comprati!” scoppiai a ridere pure io.

“Oh stai attenta con questo ombrello...che mi stavi prendendo l'occhio!”

“Scusa!” affermai cercando di tenere l'ombrello in una posizione stabile, senza muoverlo eccessivamente, ma non ero in grado di tenerlo fermo e Liriko disse “Vabbò lo tengo io, che tu al solito hai il morbo di parkinson”

“Ai! Mi hai preso la testa! Stai attenta pure tu!” affermai io.

Dopo Liriko mi propose di prendere da una scorciatoia deserta che eravamo solite a fare per arrivare prima a casa. Non c'era mai successo nulla in quella strada, a parte qualche stupido che cercava di abbordarci, che noi mandavamo a quel paese, per tale ragione avanzavamo tranquille.

Ma quel giorno, incrociammo due tipi vestiti di nero che indossavano delle maschere nere che serviva a coprirgli il viso e a renderli inedentificabili. Questi due rimaserò immobili sul marciapiede per bloccarci il tragitto.

Noi cambiammo lato allontanandoci da quei strani tipi.

Acceleravamo il passo tentando di seminarli, ma ci raggiunserò subito dopo e poi vidi uno di loro impugnare un fucile.

Si mise a sparare dalla parte di Liriko, istintivamente mi misi in mezzo per proteggerla e mi beccai la pallotola che era rivolta a Liriko.

Iniziai a sentire un dolore lancinante sul petto,mentre Liriko mi osservò con le lacrime agli occhi e poi si avventò contro quei due come un kamikaze inferocito, avendo intuito che io stavo per morire, volle morire insieme a me.

Ricordando quel momento, le lacrime mi sceserò dirompenti dal viso, poi la rabbia si impossessò di me.

Perché io e Liriko eravamo state uccise, tuttociò non aveva senso, quei tipi mascherati cosa volevano da noi?

Poi vidi la pioggia cadere giù dal cielo, come quel giorno, il giorno in cui io e Liriko eravamo state uccise in quel modo così insensato.

“Echiko va tutto bene?” mi domandò Itou, mentre rimanevo immobile ad osservare la pioggia cadere, lasciandomi bagnare da essa.

“Dopo quello che mi hai detto credi che io possa stare bene...e sopratutto dopo quello che ho ricordato...”

“Sarà meglio ripararci da qualche parte” propose lui, prendendomi per mano.

Solo dopo che mi portò sotto un portico, si rese conto di avermi stretto la mano e finii per ritrarla, però non lo fece con sdegno, mi parve averlo fatto con imbarazzo.

“Quindi in realtà io ho una famiglia...e pure un ragazzo...” affermai di colpo, ricordandomi i miei genitori, la mia mamma con le sue abitudini strampalate e il mio papà un tipo silenzioso ma comunque affettuoso a modo suo e poi le mie due sorelle Yuri ed Inaki.

Poi c'era il mio ragazzo, era carino, un po' robusto,però ero alto ed era anche carino, mi piaceva un sacco con quel suo naso a patata e con quei suoi occhi castani e piccoli, ma così penetranti e lucenti, poi era anche un tipo che aveva sempre la risposta giusta per tutto, non facevamo altro che scherzare e provocarci a vicenda, ci divertivamo un mondo a prenderci in giro.

“No, ormai loro non sono più la tua famiglia...ormai tu non sei più Aiko, non hai solo il viso e il corpo diverso,ma anche caratterialmente sei cambiata... Tu non sei più Aiko, adesso sei Echiko il mio robot!” disse lui guardandomi dritto negli occhi.

“No...”affermai flebilmente tremando mentre lo dicevo, tremavo dall' angoscia e dal rifiuto che provavo per quello che ero diventata.

Avrei preferito non essere riportata in vita, se poi la mia vita doveva ridursi all' essere il burattino di qualcuno.

“Mi fate schifo...tu...tuo padre.. Per prima cosa tuo padre che mi hai cancellato i ricordi...e poi tu che hai retto il suo gioco...” gli gridai tutto il mio disprezzo.

“Lo sapevo non avrei dovuto dirtelo...” mi parse turbato, mentre lo diceva.

Se voleva incantarmi con quella sua espressione, non ci sarebbe riuscito, non mi sarei lasciata abbindolare tanto facilmente da un verme come lui.

“Mio padre voleva farmi un regalo di natale...credeva che regalandomi un robot, avrebbe compensato con la mancanza di mia madre...lui invece credo che non abbia capito niente di me...”

“Oh poverino quanto mi dispiace, che tu non abbia superato il tuo complesso di edipo!” affermai acidamente, non sopportando il fatto che volesse fare la vittima e che volesse essere compatito, perché io non lo avrei fatto: io non lo avrei compatito, perché la vittima della storia qui ero io e non lui.

“Non voglio la tua compassione...stavo solo cercando di spiegarti perché mio padre ti ha riportato in vita, forse così avresti cercato di capire perché ti è stato fatto tutto questo...” mentre lo diceva mi parve farsi cupo e triste,ma ciò nonostante volli rimanere indiferrente, perché ero certa che stesse fingendo.

“Non è minimamente giustificabile quello che mi è stato fatto!” esclamai furibonda.

“Guarda che mio padre ti ha solo riportato in vita! Non è mica stato lui ad ucciderti, lui ti ha solo dato una seconda vita!”

“Mi ha dato una seconda vita, e che seconda vita, guarda glie ne sono debitrice...ma fammi il piacere, avrei preferito non tornare in vita...se era questa la vita che doveva darmi!” affermai in tono velenoso.

Dopo un po' Itou tirò fuori dalla sua tasca, quella pistola, quell'arma che tutti i padroni portavano con sé qualora decideserò di sbarazzarsi del proprio robot.

Me la puntò contro, mentre lo faceva mi osservava con i suoi occhi verdi che sembravano voler ridurre in brandelli la mia immagine.

“Bene, non volevi questa vita, allora che ne dici di morire!” affermò completamente fuori di sé,continuando a puntarmi quella pistola contro.

“Uccidimi, forza!” lo provocai.

Non avevo alcuna intenzione di rimanere legata saldamente ad una vita che non mi apparteneva.

“Credi per caso che io non ne sia capace?” domandò agitato.

“Quello che non riesci a capire è che preferisco morire che essere il tuo robot!”

“Dosa bene le parole...se non fosse stato per me...saresti ancora da quel Rinsaki...a fare la puttana in quel locale!” disse continuando a stringere la pistola tra le mani.

Le mani però gli tremarono non appena cercava di avvicinare le dita al grilletto, lui mi guardò dritto in faccia cercando di non lasciar trasparire nulla dei sentimenti che stava provando, però quelle mani tremanti suggerivano che non fosse convinto e che avesse paura di sparare.

“Pensavo che Yoto e Sayoko ti avesserò reso felice... allora perché vuoi morire?”

“Bè sarebbe la cosa migliore, in questo modo non ti rubo gli amici e non faccio innamorare il tuo migliore amico di me”

“Mi sembra una soluzione troppo estrema... e poi se ricompare quella tizia dagli occhi blu,chi è che mi salva la vita...” disse meditando seriamente su quell'eventualità, così riposò la pistola dentro la tasca.

“Sei meschino!” lo insultai.

“Eh ma se devo uccidere qualcuno ne devo trarre qualche vantaggio, non degli svantaggi!” esclamò bruscamente.

Dopo ritornammo a casa, tutto si svolse come al solito, la solita routine il pranzo con il padre che poneva al figlio i soliti quesiti alla quale Itou rispondeva inventando delle stronzate colossali.

“Oh si oggi abbiamo avuto un compito e mi è andato bene!”

Che bugiardo! Ma la cosa assurda era che bleffava con convinzione, sembrava crederci persino lui alle cazzate che raccontava al padre.

“Ah papà io questo pomeriggio vado a studiare con Sakura...”

“Porta con te Echiko...” disse il padre facendo intuire che il suo non era un consiglio, ma un ordine.

“Papà, ma...” controbatteva Itou, il padre lo interruppe subito “Non si discute, metti caso che si fa vivo quel robot dagli occhi blu e poi...voglio assicurarmi che tu vada seriamente a studiare, perché dai voti che hai non si direbbe!”

“Ma oggi ho recuperato con quel compito...” esclamò lui cercando di salvarsi con quella frase, ma il padre disse “Ho fatto una chiamata a scuola. Ho parlato con il preside e mi ha detto tutto... mi ha detto che non hai recuperato di una virgola...”

“Papà poi quello non mi sopporta è normale che ti può dire solo cose brutte di me...”

Il padre non gli stava più dando retta, poi si rivolse verso di me dicendomi “E tu non lo coprire! Vabbè anche se lo farai lo verrò a sapere! Capito Itou? Verrò a sapere se Echiko ti sta coprendo, quindi vedi seriamente di andare a studiare e di non andare fare altro come al tuo solito...”

Le raccomandazioni del padre servirono a poco, mi ritrovai a casa di una ragazza estranea, che non aveva una casa un po' malridotta, sembrava cadere a pezzi,il parquet poi faceva dei rumori per nulla confortanti, sembrava che potesse rompersi da un momento all'altro.

Poi pure lo sguardo di questa, non era affatto bello, mi squadrò dalla testa ai piedi.

“Così questo è il tuo robot...” disse poi continuando a guardarmi fisso.

Avrei tanto voluto capire cosa stesse cercando con tanta insistenza su di me.

“Oh ma insomma Itou io riesco a far uscire miei da casa e tu mi porti il tuo robot! Ma che hai dentro quella testa bacata!” sbuffò lei, facendo l'offesa,mentre lui si voltò verso di lei stringendole la mano.

“Non è colpa mia, passerottino mio!” disse Itou con un tono di voce spaventosamente dolce, ma così dolce da far venire la carie ai denti.

Aspetta lui era quello che aveva cercato di spararmi? Era lui no? Oddio, che cos'era quella transformazione improvvisa, lo preferivo di gran lunga quando faceva l' insensibile.

Osservai la ragazza, non aveva niente di particolare a parte quella quarta di seno che sembrava richiamare più volte l'attenzione di Itou.

“Vabbè possiamo sempre andare nella tua stanza e lasciare lei qui in cucina...” esclamò lui incominciando a baciarle il collo con fare seducente.

Mi voleva far morire adesso, non mi aveva ammazzato prima e stava cercando di farlo ora, facendomi vedere quell' abominevole inciuciamento fra lui e quella lì.

“No ei aspetta, io rimango qui e voi cosa... no cioè io , dovrei stare qui ad appalarmi mentre voi...oddio non voglio neppure saperlo cosa dovete fare!”

“Tu guarda un po' di tv!” affermò Itou, mentre mi mollava lì per andarsene con quella ragazza dentro la sua stanza.

“Tu guarda un po' di tv!” lo imitai irritata.

Accesi il televisore e mi guardai un anime, anche se in sottofondo all'anime incomiciai a sentire scricchiolii di letto e poi gemiti vari della ragazza e di Itou.

Che cosa sgradevole! Ma tu guarda se dovevo trovarmi pure in questo genere di situazioni!

Questa me l'avrebbe pagata cara!Giuro su Dio che me lo avrebbe pagata cara, oppure sul santo protettore dei robot, ammesso o concesso che ne esistesse uno che questa era l'ultima volta che accadeva una cosa del genere.

Uhm e poi al padre cosa avrei dovuto raccontare? Ma guardi suo figlio ha studiato alla grande, si dà veramente da fare con lo studio! Che amarezza!

Mi addormentai sul tavolo di quella cucina,mentre guardavo la televisione, aspettando che Itou finisse prima o poi di fare quello che stesse facendo con quella lì.

Dopo un po' sentii una pacca giungermi sulla spalla, era Itou.

“Possiamo andare!” disse disturbando il mio sonno.

Riaprii gli occhi e mi rialzai,salutando la ragazza forzatamente, anche lei lo fece con scarso entusiamo, poi si fiondò tra le labbra di Itou e rimaserò incollati così per circa una mezzora.

“Oh Itou, tu mi hai svegliato e ora ce ne andiamo!” esclamai indispettita tirandolo per un braccio,mentre si stava ancora baciando quella lì.

Mi toccava pure vedere quegli squallidi slinguazzatamenti e sentire lui dire “ Mi spiace passerotto, ma devo andare!” poi prima di andarsene gli diede delle banconote tra le mani.

Usciti da quella casa, persi il controllo e gli strillai contro:

“Non ho capito... cosa sia peggio che tu vada a letto con quella mentre sei innamorato di Sayoko o che per giunta la paghi per andarci a letto...e poi volevo essere tenuta fuori da situazioni del genere!”

“E' stata colpa di mio padre... io non posso farci nulla...” esclamò come se lui fosse del tutto innocente.

“Ascoltami bene! Non dovrà ripetersi mai più una cosa del genere che io debba stare in una stanza a guardare la tv, mentre tu e quella lì fate sconcerie...”

“Bè se volevi unirti a noi bastava dirlo!” esclamò ambiguamente ridendo.

Io in tutta risposta lo incenerrivo con lo sguardo.

Dopo ritornammo a casa e il padre mi fece la seguente domanda “Itou ha studiato? Ed io stavo per rispondere di no, poiché non avevo alcuna intenzione di coprirlo, ma l'espressione di lui, mi preoccupava, sapevo che se avessi detto no avrei firmato chissà quale condanna.

“Si...ha studiato tantissimo...” esclamai cercando di apparire convincente.

Il padre di Itou dopo un po' tirò fuori una collanna con un ciondolo giallo e lo fece roteare più volte attirando la mia attenzione, poi disse “ Da questo momento in poi Echiko tu mi dirai tutta la verità...” poi mi rifece la domanda “Itou ha studiato?”

“No, Itou è andato a letto con una...” lo dissi senza volere, era come se la mia mente fosse controllata da qualcosa di superiore che mi impediva di mentire.

Mi sentivo in uno strano stato di trance, non riuscivo più a capire nulla e le parole del padre di Itou sembravano così distanti.

Poi rividi quel ciondolo roteare e poi mi risvegliai da quello strano stato confusionale, non ricordando più nulla.

“Che mi è successo?” domandai ancora spaesata.

“Ti ho fatto cadere in uno stato di ipnosi per farti dire la verità...” esclamò il padre di Itou, guardando me e poi osservò il figlio con un espressione per nulla contenta.

“Papà andiamo...tu alla mia età non sei mai andato a letto con nessuna?Sono ragazzate, che c'è di male?”

“Allora se tu facessi le tue ragazzatte senza compromettere i tuoi voti scolastici mi andrebbe anche bene e poi ciò che mi preoccupa... è che tu assiduamente vada a letto con una ragazza diversa... questa cosa mi dà da pensare che tu abbia un serio problema!”

“Per piacere papà da che pulpito viene la predica! Non sei stata tu quello ad andare a letto con un robot tradendo la mamma... E' per colpa tua che la mamma se ne è andata!” lo accusò Itou, mentre il padre infuriato gli urlò contro “ Tu sei in punizione, uscirai di casa solo per andare a scuola, ci siamo ben intesi?!”

Bene addio Karaoke, addio la mia bella serata allegra con Yoto e Sayoko, non ci sarei potuta andare senza il mio padrone. Bah, non ero neppure libera di uscire da sola.

Poi osservai Itou sembrava veramente triste, sinceramente triste, per uno strano momento mi suscitò quasi un sentimento compassionevole.

Anche il padre di Itou non era entusiasta, le parole del figlio erano state piuttosto dirette e lo avevano ferito.

Dopo Itou si diresse verso la sua stanza senza dir nulla, ma mentre camminava riuscii a vedere delle lacrime scendere dal suo viso.

Mi venne un tuffo al cuore nel vedere quelle lacrime, non potevo credere che lui potesse soffrire così tanto da piangere, pensavo che non fosse una sua prerogativa.

Pensavo che lui fosse insensibile a qualunque cosa e invece, era lì che cercava di trattenere le lacrime e non appena gli colarono giù dal viso accelerò il passo per andare nella sua stanza, per non farsi vedere mentre piangeva.

“Oddio!” esclamò il padre massaggiandosi la testa, non appena il figlio se ne fu andato.

Le cameriere che avevano assistito alla scena e anche il maggiordomo, rimasero in silenzio, una delle cameriere fece una camomilla al padre e cercò di calmarlo un po'.

“Echiko ti dispiacerebbe parlargli...” mi pregò il padre.

“Io? E cosa dovrei dirgli?” domandai sorpresa.

“Non lo so, parlaci un po' tu...magari a te dà retta... io non so più che fare con lui, lui mi odia...”

Avrei voluto controbattere “ guardi che suo figlio odia anche me”.

Ma alla fine non lo feci, forse perchè il ricordo delle lacrime di Itou che scendevano da quei bellissimi occhi verdi, mi trasmettevano un incontenibile tristezza.

Iniziavo quasi ad avvertire una sensazione di dovere, dovevo andare a consolarlo.

Doveva essere di nuovo l'influsso di quel braccialetto, non potevo arrivare da sola ad una conclusione del genere, io lo odiavo!

Era lo stesso ragazzo che aveva cercato di uccidermi e che mi diceva sempre cose brutte e offensive... e poi quello che mi aveva tirato fuori dai guai, quello che mi aveva riportato a casa sua nonostante fossi scappata, quello che aveva fermato il padre mentre mi stava alzando le mani, quello che mi aveva stretto a sé per riscaldarmi dal freddo, quello che aveva sparato alla ragazza dagli occhi blu per difendermi e poi aveva preso le mie difese dinanzi ai suoi compagni che mi stavano alzando le mani.

Lui aveva detto di averlo fatto per Sayoko, ma allora tutte le altre cose elencate, anche queste le aveva fatte per Sayoko?

Bussai più volte alla stanza di Itou senza ottenere alcuna risposta, poi mi decisi ad aprire la porta.

Lo vidi girato ad osservare fuori dalla finestra, mi avvicinai a lui.

Non si voltò, si limitò a guardarmi con la coda degli occhi e poi disse “Scometto che è stato mio padre a mandarti...”

“Si più o meno” affermai osservando fuori dalla finestra, cercando di capire cosa stesse osservando con così tanta insistenza.

Vidi l'arcobaleno nel cielo, lo ammirai con gli occhi di una bambina estasiata che lo vedeva per la prima volta.

“E' bellissimo” mi lasciai scappare dalla bocca.

Itou si voltò verso di me, chiedendomi “Che cosa?”

“Come sarebbe cosa? l'arcobaleno!Non era quello che stavi osservando?”

“Veramente non l' avevo neppure notato, pensavo stesse ancora piovendo...”

Mi sembrava piuttosto cupo, poi vidi di sfuggita delle lacrime scendergli dal viso.

“Credo sia meglio che tu te ne vada nella tua stanza” esclamò cercando di nascondere le lacrime.

“ Aspetta tu non sei cattivo come vuoi far credere... mi hai tirato fuori dai guai molte volte e per questa ragione vorrei starti vicino...consolarti in questo momento...anche se non so come...” esclamai col batticuore.

“Davvero? Allora ti dico io come puoi consolarmi” disse ambiguamente in un modo che non mi piacque per nulla.

Dopo si avvicinò a me e incominciò a baciarmi il collo causandomi i brividi lungo la schiena, rimasi immobile senza trovare la forza di reagire, ma non appena stava per infilare le sue mani sotto la maglietta lo fermai prendendo la scossa.

“Pensavo che volessi consolarmi!” disse guardandomi con quella sua espressione penetrante e sensuale.

“Non in questo modo!” esclamai risoluta.

“ E allora come? In quale altro modo credi di potermi essere di aiuto?” la sua voce assunse quel suo solito tono acido e cinico.

Mi stava dicendo indirettamente di sparire dalla sua vista se non ero disposta a consolarlo nel modo in cui volesse lui.

“Non lo so...pensavo che per consolare una persona bastasse l'intenzione...” esclamai scontrandomi con i suoi occhi.

“L'intenzione?” domandò lui ridendo forte.

“Si, per intenzione, intendo dire dimostrare di voler stare vicino a qualcuno... penso che significhi questo consolare qualcuno...” dissi flebilmente con incertezza.

Itou rimase in silenzio ad osservarmi, sembrò aver messo da parte per qualche minuto il suo atteggiamento acido e irritante, poi però tornò alla carica “Tu mi sei vicina eppure non traggo alcun conforto da questa tua vicinanza... perciò faresti meglio a sparire!”

Chissà per quale ragione voleva atteggiarsi tanto da stronzo, nonostante avesse gli occhi gonfi per le lacrime versate.

Poi mi tornarono alla mente le parole del maggiordomo, mi aveva raccontato tutta la vicenda di sua madre e di suo padre.

Mi ricordai l'espressione di Itou quando chiedeva se la madre le avesse scritto, con quale smania attendeva una lettera dalla madre morta, che lui credeva essere ancora viva.

   
 
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