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Autore: Lithiium    02/02/2011    3 recensioni
Se siete curiosi di saperne di più sull'infanzia di Hermione e dei suoi anni prima di Hogwarts siete i benvenuti in questa piccola storia! ^-^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Quando nacque, il signore e la signora Granger decisero di chiamarla Hermione, poiché si rifaceva alla mitologia greca, secondo cui chi si chiama così ha il dono dell’eloquenza.

Dopo pochi anni, in una calda serata d’agosto, dopo aver messo a letto la piccolina, i coniugi si concessero un’uscita, lasciando la piccola nelle mani di un’adorabile tata.

Una volta tornati a casa, congedarono la tata e si prepararono ad andare a dormire. La piccola sonnecchiava adorabilmente, girandosi e rigirandosi nella culla.    

Verso le tre del mattino, la signora Granger si svegliò non riuscendo a dormire a causa del caldo soffocante per bere un sorso d’acqua. Non si accorse però, passando davanti la cameretta di Hermione, che quest’ultima si era librata in aria, chiamando a sé un libro.

Il giorno seguente, mentre la donna faceva le pulizie domestiche, fu richiamata dalla figlia, che voleva, anzi, pretendeva di essere letta una fiaba. La madre, si accinse a prendere il libro in questione, ma non lo trovò sul solito scaffale dirimpetto alla culla, bensì sul piccolo comò sulla sinistra della porta. Come ci fosse arrivato, non lo capì mai.

«Hermie, a che punto siamo arrivate? Cappuccetto arriva o no dalla nonna? »

La figlia, come se fosse la cosa più ovvia al mondo, le recitò a memoria gli ultimi passi della storia a cui erano arrivate. La madre, guardando con immenso stupore ora la piccola ora il libro non riusciva a capire come, una bambina di soli 5 anni potesse recitare a memoria ben 4 righi.

                                  ***

All’età di nove, nella sua scuola elementare ormai tutti conoscevano, o meglio credevano di conoscere Hermione Granger : un’insopportabile presuntuosa, sotuttoio, secchiona e soprattutto sola.

Ogni qualvolta vi fosse in classe un alunno nuovo, pronto a far amicizia con tutti, la maggior parte dei bambini lo mettevano in guardia:

«Se non vuoi che la tua autostima marcisca sotto i suoi piedi, non ti conviene fare amicizia con quella lì» oppure: « Non farti rincretinire da quello che dice, si sente superiore a tutti» sussurravano non accorgendosi che la “quella lì” in questione  era in ascolto, con le lacrime agli occhi. Per questo e per altre ovvie ragioni Hermione non aveva amici, o meglio, non aveva amici reali. Ella infatti considerava i suoi più cari amici, i suoi preziosi libri,ed un orsetto, che da quando aveva 5 anni, ogni volta che lo guardava intensamente sembrava quasi che le facesse un gran sorriso ed un occhiolino.

Sua madre era sempre più preoccupata: certo, era assolutamente estasiata dai suoi successi accademici, ma a volte, entrando in camera sua non voleva vedere una bambina ingobbita su un libro, ma una bambina sorridente, che assieme alle sue amiche prendeva un immaginario tè e parlava di giochi. Talvolta credeva che Hermione non appartenesse a quella realtà, ma ad una specie di universo parallelo. Forse aveva ragione

                                        ***

La mattina del 19 settembre, Hermione dormiva pacificamente e non si accorse che la madre si era seduta ai piedi del letto.

«Hermie?» sussurrò.

« Hermie? Auguri! Su svegliati, è il tuo decimo compleanno! »

« Mphmm? » rispose lei issandosi dal letto.

«Senti… che ne diresti… dato che oggi è sabato…niente scuola… invitassimo qualche tua amica per un tè? » disse speranzosa la signora Granger.

Hermione, come aveva fatto già moltissime altre volte, stava per spiegarle che lei non aveva amici né tantomeno amiche, ma fu bloccata alla partenza perché la madre, assumendo un’espressione estasiata scattò in piedi e accingendosi ad uscire dalla camera ebbe giusto il tempo di dire: « Magnifico tesoro! Ho già chiamato la madre di Robbie, la tua compagna di classe, sai, quella che abita in via Rosenberg, e Cristie! Sono così felici di venire! »

Hermione ne dubitava seriamente, credeva soltanto che dopo una chiamata molto persuasiva della madre, le altre due bimbe si fossero trovate in una situazione in cui era difficile uscire, ma non disse nulla… poiché innanzitutto non voleva dare un dispiacere alla madre, che cercava solo di farle passare un compleanno diverso dagli altri, e anche se avesse voluto, quando la madre si metteva in testa una cosa, difficilmente cambiava idea.

La piccola aveva passato infatti gran parte dei suoi compleanni a visitare una vecchia zia del ramo paterno, che aveva una casa enorme, ed una libreria così grande da fare invidia a qualsiasi biblioteca che si potesse trovare in una metropoli.

La zia, Zia Martha, il giorno del suo compleanno, spolverava un vecchio libro di fiabe, le preparava una bella poltrona, e la lasciava immergersi in un nuovo racconto. L’ultima volta aveva scelto “Le avventure di Tom Sawyer” perché era un libro che a parer suo sarebbe piaciuto un sacco alla piccola Hermie (aveva ragione, il libro infatti, che era il primo di una lunga serie, occupava la prima fila dello scaffale ed era in bella vista, tutto consumato per via di tutte le volte che Hermione lo aveva letto).

Hermione si alzò dal letto, osservò il suo orsacchiotto, e dopo essersi stropicciata gli occhi, si alzò e cominciò a prepararsi di tutto punto.

Quel pomeriggio i genitori, che avevano uno studio dentistico al centro della città, non potendo permettersi di saltare un giorno lavorativo, lasciarono che fosse la vecchia tata a sorvegliare le bambine. Dopo che i genitori si furono congedati, Hermione si sedette sulla poltrona del soggiorno in attesa delle due bambine.

«Vedrai, passerai un fantastico compleanno» mormorava incerta la tata, a intervalli di pochi minuti.

Alle cinque e mezza si sentì una macchina che svoltava l’angolo, e poco dopo le sagome di due bambine apparvero dietro la porta d’ingresso.

La tata si alzò subito,  andò ad aprire ed invitò le due piccole ospiti ad entrare.

« Auguri Hermione, ti abbiamo portato un regalo, speriamo che ti piaccia» recitarono Robbie e Cristie sicuramente dopo aver ripetuto quella frase migliaia di volte, prima di entrare.

« Io…ehm…g-grazie Robbie…grazie Cristie» disse allora Hermione.

Condusse le due bambine in camera sua e le fece accomodare sul suo lettino.

« Cosa vi va di fare? » chiese incerta Hermione.

Le due bambine la guardarono con aria di sfida, come a chiedersi se quella strana bambina di lì a poco stesse per proporre di fare i compiti.

«Abbiamo portato le nostre bambole, tu prendi le tue. » disse Cristie.

«Io non ho bambole, non mi piacciono in realtà, ma ho il mio Teddy Bear. » mormorò imbarazzata Hermione che non desiderava altro che sprofondare nel pavimento e non riemergervi più.

Le due bambine prima si guardarono incerte poi cominciarono a ridere, dicendo che non poteva esistere una bambina a cui non piacessero le bambole.

Hermione allora, profondamente offesa si alzò e si rinchiuse nel suo bagno, dove cominciò a piangere. Aveva portato con sé il suo orsacchiotto e lo stringeva in cerca di conforto.

Dopo quelle che parvero ore, si rialzò dal pavimento del bagno e fece ritorno in camera sua, dove trovò le due bambine intente a giocare con due Barbie.

«Si bè…credo che andremo a chiamare le nostre madri…non hai da studiare? » dsse Robbie soffocando un riso malizioso.

« Infatti » concesse Hermione con aria di sfida.

Quando la sera i genitori fecero ritorno, chiesero spiegazioni alla tata, del cattivo umore di Hermione, la quale seppe soltanto dire che dopo qualche ora, le bambine se ne erano andate.

Se la madre di Hermione aveva anche una piccolissima speranza di far conoscere qualche bambina a sua figlia, il suo intento fallì miseramente. Probabilmente non era fatta per avere amici, dopotutto.

La sua vita continuò a scorrere normalmente, fatta eccezione per qualche sporadico episodio in cui Hermione faceva cose senza rendersene conto.

Per esempio, un giorno assolato di scuola, non appena uscita dalla sua classe, Hermione ebbe una voglia matta di limonata. Come ad esaudire questo desiderio, fuori l’edificio si era appostato un piccolo furgoncino di bibite fresche. Hermione allora si mosse velocemente nella folla, ma a metà strada, si accorse che non aveva soldi con sé..sarebbe bastata una sterlina. Si arrabbiò moltissimo e con i pugni serrati ed un cipiglio minaccioso si incamminò verso casa. Ad un certo punto però, nemmeno a 100 metri dal furgoncino, senti un piccolo oggetto nel pugno. Quando andò ad aprire il palmo come per magia vi trovò una sterlina.

Oppure, un giorno, dopo aver finito tutti i compiti, decise di uscire a fare una passeggiata. Arrivata alle porte del parchetto però, vide alcuni suoi compagni di classe, che la prendevano sempre in giro. Hermione, non sapendo cosa fare, rimase bloccata lì…l’avrebbero vista nel giro di pochi secondi. Allora la ragazzina si concentrò con tutta se stessa in cerca di un luogo dove nascondersi quando ad un certo punto senza rendersene conto si ritrovò davanti casa sua.

                                            ***

Tutte le volte che le persone le gridavano di essere strana, Hermione si voltava, e , con il naso in aria voltava loro le spalle. A volte però… pensava davvero che fosse strana, ma non strana nel senso di speciale, strana nel senso di sbagliata.

Quando lei andava al supermercato, e in un bel cesto di mele, ne vedeva una che o per grandezza o per colore era diversa dalle altre, la “emarginava” posandola in uno scaffale, perciò, ogni volta che la prendevano in giro, si sentiva proprio così, come in un mondo in cui tutti erano mele verdi, e lei l’unica rossa.

                                              ***

Passarono alcuni mesi, Hermione concluse finalmente le scuole elementari, sentendosi finalmente libera da tutte quelle persone che avevano contribuito a rendere la sua vita un inferno, e si sentì pronta quindi a passare un’estate meravigliosa in Francia.

Quando fecero ritorno a casa, Hermione aprì con trepidazione la porta di ingresso, facendo scivolare davanti a lei la posta che era recapitata lì in assenza della famiglia Granger. Tra le varie bollette, tasse, sconti promozionali, spiccava una busta, stranamente ingiallita, sembrava quasi di pergamena (« Chi userebbe mai una pergamena per scrivere una lettera? ») scritta con inchiostro verde smeraldo ed indirizzata alla Signora Granger, Porta d’Ingresso, Bermenfield.

Era sigillata con uno stemma su cui era raffigurata un blasone: una H ed intorno ad essa vi erano un leone, un serpente, un tasso ed un corvo.

Aveva un’aria così ufficiale che Hermione aveva quasi paura di aprirla, quindi, aspettò che i genitori tornassero dal supermercato, dove erano andati a fare un po’ di spesa per quella sera.

Una volta tornati, Hermione, titubante, gli chiese se non l’avessero iscritta in qualche specie di campus estivo, e quella era una sorta di rifiuto.

I genitori, dopo essersi scambiati uno sguardo interrogativo, le dissero di aprire la lettera e di leggerla lei stessa.

La ragazzina quindi, con mani tremanti, aprì la lettera, che conteneva tre fogli. Srotolò il primo e lesse ad alta voce:

                        SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

                            Direttore: Albus Silente

   (Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone  Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)

Cara signora Granger,

siamo lieti di informarLa che Lei ha il diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.

I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Con ossequi

Minerva McGranitt

Vicedirettrice

 

Hermione aveva la voce strozzata…che razza di scherzo… ma, dopo aver alzato lo sguardo vide che i suoi genitori avevano assunto un cipiglio preoccupato.

«Cara, non credo si tratti di uno scherzo» mormorò il padre rivolto alla madre.

«Ma…chi…dove…perché lei? » mormorava la madre, con parole sconnesse.

Ma Hermione srotolò anche il secondo foglio e quindi, interrompendo i genitori cominciò a leggere anche l’altra pergamena:

  Cari signore e signora Granger,

Vostra figlia, la quale ha doti e poteri magici, ha il diritto di partecipare alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ci rendiamo conto però che Voi non avete mai avuto modo di sapere nulla riguardo al mondo dei maghi, è per questo che vorremmo offrirVi il nostro aiuto, affinchè non troviate alcun tipo di difficoltà nell’accompagnare Vostra figlia alla stazione di King’s Cross per il primo giorno di scuola. Inoltre, per quanto riguarda le attrezzature di cui Vostra figlia avrà bisogno durante il corso della sua carriera scolastica, potrete acquistarle nei vari negozi situati a Diagon Alley, un complesso occupato esclusivamente da maghi. Per arrivarvi, vi basterà recarvi nel centro di Londra, dove, affianco ad un edifico abbandonato, troverete una discreta locanda: “Il Paiolo Magico”. Chiedete a Tom il barista.

Se doveste trovare difficoltà, non trattenetevi nel chiamarci, spedendoci un gufo.    

                                                                            Con ossequi

          Minerva McGranitt

              Vicedirettrice

I genitori, dopo aver mandato a letto la figlia, discussero per tutta la serata non sapendo cosa fare.

Hermione però aveva la testa confusa di pensieri e di domande che non trovavano una risposta. Il giorno seguente, scese discretamente le scale, e vi trovò due adulti con pesanti occhiaie, appisolati sul tavolo della cucina.

Dopo essersi risvegliati, i suoi genitori, le spiegarono che non si trattava di uno stupido scherzo, poiché verso notte, era arrivato un gufo, che aveva legata alla zampetta un’altra lettera, questa volta di un certo Albus Silente, il quale, in questa prolissa pergamena, aveva spiegato a due adulti sconcertati ogni minimo dettaglio riguardo la sua scuola, riguardo i poteri di Hermione, e soprattutto grandi delucidazioni su Diagon Alley e su King’s Cross.

Per questo quindi consegnarono ad Hermione la terza pergamena, che con un deja-vù la srotolò e quindi lesse:

                       SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS

Uniforme

v  Gli studenti del primo anno dovranno avere:

v  Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)

v  Un cappello a punti in tinta unita (nero) da giorno

v  Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)

v  Un mantello invernale (nero con alamari d’argento)

N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo

Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:

v  Manuale degli incantesimi. Volume primo, di Miranda Gadula

v  Storia della Magia, di Bathilda Bath

v  Teoria della Magia, di Adalbert Incant

v  Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott

v  Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore

v  Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus

v  Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro

v  Le Forze Oscure: guida all’autoprotezione, di Dante Tremante

Altri accessori

v  1 bacchetta magica

v  1 calderone (in peltro, misura standard 2)

v  1 set di provette di vetro o cristallo

v  1 telescopio

v  1 bilancia d’ottone

Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.

SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON E’ CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.

 

Hermione quindi, fece un respiro profondo, e dopo aver passato qualche minuto nella completa confusione, provò una grande euforia, eccitazione. Infatti sentiva di poter fare qualsiasi cosa, era come se finalmente avesse scoperto di appartenere da sempre a qualcosa che le era stato negato, ma che ora aveva l’opportunità di vivere.

Abbracciò al settimo cielo i suoi genitori, che le rivolsero un sorriso, un misto tra il compiaciuto, lo spaventato e l’incerto. Ma la abbracciarono e le sorrisero, e questa era l’unica cosa davvero importante. Non la trattavano come una specie di mostro da allontanare, la trattavano come se fosse un gioiello prezioso e delicato, di cui andare fieri ma da proteggere. E questo le riempì il cuore di gioia.

Il mattino dopo, si vestì di tutto punto, ed uscì con i genitori diretta a Londra.

Dopo varie peripezie, scorsero un misero locale con un’insegna sbilenca :”Il Paiolo Magico”. Entrarono titubanti, e , dopo aver chiesto di Tom il barista, lo scorsero a servire della birra schiumosa ad una creatura alquanto misteriosa, e gli chiesero di una certa “Dengon Illey”. Dopo una roca risata, il barista li condusse nel retro della locanda, dove vi era un muro di mattoni ed un secchio per l’immondizia. Battè sul muro tre volte alcuni mattoni e davanti a tre sguardi sbalorditi, si materializzò un passaggio di mattoni, quindi Tom se ne andò augurandogli buon divertimento.

Hermione, varcando la soglia di quel passaggio insieme ai suoi genitori srotolò la pergamena con gli acquisti da fare, e cominciò a cercare un negozio di abiti.

Ma prima si recarono alla Gringott, la banca dei Maghi, dove fecero il cambio della valuta, ovvero dalle sterline ai galeoni per poter fare acquisti.

 Quindi, la famigliola vide un’insegna: “Madama McClan: abiti per tutte le occasioni”  e vi entrò.

Verso pomeriggio, avevano ormai completato gli acquisti: avevano comprato molto più dei libri necessari al Ghirigoro, si erano recati da Olivander  per comprare una bacchetta magica, nel negozio di calderoni ed infine in una farmacia per comprare alcuni ingredienti utili per le pozioni, Finite le spese necessarie per la scuola, Hermione fece ritorno a casa, dove cenò allegra con i suoi genitori, che la guardavano raggianti, felici che finalmente la loro piccola bambina avesse trovato pace.

Dopo cena quindi Hermione si rintanò in camera sua dove cominciò a leggere un libro intitolato “Storia di Hogwarts”: era davvero molto interessante. Illustrava i vari fondatori del castello, le Case, e alcune curiosità.

Terminata quindi la sua estate, l’ultimo giorno di vacanza non riuscì quasi a dormire, infatti si svegliò poco prima dell’alba per preparare il baule.

Aspettò quindi che i suoi genitori si alzassero, si vestissero, facessero colazione, per scendere, felice come non mai. Alle otto in punto si diressero alla Stazione di King’s Cross, e vi arrivarono con mezz’ora di anticipo (il treno era alle 11).

Sotto indicazione della lettera del professor Silente quindi, i genitori di Hermione, con disinvoltura attraversarono la barriera di mattoni che separava il binario 9 dal binario 10 e si ritrovarono in una nuova stazione.

Questa però era molto diversa rispetto a quella in cui si trovavano un attimo prima. Vi era un grande segnale con su scritto “Binario 9 e ¾”, e di fronte ad esso, un gigantesco treno, rosso fiammante, con le varie carrozze in fila.

Dopo aver salutato i suoi genitori, con le lacrime agli occhi quindi, Hermione salì in cerca di uno scompartimento. Verso la fine ne trovò uno, occupato da un ragazzino dalla faccia tonda e paffuta, quindi vi entrò, si presentò e cominciò a socializzare con Neville Paciock. Quest’ultimo le spiegò che viveva con la nonna e che credeva quasi di essere un Magonò dato che non era mai riuscito a fare alcun incantesimo fino all’età di 7 anni.

Quando ormai il paesaggio cominciava ad imbrunirsi, Hermione decise di indossare la sua uniforme nuova fiammante. Ad un certo punto però qualcosa uscì dalla tasca posteriore del bagaglio di Neville.

«Oscar! » gridò il bambino ad un rospo che aveva appena varcato la soglia dello scompartimento.

«Vado a cercarlo» aggiunse, ma poco dopo, Hermione vide Neville ritornare con aria delusa.

«Aspetta, ci penso io» disse quindi Hermione, ed uscì nel corridoio dove cominciò ad andare di carrozza in carrozza a cercare Oscar.

Poi, si soffermò sul vetro di uno scompartimento occupato da un ragazzo dai capelli incredibilmente scompigliati di un nero corvino e da uno con un naso lungo e dei capelli rosso fuoco,  e quindi decise di chieder loro se avessero visto un rospo, quindi, aggiustandosi la veste, entrò.

                                                               Fine

Eppure non può definirsi tale, perché questa non è la Fine ma soltanto l’Inizio.

Se non vi ha fatto proprio schifo schifo, vi prego, lasciate una recensionuccia *-*
   
 
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