Quando
nacque, il signore e la signora Granger
decisero di chiamarla Hermione, poiché si rifaceva alla
mitologia greca,
secondo cui chi si chiama così ha il dono
dell’eloquenza.
Dopo
pochi anni, in una calda serata d’agosto, dopo
aver messo a letto la piccolina, i coniugi si concessero
un’uscita, lasciando
la piccola nelle mani di un’adorabile tata.
Una
volta tornati a casa, congedarono la tata e si
prepararono ad andare a dormire. La piccola sonnecchiava adorabilmente,
girandosi e rigirandosi nella culla.
Verso
le tre del mattino, la signora Granger si
svegliò non riuscendo a dormire a causa del caldo soffocante
per bere un sorso
d’acqua. Non si accorse però, passando davanti la
cameretta di Hermione, che
quest’ultima si era librata in aria, chiamando a
sé un libro.
Il
giorno seguente, mentre la donna faceva le
pulizie domestiche, fu richiamata dalla figlia, che voleva, anzi,
pretendeva di
essere letta una fiaba. La madre, si accinse a prendere il libro in
questione,
ma non lo trovò sul solito scaffale dirimpetto alla culla,
bensì sul piccolo
comò sulla sinistra della porta. Come ci fosse arrivato, non
lo capì mai.
«Hermie,
a
che punto siamo arrivate? Cappuccetto arriva o no dalla nonna?
»
La
figlia,
come se fosse la cosa più ovvia al mondo, le
recitò a memoria gli ultimi passi
della storia a cui erano arrivate. La madre, guardando con immenso
stupore ora
la piccola ora il libro non riusciva a capire come, una bambina di soli
5 anni
potesse recitare a memoria ben 4 righi.
***
All’età
di
nove, nella sua scuola elementare ormai tutti conoscevano, o meglio credevano di conoscere Hermione Granger :
un’insopportabile presuntuosa, sotuttoio, secchiona e
soprattutto sola.
Ogni
qualvolta vi fosse in classe un alunno nuovo, pronto a far amicizia con
tutti,
la maggior parte dei bambini lo mettevano in guardia:
«Se
non
vuoi che la tua autostima marcisca sotto i suoi piedi, non ti conviene
fare
amicizia con quella lì» oppure: « Non
farti rincretinire da quello che dice, si
sente superiore a tutti» sussurravano non accorgendosi che la
“quella lì” in
questione era in
ascolto, con le lacrime
agli occhi. Per questo e per altre ovvie ragioni Hermione non aveva
amici, o
meglio, non aveva amici reali. Ella
infatti considerava i suoi più cari amici, i suoi preziosi
libri,ed un orsetto,
che da quando aveva 5 anni, ogni volta che lo guardava intensamente
sembrava
quasi che le facesse un gran sorriso ed un occhiolino.
Sua
madre
era sempre più preoccupata: certo, era assolutamente
estasiata dai suoi
successi accademici, ma a volte, entrando in camera sua non voleva
vedere una
bambina ingobbita su un libro, ma una bambina sorridente, che assieme
alle sue
amiche prendeva un immaginario tè e parlava di giochi.
Talvolta credeva che
Hermione non appartenesse a quella realtà, ma ad una specie
di universo
parallelo. Forse aveva ragione
***
La
mattina
del 19 settembre, Hermione dormiva pacificamente e non si accorse che
la madre
si era seduta ai piedi del letto.
«Hermie?»
sussurrò.
«
Hermie?
Auguri! Su svegliati, è il tuo decimo compleanno! »
«
Mphmm? »
rispose lei issandosi dal letto.
«Senti…
che ne diresti… dato che oggi è
sabato…niente scuola… invitassimo qualche tua
amica per un tè? » disse speranzosa la signora
Granger.
Hermione,
come aveva fatto già moltissime altre volte, stava per
spiegarle che lei non
aveva amici né tantomeno amiche, ma fu bloccata alla
partenza perché la madre,
assumendo un’espressione estasiata scattò in piedi
e accingendosi ad uscire
dalla camera ebbe giusto il tempo di dire: « Magnifico
tesoro! Ho già chiamato
la madre di Robbie, la tua compagna di classe, sai, quella che abita in
via
Rosenberg, e Cristie! Sono così felici di venire!
»
Hermione
ne dubitava seriamente, credeva soltanto che dopo una chiamata molto
persuasiva
della madre, le altre due bimbe si fossero trovate in una situazione in
cui era
difficile uscire, ma non disse nulla… poiché
innanzitutto non voleva dare un
dispiacere alla madre, che cercava solo di farle passare un compleanno
diverso
dagli altri, e anche se avesse voluto, quando la madre si metteva in
testa una
cosa, difficilmente cambiava idea.
La
piccola
aveva passato infatti gran parte dei suoi compleanni a visitare una
vecchia zia
del ramo paterno, che aveva una casa enorme, ed una libreria
così grande da
fare invidia a qualsiasi biblioteca che si potesse trovare in una
metropoli.
La
zia,
Zia Martha, il giorno del suo compleanno, spolverava un vecchio libro
di fiabe,
le preparava una bella poltrona, e la lasciava immergersi in un nuovo
racconto.
L’ultima volta aveva scelto “Le avventure di Tom
Sawyer” perché era un libro
che a parer suo sarebbe piaciuto un sacco alla piccola Hermie (aveva
ragione,
il libro infatti, che era il primo di una lunga serie, occupava la
prima fila
dello scaffale ed era in bella vista, tutto consumato per via di tutte
le volte
che Hermione lo aveva letto).
Hermione
si alzò dal letto, osservò il suo orsacchiotto, e
dopo essersi stropicciata gli
occhi, si alzò e cominciò a prepararsi di tutto
punto.
Quel
pomeriggio i genitori, che avevano uno studio dentistico al centro
della città,
non potendo permettersi di saltare un giorno lavorativo, lasciarono che
fosse
la vecchia tata a sorvegliare le bambine. Dopo che i genitori si furono
congedati, Hermione si sedette sulla poltrona del soggiorno in attesa
delle due
bambine.
«Vedrai,
passerai un fantastico compleanno» mormorava incerta la tata,
a intervalli di
pochi minuti.
Alle
cinque e mezza si sentì una macchina che svoltava
l’angolo, e poco dopo le
sagome di due bambine apparvero dietro la porta d’ingresso.
La
tata si
alzò subito, andò
ad aprire ed invitò le
due piccole ospiti ad entrare.
«
Auguri
Hermione, ti abbiamo portato un regalo, speriamo che ti
piaccia» recitarono
Robbie e Cristie sicuramente dopo aver ripetuto quella frase migliaia
di volte,
prima di entrare.
«
Io…ehm…g-grazie Robbie…grazie
Cristie» disse allora Hermione.
Condusse
le due bambine in camera sua e le fece accomodare sul suo lettino.
«
Cosa vi
va di fare? » chiese incerta Hermione.
Le
due
bambine la guardarono con aria di sfida, come a chiedersi se quella
strana
bambina di lì a poco stesse per proporre di fare i compiti.
«Abbiamo
portato le nostre bambole, tu prendi le tue. » disse Cristie.
«Io
non ho
bambole, non mi piacciono in realtà, ma ho il mio Teddy
Bear. » mormorò
imbarazzata Hermione che non desiderava altro che sprofondare nel
pavimento e
non riemergervi più.
Le
due
bambine prima si guardarono incerte poi cominciarono a ridere, dicendo
che non
poteva esistere una bambina a cui non piacessero le bambole.
Hermione
allora, profondamente offesa si alzò e si rinchiuse nel suo
bagno, dove
cominciò a piangere. Aveva portato con sé il suo
orsacchiotto e lo stringeva in
cerca di conforto.
Dopo
quelle che parvero ore, si rialzò dal pavimento del bagno e
fece ritorno in
camera sua, dove trovò le due bambine intente a giocare con
due Barbie.
«Si
bè…credo che andremo a chiamare le nostre
madri…non hai da studiare? » dsse
Robbie soffocando un riso malizioso.
«
Infatti
» concesse Hermione con aria di sfida.
Quando
la
sera i genitori fecero ritorno, chiesero spiegazioni alla tata, del
cattivo
umore di Hermione, la quale seppe soltanto dire che dopo qualche ora,
le
bambine se ne erano andate.
Se
la
madre di Hermione aveva anche una piccolissima speranza di far
conoscere
qualche bambina a sua figlia, il suo intento fallì
miseramente. Probabilmente
non era fatta per avere amici, dopotutto.
La
sua
vita continuò a scorrere normalmente, fatta eccezione per
qualche sporadico
episodio in cui Hermione faceva cose senza rendersene conto.
Per
esempio, un giorno assolato di scuola, non appena uscita dalla sua
classe, Hermione
ebbe una voglia matta di limonata. Come ad esaudire questo desiderio,
fuori
l’edificio si era appostato un piccolo furgoncino di bibite
fresche. Hermione
allora si mosse velocemente nella folla, ma a metà strada,
si accorse che non
aveva soldi con sé..sarebbe bastata una sterlina. Si
arrabbiò moltissimo e con
i pugni serrati ed un cipiglio minaccioso si incamminò verso
casa. Ad un certo
punto però, nemmeno a 100 metri dal furgoncino, senti un
piccolo oggetto nel
pugno. Quando andò ad aprire il palmo come per magia vi trovò una sterlina.
Oppure,
un
giorno, dopo aver finito tutti i compiti, decise di uscire a fare una
passeggiata. Arrivata alle porte del parchetto però, vide
alcuni suoi compagni
di classe, che la prendevano sempre in giro. Hermione, non sapendo cosa
fare,
rimase bloccata lì…l’avrebbero vista
nel giro di pochi secondi. Allora la ragazzina
si concentrò con tutta se stessa in cerca di un luogo dove
nascondersi quando
ad un certo punto senza rendersene conto si ritrovò davanti
casa sua.
***
Tutte
le
volte che le persone le gridavano di essere strana, Hermione si
voltava, e ,
con il naso in aria voltava loro le spalle. A volte
però… pensava davvero che
fosse strana, ma non strana nel senso di speciale, strana nel senso di
sbagliata.
Quando
lei
andava al supermercato, e in un bel cesto di mele, ne vedeva una che o
per
grandezza o per colore era diversa dalle altre, la
“emarginava” posandola in
uno scaffale, perciò, ogni volta che la prendevano in giro,
si sentiva proprio
così, come in un mondo in cui tutti erano mele verdi, e lei
l’unica rossa.
***
Passarono
alcuni mesi, Hermione concluse finalmente le scuole elementari,
sentendosi
finalmente libera da tutte quelle persone che avevano contribuito a
rendere la
sua vita un inferno, e si sentì pronta quindi a passare
un’estate meravigliosa
in Francia.
Quando
fecero ritorno a casa, Hermione aprì con trepidazione la
porta di ingresso,
facendo scivolare davanti a lei la posta che era recapitata
lì in assenza della
famiglia Granger. Tra le varie bollette, tasse, sconti promozionali,
spiccava
una busta, stranamente ingiallita, sembrava quasi di pergamena
(« Chi userebbe
mai una pergamena per scrivere una lettera? ») scritta con
inchiostro verde
smeraldo ed indirizzata alla Signora Granger, Porta
d’Ingresso, Bermenfield.
Era
sigillata con uno stemma su cui era raffigurata un blasone: una H ed
intorno ad
essa vi erano un leone, un serpente, un tasso ed un corvo.
Aveva
un’aria così ufficiale che Hermione aveva quasi
paura di aprirla, quindi,
aspettò che i genitori tornassero dal supermercato, dove
erano andati a fare un
po’ di spesa per quella sera.
Una
volta
tornati, Hermione, titubante, gli chiese se non l’avessero
iscritta in qualche
specie di campus estivo, e quella era una sorta di rifiuto.
I
genitori, dopo essersi scambiati uno sguardo interrogativo, le dissero
di
aprire la lettera e di leggerla lei stessa.
La
ragazzina quindi, con mani tremanti, aprì la lettera, che
conteneva tre fogli.
Srotolò il primo e lesse ad alta voce:
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore:
Albus Silente
(Ordine di
Merlino, Prima
Classe, Grande Esorcista, Stregone
Capo,
Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. Dei Maghi)
Cara
signora Granger,
siamo
lieti di informarLa che Lei ha il diritto a frequentare la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso
troverà l’elenco di
tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I
corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della
Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con
ossequi
Minerva
McGranitt
Vicedirettrice
Hermione
aveva la voce strozzata…che razza di scherzo… ma,
dopo aver alzato lo sguardo
vide che i suoi genitori avevano assunto un cipiglio preoccupato.
«Cara,
non
credo si tratti di uno scherzo» mormorò il padre
rivolto alla madre.
«Ma…chi…dove…perché
lei? » mormorava la madre, con parole sconnesse.
Ma
Hermione srotolò anche il secondo foglio e quindi,
interrompendo i genitori
cominciò a leggere anche l’altra pergamena:
Cari
signore
e signora Granger,
Vostra
figlia, la quale ha doti e poteri magici, ha il diritto di
partecipare alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ci rendiamo
conto
però che Voi non avete mai avuto modo di sapere nulla
riguardo al mondo dei
maghi, è per questo che vorremmo offrirVi il nostro aiuto,
affinchè non
troviate alcun tipo di difficoltà
nell’accompagnare Vostra figlia alla stazione
di King’s Cross per il primo giorno di scuola. Inoltre, per
quanto riguarda le
attrezzature di cui Vostra figlia avrà bisogno durante il
corso della sua
carriera scolastica, potrete acquistarle nei vari negozi situati a
Diagon
Alley, un complesso occupato esclusivamente da maghi. Per arrivarvi, vi
basterà
recarvi nel centro di Londra, dove, affianco ad un edifico abbandonato,
troverete una discreta locanda: “Il Paiolo Magico”.
Chiedete a Tom il barista.
Se
doveste trovare difficoltà, non trattenetevi nel chiamarci,
spedendoci un gufo.
Con ossequi
Minerva McGranitt
Vicedirettrice
I
genitori, dopo aver mandato a letto la figlia, discussero per tutta la
serata
non sapendo cosa fare.
Hermione
però aveva la testa confusa di pensieri e di domande che non
trovavano una
risposta. Il giorno seguente, scese discretamente le scale, e vi
trovò due
adulti con pesanti occhiaie, appisolati sul tavolo della cucina.
Dopo
essersi risvegliati, i suoi genitori, le spiegarono che non si trattava
di uno
stupido scherzo, poiché verso notte, era arrivato un gufo,
che aveva legata
alla zampetta un’altra lettera, questa volta di un certo Albus Silente, il quale, in questa
prolissa pergamena, aveva
spiegato a due adulti sconcertati ogni minimo dettaglio riguardo la sua
scuola,
riguardo i poteri di Hermione, e soprattutto grandi delucidazioni su
Diagon
Alley e su King’s Cross.
Per
questo
quindi consegnarono ad Hermione la terza pergamena, che con un
deja-vù la
srotolò e quindi lesse:
SCUOLA
DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Uniforme
v
Gli
studenti del primo
anno dovranno avere:
v
Tre
completi da lavoro
in tinta unita (nero)
v
Un
cappello a punti in
tinta unita (nero) da giorno
v
Un
paio di guanti di
protezione (in pelle di drago o simili)
v
Un
mantello invernale
(nero con alamari d’argento)
N.B.
Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.
Libri
di
testo
Tutti
gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
v
Manuale
degli
incantesimi. Volume primo, di
Miranda Gadula
v
Storia
della Magia, di
Bathilda Bath
v
Teoria
della Magia, di
Adalbert Incant
v
Guida
pratica alla
trasfigurazione per principianti, di
Emeric Zott
v
Mille
erbe e funghi
magici, di
Phyllida Spore
v
Infusi
e pozioni
magiche, di
Arsenius Brodus
v
Gli
animali
fantastici: dove trovarli, di
Newt Scamandro
v
Le
Forze Oscure: guida
all’autoprotezione, di
Dante Tremante
Altri
accessori
v
1
bacchetta magica
v
1
calderone (in peltro,
misura standard 2)
v
1
set di provette di
vetro o cristallo
v
1
telescopio
v
1
bilancia d’ottone
Gli
allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE
un rospo.
SI
RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON E’
CONSENTITO L’USO DI MANICI DI SCOPA PERSONALI.
Hermione
quindi, fece un respiro profondo, e dopo aver passato qualche minuto
nella
completa confusione, provò una grande euforia, eccitazione.
Infatti sentiva di
poter fare qualsiasi cosa, era come se finalmente avesse scoperto di
appartenere da sempre a qualcosa che le era stato negato, ma che ora
aveva
l’opportunità di vivere.
Abbracciò
al settimo cielo i suoi genitori, che le rivolsero un sorriso, un misto
tra il
compiaciuto, lo spaventato e l’incerto. Ma la abbracciarono e
le sorrisero, e
questa era l’unica cosa davvero importante. Non la trattavano
come una specie
di mostro da allontanare, la trattavano come se fosse un gioiello
prezioso e
delicato, di cui andare fieri ma da proteggere. E questo le
riempì il cuore di
gioia.
Il
mattino
dopo, si vestì di tutto punto, ed uscì con i
genitori diretta a Londra.
Dopo
varie
peripezie, scorsero un misero locale con un’insegna sbilenca
:”Il Paiolo
Magico”. Entrarono titubanti, e , dopo aver chiesto di Tom il
barista, lo
scorsero a servire della birra schiumosa ad una creatura alquanto
misteriosa, e
gli chiesero di una certa “Dengon Illey”. Dopo una
roca risata, il barista li
condusse nel retro della locanda, dove vi era un muro di mattoni ed un
secchio
per l’immondizia. Battè sul muro tre volte alcuni
mattoni e davanti a tre
sguardi sbalorditi, si materializzò un passaggio di mattoni,
quindi Tom se ne
andò augurandogli buon divertimento.
Hermione,
varcando la soglia di quel passaggio insieme ai suoi genitori
srotolò la
pergamena con gli acquisti da fare, e cominciò a cercare un
negozio di abiti.
Ma
prima
si recarono alla Gringott, la banca dei Maghi, dove fecero il cambio
della
valuta, ovvero dalle sterline ai galeoni per poter fare acquisti.
Quindi, la famigliola vide
un’insegna: “Madama
McClan: abiti per tutte le
occasioni” e
vi entrò.
Verso
pomeriggio, avevano ormai completato gli acquisti: avevano comprato
molto più
dei libri necessari al Ghirigoro, si
erano recati da Olivander per comprare una bacchetta
magica, nel
negozio di calderoni ed infine in una farmacia per comprare alcuni
ingredienti
utili per le pozioni, Finite le spese necessarie per la scuola,
Hermione fece
ritorno a casa, dove cenò allegra con i suoi genitori, che
la guardavano
raggianti, felici che finalmente la loro piccola bambina avesse trovato
pace.
Dopo
cena
quindi Hermione si rintanò in camera sua dove
cominciò a leggere un libro
intitolato “Storia di Hogwarts”: era davvero molto
interessante. Illustrava i
vari fondatori del castello, le Case, e alcune curiosità.
Terminata
quindi la sua estate, l’ultimo giorno di vacanza non
riuscì quasi a dormire,
infatti si svegliò poco prima dell’alba per
preparare il baule.
Aspettò
quindi che i suoi genitori si alzassero, si vestissero, facessero
colazione,
per scendere, felice come non mai. Alle otto in punto si diressero alla
Stazione di King’s Cross, e vi arrivarono con
mezz’ora di anticipo (il treno
era alle 11).
Sotto
indicazione della lettera del professor Silente quindi, i genitori di
Hermione,
con disinvoltura attraversarono la barriera di mattoni che separava il
binario
9 dal binario 10 e si ritrovarono in una nuova stazione.
Questa
però era molto diversa rispetto a quella in cui si trovavano
un attimo prima.
Vi era un grande segnale con su scritto “Binario 9 e
¾”, e di fronte ad esso, un
gigantesco treno, rosso fiammante, con le varie carrozze in fila.
Dopo
aver
salutato i suoi genitori, con le lacrime agli occhi quindi, Hermione
salì in
cerca di uno scompartimento. Verso la fine ne trovò uno,
occupato da un
ragazzino dalla faccia tonda e paffuta, quindi vi entrò, si
presentò e cominciò
a socializzare con Neville Paciock. Quest’ultimo le
spiegò che viveva con la nonna
e che credeva quasi di essere un Magonò dato che non era mai
riuscito a fare
alcun incantesimo fino all’età di 7 anni.
Quando
ormai il paesaggio cominciava ad imbrunirsi, Hermione decise di
indossare la
sua uniforme nuova fiammante. Ad un certo punto però
qualcosa uscì dalla tasca
posteriore del bagaglio di Neville.
«Oscar!
»
gridò il bambino ad un rospo che aveva appena varcato la
soglia dello
scompartimento.
«Vado
a
cercarlo» aggiunse, ma poco dopo, Hermione vide Neville
ritornare con aria
delusa.
«Aspetta,
ci penso io» disse quindi Hermione, ed uscì nel
corridoio dove cominciò ad
andare di carrozza in carrozza a cercare Oscar.
Poi,
si
soffermò sul vetro di uno scompartimento occupato da un
ragazzo dai capelli
incredibilmente scompigliati di un nero corvino e da uno con un naso
lungo e
dei capelli rosso fuoco, e
quindi decise
di chieder loro se avessero visto un rospo, quindi, aggiustandosi la
veste,
entrò.
Fine
Eppure
non
può definirsi tale, perché questa non
è la Fine ma soltanto l’Inizio.