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Autore: Blue_Bones    02/02/2011    3 recensioni
Tutti volevamo essere piccoli per sempre. Almeno il tempo di crescere insieme. Diversi dal resto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'S&R'
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Piccoli per Sempre.






- Ciao! - una manina sotto il naso. Alzai gli occhi. I capelli della bambina che mi stava davanti erano un
cespuglio. Castani, con riflessi rossicci, gli occhi stranissimi. Marroni come il cioccolato al latte a cui ero
allergico, poi verdi come le foglie degli alberi da cui cadevo spesso e poi ambrati come il millefiori che mi
era costato più di una volta le strigliate della mamma. Goloso. La bocca era distesa in un sorriso spontaneo
così ampio da arrivare agli occhi. Istintivamente risposi. Di solito queste reazioni le provocavo io. In realtà,
il mio sorriso mi sembrava molto più naturale e spontaneo di tutte quegli insopportabili adulti che mi
stavano sempre intorno e mi ripetevano “ma quanto sei carino Scorpius!” ero un bambino, per forza ero
carino. Poi c’era quell’assurda credenza che io dovessi, necessariamente, fare cose da grandi. Io, secondo
loro, non ero interessato a giochi da “piccoli”. Eppure l’unica cosa che desiderai in quel momento fu
stringere la mano a quella bambina e giocare con lei.


Ero seduto, disteso, stravaccato e indiscutibilmente depresso. Il divano in pelle si era appiccato alla pelle
sudata. Il caldo opprimente non veniva minimamente scalfito dall’incantesimo refrigerante che avevo
imposto alla casa. Il telefono squillava, il camino diventava verde e compariva la testa mozzata di mio padre,
preoccupato. Di mia madre, preoccupata. Di Andromeda, preoccupata. Di Albus, con il ciclo. Di Hugo,
perplesso. Di James, incazzato. Di Rose, severa.

- Ciao, chi sei? - avevo risposto afferrando la mano con sicurezza. La nostra pelle aveva quasi la stessa
tonalità, pallida. La sua mano però era calda. Continuai a sorridere mentre lei mi rispondeva - Sono Rose
Weasley. - sembrava quasi inquieta, a pensarci bene sicuramente non pensai che fosse inquieta.
Probabilmente pensai che fosse preoccupata. I suoi occhi si erano incupiti in un color caffè che mi stupì.
All’epoca pensai che fosse dovuto al fatto che non mi ero presentato, tentai di rimediare - Scusa! Non mi
sono presentato. - lei si riprese e sorrise nuovamente, interrompendomi - Io lo so chi sei! Tu sei Scorpius
Malfoy. - un vizio che non l’avrebbe mai abbandonata. Interrompermi e sapere sempre tutto sembravano i
suoi passatempi preferiti. In quel momento mi ero spaventato - Perché sei qui se sai chi sono, tuo padre non
ti ha detto di starmi alla larga? - lei aveva assunto il suo cipiglio severo, sì, non era cambiato di una virgola
in dieci anni. Mi aveva fissato e poi, ridacchiando, ma sempre con le mani sui fianchi, mi aveva sussurrato
- Perché, tu ascolti i consigli dei tuoi genitori? - in quel momento non pensai più a nulla. Finalmente potevo
essere un bambino.


Quand’è che era cambiato tutto? Quando ci eravamo separati? Quando avevo deciso quella strada? Io non
volevo quello. Ero sempre stato certo che saremmo stati io e lei e basta. Crescendo il tempo ci aveva cambiati
e, forse per come eravamo fatti, eravamo diventati grandi troppo velocemente per accorgercene. Così al sesto
anno non c’erano più state gite ad Hogsmade a comprare scherzi. Così al settimo ero caduto sotto le moine di
Lily. Non ricordo esattamente come la conobbi, Lily, intendo. Forse grazie a Rose.
Sicuramente era il terzo anno, o il quarto? Rose ed io eravamo sempre insieme, amici inseparabili.
Studiavamo assieme. Penso di non aver mai conosciuto una persona così intelligente e cocciuta.

- Scorpius, Lily, mia cugina, vorrebbe conoscerti. Ti va? - mi aveva chiesto titubante. A quell’età
sapevamo esattamente cosa volesse dire “titubante” e a nessuno dei due si era mai cucito bene addosso quel
termine. Così avevo annuito, per rubare un po’ di normalità. Forse non mi ero mai accorto di quanto, in
realtà, Rose fosse stanca. A posteri avrei sentito i sensi di colpa divorarmi l’anima. In quel momento, però,
vidi solo il sorriso di Rose, arrivava ancora ai suoi begli occhi. Forse, era il preludio del tramonto di
quell’eterna notte di complicità. Poi era spuntato quel cipiglio che voleva dire guai - Però non trattarla
male, nel senso, non essere acido come fai con le ragazze, ok? - aveva influito sul mio modo di
comportarmi? Adesso direi di sì, all’epoca ero ancora troppo convinto di essere ancora un bambino.


La birra mi aveva gelato la mano. L’avevo quasi finita. Da solo. Io odio la birra, da sempre. Stranamente la
Burrobirra era invece intatta ai piedi del divano. I miei pensieri scorrevano veloci come quella birra amara lungo
la gola. Amara. Come i ricordi. Come la consapevolezza. Come la certezza di sentirmi così piccolo e
impotente. I pensieri erano fucilate, gli occhi erano ormai lucidi. Brilli. Come il giorno in cui rovinai tutto.

Rose saltellava mentre mi veniva incontro scoccandomi un bacio. Innocente e candido. Amici. Avevo
sicuramente bevuto. Ricordo tutto in maniera confusa. Avevo sempre pensato che il nostro rapporto si
fosse spezzato in quel momento. Magari a causa del poco tatto. Forse perché non l’avevo rassicurata
dicendo che per la nostra amicizia, il fatto che io e Lily stessimo assieme, non avrebbe cambiato nulla.
Sarebbe comunque stata una cavolata. Dopo aver ascoltato lo sproloquio di un pazzo, stupido, ubriaco,
aveva detto solo - Lo so. - non aveva versato una lacrima e se n’era andata. Per sempre. Per gli altri non
era cambiato nulla. Eravamo solo cresciuti. Io lo sapevo, però, di aver infranto una promessa. L’unica che
ci eravamo mai scambiati. L’avevo scambiato per un giuramento da bambini. Sconsiderato. Lei un giorno
mi aveva guardato, senza il cipiglio severo, senza assottigliare le labbra e senza puntarmi gli occhi
addosso. Si era limitata a fissarmi, fredda, sorridendo debolmente. L’ombra di quel sorriso che tanto mi
piaceva. Lo sguardo impenetrabile, ma sapevo che dietro c’era solo dolore, speravo che almeno questo fosse
rimasto immutato. Non volevo vederla soffrire, ma quello mi sembrava l’unico modo per provare che, in
fondo, la conoscevo ancora. Aveva aperto la bocca rossa chiudendola subito, aveva sussurrato - Piccoli per
sempre. - più a se stessa che a me che la guardavo attonito ed era tornata da dove era arrivata. Il giorno di
sole più splendente. Come quando ci eravamo conosciuti. Ricordo solo pioggia in quei giorni.
Un autunno stanco e trascinato.


Ora i vicini bussavano alla porta pregandomi di abbassare la musica. Salvezza e tortura dell’anima.
Piccoli per sempre. Incisi in quei vinili c’erano mille storie. Anche Peter Pan non voleva crescere. Ricordo ancora la
storia. Come se Rose fosse sgattaiolata fuori dalla sala comune di Corvonero proprio la sera precedente.
Avevamo dodici anni. Era riuscita a passare indisturbata per tutta la sala comune di Serpeverde per venire a
leggermi quel racconto. Così, giusto perché aveva la sensazione che non riuscissi a dormire.

- E poi c’è Pinocchio, ma quella dovresti leggerla, non è molto felice però è bella. La canzone che canta lo
zio George è tratta dal cartone che molti anni fa il signor Disney riadattò ai bambini. Dice che quella
canzone gli ricorda zio Fred. Che loro due erano un po’ come il gatto e la volpe. Allora dice che ci
somigliamo anche noi perché facciamo scherzi e siamo furbi. Odio la sirenetta, alla fine lei diventa un onda
perché il principe non si accorge di lei. Cioè te lo immagini Scorpius! Avere il vero amore ad un palmo dal
naso e non vederlo? Ci pensi? Io spero proprio che il mio futuro non preveda un principe di questo tipo.
Ma tanto ci sarai sempre tu a proteggermi da questi tipi, vero Scorpius? - l’avevo guardata con gli occhi di
un bambino che vede un’amica pensierosa e triste con le guance gonfiate, in procinto di sbuffare, e gli occhi
luccicanti carichi di aspettativa malcelata. E io ci credevo davvero - Sì Rosie, ti proteggerò, ma solo perché
sarò io il tuo principe. Magari non sarò azzurro, ma non ti ci vedo con un Corvonero, troppa intelligenza
concentrata. Spero che ti accontenterai di un principe verde. - e lei mi aveva abbracciato, annuendo.


Sbuffai. Avevo fatto così tanti errori che probabilmente Rose avrebbe fatto meglio a non parlarmi più.
Invece era sempre stata lì per me, quando ne avevo avuto bisogno. Ferita, abbandonata, ma forte come sempre.
Pronta a sacrificarsi per gli altri, non senza rimproverarli per la loro capacità di mettersi nei guai.
Bevvi un altro sorso. Non mi sentii meglio. Mi sentii solo piccolo. Piccolo, per sempre.
Quella notte sognai.

- Una cioccorana per i tuoi pensieri. - lei aveva sorriso e aveva ribattuto - Basta la figurina. - io l’avevo
guardata perplesso e avevo sbagliato, di nuovo - Sei rimasta la solita piccola Rose. - lei mi aveva guardato
e per un momento le erano brillati gli occhi - Per sempre. - aveva risposto e io, stupido, terribilmente adulto
e poco maturo - Non credi che sia ora di crescere, Rose? - lei se n’era andata. Senza salutare.


Quando avevo smesso di chiamarla Rosie? Mi schiaffeggiai. Sempre più confuso. Cosa stavo facendo?
Un “pop” mi svegliò di colpo. Lysander Scamandro aveva l’espressione più assassina che gli fosse mai
riuscita. Lysander era sempre stato un tipo quieto e pacato, ma l’ira che vedevo in quelle iridi era delle più
pure e le parole arrivarono tonanti e ferirono - Cosa credi di fare, eh, Malfoy? Fai soffrire Rose per anni,
troppo cieco per accorgerti che lei ti ama fin dal primo “ciao”. Troppo stupido per capire che per amare
davvero bisogna rimanere piccoli per sempre almeno in parte. Troppo viziato dalla sua amicizia per capire
che cosa le stessi facendo passare. Adesso che Lily ti ha convito a sposarla tu non ti degni nemmeno di alzare
quel culo dal divano e tirare fuori le palle per dirglielo? Rose diceva sempre che tu non mentivi mai, che eri
coraggioso. Io vedo un vile e un codardo. Ha rifiutato di fare la damigella. Dice che non fa per lei stare
impalata e insaccata in uno stupido vestito da damigella d’onore e tutto perché tu non hai mai capito un
accidente! Lilian è troppo tonta, come ogni Grifondoro che si rispetti, per capire che Rose c’è stata male ogni
giorno. Rose è sempre stata troppo buona per spezzare il cuore alla cugina, ma tu, che scuse hai, Malfoy?
Adesso che Lily sta organizzando il matrimonio tu che combini? Ti deprimi, con una birra in mano e le
canzoni dei cartoni che sono l’unica cosa che hai salvato. Tutti sono preoccupati, Lily fa finta di niente, non
ho ancora capito perché. Dice che è solo una fase, che passerà tutto e rinsavirai. Non sono così sicuro che tu
sia certo di questa scelta, ma non mi spiego perché tu abbia accettato. - i toni avevano assunto un climax
discendente che aveva dato a Scorpius la forza di reagire - Io non ho acconsentito a un bel niente. Lily, da che
mondo e mondo, fa sempre di testa sua. A volte è un pregio, ma quando fa le cose importanti e annuncia i
matrimoni non si preoccupa di chiedere il parere al sottoscritto. Eppure mi ci sono ritrovato incastrato.
Non sapevo come comportarmi. Aveva già annunciato tutto. Continuava a blaterare che Potter e Malfoy dovevano
trovare un punto di incrocio, che sarebbe stato logico sposarci. Non sembrava nemmeno la Lily che
conoscevo, magari credevo di conoscerla. Forse è cambiata. Fatto sta che, a matrimonio annunciato, chi
ero io per disdire e con quale motivazione? Stiamo assieme da quanti quattro, cinque anni? Se lo aspettavano
tutti. Chi ero io per deluderli? - Lysander non sapeva se ridere, piangere o prendermi a pugni. Ci pensò
qualcun altro a rispondermi però - Potevi dirmi, per esempio, che avresti preferito incrociare i Weasley e i
Malfoy, no, Scorpius? - Lily Potter si esibiva nella sua apparizione da manuale con tanto di ramanzina alla
Molly e Ginny Weasley. Io rimasi basito. Non c’era nessun tipo di inflessione nella sua voce. Io la guardai
perplesso - Come mai non sembri sorpresa? - gli chiesi a bruciapelo. Il tatto non era mai stato il mio punto di
forza. Lei mi fissò allibita - Ho provato a fingere che andasse tutto bene, Scorpius, ma tu ami Rose, la ami con
tutto te stesso nonostante tutto. Stai con me per non infrangere quella promessa. - la osservai perplesso,
sapevo che non era stupida. Annuii leggermente e lei sbuffò - Perché non me lo hai detto prima allora? - ero
stupido, lo so - Perché questa storia del matrimonio? - lei scrollò le spalle e disse - La speranza è sempre
l’ultima a morire, Malfoy. Ora corri dai lei. - a quanto pare era palese che non sapevo dove trovarla e lei rise.
- Dove è sempre stata, a casa. - capii cosa volesse dire e mi smaterializzai.

Hogsmade era rimasta immutata. Eppure sembrava tutto diverso a tre anni di distanza.
Vidi il castello in lontananza e, in quell’istante, ebbi la certezza di non aver sbagliato, almeno quella volta.
Le classi erano chiuse e il pavimento inverosimilmente lucido. Nessuna voce, nessun rumore. L’aria era
stantia. Il giardino però era curato. L’odore dei libri era il ricordo più dolce che avessi di quel posto.
Rose profumava sempre di pergamena e inchiostro. Aveva sempre detto che era lei a scrivere la sua storia e più di
una volta avevo pensato che si intingesse nell’inchiostro, di nascosto, per poi ruzzolare in rotoli e rotoli di
pergamena. Sentii dei passi provenire da fuori e mi alzai. Ero poggiato con molta nonchalance ad una finestra
che filtrava la luce e la calura inumidendola maggiormente. Sentii cadere dei libri. Sapevo che, durante le
vacanze estive, Rose dava una mano agli insegnati a sistemare la biblioteca ricevendo in cambio il permesso
di studiare lì i tomi per diventare guaritrice e, prima ancora, medimaga.

Sorrisi, di quel sorriso aperto e luminoso che caratterizza i bambini e dissi - Ciao! - una mano sotto il naso.
Alzò gli occhi. I capelli della ragazza che mi stava davanti erano un cespuglio. Castani, con riflessi rossicci,
gli occhi stranissimi. Marroni come il cioccolato al latte a cui ero ancora allergico, poi verdi come le foglie degli
alberi da cui non cadevo più tanto spesso e poi ambrati come il millefiori che mi era costato più di una volta
le strigliate di Lily. Goloso. La mia bocca era distesa in un sorriso sincero che arrivava agli occhi. Luminoso,
speravo, almeno quanto il suo di dieci anni fa. Istintivamente rispose. Di solito queste reazioni le provocava
lei. In realtà, il suo sorriso mi sembrava molto più naturale e spontaneo di tutte quegli insopportabili adulti
che mi stavano sempre intorno e mi ripetevano “ma quanto sei cresciuto Scorpius!” ero un adulto, per forza
ero cresciuto. Poi c’era ancora quell’assurda credenza che io dovessi, necessariamente, fare cose da grandi.
Io, secondo loro, non ero più interessato a giochi da “piccoli”. Eppure l’unica cosa che desiderai in quel momento
fu sentire la mano stringere quella della donna e giocare con lei.
Mi guardava confusa, poi qualcosa parve sciogliersi nei suoi occhi e rispose. - Ciao, chi sei? - afferrando la
mano con sicurezza. La nostra pelle aveva quasi la stessa tonalità, pallida. La sua mano però era calda.
Continuai a sorridere mentre le rispondevo - Sono Scorpius Malfoy. - sembrava quasi inquieta. I suoi occhi si
erano incupiti in un color caffè che mi stupì. Pensai che fosse dovuto al fatto che non si era presentata, tentò
di rimediare - Scusa! Non mi sono presentata. - si riprese e io sorrisi nuovamente, interrompendola - Io lo so
chi sei! Tu Rose Weasley. - lei mi interruppe, quel suo vizio che non sarebbe mai cambiato. Aveva assunto il
suo cipiglio severo, sì, non era cambiato di una virgola in dieci anni. Mi aveva fissato e poi, sempre con le
mani sui fianchi, mi aveva sussurrato - Perché sei qui, Lily dov’è? Cosa significa tutto questo? - le sorrisi e
compresi era venuto il momento di chiarire - Lily sapeva tutto, ho come l’impressione che lei e Lysander
tramassero tutto questo da un po’, forse mi voleva bene, ma non è me che ama e… - mi stava per
interrompere ma quella volta dovevo finire di parlare - e non sono io quello che ama lei. Sono più che certo
che sia più vicino di quanto lei pensi o forse lo sa già. Io, però, Rose non voglio stare con lei per mantenere un
promessa fatta a te, non voglio più vederti ferita, averti lontana. Non voglio desiderare di essere Peter Pan
per poter rimediare. Voglio essere il tuo principe verde. Per quanto il termine mi si addica poco. Perché tu,
Weasley, avevi ragione, l’hai sempre e l’avevi anche la notte in cui venisti nel mio dormitorio rischiando
l’espulsione. Quella notte non riuscivo a chiudere occhio. - lei aveva le lacrime agli occhi e disse
- Cosa diranno gli altri? - io sorrisi in maniera meno vivace e risposi malandrino - Perché, tu ascolti quello che
dicono i grandi? - le brillarono gli occhi e, in quel momento, non pensai più a nulla. Finalmente potevo
essere un bambino.

Seppi solo più tardi che Lysander e Lily se la stavano ridendo a casa, era da un po’ che Lily si sentiva
affascinata da lui che la amava fin dai tempi di Hogwarts. Alla fine non era andata così male. Non dico che vi fu
un doppio matrimonio. Non quel mese almeno.

Tutti volevamo essere piccoli per sempre. Almeno il tempo di crescere insieme.
Diversi dal resto.


{Ci sono quelle sere belle da morire
dove puoi giocare invece di dormire,
quando ci si sente…

Piccoli per sempre.}


* * *


Sclero ed è tutta colpa di J-Ax e della assoluta incapacità in questione di calcolo.
Questi sono la mia Rose, il mio Scorpius scemo, la mia Lily nevrotica e malandrina, e il mio Lysander
gentiluomo. Voglio solo precisare che la pazzia di Lysander in questa Shot non si vede, ma nella mia testa c’è
tutta :D. Chiedo venia per eventuali errori, ma, ripeto, io adesso dovrei essere a studiare goniometria
(La folla urla “E allora vacci e non tediarci con i tuoi vaneggi!”)
A chi legge chiedo qualche minuto per un commento, una critica o un “Datti all’ippica”
   
 
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