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Autore: Silviettinax91    02/02/2011    1 recensioni
Guardarlo negli occhi non era mai stato tanto importante per lei, le sue iridi umide la fissavano serie, quasi penetrandole il cuore tremante con dolcezza, quasi come l'accarezzasse con lo sguardo, con quel sorriso rassicurante e in apparenza sereno che era spuntato sul suo volto da quando la guerra era finalmente finita. Lei se ne stava a letto, in un bagno di sudore, i capelli castani opacizzati dalla fatica se ne stavano appiattiti ed appiccicaticci sulla sua fronte madida.
Incuriositi?
Buona Lettura! :P
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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SE QUESTO è UN PECCATO

Guardarlo negli occhi non era mai stato tanto importante per lei, le sue iridi umide la fissavano serie, quasi penetrandole il cuore tremante con dolcezza, quasi come l'accarezzasse con lo sguardo, con quel sorriso rassicurante e in apparenza sereno che era spuntato sul suo volto da quando la guerra era finalmente finita. Lei se ne stava a letto, in un bagno di sudore, i capelli castani opacizzati dalla fatica se ne stavano appiattiti ed appiccicaticci sulla sua fronte madida. Aveva voluto fare tutto da sola, poteva sempre contare sulla magia, stringeva la bacchetta nella mano destra, e, sul comodino basso a fianco al suo letto c'era una piccola fiala di felix felicis che aveva fatto personalmente, nient'altro avrebbe potuto aiutarla in quel momento, doveva contare solo su di sè, sulla sua capacità, sulla sua determinazione, del resto, se si trovava in quella situazione la colpa era solo sua, ne era convinta, e per questo non si era più fatta trovare da nessuno, era solo sua la responsabilità di tutto ciò che era successo.
Lui però era lì, si era materializzato nella stanza all'improvviso, come richiamato da una buona stella, era riuscito a trovarla proprio quel giorno, come fosse un segno che anche il destino voleva che la raggiungesse.

Il dolore la dilaniava, forse poco di più della paura, era lì da ore, in quella posizione semi sdraiata, coperta solo da una lieve camicia da notte di seta bianca, raggrinzita e spiegazzata sul suo corpo ingombrante, sul suo ventre prominente abitato dalla creatura a cui avevano dato vita insieme, con quell'amore sbagliato e segreto, quell'amore non capito, quell'amore inevitabile ma  insostenibile, quell'amore che non aveva portato altro che dolore, dolore ai suoi protagonisti, dolore agli amici, dolore alle comparse.
Dolore, un altro fremito, più lungo, più forte, una fitta, una lama, una coltellata, il sangue ribolliva nelle vene come scaldato da un fuoco sommesso, nascosto sotto quel materasso su cui aveva passato tanto tempo, tanti giorni aspettando QUEL giorno, sperando, forse, in QUEL momento; no, non sperava più da tempo ormai, ma sognava il suo volto, sognava di rivederlo, sognava di non essersi illusa, sognava sempre, sognava spesso. Le uscì un mezzo grido di dolore, era riuscita a trattenersi fino a quel punto, aveva imprigionato grida vivide nelle sue labbra serrate, temendo di essere sentita da chi non c'era, sperando impavidamente di non esser considerata debole, nemmeno in quella circostanza,nemmeno in quelle condizioni, poi non ce l'aveva fatta più, questa fitta era stata troppo forte, troppo lunga,c'eravamo ormai, sarebbe successo di lì a poco...  la sua presenza, silenziosa e giudicante, il suo sguardo perso nella riflessione, colmo di rabbia tacita quanto d'amore rifiutato, le dava quasi l'autorizzazione per poter lasciare la presa del suo orgoglio, per poter mettere da parte ogni resistenza, per poter ammettere la sofferenza di quel parto come ogni donna normale.
Non si aspettava la toccasse, sapeva quanto male era riuscita a fargli in quei mesi, era scappata dopotutto, gli si era negata, quasi sempre, eppure sentì la dolcezza del suo tocco sul dorso della sua tremante mano destra, la bacchetta, calda da quella stretta rotolò sul lenzuolo umido, aveva lasciato la presa; lui la sollevò spostandola accanto alla pozione sul comodino e le si sedette accanto, ancora senza parlare.
Il dolore cessò per un secondo, sapeva che sarebbe tornato, era pronta ad affrontare quest'esperienza, ora lo era sul serio, prima se n'era soltanto convinta; cercò la mano di lui che per un momento si ritrasse ma che poi la invase col suo calore. Una lacrima scese salmastra sulla guancia arrossata di lei, voleva chiedergli scusa, voleva dirgli che lo amava e che le dispiaceva, voleva dirle che si sentiva morire, che pensava ogni giorno a lui, voleva dirgli che aveva paura per il bambino che portava in grembo, per il futuro senza di lui, voleva dirgli che temeva di non essere pronta, che non pensava di farcela da sola. Voleva dire tante cose, ma quello che riuscì ad emettere fu solo un urlo, forte, pieno di angoscia e ,ancora una volta, di dolore,che di nuovo si era impossessato del suo corpo.
Dovette lasciarle la mano, ma attese che lei allentasse la stretta delle sue dita, si rimboccò le maniche e si pose davanti a lei, le accarezzò le gambe bagnate e cominciò a pronunciare una lenta litania latina, un incantesimo per alleviare il suo dolore, la magia non poteva cancellare il male ma poteva aiutare ad ottenebrare la mente per lenirlo.
Una nuvola azzurrognola apparve tremula alla vista di Hermione e il suo respiro si fece lento e rilassato, almeno fu quello che percepì la sua mente.
 Harry era davanti a lei, che la guardava serio, ogni briciolo di rabbia era sparito, sembrava terribilmente preoccupato, sembrava volesse infonderle tutta la forza che aveva, sembrava, da quei dolci occhi smeraldo che niente fosse successo, che niente ci fosse stato di male nell'aver tradito il proprio miglior amico amando la sua donna nel giorno in cui credeva di averla resa sua per sempre.
Ma quella era la sua Hermione, e, per quanto tardi, lo aveva capito anche lui. Non importava che lei fosse sparita, importava che lei volesse portarle via il suo bambino, ora era lì, e lei coi suoi occhi aveva finalmente detto sì.
La sua Hermione così inerte e dolorante su quel letto, l'aiutò mentre l'incantesimo la cullava melodico, e, tra altre grida ancor più alte si alzò un pianto.
Non l'aveva vista per mesi, non l'aveva nemmeno mai vista col pancione, ora stava per essere lui a farle conoscere sua figlio,il loro figlio; stringeva tra le braccia quell'esserino con gli occhi verdi e qualche ciuffetto castano, il cuore andava a mille, come fosse partito da solo per un viaggio senza meta, il bimbo gli stava quasi nei palmi delle mani, piangeva, inerme e infreddolito.
Lo coprì subito, lo amava già,lo amava da sempre, un piccolo James; lo pose tra le braccia di sua madre, e lei sorrise in silenzio, ancora una volta, felicità taciuta.
"Se questo è un peccato" le disse Harry,
"smetto di aver paura dell'Inferno!    

Lo so, lo so dovrei aggiornare le mie due long ma sono davvero senza senza tempo.... questa one shot è uscita di getto in una serata noiosa... forse un po' influenzata dagli impulsi che altre ff  hanno dato alla mia fantasia... bah.... almeno vi è piaciuta? E la sorpresa dei personaggi?? Chi mi conosce immaginava vero?? :D baci
   
 
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