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Autore: Piccola Ketty    03/02/2011    5 recensioni
Autoscuola.
Un istruttore bellissimo, dieci anni più grande della sua allieva.
Kate e Mirko.
Una storia strana, un gioco di sguardi che porterà tutti e due in un vortice chiamato amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I breathe your moments


Le richieste – in ginocchio – di perdono sono in fondo al capitolo.













6.
 
Dopo aver pianto tutte le lacrime che avevo dentro, mi rivestii, con i miei abiti ormai asciutti.
Piegai la roba che mi aveva prestato, inspirando un’ultima volta il suo profumo, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta.
Mi sciacquai il viso, conscia che tanto non sarebbe servito a niente.
Quando uscii, lo trovai appoggiato al divano, intento a fissare il pavimento.
Si voltò verso di me, con lo sguardo addolorato, ma non parlò e non mi chiese nemmeno niente; di quello glie ne fui grata.
Lo seguii fino alla macchina, indicandogli dove si trovasse casa mia.
Il tragitto, silenzioso, fu breve, o forse lo sembrò solo a me.
Prima di scendere, mi fermò prendendomi la mano, “ti chiedo scusa, per prima. Non avrei dovuto avvicinarmi a te, scusami..ti prometto che non succederà più, e se vorrai, potremo fare finta che non sia successo niente”, niente? Che non fosse successo niente?
Avrei voluto urlare, sputargli in faccia che io provavo qualcosa, e che lui era soltanto uno stupido, ma non feci niente, mi limitai soltanto ad ignorarlo, scendendo dalla macchina.
Quando entrai nel mio portone, piansi di nuovo, sentendo un dolore enorme all’altezza del petto, nel cuore.
 
“Stai scherzando vero?”, ero a casa di Melanie, sarei dovuta andare a scuola guida l’ora successiva, ma la forza e il coraggio non volevano farsi sentire.
“No, è successo..”, le avevo raccontato tutto, ed ovviamene non l’aveva presa bene.
Subito, mi ero emozionata di nuovo, nel raccontare la parte iniziale, il bacio, le carezze, mi misi però a piangere, subito dopo. Mel lo prese subito come uno sfogo di felicità, ma quando sentì il resto del racconto, raggelò, diventando scusa in volto.
“Ci devo parlare? Devo andare lì e spaccargli la faccia?”, mi chiese seria.
“No, semplicemente ha un’altra, ed io non posso intralciare il suo percorso..”.
“Tu? Ma se è stato lui a baciarti? Anche lui prova qualcosa, è palese, dai suoi comportamenti, dal suo modo di proteggerti da lontano. Cavolo, non può fare così però!”, si avvicinò, abbracciandomi.
“Io non so cosa fare. Quel bacio ha acceso qualcosa in me, e non so se riuscirò a fare finta di niente..non sono più quella di prima..”, piansi di nuovo.
“Quello lo devo davvero picchiare! Magari non è mai stato picchiato da una donna, vai a sapere..”, senza di Mel, avrei preso la cosa davvero molto peggio.
“Vuoi che ti accompagno alla scuola guida?”, sentire quel nome mi provocò un fremito, ma lo congelai immediatamente.
“Si, mi farebbe piacere..tanto dovrebbe arrivare alla fine..”.
Restammo in silenzio, io con il mio dolore, lei con le sue preoccupazioni.
Per tutto il tragitto non aprii bocca, restai ad ascoltare lei mentre mi raccontava del week end che aveva fatto con il suo ragazzo.
Ero felice, almeno per lei.
“Se salti un giorno secondo me non succede niente..”, mi disse prima di avvicinarci alla porta d’ingresso.
“No, se non vengo oggi, lui capirà che l’ho fatto per lui. Invece voglio che sappia che sto bene comunque”.
“Questa non regge..”, disse sarcastica Mel.
“O per lo meno deve capire che io sono forte, e non sarà lui a farmi cadere..”.
“Questa va meglio, ma aggiungici che hai una faccia da cadavere, e che persino un cieco sentirebbe la tua aurea negativa tesoro”.
Presi un lungo respiro ed entrai.
“Ciao tesoro”, le ragazze erano intente a sistemare dei clienti, quindi non mi rivolsero più di un fugace sguardo.
Cercai di sorridere come meglio potevo, ma non era facile fingere in quella situazione.
Di lui non c’era traccia.
“Dai su!”, mi strofinò il braccio con la mano, sorridendomi.
“Se devi andare vai pure eh, non ti preoccupare..”.
“Sicura? Rimando l’impegno eh!”.
“No, no..ce la posso fare. Quante persone soffrono per amore? Io non sono la prima!”, sorrisi sincera, per farla rilassare.
“Allora ci sentiamo stasera, e mi raccomando, rifletti bene prima di fare qualunque cosa”, mi fece l’occhiolino, sparendo dietro la porta.
Presi un lunghissimo respiro, provando a rilassarmi, poi mi avvicinai al bancone.
“Sembra una vita che non ci vediamo, invece è passato un giorno”, mi disse Fiamma, sorridendomi.
“Che faccia!”, ecco, Marzia ed il suo occhio lungo.
“Non ho dormito molto bene stanotte, la pioggia, i tuoni..”, rabbrividii, e non di certo per quello.
“Mirko per favore puoi venire un secondo?”, ora la strozzo quell’oca. Ora la strozzo.
Pensavo solo a quello, ad un modo per toglierla di mezzo.
Strinsi i denti, evitando di pesare alla sua entrata.
Ma ovviamente, il mio cervello fece l’esatto opposto. Alzai la testa nella sua direzione, sentendolo ridere.
Era con una ragazza, forse una delle tante che ocheggiava nelle sue lezioni.
Se prima sentivo solo una fitta di gelosia, ormai ero diventata gialla, come diceva Marzia.
Sapevo che mi stavano fissando, ma avevo occhi solo per lui.
Aveva una camicia nera attillata, che teneva dentro ai pantaloni di jeans chiari.
Era uno spettacolo, ovviamente, con i capelli neri sempre in disordine, e gli occhi accesi.
Mi finsi disinteressata, ritornando a guardare le ragazze.
Non mi aveva nemmeno degnata di uno sguardo.
“Ti sta fissando”, Marzia parlo sotto voce, indicandolo con la testa.
“E quindi?”, le domandai ovvia.
“E quindi? Voi ci nascondete qualcosa!”, mi disse Fiamma con sguardo indagatore.
“No, no! Figurati, cosa potrebbe essere successo?”.
“Non lo sappiamo, ma di certo c’è qualcosa Kate!”.
“No, tranquille..semplicemente, è un bell’uomo”, marcai molto sull’ultima parola, “ed è ovvio che gli occhi delle ragazze siano su di lui”, sbattei le palpebre, con fare civettuolo. Cosa che le fece sorridere.
“Allora, cosa succede qui?”, Mirko si avvicinò, appoggiandosi al bancone, vicino al mio braccio.
Un centimetro di più, e lo avrei sfiorato.
“Niente di nuovo. Kate ci parlava dei suoi numerosi clienti, che ovviamente le chiedono il numero!”, Fiamma sorrise soddisfatta, ed io non riuscii a capire niente.
“Ah, e che lavoro fa?”, sono qui, avrei voluto dirgli.
“Lavora da un avvocato, fa la segretaria, quindi immagina che persone è abituata a vedere”.
“Eh quindi noi non siamo alla tua altezza”, si voltò verso di me, fulminandomi con lo sguardo.
“No, potrebbe anche andare bene, mi accontento”, sorrisi alle ragazze, evitando il suo sguardo.
Restai in silenzio, mentre lui se ne andava, ad ascoltare le due donne parlare di famiglia.
Lo stavo allontanando, anzi, non ci eravamo mai nemmeno avvicinati.
 
Le lezioni trascorsero nel peggiore dei modi.
I suoi occhi erano due calamite, che non riuscivo mai ad evitare.
Ci guardavamo anche per minuti interi, durante i quiz, facendomi così perdere ogni concentrazione.
Quando si inumidiva le labbra, passandoci la punta della lingua, si accendeva il desiderio di lui, dentro di me, ed era poi difficile farlo spegnere.
Speravo che nessuno si accorgesse degli scambi misteriosi che ci lanciavamo, ma ovviamente, mi sbagliavo di nuovo.
Monica aveva capito qualcosa, soprattutto dal comportamento di Mirko nei miei confronti.
Infatti, molto spesso, cercava di allontanarlo, di farmi ingelosire, di sfiorargli il braccio in mia presenza.
E lui non poteva tirarsi indietro, se non allontanarla con delicatezza.
Il programma stava per terminare, e il tempo in sua compagnia stava scadendo.
Era come una clessidra, sempre meno tempo.
Ma d'altronde a lui sembrava non dare fastidio, dopo qualche lezione passata ad ossessionarmi con i suoi sguardi, con i suoi movimenti, si era staccato del tutto, non parlandomi quasi.
Avevo anche preso in considerazione il fatto di cambiare orario, ma sarebbe stata solo una stupida mossa che gli avrebbe messo su un piatto d’argento il fatto che io stessi ancora soffrendo.
Passavano i giorni, ed io lo ritenevo sempre più bello, il centro del mio universo, ed ogni ragazzo non riusciva ad eguagliarlo.
 
“Quanto manca alla fine del programma?”, mi chiese Marzia appoggiata al bancone di fronte a me.
“Penso due lezioni, ma non ne sono certa, dovresti chiedere a Mirko”, fortunatamente riuscivo a dire il suo nome.
“Dovrebbe arrivare tra poco, aveva una guida..vedremo, perché almeno iniziamo a metterci nell’ottica di prenotare gli esami”.
Rabbrividii, “di già?”, sorrisi.
“Certo! Sei venuta qui per un mese intero quasi, vorresti ripetere tutto da capo?”, ammiccò.
Certo, “ma nemmeno morta!”, alzai la testa, in segno di sfida.
“Sei vestita bene oggi”, notò Fiamma guardandomi.
“Beh ogni tanto qualche gonna posso pure permettermela”, le sorrisi, arrossendo.
“Si, si, stai proprio bene”, sentii una voce maschile dietro di me, ma subito non mi accorsi di chi fosse.
“Oh un altro principe azzurro”, sussurrò Marzia.
Mi voltai, incontrando due occhi enormi verdi che mi fissavano con dolcezza.
Sorrisi, sull’orlo delle lacrime, strafelice.
“E tu cosa ci fai qui?”, mi sporsi verso di lui, abbracciandolo.
“Tu piuttosto, io ci lavoravo!”, Luca, mio cugino, dopo secoli che non lo vedevo.
“Oh, lo sai che mi sei mancata? È da quanto eri una nana che non ti vedevo, ed ora guarda cosa sei diventata..dovrei uscire con te, per stare attento agli altri”.
“Scemo, tu invece sei sempre il solito bonaccione”, gli tirai una sberletta sulla spalla.
“Vieni qui”, mi abbracciò di nuovo, accarezzandomi la schiena.
“Come sta la zia?”, gli domandai sottovoce, per evitare che tutti sapessero i fatti nostri.
“Mirko mi dici quante lezioni mancano?”, mi voltai di scatto, interrompendo il discorso di Luca.
Era nella stanza, ed io non lo avevo sentito.
Chissà da quanto tempo era che stava lì, a fissarmi.
Il suo sguardo era di puro odio, era serio e con la mascella contratta.
I suoi occhi, blu scuro, mi scrutavano, perforandomi, per cercare di guardare Luca.
Lo fissai allo stesso modo, voltandomi verso il mio interlocutore.
“Vieni usciamo, così abbiamo più privacy”, parlai ad alta voce, prendendo la mano di mio cugino.
Una volta fuori, mi sentii più sollevata; ma una parte di me, era felice della reazione di Mirko.

***

Quante lingue conosco? Poche.
Quanti metodi di richiesta di perdono esistono? Tanti.
Quanto posso chiedervi scusa io? Tantissimo.

Davvero, scusate la lunghissima assenza, ma avevo bisogno di staccare la spina.
Ora la mia vita si è ristabilizzata, e spero che la scrittura la segua nel più breve tempo possibile.
Questi capitoli che verranno, sono già salvati sul pc, non arriveranno subito, ma non dopo mesi e mesi e mesi..e mesi. Poco, ma sicuro!
Non vi farò più scherzi simili!
Ketty is back!


Ah, per i ringraziamenti, diciamo che ci sono degli  angioletti, che hanno ben pensato di spronare ogni mio neurone.
NeverThink, Frytty ed Angyr88










   
 
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