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Autore: coco_    03/02/2011    1 recensioni
Si spostò per far passare due ragazze e il suo sguardo si posò su un tavolino posto un pò in disparte. C'era seduto un ragazzo che sgranocchiava patatine mentre leggeva un libro. Capelli argentati ,due orecchie bianche sulla testa e un fisico asciutto... Si morse il labbro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sesto.

 

 

 

 

- Che vuoi, papà? – chiese un alquanto scocciato Inuyasha.

- Non posso nemmeno preoccuparmi per mio figlio? –

Il mezzodemone lo guardò con cipiglio, poi si soffermò su quel viso ancora tirato, senza un accenno di vecchiaia, e sullo sguardo sempre fisso e rigido che aveva sempre.

Da quando ne aveva ricordo, suo padre non era cambiato affatto.

Persino il carattere  e i modi di fare erano gli stessi da vent’anni ormai.

Lui, invece, non essendo demone, sarebbe invecchiato come tutti gli umani presenti nel mondo.

Che cosa seccante!

Sospirò, tornando con i piedi per terra. In quell’ufficio dall’arredamento freddo e orribile.

- Arriva al punto. – lo intimò.

L’uomo lesse di sfuggita alcune pratiche.

Come pretendeva di fargli credere che fosse preoccupato se non lo guardava nemmeno in faccia?

- Hai finito la scuola da un pezzo. Miracolosamente, aggiungerei. – iniziò. – E da quanto mi hai detto, non hai nessuna voglia di entrare all’università. –

- Se hai capito allora perché mi hai chiamato così presto? – lo interruppe Inuyasha, spazientito.

Dove voleva arrivare?

- Perché ho deciso che lavorerai qui. – gli annunciò suo padre fissandolo negli occhi e con un tono che non ammetteva repliche. - Sarai il direttore del sesto piano. –

Spalancò leggermente la bocca, sconvolto.

Ma allora non aveva capito niente!

- Io sarò all’ultimo e tuo fratello al terzo, non ti disturberemo. Quindi non hai scuse.- lo avvisò.

Da quando bisognava avere delle scuse per rifiutare un lavoro?

- Scordatelo. – sibilò irato. – Non ho nessuna intenzione di lavorare per te! –

Suo padre sospirò sconsolato. Sapeva che avrebbe risposto così.

- Inuyasha..presto avrai una famiglia, come speri di mantenerla? – cercò di convincerlo.

Lui si irrigidì di colpo.

Inconsciamente la parola “famiglia” era collegata con una parola nuova, che aveva scoperto da poco ma che gli piaceva  almeno quanto mandare a quel paese suo fratello.

Kagome.

Giusto, come avrebbe potuto aiutarla se non era capace nemmeno di pagarsi la cena?

Mha, però lei cercava lavoro quindi…

- Posso avere una segretaria? – le parole gli uscirono di getto, senza nemmeno avere il tempo di formularle nella mente.

Sentì l’uomo sospirare di nuovo.

- Se proprio ci tieni…-

Il suo animo si illuminò e cercò di non sorridere apertamente a suo padre, altrimenti sarebbe risulatato fin troppo entusiasta e grato.

Stava per uscire dall’ufficio, dopo essersi accordato sul giorno di inizio.

- Inuyasha? – bloccò la mano sulla maniglia.

- mh? –

- Ti verrò a controllare ogni tanto, non comportarti da bambino! – lo ammonì.

E quando mai…

Annuì alzando gli occhi al cielo e uscendo dalla stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, forse avrebbe dovuto riconsiderare l’idea di aver preso troppe cose.

“ Dimmi, intelligentissima Kagome, ora come ci torniamo a casa? “

Aveva cinque busta stracolme di cibo, che aveva posato a terra visto che erano troppo pesanti, nemmeno uno yen per poter pagare il taxi o il bus, ed era distrutta.

…Perfetto, no?!

NO! Baka, baka, baka!

Erano già le 4:15 del pomeriggio.

Quante ore era stata in giro?

Estrasse dalla tasca il cellulare e compose velocemente il numero.

Sobbalzò quando le rispose una voce brisca e scocciata.

- Sono Kagome – disse indecisa.

Sperava solo di non disturbarlo!...Aveva fatto così tanto per lei.

- Ecco, scusa il disturbo, non volev…-

 -“Vai al punto, su!”- la spronò.

- Ho bisogno di un passaggio! – buttò lì.

Silenzio.

- Cioè…- cominciò lentamente.

-“ Dove sei?”-

- Oh, ehm…a Shibuya. Davanti la statua di…del cane! – rispose guardandosi intorno un po’ sotto pressione.

-“Resta lì!”-

“ Come se potessi muovermi “ pensò quando cadde la linea.

Fissò le buste disposte in cerchio intorno alle sue gambe.

E se Inuyahsa aveva una moto, che avrebbero fatto?

Si morse il labbro.

Forse avrebbe dovuto avvisarlo prima.

Baka, baka, baka ,baka!

Una macchina frenò bruscamente a cento metri da lei e poco dopo il mezzodemone la stava raggiungendo a passo veloce, con un sorriso ironico sulle labbra.

- La statua del cane,eh? –

- Bhè, il nome mi sfuggiva! – si giustificò arrossendo.

Che gaff! Chi non conosceva la statua di Hachiko, il cane appunto della statua?

Inuyasha afferrò un sacchetto come fosse gommapiuma.

- E’ per questo che volevi un passaggio? – domandò.

Lo aiutò a caricare tutto nel cofano della macchina.

- Esatto! – esultò lei. – Ho pensato di aiutarti almeno in casa!–

Osservò curiosa l’ammaccatura svicino il fanale anteriore.

- Nessun morto. – la rassicurò con un piccolo sorriso.

Era così sollevato!

Pensava chissà cosa, dopotutto con quella non si poteva mai sapere.

Era passato due volte col rosso, per arrivare prima, e un idiota gli era arrivato addosso, procurando alla macchina quella rientranza.

E lui che non si era nemmeno fermato a rompergli la faccia!

Intanto Kagome aveva preso a raccontargli la sua favolosa giornata, parlando di tutte le sue avventure in un dannatissimo supermercato.

Mha, in fondo era bello avere una compagnia!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- INUYASHA! Preferisci il salmone o il tofu? –

Si tappò le orecchie con entrambe le mani.

- Non urlare! – esclamò infastidito.

Sentì lo stridere delle pentole e fece una smorfia.

- …O forse l’omelette? RISPONDI! – urlò di nuovo per farsi sentire sopra la musica del suo stereo, fino in salotto.

Peccato che lui sentiva benissimo anche con tutti quei rumori.

Sprofondò nel divano cercando di isolarsi.

Gli scoppiava la testa.

- INUYASHA! –

Con furia si voltò, facendo cadere  tutto il divano sullo schienale, e aumentando quel frastuono.

- CI SENTO! CI SENTO,CAVOLO! – sbraitò con le mani schiacciate sulla testa, all’altezza delle orechie canine, e gli occhi sgranati.

Kagome lo osservava a bocca aperta, con una padella in mano e il grembiule giallo legato in vita.

- Non c’è bisogno di fare tutto questo casino – sbottò acida quando si rese conto che il divano era caduto, lui aveva urlato e abitavano in un condominio.

- Io?..E’ colpa tua! – rispose additandola.

- Ti ho solo chiesto cosa volevi per cena! – sibilò con una mano sul fianco e l’altra che sventolava la padella. - …bastava rispondere –

Lo sentì ringhiare.

- E tutto questo rumore, eh!? – indicò lo stereo e la TV accesi.

- Mi piace ascoltare la musica! – ribattè.

- Mettiti un paio di cuffie, BAKA! –

- Non. Osare. – si avvicinò a lui di due grandissimi passi.

- Oso, invece. Sei peggio di un ciclone! –

- Non è colpa mia se senti meglio di me, idiota. – si giustificò Kagome con una smorfia furiosa sul viso.

Il mezzodemone si massaggiò le tempie, con movimenti lenti e circolari.

- Oddio, basta. – mormorò esasperato.

Gli scoppiava la testa.

E anche il giorno dopo sarebbe dovuto andare a lavoro.

E non aveva proposto a Kagome il posto come segretaria.

- Ehi, ti senti bene? – sentì una mano sfiorargli delicatamente la fronte.

Sospirò.

- Senti, Kagome: ti offro un lavoro. Non puoi rifiutare. – disse pacato, strizzando gli occhi per il dolore.

Incrociò lo sguardo euforico della ragazza.

- Davvero? -

 

 

 

 

 

 

*: Il 21 maggio 1925, Ueno morì di ictus mentre era all'università. Hachikō, come ogni giorno, si presentò alla stazione alle cinque del pomeriggio (l'orario in cui il suo padrone solitamente arrivava), ma il professor Ueno non era ancora tornato. Il cane attese invano il suo arrivo. Ciononostante, tornò alla stazione il giorno seguente e fece così anche nei giorni successivi. Hachikō morì di filariasi all'età di dodici anni, dopo aver atteso ininterrottamente per ben dieci anni il ritorno del suo padrone. La sua morte impietosì la comunità nipponica; fu costruita una statua raffigurante il cane, a Shibuya.

  
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