Questa Rin ne aveva passate tante. Dapprima, la morte dei genitori, poi i rapporti deteriorati con il resto della famiglia. Aveva cambiato diversi tutori, per via di una certa ostilità del suo carattere. Non si sa come e perché, ma dopo la morte dell’ultimo uomo a prendersi cura di lei, un anziano over 80 con il quale Rin aveva cominciato ad aprirsi, la ragazza apprese il nome del nuovo tutore. Sesshomaru si chiamava. Sarebbe divenuto il suo tutore e protettore, almeno fino a che Rin non avesse compiuto ventitre anni. Cosi fu la legge.
 



Rin aveva un lato del carattere molto scontroso, capace di esasperare il prossimo. Questa era la ragione intrinseca del non essere stata molto tollerata dai precedenti tutori, per via della sua cocciutaggine e del suo rinchiudersi in un fastidiosissimo silenzio. La ragazza non mancava di qualità, e chi le conosceva meglio di tutte era una sua carissima amica, Kagome. Rin era nel profondo una persona molto aperta, aperta al nuovo, solare, allegra e spiritosa. Non aveva dimostrato molto questi aspetti, se non qualche volta con i compagni di scuola. Non era molto alta, ma colpivano di lei i profondi e grandi occhi castani, con quelle ciglia cosi naturalmente lunghe. La sua figura era armonica e proporzionata. Merito anche del suo stomaco; non era mai stata una ragazza dall’appetito notevole. La sperduta e piccola città canadese situata nella zona dei grandi laghi l’avrebbe presto apprezzata per la sua qualità più notevole: la voce.
 



Finora Rin aveva vissuto in una specie di casetta, o meglio, nel basement di questa, ricevendo periodicamente la visita del tutore di turno, il quale le amministrava le finanze. Solo due volte si era spostata, per via delle famiglie affidatarie che pensavano all’adozione della ragazza. Ma a Rin non piacquero. E poi non avrebbe mai abbandonato Kaede. Era educata, faceva le sue cose, non creava disturbo, ma aveva dimostrato la totale indifferenza verso quelle coppie. Che gentilmente l’avevano rispedita nella sua abitazione originaria.
 



Era una giornata di marzo. Una domenica.  Faceva ancora freddo, ma il sole emanava degli invitanti raggi tiepidi. Quel pomeriggio Rin, finiti i compiti, prese il bus e si diresse un po’ fuori la cittadina. Camminando per sentieri di campagna giunse in una radura. Il posto dove amava rilassarsi. Era sbocciato qualche fiore. Ne annusò profondamente l’aroma e si concesse qualche minuto di vuoto mentale. Era serena, il contatto con la natura la emozionava sempre, sperava un giorno di ritirarsi in qualche sperduta casetta di campagna, per sentirsi completamente libera e stare a contatto con la natura full time. Non c’era nessuno in quel luogo. A Rin piaceva anche per questo. Quasi senza rendersene conto, iniziò a canticchiare una nota canzone sulla città di new york, seguita da una canzone cantata in francese. Le piaceva. Le piaceva il suono della sua voce. Era intonata e armonica, e aveva sperimentato proprio lì, in quella radura, quanto fosse potente la sua estensione vocalica. Si zittì di colpo e decise.




Quell’anno avrebbe partecipato al progetto che la scuola organizzava ogni fine maggio: “Art 4 us guys”. Gli studenti, prima degli esami, si riunivano e stabilivano il giorno in cui avrebbero organizzato una giornata interamente dedicata all’arte, a cui tutta la cittadinanza era invitata. Lei avrebbe cantato. Se poi il gruppo avesse stabilito il genere del soft rock, meglio ancora. Aveva manie di protagonismo, quell’anno.