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Autore: Bethan Flynn    03/02/2011    1 recensioni
"-Non farlo, Lavi...- mormorò.
-Fare che cosa?- la voce del ragazzo era stupita.
-Non diventare Bookman- Shin sentì le braccia di lui contrarsi attorno alle sue spalle.
-Perchè dici questo?-
-Perchè Bookman non ha un cuore. E io non voglio che questo suono si interrompa-"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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-Shin, posso farti una domanda?- Linalee camminava di fianco a lei mentre tornavano nelle rispettive stanze dopo essersi allenate. L’altra annuì.
-Tu cosa provi per Lavi?- Shin alzò gli occhi al cielo: non poteva dire di non aspettarsi quella domanda. Prima o poi avrebbero dovuto fargliela.
-Intendo dire, ti piace?- continuò la cinese.
Shin sospirò –è un discorso un po’ complicato. Dipende cosa intendi con “mi piace”- disse –non so perché, ma è come se non potessi fare a meno di lui- mormorò più a se stessa che alla compagna –non penso di esserne innamorata, non ancora, almeno. Mi basta vederlo, rendermi conto che sta bene e parlarci normalmente- disse soprappensiero –non ho bisogno di molto altro. Però se lui non c’è sto male- concluse. Vide Linalee sorridere.
-Che c’è?- chiese.
-Nel linguaggio comune, quello che mi hai detto lo identifichiamo con l’amore- disse. Shin non rispose, ma abbassò gli occhi.
-Non può essere amore- mormorò. Linalee la guardò interrogativa –e perché?-
-Perché lui è il futuro Bookman. Se io mi innamorassi di lui, per Lavi sarebbe solo un impiccio- dicendolo a voce alta, si rese conto di come in realtà quel pensiero le facesse male. Ma non poteva farci niente.
-Cosa ne sai se ad essere d’impiccio saresti tu o la vita che ha scelto?- domandò Linalee –non devi nasconderti, Shin. Viviamo appesi ad un filo che potrebbe spezzarsi in ogni momento, non possiamo permetterci il lusso di non dire ciò che proviamo- l’altra la fissò senza dire una parola. Ammirava la qualità di Linalee di dire cose incredibilmente sagge tutto d’un colpo, specie quando riguardavano i sentimenti. Erano quelli la sua forza.
E la sua, di forza, dov’era?
In lui, si rispose. Annuì alle parole di Linalee.
-Ci penserò- mormorò continuando a camminare.

*******

Era come vivere in un incubo che non voleva saperne di finire.
Vide Lavi e Chaoji cadere nel vuoto, il terreno che si sgretolava sotto i loro piedi per i colpi del Conte. Si slanciò verso di loro, ma Linalee la trattenne per non far cadere anche lei.
Vide il martello di Lavi polverizzarsi fra le mani di Allen e il ragazzo sparire nel buio.
Non sentì le urla dei compagni, non sentì la torre frantumarsi. Era come se il mondo si fosse fermato.
Si alzò lentamente, il cuore che le batteva all’impazzata.
La risata del Conte le arrivò alle orecchie, e fu quella che la fece scattare. Evocò l’innocence e gli si scagliò contro, senza pensare a niente. Sarebbe morta, ma poco importava.
-Amore, che sentimento inutile. Questa disperazione è molto più bella- sibilò quello, brandendo l’arma.
Il pugnale nelle mani di Shin si illuminò di una luce accecante e si ingrandì, trasformandosi in una lunga spada acuminata, dalla lama di giada. Rovi spinosi sfracellarono il pavimento sotto i piedi del Conte.
-Shin! Fermati, non puoi farcela!- Allen le comparve accanto, ma lei lo scostò con uno spintone, balzando per un istante accanto al generale.
-Non è morto, ragazzina. Non gettare via la tua vita- disse quello. Shin avvertì il proprio corpo bloccarsi di colpo, paralizzato. Cercò di concentrarsi per sfuggire al karte garte dell’innocence di Cross, ma la sua mente non riusciva a liberarsi dall’immagine di Lavi che cadeva nel vuoto.
Gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, e in quel grido c’erano più parole che in un intero discorso.
Il Conte scomparve attraverso una porta, e loro rimasero chiusi nell’arca. Shin sentì tutto girarle attorno, non capiva più chi stesse parlando o cosa stesse dicendo. La ferita le pulsava ritmicamente, mandandole ondate di dolore terribili.
-Generale, Shin non può resistere ancora! Deve essere curata!- sentì Linalee gridare. Un paio di braccia robuste la afferrarono.
-Allen, segui Timcampi- mormorò Cross –e fa’ in fretta- furono le ultime parole che Shin udì, prima di precipitare nel buio.

*******

La prima cosa a cui Lavi pensò appena si risvegliò fu che Shin l’aveva visto cadere, e temette il peggio.
Credeva che sarebbe morto, e invece eccolo lì, ammaccato ma intero, cosa che in quel momento gli interessava quanto la passione di Yu per la soba.
Scattò in piedi –ehiiii!- gridò –Alleeeeen! Shin! Linaleeeeee!-
-Lavi!- la voce di Allen rimbombò nello spazio.
-Allen! Dove diavolo sei?- gridò.
Una porta si aprì nella parete dietro di lui, e ne uscirono l’albino assieme al generale, Kanda, Crowley, e Linalee.
Lo sguardo di Lavi si fissò sulla figura fra le braccia del generale.
-No- sussurrò. Li oltrepassò tutti e si piantò davanti all’uomo, prendendo in braccio la ragazza. Quello lo lasciò fare.
-Cos’è successo?- disse piano. Shin sembrava non avere nuove ferite, ma non si svegliava ed era estremamente pallida.
-Quando ti ha visto cadere, è come andata in trance. Ha attaccato il Conte e la sua innocence si è evoluta- disse Linalee, sedendoglisi accanto –credo sia solo molto debole. Dobbiamo uscire da qui e curarla- il ragazzo annuì, incapace di parlare. Fissava il corpo coperto di sangue di Shin, la testa che gli girava.
-Lavi- si girò verso Linalee. Lo stava fissando, seria.
-Diventare Bookman è davvero ciò che vuoi?- chiese, spostando gli occhi su Shin –sei davvero disposto a perderla?- mormorò.
Lavi chinò la testa, e Linalee lo lasciò solo.
-S… stupido c… coniglio guercio…- la voce spezzata della ragazza fece capolino da sotto il mantello in cui era avvolta. Una mano si sollevò a stringergli la casacca. Lavi ci mise sopra la sua.
-Lo so- disse semplicemente. Ne avrebbe sentiti all’infinito di insulti, da quella voce.
Non era disposto a perderla. Non lo sarebbe stato mai.
La sua vita di Bookman non gli era mai sembrata così vuota come in quel momento.
-La… vi-
-Non parlare, non ora. Sei troppo debole- ma la ragazza fece finta di non sentirlo.
-Linalee, un giorno… mi ha detto una cosa- ansimò, cercando di tirarsi su. Lavi le sorresse la schiena senza parlare.
-Mi ha detto… che la nostra vita…- tossì violentemente, sputando sangue.
-Basta, smettila di parlare, ti prego. Devi riposarti- Lavi era disperato. Se si fosse lasciato andare, probabilmente avrebbe iniziato a piangere, ma non era di questo che lei aveva bisogno, ora.
-…è appesa a un filo. E non abbiamo tempo per lasciare cose non dette- continuò lei imperterrita. Il ragazzo sentì il suo corpo iniziare a tremare.
-Smettila. Non dire queste cose- sussurrò. Il nodo che aveva in gola decise prepotentemente da che parte andare, e una lacrima gli scivolò lungo la guancia. Shin l’asciugò con un dito.
-Ho… sempre pensato- sussurrò –che per te s-sarebbe stato u-un impiccio- la voce le si ruppe.
-Che cosa?- Lavi sentì le braccia della ragazza circondargli il collo e tirare su il resto del corpo.
-Ti amo, Lavi. Perdonami- mormorò, poi perse i sensi.
In lontananza, Linalee, Allen e gli altri osservarono Lavi chinare la testa e le sue spalle tremare.

*******

Si svegliò, e fu come vedere il mondo a metà.
La parte sinistra era completamente oscurata, e anche se le sembrava di avere una visuale completa della stanza Shin sapeva benissimo che era solo una mera illusione.
Poco dopo comparve anche il dolore, sordo e pulsante, che le martellava in testa.
L’ultima cosa che ricordava erano le braccia di Lavi che la sorreggevano, e la sensazione tremenda che quella volta non ce l’avrebbe fatta. Poi le tornarono in mente le parole che gli aveva detto, quelle che si era portata dentro in quegli anni e che improvvisamente aveva saputo identificare.
Non si ricordava come aveva reagito Lavi, non si ricordava neppure se avesse reagito; quando i suoi ricordi tentavano di spingersi un po’ più a fondo sentiva solo una sensazione sgradevole di freddo in tutto il corpo.
Decise di provare ad alzarsi: stando sdraiata lì a maledirsi non avrebbe risolto un bel niente. La testa le girò violentemente, e Shin si spaventò nel constatare quanto fosse debole. Provò ad evocare l’innocence, ma il suo corpo si ribellò coprendola di brividi.
“Ok, ok, ok. Ci proverò un’altra volta” pensò respirando profondamente.
-Che cosa cavolo stai facendo?- una voce alterata la fece trasalire e girare di scatto: un assonnatissimo Allen si alzò come se niente fosse dal pavimento, forzandola a letto, con un’espressione incredibilmente truce.
-Senti- gli disse deciso, fissandola –forse tu non te ne rendi conto, ma non aiuterai Lavi tentando il suicidio. Hai idea di quanti giorni tu sia stata svenuta?- Shin lo fissò con tanto d’occhi: non l’aveva mai visto così arrabbiato. Scosse piano la testa, in segno di diniego, senza fiatare. Allen sospirò –due settimane. Due settimane, Shin, e praticamente non davi segno di vita- disse stancamente, passandosi una mano fra i capelli bianchi. Shin si sentì svenire –due settimane?- sussurrò. L’albino annuì –inutile parlarti dello stato di Lavi. Lo vedrai fra poco, vado a chiamarlo. Non sai la fatica che ho fatto per scollarlo da qua- si diresse a passo spedito verso la porta –tu rimettiti a letto e evitagli un infarto- concluse secco, sparendo oltre la soglia. Shin si abbandonò fra i cuscini ancora allibita.
Durante la battaglia non aveva affatto fatto caso alle proprie ferite, preoccupata com’era che Lavi ci lasciasse la pelle, però se ben ci pensava era da quando aveva incontrato Tyki Mikk che non aveva smesso un attimo di combattere e di sforzare l’innocence.
Ebbe quasi paura di se stessa: quello che provava per Lavi era davvero così grande da farle dimenticare qualsiasi altra cosa?
Sentì la porta che si apriva e si richiudeva, poi dei passi. Non riuscì a distogliere lo sguardo dalla parete bianca di fronte a sé, non riuscì a guardare Lavi in faccia, non dopo tutto quello che era successo.
Il rosso prese una sedia e ci si lasciò cadere sopra, sospirando. Per un po’ nessuno dei due disse niente.
Shin lo sbirciò di sottecchi e quasi si spaventò: non gli aveva mai visto un’espressione così cupa. Era pallido, e quell’occhio verde smeraldo che sembrava sempre scintillare anche nel buio più cupo era spento, arrossato e segnato da un’occhiaia profonda. Avrebbe solo voluto che smettesse di fissarla in quel modo, che per una volta il suo sguardo non assumesse quell’espressione di tristezza mal celata posandosi su di lei. Avrebbe voluto che per una volta fosse davvero felice di vederla viva.
Sentì le lacrime salirle agli occhi: era tutta colpa sua. Non avrebbe mai dovuto dirgli quelle cose, non avrebbe mai dovuto esporsi. L’aveva solo messo in crisi.
Un bussare secco e deciso, e una voce dura che chiamava Lavi li fece sussultare.
Bookman.
Shin chinò la testa, ma non nascose l’insofferenza –non farlo entrare qui dentro. Non ho bisogno delle sue paternali- disse –lui è il tuo maestro, non il mio- aveva parlato con un tono duro, che Lavi non le aveva mai sentito, ma annuì, uscendo dall’infermeria.



Note dell'Autrice:

Bookman Senior di m**** =__=
Nutro un odio profondo verso quel nonnetto >_>
Beh, era abbastanza ovvio che Shin si dichiarasse per prima, immagino che chiunque nella sua situazione alla fine sarebbe esploso.
Non so bene cosa dire su questo capitolo, sarà perchè sono decisamente stanca e perchè non sono decisamente in vena... scusate, periodo no -.-
La storia è quasi alla fine, grazie a tutti voi che la leggete :)

Grazie a Sherly per il commento, vado a cercare di riordinare un po' il casino che ho in testa, mon amie XD

Al prossimo capitolo ^_^

Bethan

*sbatte la testa contro la scrivania*
   
 
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